BIBLIOTHECA PHILOSOPHICA
STUDI DI STORIA DELLA FILOSOFIA
1
Direttore
Pier Davide Accendere
Università degli Studi del Piemonte Orientale
Comitato scientifico
Michela Andreatta
University of Rochester, usa
William J. Connell
Seton Hall University, South Orange, usa
Ugo Perone
Humboldt-Universität, Berlin
Iolanda Poma
Università degli Studi del Piemonte Orientale
Giorgio Scichilone
Università degli Studi di Palermo
BIBLIOTHECA PHILOSOPHICA
STUDI DI STORIA DELLA FILOSOFIA
La collana si propone di pubblicare studi specialistici di storia
della filosofia: dall’antichità fino al dibattito filosofico contemporaneo. “Bibliotheca Philosophica”, attraverso rigorose indagini
scientifiche, studi collettanei, monografie e traduzioni commentate con testo originale a fronte, ripercorrerà i momenti
più significativi della storia della filosofia. Le pubblicazioni della
collana sono sottoposte a un’attenta procedura di valutazione
nella forma di blind peer–review.
Filosofo e Rabbino
nella Venezia del Seicento
Studi su Simone Luzzatto
con documenti inediti
dall’Archivio di Stato di Venezia
a cura di
Giuseppe Veltri
Prefazione di
Giuseppe Veltri
Contributi di
Paola Ferruta
Anna Lissa
Gianfranco Miletto
Michela Torbidoni
Giuseppe Veltri
Copyright © MMXV
Aracne editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 15
00040 Ariccia (RM)
(06) 93781065
isbn 978-88-548-8423-6
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: maggio 2015
Indice
11
Prefazione
Giuseppe Veltri
15
Nota editoriale
17
Introduzione
Vita e scritti di Simone Luzzatto
Giuseppe Veltri
Parte I
Il pensiero e le fonti
49
Un lettore veneziano di Francesco Bacone? Politica
ed economia nel Discorso
Giuseppe Veltri
73
Colpa individuale e pena collettiva. La dottrina dei
caratteri
Giuseppe Veltri
91
La zooantropologia scettica nella visione luzzattiana
del gran teatro del mondo
Anna Lissa
183
Il metodo del dubbio nel Socrate
Michela Torbidoni
7
8
Indice
Parte II
La fortuna
249
Difesa inedita del senatore veneziano Loredan in favore degli ebrei nel 1659–60, basata sul Discorso di
Simone Luzzatto
Giuseppe Veltri, Gianfranco Miletto
275
La dimensione politico–filosofica dei Caeremonalia
Hebraeorum: Baruch Spinoza e Simone Luzzatto
Giuseppe Veltri
293
La lettura di Johann Gottfried Herder del Discorso: la
teoria rapsodica dell’ambiguità
Giuseppe Veltri
307
Identità nell’essenzialità: il concetto luzzattiano di diaspora secondo Yitzhak Baer e Riccardo Bachi
Giuseppe Veltri
Parte III
Studi storici e Documenti Inediti
dall’Archivio di Stato di Venezia
a cura di
Gianfranco Miletto, Paola Ferruta, Giuseppe Veltri
in cooperazione con Carla Boccato
335
Introduzione
341
Simone Luzzatto e la sua cerchia familiare: questioni
di affari, parentela e vita privata
Paola Ferruta
373
Testamenti e inventari
Indice
413
Atti notarili e dichiarazioni dei redditi
441
Ufficiali al Cattaver
Appendice
459
Processo tra Marco Brolo e la comunità ebraica
471
Bibliografia ragionata
505
Indice degli argomenti
507
Indice dei nomi e dei luoghi
9
Filosofo e Rabbino nella Venezia del Seicento
ISBN 978-88-548-8423-6
DOI 10.4399/97888548842361
pag. 11–13 (maggio 2015)
Prefazione
Giuseppe Veltri
Lo studio dell’ebraismo veneziano è uno dei punti focali della
ricerca odierna quando si affronta la storia e la cultura degli
ebrei nell’età moderna. Proprio a Venezia si concentrano alcune tendenze di pensiero che influenzeranno poi non solo
la cultura ebraica del Barocco e dell’età illuminista, ma apporteranno anche nuovi aspetti nel pensiero politico inglese e
tedesco tra Seicento e Settecento. Il nesso tra Venezia e Berlino
è costituito da entusiasmo e imitazione, proprio negli anni in
cui la Serenissima perdeva il proprio governo autonomo. È notevole il numero degli intellettuali ebrei e cristiani che si rifanno
all’esperienza tollerante veneziana per fondare il proprio spirito
di riforma e di ricostruzione del proprio mondo culturale e
filosofico. Ed è in questa riscoperta del Seicento che viene alla
luce anche il mondo del Ghetto veneziano.
