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LA CONOSCENZA DEL PEGGIO
Relazione per la presentazione del libro Misterium hominis del prof. Luciano Nicastro
INTRODUZIONE
La mia relazione, dal titolo “la conoscenza del peggio”, vuole essere la testimonianza di
un giovane studioso di filosofia di fronte al mistero dell’uomo.
Leggendo il libro del Prof. Nicastro, ho avuto modo di pormi molte domande. Cercherò
di non fare una sintesi del libro, ma in dialogo col libro farò la mia riflessione.
Però mentre il Professore legge molto bene il nostro tempo, e infine prova a tirarne fuori
una soluzione virtuosa, io proverò invece a non trovare rimedi o a cercare nuove
soluzioni, ma cercherò di vedere come stanno le cose, senza lasciarmi trasportare troppo
da speranze in cambiamenti migliori.
Forse un giovane, in altri tempi, avrebbe concluso con grandi speranze, ma – come ha
mostrato Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista contemporaneo – oggi i giovani
hanno come unico interlocutore ciò che lui chiama (citando Nietzsche) l’Ospite
Inquietante: il nichilismo.
L’UOMO GRECO E L’UOMO CRISTIANO
La filosofia occidentale nasce con la domanda sul Principio-archè! E tale domanda,
secondo Aristotele, parte dalla meraviglia: “Gli uomini hanno cominciato a filosofare,
ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano
meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco,
giunsero a porre problemi sempre maggiori, come i problemi riguardanti i fenomeni
della luna e quelli del sole e degli astri e i problemi riguardanti l'origine dell'intero
universo” (Metafisica, I,2,982b).
Ma come hanno mostrato Emanuele Severino e Massimo Cacciari, tale meraviglia non è
un atteggiamento di stupore fanciullesco di fronte alla realtà, ma è la meraviglia-thauma
che ha a che fare con il “tremendo” della realtà. L’uomo comincia a chiedersi qual è la
Causa delle cause, ciò che c’è di identico in tutte le cose. E tale domanda nasce non solo
in relazione agli enti e al creato, ma soprattutto in relazione a quell’ente particolare che è
l’uomo. Se egli viene dal Nulla, al Nulla ritornerà! Ma se egli viene dall’Essere, allora
sarà salvo.
La grande filosofia greca ha quindi l’esigenza di mostrare la salvezza a partire dalla
conoscenza delle cose che sono, e che sempre saranno! Il cristianesimo mostrerà invece
una salvezza che si ottiene mediante la fede (pistis) in Cristo, e non una salvezza che si
ottiene con la gnosi. E’ proprio San Paolo a dire che “la scienza gonfia, la carità edifica”.
Ma il risultato è sempre quello che da Dio si ritornerà a Dio: “Io sono colui che sono”.
Però mentre la filosofia greca affrontava il tempo della vita come il naturale susseguirsi
delle stagioni ed esaltava alcune virtù umane, l’uomo cristiano invece affronta il tempo
della vita come prova. Egli sa che la vita deve essere attraversata come un mare in
tempesta, e dentro la tempesta essa può trovare la salvezza attraversando il mare sul
legno della Croce (quella che Giovanni Reale ha chiamato terza navigazione).
Oggi della grande Metafisica è rimasto poco. Invece il cristianesimo, con le sue Chiese, i
suoi pastori e i suoi fedeli ancora è molto presente. Ma in che modo può essere presente
oggi? In che modo può essere presente restando fedele al Vangelo? Il mio intervento si
muoverà proprio a partire da queste premesse e da queste domande.
L’UOMO MODERNO
L’uomo occidentale, l’uomo dell’Essere, l’uomo figlio di Parmenide, Platone e
Aristotele, con la caduta della grande metafisica si trova di nuovo di fronte al Nulla. Al
Nulla e al suo Mistero.
La filosofia moderna con Galilei annuncia che il cielo non è più incorruttibile. Anche i
corpi celesti, sono adesso sottoposti alla generazione e alla corruzione. La mappa del
cielo deve essere riscritta daccapo, e devono essere abbandonate, una volta per tutte, le
credenze della tradizione filosofica-aristotelica. Non si può più pensare alla separazione
tra mondo sublunare (acqua, terra, aria e fuoco), e mondo sopralunare (quinta essenza);
le scoperte del Sidereus e quelle compiute in seguito (stelle novae, macchie solari,
comete, monti lunari, etc…) sono la prova di un unico mondo unitario, sottoposto e
regolato dalle medesime leggi, e governato da fenomeni di generazione e corruzione.
