Lo stato di Fatto del Verde
Nel Censimento del verde fatto nel 2001 dal prof. Caniglia e dalla
prof.ssa Villani, riportato integralmente nelle Tav. N. 1 del progetto di
piano di recupero, l’area attuale del Tre Pini è stata suddivisa in cinque
settori a cui corrispondono nella tabella riportata alla TAV. N. 1 rispettivamente le lettere A, B, C, D ed E; ciascuna pianta è quindi classificata
da un numero di due cifre (seconda colonna), dal nome aggiornato e
verificato della specie di appartenenza e, in ultima colonna, dal punteggio totale che ne denuncia il giudizio finale. I numeri maggiori sono
stati dati ovviamente alle piante di maggior pregio, a numeri più bassi
valori di merito minore (la scala decresce dal blu al verde, al verde
chiaro all’arancio e al rosso).
Nella TAV. N. 7 di progetto generale sono state localizzate tutte le
piante di valore storico e paesaggistico nonché quelle aventi una circonferenza del fusto, ad 1 ml. dal suolo, superiore a cm. 60 e che pertanto sono oggetto del piano di riqualificazione del verde.
Analisi della storia del sito e del suo intorno.
Va innanzitutto chiarita l’importanza storica del sito e delle implicazioni di ogni sua futura trasformazione che dovranno tener conto delle
più importanti stratificazioni: l’area in oggetto è un frammento ‘ritaglio’
di un territorio che da sempre risulta incontaminato da immobili e con,
tutt’al più, porzioni di edificazioni di strutture sportive pubbliche, come
potrebbe essere considerato il margine di un tratto del grande Circus di
Epoca Romana di cui si possiede leggendaria memoria storica con testimonianze frammentarie, probabilmente volute, infatti non si sa dove
esso si trovasse esattamente (L. Puppi – editor -, 1986).
1
Successivamente l’area venne a trovarsi a ridosso dell’Orto Botanico dell’Università di Padova risalente al 1545 il cui territorio era compresa subito fuori dalle mura Carraresi e subito dentro il perimetro Rinascimentale e appartenenti al complesso Benedettino (F. da Baccin,
1767). Osservando la cartografia in successione (v. tav.5 di progetto)
si nota che nell’intera area del settore compreso tra Prato della Valle,
la proprietà Benedettina e Pontecorvo vi fossero pochi e modesti edifici
intorno ai quali veniva gestita la così detta “agricoltura d’assedio” (G.
Valle, 1781).
Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento nella vasta area a
ridosso del confine meridionale dell’Orto Botanico fu realizzato un
giardino, tra i primi all’inglese del Veneto, su commissione del sopranista Gaspare Pacchierotti; era un complesso ricchissimo di acque e
soggetto a frequenti esondazioni provenienti dal canale Alicorno, a
quel tempo ricchissimo di acque (fino a quando fu realizzato tra le due
guerre il canale Scaricatore, al Bassanello) tra lago e rivi, di tortuosi
percorsi segnati da ponticelli in legno, di romantiche passeggiate, di un
edificio residenziale chiamato “Castelletto” neogotico e di una ghiacciaia sulla sommità della quale esisteva un ombroso e fresco belvedere. Gli eredi mantennero questo spazio fino alla conclusione del primo
conflitto mondiale, poi fu annesso e inserito col nome di “Campo Tre
Pini” nella proprietà dell’Antonianum, realizzato nel 1906 sull’adiacente
proprietà ex Farsetti a ovest del “Campo Tre Pini”.
Da questo momento la nuova Proprietà ebbe intendimenti completamente diversi: l’inspiegabile tombamento di due tratti dell’Alicorno
con conseguente prosciugamento del laghetto e di tutto il sistema idraulico, l’interramento con macerie storiche delle bassure, la realizzazione di un vasto simulacro della Grotta di Lourdes; constatato
l’interesse pubblico per le attività sportive nel Tre Pini e considerate
insufficienti le strutture risalenti al 1906, si ampliò lo spazio dell’edificio
neogotico agganciandovi una Cappella, fu edificato un palazzetto dello
sport, una palestra per la scherma, un edificio di due piani definito Cottage, la centrale per il riscaldamento dell’intero complesso e una serie
di piscine per il nuoto, coperte d’inverno.