Il libro che segue raccoglie alcuni saggi e studi sulla figura
ed il pensiero di Simone Luzzatto (ca.1583–1663), rabbino e
filosofo veneziano della prima metà del Seicento. La sua figura
è contraddistinta sia da un pensiero politico lungimirante, che
sintetizza la condizione e lo stato degli ebrei come utile ed
essenziale contributo alla società odierna, sia da uno scetticismo
filosofico radicale, che confina con un fideismo solo perorato.
Il suo pensiero inoltre si differenzia per una profondità, che
risulta decisiva nell’ambito della condotta etico–legale e della
religione o confessione.
La fortuna del pensiero politico di Luzzatto è nata a Venezia, ma si è consolidata nei Paesi Bassi e in Inghilterra, per poi
arrivare a interessare anche intellettuali protestanti come Jo11
12
Prefazione
hann Gottfried Herder. Il lettore potrà seguire in questo libro
— anche se non nei dettagli — la storia di una fortuna che ha
dell’eccezionale. Tre parti costituiscono la struttura di questo
studio. Nell’introduzione si presenta la biografia del rabbino
con accenni alla sua produzione letteraria in ebraico e in italiano. La prima parte si concentra su alcuni aspetti della riflessione
politica e filosofica di Simone Luzzatto, mentre la seconda è
dedicata alla sua fortuna nel pensiero europeo. Nella terza parte
sono presentati invece documenti e studi inediti su Luzzatto e
la sua famiglia tratti dall’Archivio di Stato di Venezia.
Il mio ringraziamento va al mio team, alla Dott.ssa Anna Lissa, alla Dott.ssa Michela Torbidoni e alla Dott.ssa Paola Ferruta,
che hanno contribuito notevolmente a chiarire alcuni aspetti
del pensiero e della vita di Simone Luzzatto. Al collega Prof.
Gianfranco Miletto per essersi fatto carico dei documenti d’archivio e in generale per il suo lavoro nei molteplici progetti
relativi alla cultura e al pensiero ebraico del Rinascimento e
dell’età barocca conclusi negli ultimi anni. Il mio grazie va alla
casa editrice Aracne, mediata dall’amico e collega Pier Davide Accendere, per l’entusiasmo con cui ha accettato questo
volume e per la cura dedicata alla sua realizzazione.
Un doveroso ringraziamento va anche alla Dott.ssa Carla
Boccato, alla Dott.ssa Paola Benussi e al Dott. Franco Rossi
dell’Archivio di Stato di Venezia (ASV), alla Dott.ssa Federica
Ruspio della Biblioteca Archivio Renato Maestro di Venezia
per la generosa disponibilità nel segnalare documenti e pubblicazioni, alla Dott.ssa Renata Segre e al Prof. Gadi Luzzatto
Voghera per il loro aiuto inestimabile. Infine al Dott. Raffaele
Santoro, direttore dell’Archivio di Stato di Venezia, per la sua
disponibilità.
Infine merita una menzione particolare la “Comunità tedesca per la ricerca” (Deutsche Forschungsgemeinschaft), finanziatrice di un vasto progetto su Simone Luzzatto, il cui primo
risultato è stata l’edizione delle opere, pubblicata nel 2013 dalla
casa editrice Bompiani nella collana del compianto Giovanni
Reale, e ora il volume che presentiamo al benigno lettore. Il
Prefazione
13
desiderio che ha il curatore di questo volume è che il lettore
erudito venga spronato a continuare lo studio dell’ebraismo
veneziano, che cela nei suoi archivi un tesoro di ricchezza inestimabile per la storia e la cultura dell’ebraismo e dell’Italia,
nonché, senza falsa umiltà, dell’Europa.
