L`evoluzione… …di Darwin - Parole in musica

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“L’evoluzione…
…di Darwin”
A cura di Fiorillo Jolanda
Charles Darwin nasce in Inghilterra,il 12 febbraio 1809(stesso anno in cui il naturalista
francese Lamarck pubblica una delle prime teorie sull’evoluzione).
Abbandona ben presto gli studi di medicina e la carriera ecclesiastica a cui viene indirizzato
dal padre,per seguire la sua unica passione : le scienze naturali.
Decide così di prendere parte ad un viaggio sul brigantino "Beagle",esperienza che
influenzerà profondamente,non solo il suo pensiero di naturalista, ma il mondo intero.
Le
osservazioni e i dati raccolti in questo viaggio,saranno infatti alla base delle conclusioni che
lo porteranno a elaborare la sua celebre TEORIA dell’EVOLUZIONE per mezzo della
SELEZIONE NATURALE...
Il viaggio di Darwin
Le Galápagos essendo isolate, rappresentarono un ottimo laboratorio per studiare l’evoluzione in atto.
Ogni isola infatti aveva un ecosistema differente (per esempio diversi tipi di semi,piante diverse..)
che ha favorito l’evoluzione degli animali in forme leggermente diverse.
-Alcune delle specie osservateFRINGUELLI
Darwin osservò che in ogni ISOLA dell’arcipalego c’erano gli stessi uccelli,diversi però per forma del
becco : alcuni avevano il becco piccolo per prendere i minuscoli semi tipici di una pianta di una
particolare isola. Su un’altra isola invece i fringuelli
hanno il becco sottile e appuntito in grado di scavare
piccoli buchi. Altri hanno il becco grande e robusto per
rompere i grossi semi delle piante di ancora un’altra
isola.
1.Geospiza magnirostris.
2. Geospiza fortis.
3. Geospiza parvula.
4. Certhidea olivasea.
La selezione naturale, che aveva osservato nei fringuelli delle isole Galapagos
(differenziazione dei becchi), gli permise di comprendere i meccanismi dell'evoluzione
divergente.
(Oggi sulle isole Galapagos sono presenti 13 specie di Emberizidae,
chiamati comunemente Fringuelli di Darwin.)
TARTARUGHE
Osservò inoltre che anche lo scudo delle tartarughe (carapace),era diverso da isola a isola.
I
due principali tipi di carapace appartengono a tartarughe che abitano AMBIENTI molto diversi: il
tipo “a sella” vive nelle zone aride ed è più piccolo del secondo, detto
“a cupola”.
Tartarughe a sella
come quelle sull’isola Pinzón ed Española,
hanno il carapace un po’ rialzato sul davanti e sono molto più aggressive tra di loro rispetto a quelle a
cupola, perché dove vivono loro il cibo e l’acqua sono limitati.
Tartarughe a cupola
sono più simili alle altre tartarughe di terra che si trovano nel resto del
mondo, e vivono nelle zone umide ricche di vegetazione, acqua e ombra. Quando camminano nel folto
della foresta, il loro carapace chiuso davanti e dietro le protegge da eventuali graffi e ferite.
Darwin capì così che nelle isole,solo quegli uccelli che grazie a un particolare becco
riuscivano a procurarsi cibo,così come anche gli altri animali, che si erano
ADATTATI,erano riusciti a SOPRAVVIVERE,gli altri erano invece destinati ad
estinguersi.
Nelle sule dalle zampe blu, le grandi zampe palmate,l’ampia coda,le narici che si chiudono e
le ghiandole specializzate per l’escrezione del sale,sono tutti ESEMPI di adattamento
evolutivo,cioè caratteristiche ereditarie che aumentano le capacità di un organismo di
sopravvivere in un particolare ambiente(come il mare aperto).
Charles Darwin formulò la sua teoria, detta appunto Darwinismo, cercando una spiegazione
di quella che egli riteneva una graduale trasformazione della specie.
Il 24 novembre 1859 venne pubblicato il suo libro The Origin of the species
in cui esponeva la sua teoria: l'origine delle specie per opera della selezione naturale.