2
Sono ormai noti gli ultimi avvenimenti che hanno determinato lo
smembramento del “Campo Tre Pini” in una porzione orientale, ceduta
all’Orto Botanico, e una occidentale prospiciente il Prato della Valle,
nella risega dove Andrea Memmo voleva un boschetto di “celsi di Verona” (V. Radicchio, 1792).
Il verde arboreo e arbustivo attuale
La vasta area del Parco Pacchierotti era costellata di numerose
piante di grandi dimensione, pur sanissime, abbattute dopo il 1950:
tassodi e platani. Le sopravvissute, potate e ri-potate pertinacemente
su direzione dei lavori di persona incompetente. Nuove piante furono
inserite un po’ dovunque senza una progettazione globale, soprattutto
per rendere meno evidenti gli inserimenti di strutture sportive. Abbondanza di piante prevalentemente arbustive messe a dimora nei settori
A, B e D. Infine, esattamente sull’area di tombamento dell’Alicorno
(settore D) la messa a dimora di 10 libocedri già oggi, malgrado la bellezza, troppo grandi e pesanti.
Per facilitare lo studio, gli estensori del primo censimento i Proff.
G.F. Caniglia e M. Villani nel 2001 suddivisero l’area in 5 settori distinti
da numeri romani: I, II, III, IV, V. Per semplicità di tabulazione abbiamo
sostituito gli scomodi numeri romani in lettere maiuscole e ciascuna
pianta presente in planimetria viene resa riconoscibile, come riportato
qui di seguito, perché inserita nel proprio settore con il suo numero arabo di riconoscimento.
Settore A
Il settore è di impianto abbastanza recente, esso tuttavia possiede
due esemplari, uno piuttosto bello, di ginkgo, un ippocastano, dei tassi,
una magnolia da fiore, un acero giapponese e delle palme giapponesi;
queste ultime tre specie indicano con buona precisione una data d’impianto e un ritorno a una moda in voga tra la fine dell’Ottocento e la
prima Guerra mondiale e ripresa negli anni ’50 del Novecento.
3
La superficie è comunque insufficiente a uno sviluppo sostenibile
delle piante inserite e si dovranno eliminare nel tempo quelle meno
adatte al pedoclima di Padova (abete rosso, ippocastano e magnolia).
Settore B
A parte un magnifico cedro dell’Himalaya storico, purtroppo con
due gravi carie che ne riducono le speranze di vita (sul quale si è provveduto a far eseguire l’analisi del VTA per mezzo di Tomografo sonico
nel 2009 e se ne prevede una ripetizione prima dell’inizio dellr attività
edilizie), quest’area a sud-est del della superficie oggetto di studio fu
devastata dalla realizzazione di gradinate per l’impianto sportivo e dalla messa a dimora in tempi diversi di pini verso il Prato della Valle, alternati a un perimetro di tigli. In così esiguo spazio, utilizzato anche
come parcheggio, tutti questo materiale vegetale non poteva sopravvivere senza gravissimi danni: i tigli hanno subito almeno 5 capitozze e
potature ancora più numerose. Le chiome dei pini sono tutte fuori baricentro a causa della presenza dominante dei tigli con i loro tronchi fortemente obliqui e ricurvi; in fase di riprogettazione sarà indispensabile
un intervento molto forte, sia in funzione di ciò che verrà realizzato, sia
in funzione della demolizione del muro di recinzione verso il Prato della
Valle che proporrà nuove prospettive tra il Prato, la risega del Giardinetto dei “Celsi di Verona”, li nuovi interventi edilizi dei Gesuiti e quelli
di particolare impatto delle nuove serre dell’ampliamento dell’Orto botanico.
Settore C
A parte i tre pini storici risalenti al XIX secolo che identificarono il
campo padovano di rugby, di cui uno crollato anni orsono a causa del
cedimento di un ancoraggio nel momento culminante di una tempesta
di vento, anche questo settore è caratterizzato da piante piuttosto vecchie, ma non antiche, risalenti a un impianto messo in atto a iniziare
dal periodo tra le due guerre. Qui l’impianto era in funzione dei primi
campetti per la pallacanestro prima, e il calcetto a 5, poi. Anche qui
devastanti potature soprattutto contro il caratteristico sviluppo verticale
4
dei pioppi cipressini. Le potature, tutte documentabili non hanno risparmiato neppure il tasso storico più importante del Parco Pacchierotti determinando ampie necrosi; per fortuna il tasso ha sopportato e resistito e faremo in modo che resista ancora, offrendogli spazio evidenziante e protetto in cui svilupparsi. Per mascherare le potature sono
state inserite piante arbustive di poco valore e di bassa qualità come
lagerstroemie ad alberetto, nespoli giapponesi e aucube. Tutte le piante arboree dal C18 al C26 hanno anche subito danni più o meno gravi
a causa del crollo di alcuni anni fa di uno dei tre bellissimi pini (a cui si
è fatto cenno in precedenza.