Amburgo, 4 Gennaio 2015
Giuseppe Veltri
Filosofo e Rabbino nella Venezia del Seicento
ISBN 978-88-548-8423-6
DOI 10.4399/97888548842362
pag. 15–15 (maggio 2015)
Nota editoriale
Per la preparazione di questo volume sono stati adottati i criteri di traslitterazione dell’ebraico della Encyclopaedia Judaica
(i ed. 1972, ii ed. 2010), con alcune modifiche dovute ad esigenze
editoriali:
‫(’ = א‬non trascritta all’inizio di parola)
‫ = ה‬h.
‫ = ט‬t.
‫ = י‬y (non trascritta quando è segno vocalico)
‫‘=ע‬
‫ = צ‬s.
Per quanto riguarda i nomi ebraici presenti nella sezione sui
documenti si è lasciata la forma grafica usata nei documenti
stessi.
Per i termini veneziani presenti nei documenti, ove non
altrimenti indicato, è stato utilizzato il dizionario di G. Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, (seconda edizione aumentata e corretta, aggiuntovi l’indice italiano veneto), Premiata
Tipografia di Giovanni Cecchini Editore, Venezia 1856 [1829].
15
Filosofo e Rabbino nella Venezia del Seicento
ISBN 978-88-548-8423-6
DOI 10.4399/97888548842363
pag. 17–46 (maggio 2015)
Introduzione
Vita e scritti di Simone Luzzatto
Giuseppe Veltri
1. Vita
Simone Luzzatto fu rabbino capo della comunità ashkenazita
di Venezia e presidente della locale accademia talmudica (rosh
Yeshiva) per più di cinquant’anni, nel corso dei quali coltivò
una fitta rete di contatti con altri rabbini e studiosi accrescendo
sempre di più la sua autorevolezza. Ma la profondità religiosa
e la devozione allo studio elevarono non solo la sua statura
di rabbino ma anche quella di libero pensatore. La fecondità
del suo pensiero si espresse in una ricca produzione letteraria
in ebraico e in italiano, risultante non solo dal suo impegno
giuridico–religioso, ma anche da una più ampia riflessione in
ambito politico e filosofico. La liberalità del suo pensiero, che
Cecil Roth e Edgardo Morpurgo celebrarono, annoverandolo
insieme a Leone Modena tra gli spiriti moderni del rabbinato veneziano1 , fu nutrita da un’ampia cultura umanistica che
spaziava dalla letteratura latina alla filosofia greca classica e che
attesta anche una assidua frequentazione delle opere dantesche.
La profondità della sua cultura umanistica traspare dalle sue
due opere in italiano. Fu, infatti, autore di un importante trattato intitolato Discorso circa il stato degli Hebrei, dato alle stampe a
Venezia nel 1638, e di un’imponente opera di filosofia scettica,
1. Cfr. E. Morpurgo, Samuel David Luzzatto e la sua famiglia, in «La Rassegna
mensile d’Israel», xxxix (1973), pp. 622–623.
17
18
Giuseppe Veltri
Socrate overo dell’humano sapere, pubblicata nel 1651. Se con il Discorso, opera che godette di ampia fortuna2 , egli si impegnò in
un’abile e intelligente difesa dell’utilità politica, sociale ed economica che la comunità ebraica poteva avere per la Repubblica
veneziana, con il Socrate, fino a oggi invece piuttosto trascurato,
egli intendeva inserire il suo pensiero nel contesto del dibattito
filosofico del suo tempo. In quanto sapiente esercizio di filosofia scettica e primo lavoro, scritto da un ebreo, a praticare
il metodo del dubbio, l’opera non può che essere stata concepita a vessillo delle pari capacità ebraiche di prendere parte al
clima culturale del tempo. Nonostante ciò, il suo scetticismo
filosofico non fu preso in esame che dai pochissimi studiosi che
lessero e commentarono le pagine del suo Socrate.
