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L'organizzazione politico-economica realizzo quel
sistema di occupazione delle terre, fondato sul sistema
jori (divisione geometrica del territorio, cui corrisponde
una parcellazione regolare a base modulare dei campi e
corrispondente distribuzione degli insediamenti) che ha
lasciato tracce sino ad oggi nel paesaggio nipponico. La
capitale, prima mobile, fu fissata a Nara, dal 710 al 794 e
poi dall'imperatore Kwammu in una nuova città,
Kyoto.
Storia del Giappone
Durante il secondo e il primo millennio a.C. alla
popolazione originaria Ainu, si sovrapposero correnti
migratorie provenienti dalla Cina, dagli arcipelaghi
meridionali e da malesi. Sulle diverse isole si vennero
quindi a formare diversi raggruppamenti politici che
poco a poco si fusero in un'unità etnica. Altre teorie
indicano che i giapponesi derivino da genti
paleosiberiane fusesi con i gruppi tungusi, coreani e
cinesi; alcuni ritengono che l'origine dei Giapponesi sia
da ricollegarsi alle migrazioni dei più antichi gruppi
asiatici del nord-est dai quali derivano gli Amerindoidi
e i Polinesiani.
L'organizzazione sociale di quest'epoca fu molto simile
a quella dell'Europa d'epoca feudale. Grande fu il
potere delle famiglie aristocratiche, tra cui spicca in
questo periodo quella dei Fujiwara che deterrà le più
alte cariche presso la corte imperiale sino alla fine
primo millennio.
Intorno al V sec. a.C. si venne a costituire a Kyushu
anche una unità politica. La tradizione fa il nome dei
Jimmu Tenno, discendente della dea Amaterasu
Omikami, come fondatore dell'impero giapponese (11
febbraio 660 a.C.), ma è nei primi anni d.C. che si può
parlare di un grande stato esteso per quasi tutto
l'arcipelago, il tutto conseguente alla diffusione
nell'isola di Kyushu della civiltà del ferro, proveniente
dalla Cina, che permise a queste popolazioni di avere il
sopravvento su quelle vicine, ancora ferme all'età della
pietra. La società era organizzata su base tribale, con
potere centrale debole. Quando nel I sec. d.C. si diffuse
il buddhismo, si crearono aspre guerre civili a causa
delle resistenza di larghi strati della popolazione
shintoista appoggiata dai Mononobe e dai Nakatomi.
Con la vittoria di sostenitori della nuova fede, i Sogo, a
Monte Shigi (587), ebbe fine questo periodo turbolento.
Con la civiltà di Heian, che dominò il paese tra l'VIII e il
XII secolo, si ebbe un'espansione della popolazione
giapponese verso nord e la costituzione di una trama
territoriale molto ampia, con il suo vertice a Kyoto. Fu
un periodo economicamente prospero e la popolazione
raggiunse i sei milioni di abitanti; ma proprio la
conquista e la colonizzazione di nuove terre, assegnate
a principi e capi militari, posero le basi di quel
feudalismo che lasciò, fino al XIX secolo, tracce
incancellabili
nelle
strutture
territoriali.
Tale
organizzazione aveva il suo fulcro nelle città dei
daimyo (i signori feudali) dominate da un castello
intorno al quale erano i quartieri dei guerrieri (samurai)
degli artigiani e dei commercianti.
La scarsità delle strade e le loro pietose condizioni (i
ponti mancheranno quasi completamente fino
all'incontro con il mondo occidentale), resero però il
potere centrale incapace di una efficace politica per cui
quando il prestigio di chi era al trono venne a
diminuire, subito la grande nobiltà riprese forza. Nel
XII secolo iniziò un altro periodo di lotte intestine tra le
potenti famiglie dei Taira e dei Minamoto.
Il Giappone si aprì agli influssi provenienti dalla Cina,
il che ebbe benefici sia sulla cultura sia
sull'organizzazione statale. Punti fondamentali del
nuovo corso della storia del Giappone sono il Codice in
17 articoli e poi la riforma dell'era Taikwa (645-649) con
la quale si cercò di ripetere in Giappone la fortunata
riorganizzazione statale eseguita in Cina dai T'ang. Ma i
continui contatti con la Cina e la nuova potenza
giapponese condussero inevitabilmente a uno scontro
militare. Il primo contrasto iniziò sull'egemonia in
Corea. La lotta infuriò a lungo tra le due coalizioni;
quella cinese che si avvaleva dell'appoggio del regno di
Silla, stato della Corea sud-orientale, e quella
giapponese che comprendeva Kogurye nel nord della
Corea e Pekche nella parte sud-orientale. Nel 668 Silla
conquistò tutta la regione che governò come vassallo
dell'impero cinese.