Settore D
L’area è di scarsissimo valore storico perché coinvolta in quegli interventi edilizi successivi alla seconda guerra mondiale che più hanno
manomesso il tessuto storico e compromesso l’impronta paesaggistica
(“romantica”) voluta inizialmente in quel luogo (Giardini Pacchierotti).
Successivamente, nel tempo, si sono sovrapposti gli uni sugli altri e ignorati reciprocamente: il primo giardino dei Gesuiti che si rifà strettamente nelle strutture architettoniche ai progettisti sia dell’Antonianum,
l’architetto Peressutti, sia dei Giardini dell’Arena progettati dall’Ufficio
Tecnico del Comune. Entrambi hanno ignorato l’esistenza di questo
settore che l’intervento degli anni ’60 ha completamente sconvolto con
l’inopinata tombatura dell’Alicorno. Questo spazio è stato inoltre recentemente sconvolto con piantagioni prevalentemente inadatte, maltrattate ed eliminate per inserire dei container destinati a magazzinaggio,
deposito attrezzature, centrale di smistamento energia elettrica non solo dell’Antonianum. Eppure la porzione a ridosso del confine nordovest presenta un muretto balaustra elegantissimo risalente al parco
Farsetti di Padova; qualora nella fase di approfondimento progettuale
venisse deciso di evidenziare l’elemento architettonico, dovranno essere necessariamente eliminati i libocedri messi a dimora negli anni 60
proprio per nascondere questi elementi straordinariamente romantici,
ed evidenziata con un piccolo scavo la presenza del sottostante canale
Alicorno ora interrato. L’intervento è raccomandabile soprattutto per e5
liminare piante che nel tempo avranno sviluppi eccessivi e pericolosi
(col raggiungimento di pesi forti e stature fino a 40 metri d’altezza con
diametri basali di oltre un metro), i loro fusti sono molto elastici, mobili
a ogni alitar di vento e le loro zolle di peso enorme gravitano esattamente sulla volta tombata dell’Alicorno. Già prima della nostra consulenza uno o due libocedri sono stati abbattuti e noi suggeriamo, quanto
meno, di eliminarne al più presto alternativamente almeno la metà (di
ciò si tratterà comunque al momento della presentazione del progetto
di restauro delle superfici scoperte rispetto al valore delle stratifica zioni, alla loro storia e e al loro divenire. L’area è essenzialmente caratterizzata sia dalla diffusione spontanea di specie infestanti (brussonezia,
ligustro, fico) e da conifere (tuie, alcune ancora belle, pini neri, cipressi
dell’Arizona, abeti rossi) quasi tutti da eliminare, al più presto, per rivedere qualcosa di dignitoso e pensato nel rispetto della storia di questo
lembo di terra con una sua propria storia nel contesto della storia della
cultura e dell’arte della città di Padova .
Settore E
È questo un settore rimaneggiato di recente, in cui è scomparso un
ginkgo femmina presente nel censimento del 2001. L’area si è trovata
al centro degli ultimi restauri sull’ala orientale della Scuola di Religione,
pertanto sono avvenute manomissioni dei livelli del terreno che ci auguriamo non compromettano la relativamente giovane magnolia americana presente. Qui si evidenzia una mancanza di scelte del giardiniere con la concrescita una a ridosso dell’altra di piante banali, sopraggiunte, (ligustro, acero campestre ecc.) e di piante storiche, seppure
sofferenti e ridotte di dimensione nella lotta per la sopravvivenza. Qui,
in disordine, ma presenti, specie di valore storico e collezionistico (comunque ricollegabile solo indirettamente al Parco Pacchierotti), come
il carpino bianco, il bosso, il banano e la palma giapponese.