Per rendere in modo poetico la situazione stupenda (proprio quella “meraviglia” da cui
nasce la filosofia) e drammatica, è opportuno riportare le parole che, in un dialogo di
Leopardi, Copernico rivolge al Sole: “Ma voglio dire in sostanza, che il fatto nostro non
sarà così semplicemente materiale, come pare a prima vista che debba essere; perché
esso sconvolgerà i gradi della dignità delle cose, e l’ordine degli enti; scambierà i fini
delle creature; e per tanto farà un grandissimo rivolgimento anche nella metafisica, anzi
in tutto quello che tocca alla parte speculativa del sapere. E ne risulterà che gli uomini,
se pur sapranno o vorranno discorrere sanamente, si troveranno essere tutt’altra roba
da quello che sono stati fin qui, o che si hanno immaginato di essere”.
Così la filosofia moderna pone l’uomo di fronte al mistero dell’Infinito. E’ svanito
l’uomo rinascimentale posto al centro del Cosmo. La domanda sull’Essere e sul Nulla
ritorna in maniera più insistente! Ecco che il volto dell’uomo si sdoppia! L’uomo di
scienza può essere un uomo di fede, ma deve sapere che le due logiche sono del tutto
differenti. Galileo vive questa contraddizione interiormente. Egli è un uomo di fede, e
tuttavia apre la strada verso quel Nulla a cui l’uomo è ora destinato.
L’ORA E’ ADESSO: LE DUE CITTA’
Il cambiamento della visione del mondo tuttavia non cambia la domanda che si impone
sempre all’uomo: che fare? Come ottenere la felicità?
La religione cristiana, nella sua vocazione originaria, è una forza decisiva che nella
Storia destina l’uomo verso una dimensione precisa. E’ una vocazione che richiede
all’uomo una scelta radicale e una responsabilità, in ogni epoca. In sintesi, sin dalle
origini essa ci dice: l’Ora è questa, il Regno di Dio è ora! Ma il Regno è compiuto
(almeno nella fede e nella teologia che la supporta) solo per quelli che si sono decisi a
credere, decisi a essere per l’Evento salvifico. Evento avvenuto nella Storia, ma che
rimanda a una dimensione del tutto spirituale.
Non bisogna dimenticarlo: la vocazione cristiana è per sua origine e per sua essenza
apocalittica. Essa vive la Storia con un preciso senso, perché la Storia è nata con Dio e in
Dio si risolverà per sempre. La Storia è del tutto lineare (ma non per questo semplice):
dalla Genesi all’Apocalisse. Perciò in ogni istante, il singolo nella Storia è chiamato alla
decisione: o vivere interamente la verità dell’Evento in senso escatologico, o vivere e
pensare come l’uomo moderno, il quale vede l’Evento come uno dei tanti eventi, come
un momento destinato a trapassare in altre epoche perché nulla è definitivo, e tutto deve
tramontare necessariamente per rinascere sempre in qualcosa di nuovo.
Ecco che Agostino con le due forme di cittadinanza è del tutto contemporaneo: c’è chi
appartiene alla città di Dio, e vive con fede qui e ora in funzione del futuro promesso, e
chi appartiene alla città terrena e vive totalmente il presente, pensando che non vi sia
nessun fine ultimo, nessun Giudizio finale. L’uomo moderno sa che nulla c’è oltre la
vita, quindi il suo esistere sarà solo un migliorare le condizioni di vita e renderla felice
qui e ora tramite la tecnica.
Perciò la tematica della “morte di Dio” parte da molto lontano! Come scrisse
Dostoevskij: “Se Dio non c’è tutto è permesso”. La felicità dell’uomo moderno è la vita
stessa, e questa deve essere vissuta nel miglior modo possibile. Dopo la vita c’è il Nulla!
Ecco quindi da dove nasce quella che il prof. Nicastro chiama “una diffusa e oscura
notte dei valori comuni”. Infatti nella logica dell’uomo moderno non ha più senso
l’etica: se il fine della vita è la vita stessa, allora per ottenere quello che desidero per
essere felice, lo posso ottenere in tutti i modi e con tutti i mezzi.
E la felicità non è più qualcosa di lontano o qualcosa da conquistare, ma è qualcosa che
si può costruire e comprare all’infinito. La domanda che il Prof. Nicastro si pone nel
libro ci tocca da vicino: “Chi l’avrebbe detto che il denaro, che trasforma in valore ciò
che tocca, sarebbe diventato di fatto e di diritto lo scopo supremo della vita degli uomini,
soprattutto oggi, di una massa di individui alienati in un conformismo galoppante al
servizio dell’avere e del consumare!?”.
NESSUNA SEMPLICE SOLUZIONE
Il Professore cerca di dare una soluzione con il ritorno a valori cristiani e comunitari, e
soprattutto con una teoria del desiderio che non mira alla logica di consumo, ma punta
verso valori universali ed eterni.
Scrive il Prof. Nicastro: “questo mondo che ha creato l’homme désir, deve tornare a
riconoscere il desiderio vero, che denota l’antica libertà. Ci si ritrova così come uomini
e fratelli in quanto figli di Dio, viventi col Risorto, compagni sulla strada di Emmaus per
costruire cieli nuovi e una terra nuova. Per questa missione non basta l’uomo delle
notizie, ma occorre l’uomo della testimonianza che costruisce la civiltà dell’amore e
della felicità”.