L’assenza di una documentazione biografica completa e del
suo epistolario, insieme alla frammentarietà delle notizie relative
anche alle sue opere, ha contribuito a presentare un’immagine
del rabbino dai contorni ancora non ben definiti, lasciando tuttora ampio spazio all’indagine critica e all’interpretazione. Un ricco
mosaico di fonti e testimonianze moderne e contemporanee ha
permesso, tuttavia, di fare luce sulla biografia di Simone Luzzatto, altrimenti rischiarata solo da brevi accenni sparsi nei suoi
scritti. Ha contribuito, inoltre, a completare questo complesso
panorama il recente ritrovamento del suo testamento, pubblicato
nella nuova raccolta delle opere politiche e filosofiche del rabbino
veneziano, curata da Giuseppe Veltri e dal suo gruppo di ricerca3.
Tra le voci autorevoli del pensiero ebraico contemporaneo,
che hanno tentato di ricostruire la vicenda biografica di Simone
2. Dalla testimonianza di Johannes Wolfius, che fu tra i primi nel mondo cristiano a rendere conto della figura di Simone Luzzatto, si deduce che il Discorso aveva
riscosso uno straordinario successo. Wolfius stesso scrisse infatti «liber est rarissimus» (J.C. Wolfius, Bibliotheca Hebraea, vol. iii, T.C. Felginer, Hamburgi–Lipsiae
1727, p. 1151).
3. Cfr. S. Luzzatto, Scritti politici e filosofici di un ebreo scettico nella Venezia del
Seicento, a cura di G. Veltri, con la collaborazione di A. Lissa e P. Ferruta, Bompiani,
Milano 2013, «Appendice», pp. lxxxv–lxxxix. Tutti i passi di Luzzatto citati in questo
volume saranno tratti da questa edizione, indicata per brevità col cognome dell’autore
Luzzatto.
Introduzione. Vita e scritti di Simone Luzzatto
19
Luzzatto, bisogna innanzitutto ricordare quella di Shmuel David
Luzzatto (acronimo ShaDaL), che ha messo in evidenza l’origine
tedesca della famiglia Luzzatto; essa sarebbe appunto originaria
del nord–est della Germania, nella regione del Lausitz (in latino
Lusatia), un territorio di confine tra le aree di Brandeburgo e
della Sassonia4. L’adesione di Luzzatto alla tradizione della “Scuola Grande Tedesca”5 permette a sua volta di intrecciare l’origine
della sua famiglia con quella del primo gruppo di ebrei, per la
maggior parte di origine ashkenazita6, a cui si deve nel 1516 la
storica fondazione del ghetto veneziano. La testimonianza di ShaDaL trova inoltre un reale riscontro in un breve passo del Socrate,
in cui il rabbino, come si legge poco dopo, farebbe risalire alla
metà del xv secolo la presenza dei suoi antenati sul territorio della
Repubblica di Venezia: «Pertanto io, Loro humilissimo suddito e
servo, nato sotto questo felicissimo cielo, et augustissimo dominio,
come furno anco li miei antenati al di sopra di doi secoli»7.
Secondo quanto riportato nei processi dell’Inquisizione, egli
fu rabbino della “Scola Tedesca”8 almeno fino al 1661. La sua attività di rabbino–capo della comunità veneziana è testimoniata
principalmente dal numero considerevole di decisioni halakhiche, che lo impegnarono a cominciare dal caso del responso
sul miqwe (bagno rituale riservato alle donne) di Rovigo pubblicato nel 1606, e che costituiscono il complesso dei suoi scritti
in ebraico a noi pervenuti. Già a quel tempo Luzzatto veniva
4. Cfr. S.D. Luzzatto, Autobiografia di S.D. Luzzatto preceduta da alcune notizie
storico–letterarie sulla famiglia Luzzatto a datare dal secolo decimosesto, Crescini, Padova
1878, p. 7.