Teorie sull’evoluzione naturale
Filosofo Anassimandro. Grecia del VI secolo a.C.
Gli uomini derivano dai pesci,negando l’intervento divino.
Filosofo greco Aristotele. IV secolo a.C.
Tutte le forme naturali entro uno schema gerarchico immutabile, la cosiddetta scala naturae,
che andava dalle forme più semplici,quali funghi e muschi,a quelle più complesse,fino ad arrivare
all’uomo.
Il poeta Tito Lucrezio Caro. I secolo a.C.
Nei fenomeni naturali non vi è traccia di intervento divino,vi è un incessante divenire della natura
stessa, poiché l'universo vive del moto continuo degli atomi (De rerum natura).
Creazionismo. XVII sec. Dottrina biblica. (Sostenuto però anche da
scienziati come Carlo Linneo).
Le specie biologiche, frutto della creazione divina, sono immutabili.
Teorie sull’evoluzione
Il XVIII secolo fu un periodo di scoperte nella geologia.
In particolare, furono trovati numerosi reperti fossili, che sembravano testimoniare la passata
esistenza di organismi molto diversi da quelli attuali. Fu anche osservato che vi era corrispondenza
tra fossili e strati rocciosi e che, negli geologicamente più recenti, si ritrovavano le forme fossili più
simili agli organismi viventi.
Georges Cuvier. Catastrofismo. 1815.
Per non contraddire le idee creazioniste,
affermò che in origine sulla Terra esistevano
tutte le forme viventi e che, a causa di periodici
eventi catastrofici, alcune di queste in seguito scomparvero.
James Hutton. 1785.
Il tempo geologico doveva essere di gran lunga superiore alla
capacità di immaginazione umana: non era possibile identificare
le tracce né dell’inizio né della fine dei processi geologici.
Charles Lyell. Teoria dell’attualismo (o uniformismo).
Le modifiche avvenute sulla Terra nelle ere geologiche passate
dovevano essersi verificate con le stesse modalità e con la stessa
intensità degli eventi geologici osservabili nel presente; la Terra, cioè,
aveva attraversato un processo di trasformazione lento e graduale,
in contrapposizione con quanto affermato dalla teoria del catastrofismo.
Georges Buffon.
Stabilisce per la prima volta una scala
di tempi geologici e sviluppa l’idea di una
trasformazione progressiva degli esseri viventi.
Erasmus Darwin (nonno
Specie viventi si trasformano
tali cambiamenti, testimoniati
tra popolazione e ambiente.
Jean-Baptiste de Lamarck.
Charles Darwin).
nel tempo e
dai fossili, sono il risultato delle iterazioni
E’ il padre di una delle prime teorie evoluzioniste.
Secondo Lamarck le forme di vita complesse derivano da forme semplici: i condizionamenti ambientali
determinano l'evoluzione di una specie in un'altra.
L'uso o il disuso degli organi comporta una trasformazione dell’individuo trasmessa ai discendenti secondo
la cosiddetta teoria dei caratteri acquisiti, allora generalmente accettata dai naturalisti. La necessità di
adattamento agli ambienti più diversi altera così l'uniforme piano di organizzazione insito nella materia
vivente e ciò spiega le difficoltà e le lacune nella serie degli organismi.
Nel XX secolo Hugo de Vries (ma anche Carl Correns e Erich
Tschermack riscoprono le leggi di Mendel). Mutazionismo.
De Vries contesta il carattere lento e graduale dell'evoluzione sostenendo che le
mutazioni delle specie possono anche essere rapide e improvvise.
Teoria sintetica dell’evoluzione o neodarwinismo. 1920-1950.
Lo sviluppo della genetica, della biogeografia e della paleontologia,conferisce un fondamento
sperimentale alla teoria di Darwin.
La genetica delle popolazioni sostiene che l'evoluzione è determinata dalla modifica delle frequenze dei
geni all'interno di un ceppo etnico.
Neutralismo
Alcune mutazioni non conferiscono alla specie né vantaggi né svantaggi: la maggior parte delle mutazioni
genetiche sarebbe perciò di carattere neutro.