Ma forse instaurare questa logica nostalgica è ormai impossibile. Così come è
impossibile l’infuturarsi di questa logica. E l’impossibilità non è data solo dalla ormai
concreta morte di Dio annunciata da Nietzsche, ma paradossalmente è data dalla stessa
visione cristiana. L’uomo moderno (e con ciò si intende anche il cristiano moderno) –
come ha ben mostrato il giovane Hegel – si è stancato di attendere il ritorno di Cristo, e
ha trasformato la religione cristiana in istituzioni, valori e speranze poco evangeliche, e
molto simili all’antico ebraismo. Scrive Enzo Bianchi: “Questa riduzione
dell’esperienza cristiana a morale è la via più diretta per la vanificazione della fede. La
fede, invece, ci porta a fare un’esperienza reale di Dio, ci immette cioè nella vita
spirituale, che è la vita guidata dallo Spirito santo”.
SOLO UN DIO CI PUO’ SALVARE
Come disse Heidegger: “Solo un dio ci può salvare”. Ma quale Dio? Forse sarebbe ora
di abbandonare la teologia che mostra il grande Dio onnipotente. Bisogna scendere nel
mistero di Dio, nel mistero della follia-scandalo della Croce, per poter arrivare dentro il
mistero dell’uomo. Abbandonata l’idea e il concetto di un Dio perfetto, di un Dio che
tutto può, ci rimane un Dio non solo più vicino all’uomo, ma anche più umano.
Come dice l’apostolo Giovanni: “Dio è Amore”. Proviamo a pensare che la creazione
abbia avuto inizio per un eccesso di Luce-Amore, e che questa pur avendo un telos non
ha per niente un contenuto lineare. Dio ha creato l’uomo come essere libero e
complesso, e tale complessità ha confuso il disegno di Dio. La libertà ha creato il
maligno, la ribellione al progetto di Dio. Perciò Dio si è fatto vicino agli uomini, si è
addirittura fatto Uomo; ma la libertà concessa al creato ha fatto si che il suo disegno non
coincidesse con quello dell’uomo e della realtà.
Perciò è stato inevitabile che l’uomo si allontanasse da Dio, solo che non ha capito
immediatamente – come mostra il Prof. Nicastro nel libro - che allontanarsi da Dio
voleva dire anche allontanarsi dall’uomo inteso come “persona”: “Bisogna ritornare alla
trascendenza della tradizione. Altrimenti il nichilismo ci assorbirà. L’uomo della tarda
modernità non si è limitato a negare il divino, è arrivato a uccidere Dio per
impadronirsi dei suoi poteri. Egli è ormai profondamente empio, non riconosce più il
divino ed è immerso nell’alienazione totale”.
Ma non è tutto ciò nel disegno di Dio? Certamente! Il vero cristiano vive in funzione
della seconda venuta del Figlio di Dio, e sa che questa avverrà solo quando l’Anticristo
(la città terrena) avrà trionfato. L’uomo cristiano ha quindi una missione: essere
katechon, cioè quella forza-preghiera che secondo San Paolo trattiene l’Anticristo. Egli
sa che la vita è imitazione di Cristo, testimonianza assoluta della follia di Dio, dello
scandalo della Croce. Perciò mentre vive il mistero profondo della vita, svela il mistero
di Dio e del Suo disegno. Come Cristo dovrà affrontare la Croce (“Chi vuol venire dietro
a me prenda la sua croce e mi segua”) e come Lui avrà paura della morte. Ma alla fine,
tolto ogni velo, sarà eternamente salvo e faccia a faccia con il Padre.
LA CONOSCENZA DEL PEGGIO
Cosi, mentre il cristiano vede nell’aldilà la vera felicità, e vive nel mondo non
appartenendo ad esso e alla sua logica, l’uomo figlio della modernità cerca in tutti i modi
di arginare il dolore con la tecnica, e affida ad essa la costruzione di un paradiso
terrestre. Un paradiso che ha senso per quel poco che dura e che trova pienezza nella
volontà di potenza dell’uomo.
Così, seppur in modo diverso, l’uomo cristiano e l’uomo figlio della modernità, possono
camminare insieme e dialogare sulla base delle parole del poeta Hikmet: “I più belli dei
nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello / che vorrei dirti di più bello/
non te l’ho ancora detto”. Ma il cristiano sa che prima di tale giorno dovrà fare quella
che Manlio Sgalambro, filosofo e poeta siciliano, ha chiamato “la conoscenza del
peggio”.
Ecco che il mistero dell’uomo e il mistero di Dio si fondono in un Unico Mistero! Ed è
proprio questa reductio ad unum che per il Prof. Nicastro è il grande compito filosofico,
storico e religioso!
Luca Farruggio
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