5. Cfr.M.A. Shulvass, “Rabbi Simh.a Luzzatto”, in S. Luzzatto, Ma’amar ‘al yehude
Venes.iya: tirgem me–ha–maqor italqi Dan Lattes ‘im mevu’ot me’et Riqardo Baqi u–Moshe A.
Shulvass, a cura di D. Lattes, Mosad Bialik, Yerushalayim 1950–1951, pp. 9–26, p. 9.
6. Cfr. A. Luzzatto, La comunità ebraica di Venezia e il suo antico cimitero, 2 voll., Il
Polifilo, Milano 2000, p. 16; R. Calimani, Storia del ghetto di Venezia, Mondadori, Milano
1995 (i ed. 1985), p. 132.
7. Luzzatto, p. 109.
8. Testimonianza di Abraham Porto in Processi del Sant’Uffizio di Venezia contro
Ebrei e Giudaizzanti (1548–1734), a cura di P.C. Ioly Zorattini, Olschki, Firenze
1980–1999, p. 117.
20
Giuseppe Veltri
annoverato tra i rabbini di Venezia e, secondo la testimonianza
del nipote di Leone Modena, Rav Isacco Levita, egli avrebbe
avuto 24 anni al momento dell’ordinazione9 . L’anno di pubblicazione del suo responso, Mish‘an mayim (Sostegno delle acque)
sulla disputa di Rovigo ha reso, inoltre, la sua data di nascita
oggetto di una discussione tutt’ora in corso. La controversia ha
autorizzato Leone Luzzatto a suggerire una datazione persino
anteriore al 1583, contraddicendo quanto riportato invece dallo storico Heinrich Graetz, secondo il quale Luzzatto sarebbe
nato nel 159010 . In ragione dell’impossibilità di conoscere con
esattezza la data di composizione del responso in questione
e tenendo presente che la discussione rabbinica aveva avuto
inizio nel 1594, l’indagine rimane ancora aperta.
Come sopra accennato, il recente ritrovamento del testamento, datato 20 giugno 1662, ha invece fornito nuovi e precisi dettagli
riguardanti il nucleo familiare e i beni di Simone e della sua famiglia. Ad esempio, si è scoperto che proprio il lascito del cugino
di Simone Luzzatto, Neh.emya Luzzatto, avrebbe permesso la
fondazione della Yeshiva, nota come “Scola Luzzatta”, dove la
sua fama si accrebbe. Il prestigio culturale e l’ingente patrimonio
della famiglia Luzzatto trovano diretto riscontro nei suoi legati
testamentari, di cui fu beneficiario Moisè Luzzatto, e anche nella
politica matrimoniale perseguita dalla famiglia per favorire nuove
fusioni con le diverse comunità ebraiche di Venezia. La stima di
cui godeva Simone Luzzatto superava inoltre i confini del ghetto
per andare a trovare riscontro anche nel mondo cristiano, come
testimonia anche il recente ritrovamento, ad opera di Gianfranco
Miletto e Giuseppe Veltri, di una copia di un’arringa di difesa della
comunità ebraica che tra il 1659/1660 rischiava l’espulsione dalla
Serenissima. Tale difesa, strutturata in base al modello fornito
dal Discorso, è opera di un membro della famiglia Loredan, la cui
identità tuttavia non è ancora nota11.
9. Cfr. M.A. Shulvass, “Rabbi Simh.a Luzzatto”, cit., p. 9.
10. Cfr. S.D. Luzzatto, Autobiografia di S.D. Luzzatto, cit., Appendice 2, p. 33 s.
11. Cfr. B. Pullan, Gli Ebrei d’Europa e l’Inquisizione a Venezia dal 1550 al 1670, Il
Introduzione. Vita e scritti di Simone Luzzatto
21
A conferma dei rapporti intrattenuti dal rabbino con il mondo cristiano vi è anche la testimonianza di un ebreo convertito,
Giulio Morosini (ex Nah.mias). Sebbene sia legittimo mantenere una certa diffidenza verso tale testimonianza, è un dato di
fatto che nell’introduzione alla sua imponente opera Via della
fede mostrata a’ gli Ebrei (1683) egli abbia celebrato la sapienza e
l’eloquenza del rabbino nel contesto di una disfida dottrinale
sulla profezia di Daniele12 . Morosini racconta l’intervento di
Simone Luzzatto, favorevole a un riconoscimento della vittoria
dei cristiani13 , e ne fa un momento fondamentale che avrebbe
influenzato la sua decisione di convertirsi insieme al fratello al
Cristianesimo.