6
Abbattimenti
La decisione del luogo in cui inserire l’edificio richiesto dalla committenza è stata in gran parte condizionata dal rispetto della presenza
delle piante, soprattutto quelle di maggior valore botanico, storico ed
estetico. Queste presenze hanno fortemente condizionato la forma e
l’estensione dell’edificio e la fantasia del progettista. Inoltre si è precisato quali piante potessero essere sacrificate in questa fase di esecuzione perché già compromesse dall’età, dalle devastanti potature subite, dai danni da eventi climatici (saette, colpi di vento) e da patologie e
infestazioni.
Come riportato in tav. 7 di progetto gli attuali abbattimenti si concentrano su 3 individui del settore B (B10, B11, B12) e su n° 8 piante
arboree del settore C (C16, C17, C18, C19, C20, C21, C22, C26). Nel
settore C è prevista l’eliminazione di 4 arbusti (C13, C14, C15, C23)
inseriti recentemente nel giardino, 3 dei quali poco sviluppati per la posizione in ombra, quindi con fioritura molto limitata e, soprattutto, per
tutti e 4 per la costipazione del luogo di passaggio e la limitazione dello
spazio disponibile per la presenza di fondazioni e cordoli di cemento,
troppo spesso si dimentica che le piante crescono e si sviluppano grazie all’attività e alla crescita degli apparati radicali.
Nel settore B si rende necessario abbattere tre tigli nostrani (tra i tigli europei, la specie a maggior sviluppo, sia in altezza che in diametro
della chioma) perché collocati a 2 metri dal confine e dall’edificio vicino; queste tre povere piante in passato hanno subito ampie capitozze
e continue potature devastanti, come si può rilevare dalla documentazione fotografica. Potature più che giustificate dall’esiguità degli spazi
disponibili; certamente sarebbe stato meglio una progettazione con
7
una specie di minor sviluppo o la sostituzione dei tigli, prima della loro
prima potatura!
Nel settore C gli alberi da abbattere essenzialmente, i vecchi pioppi cipressini (C18, C20, C21, C22) messi a dimora per separare i vari
comparti sportivi e mascherare gli abbattimenti di alcuni esemplari risalenti al Giardino Pacchierotti. Queste piante, dato il loro forte sviluppo
verticale (pur desiderato!), hanno subito nel tempo capitozze e potature molto pesanti (alcune capitozze sono a meno di 4 metri da terra!)
che hanno avviato processi di decadimento molto intensi con carie e
indebolimento delle ramificazioni. L’intero gruppo è stato investito alcuni anni fa dalla chioma di uno dei tre pini, del gruppo storico, caduto
per fortunale. Infine, C16, un tiglio nostrano, ampiamente potato, ha
perduto in vigore a causa di una saetta. C17, un frassino, e C19, un
acero campestre, sono molto sofferenti perché si trovano in posizione
dominata e in ombra, senza speranze di sviluppo per le potature, pur
limitate, e il poco spazio a disposizione. C26, un cedro da seme, di impianto recente, ha il fusto scarno e sciabolato, la chioma a bandiera
come si vede chiaramente dalla documentazione fotografica.; questa
pianta si trova a ridosso del tasso storico e lo soffoca con la sua pur
limitata chioma.
Tabella delle caratteristiche delle piante previste nel presente piano
degli abbattimenti:
B
B
B
01
10
Specie
Tilia platyphyllos Scop.
Populus nigra L. ‘Italica’
Tilia platyphyllos Scop.
B
11
Tilia platyphyllos Scop.
21
1,97
SI
B
12
Tilia platyphyllos Scop.
21
2,07
SI
C
C
C
C
13
22
16
Lagerstroemia indica L.
Lagerstroemia indica L.
Eriobotrya japonica Lindl.
Tilia platyphyllos Scop.
25
1,92
SI
SI
SI
SI
C
17
Fraxinus excelsior L.
24
0.93
SI
N°
08
14
15
PUNT
23
1,41
SI
Circ.
Abbatt. Descrizione della specie e dell’individuo
25
ABBATTUTO 2009
24
ABBATTUTO 2009
22
19
messo a dimora a m 2 circa dal confine
capitozzato non meno di 5 volte con più
frequente asporto dei rami (v. foto B10)
messo a dimora a m 2 circa dal confine
capitozzato non meno di 5 volte con più
frequente asporto dei rami (v. foto B11) .
messo a dimora a m 2 circa dal confine
capitozzato non meno di 5 volte con più
frequente asporto dei rami (v.foto B12).
