Una microcapsula scopre se lo stomaco è a rischio

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MILANO FINANZA VI
Salute
RICERCA
A Pesaro è
stato messo
a punto uno
strumento
che rileva le
alterazioni
geniche
indicative
della
presenza di
un tumore.
Ma trova
anche
i batteri
di Silvia Fabiole Nicoletto
Personal
2 Settembre 2006
Una microcapsula scopre
se lo stomaco è a rischio
D
opo la videocapsula munita
di fotocamera che fotografa
esofago e intestino,fa ora capolino un’altra novità che riguarda
l’apparato digerente: una minicapsula che permette studi sulle modificazioni geniche delle cellule
contenute nel succo gastrico,dando
indicazioni sulla presenza o meno
di un tumore dello stomaco in modo poco invasivo. La tecnica è stata
messa a punto presso l’Azienda
ospedaliera San Salvatore di Pesaro con la collaborazione dell’università di Urbino e porta la firma di un
gruppo di ricercatori guidati da
Pietro Muretto.
Dopo aver dimostrato l’efficacia e
la sicurezza della capsula nel rilevare i livelli di alcuni importanti
marcatori tumorali presenti nel liquido gastrico, i ricercatori hanno
pensato di estenderne l’applicazione a vere e proprie analisi genetiche sul Dna delle cellule presenti
nel liquido stesso, usando tecniche
di biologia molecolare molto sensibili (quali la real time Pcr). I risultati della nuova applicazione sono
stati presentati all’8° Congresso
mondiale sul cancro gastrointesti-
nale e riferiti su Annals of Oncology. «Il tumore allo stomaco è una
delle cause principali di mortalità
per cancro a livello mondiale, con
picchi di incidenza in Oriente, nell’Europa dell’Est e in Sudamerica»
premette Pietro Muretto. «Va
quindi sottolineata l’importanza
di una diagnosi precoce che aumenta in modo sensibile la probabilità di guarigione». Nelle aree a
rischio maggiore, per esempio in
Giappone, sono stati attivati programmi di screening per diagnosticare la malattia in fase precoce,
quando è ancora curabile.Con l’endoscopia superiore, per esempio, è
possibile raccogliere il succo gastrico per misurare i livelli di alcuni marcatori tumorali (quali CEA
e CA19-9); diversi studi si sono avvalsi di queste analisi identificando tali molecole nei pazienti con
tumore maligno.
In questo contesto si è inserita la
capsula endogastrica messa a
punto dai ricercatori pesaresi, un
piccola capsula lunga 14 millimetri e di 5 mm di diametro, rivestita
all’esterno da uno strato di gelatina. Al suo interno c’è una striscia
di carta assorbente inserita in un
contenitore di plastica forata, cui è
collegato un sottile filo di nylon
lungo 45-50 cm che termina con un
bottoncino. Il paziente ingerisce la
capsula trattenendo il filo, assicurato tra i denti con il bottoncino.
«Innocua e indolore, la capsula resta nello stomaco per circa un’ora.
A digiuno lo stomaco è vuoto e le
ghiandole che lo rivestono secernono il succo gastrico, che penetra
nella capsula saturando la carta
assorbente. Insieme ai succhi gastrici, aderiscono anche le cellule
di sfaldamento della mucosa gastrica che possono essere studiate
con i metodi di biologia molecolare», spiega Muretto. Nell’applicazione più recente, le analisi biomolecolari in un campione pilota hanno permesso di rilevare alterazioni
geniche,quali l’ipermetilazione del
gene promotore dell’E-caderina,
indicative della presenza del tumore allo stomaco. Alcuni campioni sono stati analizzati per evidenziare anche l’eventuale presenza
di Helicobacter pylori (Hp), il batterio legato all’ulcera e considerato
il più importante cancerogeno per
lo stomaco. Per ora la sperimentazione mirata alla sua identificazione è stata condotta su 25 pazienti e
descritta anch’essa sulla rivista
Annals of Oncology.
«I dati genetici sono significativi e
aprono la strada a un metodo innovativo per lo screening del tumore dello stomaco», conclude
Muretto. «Va tuttavia precisato
che questo metodo non va a sostituire la gastroscopia, serve però a
discriminare i pazienti a maggior
rischio di sviluppare il tumore che
vanno dunque indirizzati a esami
più approfonditi». (riproduzione
riservata)
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