Secondo Johann Christoph Wolf, Simone Luzzatto morì nel
1663. Wolf fa riferimento a Unger, il quale a sua volta cita una
lettera di Cantarini (Rabbi Yis.h.aq H.ayyim Cohen) nella quale è
scritto che la pietra tombale di Luzzatto sprofondò nel terreno
a causa del peso, come accadde del resto a un gran numero di
lapidi nel cimitero del Lido di Venezia14 .
2. Opere in ebraico
Tra gli scritti di Luzzatto in lingua ebraica a noi pervenuti si
annoverano principalmente le risposte e i pareri di natura giuridico–religiosa (responsa) espressi in materia di Halakha. Il nome
di Luzzatto compare inoltre su diversi documenti in qualità di
Veltro, Roma 1985, p. 246, p. 263 e n. 60, secondo cui questa testimonianza proviene
dall’Archivio di Stato di Venezia (ASVe), fondo “Cinque Savi alla Mercanzia”, busta 62,
fasc. 165. Per quanto riguarda l’arringa di Loredan cfr. G. Veltri e G. Miletto, “. . . per
esser buon Catolico Cristian, è necessario esser perfettamente Ebreo”. Difesa inedita del senatore
veneziano Loredan in favore degli ebrei nel 1659/60, basata sul Discorso di Simone Luzzatto, in
«Henoch», 36 (2/2014), pp. 307–327, e riproposto in questo volume nella Parte II, p. 249.
12. Cfr. G. Morosini, Via della fede mostrata a’ gli Ebrei, Nella Stamperia della
Sacra Congregazione De Propaganda Fide, Roma 1683, pp. ii–iii.
13. Cfr. Ivi, p. iii.
14. Cfr. J.C. Wolfius, Bibliotheca Hebraea, cit., p. 1150. La lettera di Cantarini è
citata in S.D. Luzzatto, Autobiografia di S.D. Luzzatto, cit., p. 35.
22
Giuseppe Veltri
poseq (colui che ha potere decisionale in merito a questioni di
legge rabbinica) o maskim (colui che concede il nihil obstat) o
come testimone di matrimoni, dal momento che la sua firma
compare in calce ad alcuni contratti matrimoniali o ketubbot.
Luzzatto ha inoltre firmato anche alcuni beneplaciti (haskamot)
per la pubblicazione di libri ebraici15 . Secondo quanto riportato
dai suoi contemporanei e da autori posteriori, Luzzatto avrebbe
composto altre opere16 , di cui purtroppo non è rimasta alcuna traccia. Per tale ragione ci si limiterà a menzionare qui di
seguito gli scritti in ebraico a noi pervenuti.
L’opera più nota e corposa è sicuramente il succitato Sostegno delle acque che fu incluso in un volume intitolato Mashbit
milh.amot (Fine delle guerre), pubblicato a Venezia nel 1606 come
esito finale di un’aspra disputa halakhica riguardo la purezza
rituale del miqwe a Rovigo. Il parere legale di Luzzatto a sostegno dell’adeguatezza rituale di questo miqwe è l’ultimo dei sette
responsa scritti da diversi rabbini veneziani raccolti nella miscellanea. Si tratta di un testo ben strutturato, articolato attraverso
un indice degli argomenti e una trattazione divisa in tre parti17 .