Con Kiyomori (1118-1121) i Taira ebbero il sopravvento
e iniziarono una violenta opera di repressione che
preparò il cammino alla rivincita dei Minamoto. Nel
1185 Minamoto-no-Yoritomo, riuscì a battere gli
avversari nella decisiva battaglia di Dan-no-ura
La sede del governo fu fissata a Kamakura, da dove il
vincitore, con il consenso dell'imperatore (ormai pura
figura simbolica), governò il paese seguendo una
durissima politica di forza. È questo il periodo del
Bakufu, cioè del governo della tenda. A coronamento
della sua opera Yoritomo riuscì ad ottenere nel 1191 il
Intanto proseguì in Giappone l'opera di accentramento
politico con la creazione di una grande burocrazia.
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titolo di shogun, che non ha precisi equivalenti in
occidente, tutt'al più si può paragonare alla carica di
maggiordomo presso i re Merovingi.
classi privilegiate e il popolo esisteva un abisso e questo
secondo i rigidi principi etici del confucianesimo,
sistema di pensiero politico e sociale coltivato nelle
classi colte, sembrava più che giusto. La potenza dello
shogunato si basava economicamente, sul gettito
proveniente dalle imposte sulla proprietà terriera, che
era controllata direttamente dal governo. Il fulcro del
paese si spostò a Edo, la futura Tokyo: essa contava nel
XVIII secolo un milione di abitanti e probabilmente era
già a quel tempo la più popolosa città del mondo.
In ogni caso il potere passò totalmente nelle mani di chi
ricopriva la carica di shogun, che controllava la
direzione degli affari politici e l'esercito. Alla morte di
Yorimoto il potere passò alla famiglia dei Hojo che a
loro volta governarono col titolo di shikken in nome di
shogun privi, come l'imperatore, di qualsiasi potere.
Ma queste imposte venivano solo da un quarto del
paese, il resto era controllato dai daimyo, cui era
demandata l'esazione e che avevano ampia autonomia
locale e discrezionalità. Una parte di questi erano
direttamente vassalli dello shogun che poteva cosi
controllarli. Ma la parte più numerosa e più ricca, i
signori esterni, rappresentava sempre una opposizione
potenziale che attendeva il momento di crisi per poter
riprendere il sopravvento. Vassalli dei daimyo erano
poi i samurai con compiti militari e amministrativi. Il
Giappone conobbe, sotto il dominio imperiale, un lungo
ristagno demografico, dovuto alle pessime condizioni
di vita nelle campagne e al quale contribuì anche la
brutale pratica del mabiki, il soffocamento dei neonati,
in uso presso i contadini più poveri.
In questo periodo il Giappone corse un grave pericolo.
La Cina stava cadendo pezzo a pezzo in mano ai
Mongoli di Kublai, questi tentò di instaurare relazioni
diplomatiche col Giappone, ma i suoi inviati vennero
giustiziati. In seguito a ciò, Kublai preparò due
spedizioni: la prima forte di 900 navi salpò dalla Corea
nel 1274, ma lo sbarco non avvenne a causa di venti
contrari e forti tempeste; nel 1281 Kublai ritentò
l'impresa con una armata di 160.000 soldati.
L'imperatore Kameyana offrì la sua vita agli dei per
scongiurare l'invasione nemica, una furiosa tempesta
scatenatasi dopo la sua morte, distrusse completamente
la flotta mongola, facendo così sorgere il mito del
Kamikaze o vento divino.
Un tentativo dell'imperatore Go Daigo, di deporre
l'ultimo Hoyo, Takatoki (1303-1333), portò ad una
ulteriore guerra civile. Infatti egli si era valso dell'aiuto
del potentissimo feudatario Ashikaga Takauyi ma
questi si ribellò all'imperatore costringendolo a riparare
a Yoshino e nominando al suo posto Komyo. La lotta
fra le due correnti continuò sino al 1392 quando
l'imperatore legittimo Go Komeyada abdicò cedendo le
insegne del potere all'imperatore di Kyoto, Go Komatsu
ed iniziò così il periodo dello shogunato degli Ashikaga
(1392-1573).