Arbusto sovrapposto
Arbusto sovrapposto
Arbusto sovrapposto
Pianta di sviluppo regolare, la cui parte superiore della chioma è stata necrotizzata
tempo addietro da una saetta. (v.foto C16)
L’individuo più sano tra quelli da abbattere;
specie eliofila in sede molto ombrosa, sviluppo sofferente, aduggiato (v. foto C17)
8
C
18
Populus nigra L. ‘Italica’
18
1,75
SI
C
19
Acer campestre L.
26
0,94
SI
C
20
Populus nigra L. ‘Italica’
18
1,90
SI
C
21
Populus nigra L. ‘Italica’
17
1,62
SI
C
22
Populus nigra L. ‘Italica’
17
1.89
SI
C
23
Laurus nobilis L.
25
-
SI
C
26
Cedrus libani ssp. atlantica Batt.&Trab. ?
25
0.88
SI
C
27
Platycladus orientalis (L.f.) Franco
22
-
SI
Soggetto capitozzato ripetutamente (almeno 5 tagli devastanti) danneggiato dalla
caduta del pino C29. (v. foto C18)
Soggetto costretto in area molto limitata e
potato ripetutamente male e senza disinfezioni, sfiorato dalla caduta del C29 (v. foto
C19)
Soggetto capitozzato ripetutamente (almeno 5 tagli profondi) danneggiato dalla caduta del pino C29. (v. foto C20)
Soggetto capitozzato ripetutamente (almeno 5 tagli profondi) danneggiato dalla caduta del pino C29. (v.foto C21).
Soggetto capitozzato ripetutamente (almeno 5 tagli profondi) danneggiato dalla caduta del pino C29. (v. foto C22)
Arbusto policormico h. m 4. soggetto piacevole, valutare per trapianto.(v. foto C23).
Individuo ibrido, da seme, sciabolato, povero di rami, chioma eccentrica, impianto
che domina parzialmente il tasso
C25.(v.foto C26)
Arbusto capitozzato a livello del suolo con
un solo ramo di ripresa h. m 2 (v.foto C27)
Nuove messe a dimora
Per il momento è prevista la sola messa a dimora di n° 3 nuove
piante arboree di dimensione medio piccola per consentire la visione,
anche a pieno sviluppo della Basilica di santa Giustina. Esse verranno
collocate a distanza reciproca corretta in prossimità dell’edificio sud. La
scelta è ricaduta si entità botaniche di attraente fioritura e di ambientazione climaticamente idonea, analoghe a quelle storiche delle vicine
collezioni dell’Orto botanico. Si tratta di 3 taxa da innesto a fiore doppio
su Prunus. Le varietà saranno: Prunus avium ‘Plena’, P. cerasifera
‘Rosea’ e P. cerasus var. caproniana ‘Flore pleno’. Queste tre entità
hanno fiore di colore diverso e fioriture primaverili distinte e in successione.
9
Piano di sistemazione e riqualificazione del verde
Per quanto riguarda la riqualificazione del contesto storico e del
verde esistente, verranno imposti i seguenti criteri :
Conservazione, recupero e inserimento degli ambiti delle piante
storiche, storicizzate e di valore ambientale e del paesaggio sotteso
dalle cartografie ottocentesche (G. Sacchetto, 1872).
Eliminazione di tutti gli impianti irrazionali, improvvisati e privi di
intelligente progettazione globale al fine di evidenziare il valore storico
culturale del luogo.
Progettazione di soluzioni idonee a mascherare e “allontanare”
le presenze edilizie tardo novecentesche a ridosso dei confini.
Messa in sicurezza della vegetazione arborea storica o storicizzata e progettazione della vegetazione arborea in funzione delle specie storiche documentatamene preesistenti.
Limitazione del numero delle piante presenti al fine di consentire
loro un corretto e libero sviluppo, il più spontaneo possibile.
Inserimento a tempo limitato di specie vegetali a rapido sviluppo
per riempire i vuoti determinati dallo sviluppo più lento degli individui
considerati più importanti.
A conclusione della riqualificazione e salvaguardia un Master
plan finalizzato alla corretta gestione ordinaria con indicazioni sulle
provvidenze in caso di eventi straordinari a danno degli individui storici
o dei loro rimpiazzi.
Patrizio Giulini
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