Ben più brevi sono i cinque responsa riuniti nella raccolta
Nah.alat Ya‘aqov (L’eredità di Giacobbe), scritta dal suo maestro
Rabbi Ya‘aqov Heilbronn. Le decisioni halakhiche di Luzzatto
occupano circa nove delle cinquantatré pagine in folio del volume (recto–verso). I responsa, ognuno dei quali esordisce con una
dedica al maestro, trattano diversi temi: dal trasporto di un cadavere nel giorno di Sabato (37v–38r), al problema della convivenza more uxorio (38r–38v) senza una cerimonia (h.uppa/berakha)
o un contratto matrimoniale (ketubba), alle questioni finanziarie (41v–42r), in particolare di usura. Infine l’ultimo parere
15. Cfr. J.S. Delmedigo, Sefer Elim, a cura di M. ben Israel, Amsterdam 1629.
16. Cfr. Y. Lampronti, Pah.ad Yis.h.aq, vol. 7, Lettera samekh (1749–1887), p. 55b:
Isacco Lampronti nella sua enciclopedia talmudica da’ notizia, senza riportarlo per
esteso, di un responso in cui Luzzatto si è espresso in favore dell’uso della gondola
durante Shabbat, proposta che non fu tuttavia accettata dai suoi colleghi.
17. Per una descrizione dettagliata del responso Mish‘an mayim si rimanda a
G. Veltri, “Saggio introduttivo” a Luzzatto, pp. xxx–xxxii.
Introduzione. Vita e scritti di Simone Luzzatto
23
concerne un litigio per ragioni economiche tra due fratelli,
Shim‘on e Re’uven. Molti dei responsa di Luzzatto riguardanti
diversi argomenti di legge civile, familiare, di diritti di successione e rituale sono stati ritrovati inoltre in manoscritti di
differenti periodi e varia origine. Sebbene tra questi scritti non
ci siano pervenuti commenti biblici o talmudici firmati da Luzzatto, tuttavia nel S.afnat pa‘neah. (Rivelatore di enigmi) di Samuele
ha–Cohen di Pisa, pubblicato nel 1656, è stato rinvenuto un suo
breve testo introduttivo a un commento all’Ecclesiaste e a Giobbe. Nonostante la sua brevità, lo scritto si addentra in una questione molto controversa, quella della negazione intenzionale
da parte di Giobbe della resurrezione dei morti. In un’indagine
che passa in rassegna le argomentazioni espresse nel Talmud di
Babilonia (Baba Batra 15a–16a) e alcuni passaggi biblici, Luzzatto
difende le rimostranze di Giobbe contro Dio, esprimendosi così
in favore della libertà, accordata da Dio all’intelletto umano, di
criticare la propria condizione e di esplorare le vie del mondo.
3. Opere in italiano
3.1. Discorso circa il stato degli Hebrei (1638)
3.1.1. La stampa dell’opera
Recenti ricerche di archivio hanno dimostrato che il Discorso,
dato alle stampe nel 1638 a Venezia per i tipi di Gioanne Calleoni, potrebbe esser passato attraverso varie fasi di composizione
prima di essere pubblicato nella forma in cui è giunto fino a noi.
Nel 2010 è stato, infatti, rinvenuto il primo ed unico manoscritto
dell’opera, copiato in una collezione di diversi frammenti di
opere politiche del Cinquecento e del Seicento custodita nell’archivio della famiglia Contarini. Questo manoscritto differisce
dall’edizione a stampa per vari motivi, innanzitutto include solo una «Prefatione di tutta l’opera», cui fanno seguito solo le
prime tre considerazioni. Il testo si presenta, inoltre, privo di
24
Giuseppe Veltri
tutte le citazioni latine che invece arricchiscono l’edizione a
stampa. Resta da chiarire se si tratti della versione in nuce del
Discorso, o se invece questa sia una sintesi concepita a partire dal
testo integrale18 . In entrambi i casi, tuttavia, il fine apologetico
dell’opera rimane ben chiaro.
Il Discorso è stato concepito per scongiurare il rischio dell’espulsione della comunità ebraica di Venezia, in seguito al
coinvolgimento di alcuni suoi membri nel furto che ebbe luogo
alla Merceria nel 1636. Nel crimine furono coinvolti alcuni ebrei
e nobili veneziani, il che trasformò un processo per furto in un
affare di stato. Nell’intento di far luce sull’accaduto e soprattutto di evitare l’espulsione, fu nominata una commissione di tre
mediatori ebrei, uno dei quali era per l’appunto Simone Luzzatto, che compose un’opera elegante in vernacolare italiano che
giocò un ruolo fondamentale per calmare gli animi del collegio
giudicante19 .