Con l'arrivo dei primi navigatori e subito dopo dei
primi mercanti europei, il Giappone si vide minacciato
da una nuova concezione di vita il suo sistema sociale,
pertanto, con una serie di leggi (1633-1639), fu chiuso
agli stranieri; i viaggi all'estero furono proibiti, i traffici
vietati tranne che agli Olandesi, con severe restrizioni
nel solo porto di Nagasaki. Già all'inizio del 1800 però il
sistema sociale e politico giapponese cominciò a cedere.
Ricchi mercanti riuscirono ad acquisire un posizione
sociale ben più alta di quella loro spettante per nascita,
e al contrario di molti samurai, causa l'insufficienza
degli stipendi, si diedero a commerci o ad altri lavori.
D'altro canto molti daimyo apportarono ai loro feudi
vaste e profonde riforme e miglioramenti in modo da
accrescere le loro risorse mentre quelle dello shogunato
diminuivano a causa dell'inettitudine della burocrazia.
Tra il 1830 e il 1840 una serie di carestie si abbatté sul
paese tanto da far temere una violenta rivolta popolare.
Si diede quindi inizio ad una serie di riforme che
furono affidate a Tokugawa Nariaki, del ramo cadetto
della dinastia shogun. Nel frattempo nel nome della
fedeltà all'imperatore si andò a formare una corrente di
daimyo che accusava lo shogunato di non essere in
grado di resistere alle pressioni occidentali per
l'apertura di relazioni diplomatiche e commerciali.
Neanche il potere dei nuovi shogun fu molto stabile.
Dal 1467 una nuova lotta intestina tra i diversi feudatari
insanguinò il paese, che fu riportato alla pace solo da
Oda Nobunaga che nel 1573 depose l'ultimo shogun
Ashikaga. Quando nel 1582 morì, la sua opera fu
continuata da Toyotomi Hideyoshi e da Tokugawa
Ieyasu. Il primo tentò dal 1592 al 1598 la conquista della
Corea, con esito sfortunato, con il secondo ha invece
inizio, in seguito alla battaglia di Sekigahara (21 ottobre
1600), a partire dal 1603, lo shogunato dei Tokugawa.
Questa famiglia assicurò al Giappone oltre due secoli e
mezzo di pace interna. Al paese fu imposto un sistema
di vita a classi sociali chiuse e statiche. Si irrigidì
l'organizzazione politico-economica del paese. Tra le
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L'8 luglio 1853 una squadra americana al comando del
commodoro M. C. Perry si presentò nella baia di Edo
chiedendo la revoca delle sanzioni isolazionistiche. A
differenza dei tentativi precedenti, la richiesta
americana minacciava il passaggio a metodi coercitivi
in caso di rifiuto. Le richieste americane furono
accettate con il trattato firmato il 31 marzo 1854 tra
fortissime opposizioni interne. I grandi feudi
occidentali erano contro l'apertura del paese agli
stranieri e lentamente si andava formando una
mentalità tesa ad abolire lo shogunato.
I feudi maggiori cedettero le loro terre alla Corona nel
1869 e nel 1871 tale atto fu obbligatorio per tutti i feudi.
Nello stesso anno una missione nipponica visitò i paesi
occidentali, nel 1873 furono riorganizzati l'esercito e la
marina, sulla base della coscrizione obbligatoria e fu
ideato un nuovo sistema di tassazione fondiaria. Si
iniziò la posa delle prime linee telegrafiche e la
costruzione delle prime ferrovie. L'industrializzazione,
in mano allo stato prima e poi ceduta all'iniziativa
privata, ebbe un ritmo accelerato con particolare
riguardo al settore della difesa. L'opposizione non
mancò internamente al governo. Eto Shimpei, Itagaki
Taisuke, Goto Shojiro, giovani samurai, tipici esponenti
del Giappone feudale si dimisero. Shimpei organizzò
nel 1874 una rivolta rapidamente domata. Ben più
grave fu quella scatenata dai seguaci di Saigo Takamori
nel 1877 a Satsuma, anch'essa domata con pugno di
ferro dal governo.