Anni Settanta: Stephen Jay Gould (e anche Niles Eldridge) teorizza il modello degli equilibri
punteggiati.L'evoluzione non è graduale e progressiva,ma è caratterizzata da grandi sconvolgimenti che
inframezzano lunghi periodi di equilibrio.
E infine… La teoria di Darwin!
Nel corso di questo viaggio,la gran quantità di materiale permise a Darwin di studiare sia le caratteristiche
geologiche di continenti e isole,sia un gran numero di organismi viventi e fossili.
Nel 1836 di ritorno dal viaggio Darwin analizzò i campioni che aveva raccolto e notò somiglianze tra fossili e
specie viventi della stessa area geografica.
Riordinando le informazioni che aveva raccolto e catalogato, arrivò alle seguenti conclusioni:
la variazione delle condizioni ambientali e l'accrescimento numerico degli individui di una stessa specie
pongono agli organismi viventi «problemi di adattamento»; essi vivono una vera «lotta per l'esistenza»;
quelli che riescono a produrre in sé le variazioni (nella loro organizzazione biologica e nelle loro funzioni)
adatte alle nuove condizioni, sopravvivono; quelli che non vi riescono arrivano fino all'estinzione; in quelli
che sopravvivono i nuovi caratteri acquisiti, stabilizzatisi, si trasmettono «per ereditarietà»; quando essi
sono stati acquisiti in modo irreversibile, possono costituire una trasformazione anche tanto radicale da
rappresentare una vera mutazione della stessa specie, cioè essi possono dare «origine ad una nuova
specie». Gli anni successivi saranno dedicati all’elaborazione della teoria dell’evoluzione che ci aiuta a
classificare in gruppi animali e piante e a stabilire relazioni fa di loro.
Nelle sue critiche alla teoria del creazionismo, secondo la quale tutto l'equilibrio naturale era stato creato
perfettamente da una forza divina, Darwin come simbolo di una diversa concezione del vivente impiegò
l'albero genealogico, rappresentante il processo storico graduale dell'evoluzione. Egli così definì la teoria
della discendenza, ossia la teoria dell'evoluzione che si poggia su cinque premesse: che gli organismi
generano solo organismi simili; il numero di organismi che arrivano a riprodursi è piccolo se confrontato al
numero di organismi nati; in ogni popolazione ci sono delle differenze, più o meno visibili, tra i vari
organismi, e alcune di esse sono ereditabili ; alcune variazioni consentono agli individui portatori di
generare più discendenti di altri. Darwin definì tali variazioni "favorevoli" e sostenne che variazioni
favorevoli ereditarie in una popolazione tendono a diventare sempre più frequenti da una generazione
all'altra: è questo il processo da lui denominato selezione naturale; se consideriamo un periodo
relativamente lungo, la selezione può portare a un accumulo di cambiamenti tale da differenziare i gruppi di
organismi e favorire la formazione di una nuova specie.
Secondo la teoria evoluzionistica di Darwin è l'ambiente che, subendo mutamenti, opera una selezione
naturale sulla grande variabilità che ogni carattere presenta nelle singole specie, scegliendo così le forme
di volta in volta più adatte a lasciare una progenie in grado di sopravvivere più facilmente e le favorisce
quindi rispetto alle altre. Dunque Darwin concepisce l'evoluzione come una successione di mutazioni casuali.
Una selezione naturale consente agli individui meglio dotati di sopravvivere e di riprodursi, mentre quelli
più deboli si estinguono.
Negli ultimi decenni del sec. XIX i principi dell'evoluzione di Darwin vengono applicati all'analisi
dell'organizzazione sociale. Anticipando per alcuni aspetti lo stesso Darwin, H. Spencer ipotizza un
costante progresso delle forme sociali in connessione con la capacità di gruppi e istituzioni di
corrispondere ai criteri della lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale. Le gerarchie e le
differenze sociali vengono così acquisite come fatto rispondente all'ordine naturale dell'evoluzione umana.
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