Il testo stampato del Discorso è suddiviso in 18 «Considerationi», alle quali sono anteposte una dedica indirizzata «Alli
amatori della verità», una «Prefatione di tutta l’opera» e una
«Introdutione a questo trattato», cosa che potrebbe esser un
indizio di un piano originale dell’autore, intenzionato forse
a pubblicare un saggio più lungo ed esauriente. Il testo nella
sua interezza consta di 91 pagine numerate con il criterio del
recto/verso. Dal punto di vista del contenuto e dell’argomento,
esso può essere idealmente diviso in due parti: le considerazio18. Per la ricostruzione dettagliata della vicenda cfr. G. Veltri, G. Miletto e
G. Bartolucci, The Last Will and the Testament of Simone Luzzatto (1583?–1663) and the
only known manuscript of the Discorso (1638). Newly Discovered Manuscripts from the State
Archive of Venice and the “Marciana” Library, in «European Journal of Jewish Studies»,
v (2011), n. 1, pp. 125–146; G. Veltri, “Saggio introduttivo”, cit., pp. xxxvii–xli e i
riferimenti bibliografici ivi citati.
19. L’episodio è stato reso noto solo nel 1949 grazie al testo di un’antica cronaca rinvenuta e pubblicata da M.A. Shulvass, Sippur ha–s.arot she–‘avru be–Italiya,
in «Hebrew Union College Annual», xxii (1949), (in ebraico), pp. 1–21; cfr. anche
B.C.I. Ravid, Economics and Toleration in Seventeenth Century Venice The Background
and Context of the Discorso of Simone Luzzatto, Central Press, Jerusalem 1978; G. Cozzi,
Giustizia “contaminata”. Vicende giudiziarie di nobili ed ebrei nella Venezia del Seicento,
Marsilio, Venezia 1996.
Introduzione. Vita e scritti di Simone Luzzatto
25
ni i–x illustrano il ruolo e i compiti degli ebrei a Venezia dal
punto di vista economico, le considerazioni xi–xviii ruotano
intorno alla discussione del popolo ebraico e alla presentazione a un pubblico cristiano dei suoi riti, credenze religiose e
vicissitudini storiche.
Lo scopo fondamentale dell’opera è affermato già nella dedica, nella prefazione e nell’introduzione. Luzzatto intende,
infatti, delineare un’immagine veritiera del popolo ebraico, un
«compendioso ma verace racconto»20 , che possa essere giudicata con giustizia ed equanimità da tutti coloro che, come egli
stesso, amano la “verità invita”, che si sottrae cioè a qualsiasi intervento dell’attività volitiva e che non può evitare l’alternativa
tra vero e falso21 .
Al di là del rispetto e della considerazione in cui andrebbe
tenuto un popolo antico come quello ebraico, i «veri motivi,
et impulsi», che inducono la «Republica prudentissima, e giustissima»22 ad ammettere gli ebrei nei suoi territori, sono in
realtà legati al profitto che essi portano grazie alla loro attività
commerciale, alle tasse che pagano e alla loro obbedienza e
fedeltà al governo che li ha accolti. Perciò se alcuni membri
della comunità dovessero macchiarsi di qualche crimine, non
bisogna tuttavia desumere che la fedeltà della comunità in toto
sia venuta meno e procedere ad espellerla, in quanto coloro
che ne ingigantiscono le colpe agiscono in male fede perché in
realtà non la conoscono per ciò che essa veramente è.
3.1.2. La struttura del Discorso: contenuti e obiettivi
Al di là della contingente questione apologetica, che certo gioca
un ruolo importante nella concezione e struttura del Discorso,
Luzzatto è concentrato su un problema che per lui resta fondamentale: inserire e legittimare la presenza ebraica nel contesto
20. Luzzatto, p. 6.
21. Cfr. G. Veltri, “Saggio introduttivo”, cit., p. lxi.
22. Luzzatto, p. 7.