Questi gruppi ottennero dal governo decreti di
espulsione degli stranieri che dovevano entrare in
vigore nell'estate del 1863. Il 25 giugno di quell'anno le
batterie costiere di Shimonoseki aprirono il fuoco
contro le navi da guerra americane. Il bombardamento
di rappresaglia non si fece attendere. Una flotta
britannica bombardò poi Kagoshima, capitale del feudo
di Satsuma e nel 1864 navi da guerra occidentali
forzarono lo stretto di Shimonoseki. Lo shogunato tentò
di riprendere in mano la situazione con una spedizione
contro il feudo di Choshu, il più ribelle, ma venne
duramente sconfitto (1865-1866). La coalizione di
feudatari intransigenti costrinse lo shogun Yoshinobu a
dimettersi. Però anche il nuovo partito capì l'inutilità di
ogni resistenza allo straniero, ed il Giappone si
apprestò a ricavare i maggiori benefici dal contatto col
mondo occidentale.
Nel 1874 il confronto con la Cina per il possesso delle
isole Ryu Kyu si concluse favorevolmente per il
Giappone. Nello stesso anno il Giappone otteneva dalla
Russia il riconoscimento del possesso delle isole Kurili.
Nel 1876 si ottenne l'apertura di traffici commerciali con
la Corea. Nel frattempo continuò l'opera di
modernizzazione del paese e nel 1872 venne sancita
l'istruzione elementare obbligatoria. Lo scintoismo fu
dichiarato religione di stato, sul modello dei più grandi
stati conservatori europei, a cui il Giappone guardava
con ammirazione, tentando di copiarne ogni aspetto,
dall'amministrazione alle divise dei soldati. Ambedue
questi provvedimenti miravano a formare una nuova
classe che, insieme al patrimonio tecnologico
dell'occidente, possedesse anche quelle virtù di
abnegazione, di fede incrollabile nella divinità
dell'imperatore e nella grandezza della patria, proprie
del Giappone feudale. Si tentava cioè di impartire ai
giovani una rigida educazione morale. D'altro canto
creando una gioventù piena di ideali nazionalistici, il
governo fece in parte il gioco dei suoi avversari politici,
del partito della guerra che divenne liberale e chiese a
gran voce una costituzione con una camera a suffragio
allargato.
Morto l'imperatore reazionario Komei, salì al trono
Mutsuhito, meglio noto come Meiji, (1868-1912), che
trasferì la capitale ad Edo ribattezzata poi Tokyo. La
restaurazione Meiji portò un soffio di vitalità nuova nel
paese: l'economia, non più soggetta alle restrizioni
feudali, ebbe un impulso immediato, che si andò
palesando non solo nei centri urbani attivati da nuovi
interessi commerciali e industriali, ma anche nel mondo
rurale. Ebbe inizio in quell'epoca l'effettiva
colonizzazione dell'Hokkaido rimasto fino ad allora
pochissimo popolato (in maggioranza la popolazione
era costituita da Ainu), con non più di 30.000 abitanti.
L'immigrazione verso l'isola settentrionale iniziò in
forme massicce verso la fine del secolo, introducendo
annualmente sino a 60.000 persone. Notevole fu anche
la crescita dell'urbanesimo, il quale poi esplose, in tutto
il suo parossismo, verso la fine del secolo. Al primo
censimento, eseguito nel 1872, la popolazione
giapponese ammontava a 34,8 milioni di abitanti. Essa
aumentò successivamente in modo rapido, per effetto
delle migliorate condizioni di vita del paese.
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Sotto la minaccia di uno scandalo per corruzione, il
governo concesse una costituzione, l'11 febbraio 1889,
sul modello di quella tedesca, che riservava ampia
autonomia al governo e limitava i poteri delle camere.
D'altra parte grandissimo era il prestigio della classe
dominante e questa, sia pur lentamente, condusse
avanti la politica di forza richiesta anche dagli
oppositori. In pochi anni il Giappone dimostrò di aver
assorbito in pieno la lezione appresa dal mondo
occidentale: Tokyo ottenne cambiamenti nei trattati
firmati con le potenze straniere sul piano
dell'eguaglianza e nel 1894 il primo conflitto con la Cina
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dimostrò al mondo le capacità militari e organizzative
del Giappone. Dalla guerra il Giappone ottenne, con il
trattato di Shimonoseki, Formosa e le isole Pescadores,
eliminando contemporaneamente l'influenza cinese in
Corea.
Nel 1904 scoppiò la guerra con la Russia per il controllo
della penisola coreana. Porth Arthur fu assediata e
presa e la flotta russa distrutta a Tsushima. La pace di
Portsmouth aumentò ancora i possedimenti giapponesi
in terraferma estesisi ulteriormente il 22 agosto 1910
con l'annessione della Corea.
Seguono:
Periodo Taisho (1912 - 1926)
Periodo Showa (1926-1989)
Periodo Heisei (1989 - )
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