un uomo una pianta - Corpo Forestale dello Stato

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UN UOMO UNA PIANTA
Benedikt Roezl, il re delle orchidee
La lettura di un vecchio romanzo giallo di Rex Stout, “Il
diritto di morire”, nel quale il pigro ma geniale investigatore privato Nero Wolfe, a una domanda sullo stato di
salute delle sue orchidee, risponde che “non c’è male” e
che una pianta di Miltonia roezlii ha quattordici boccioli,
mi ha fatto tornare alla mente uno dei più grandi cacciatori di piante, Benedikt Roezl, vissuto nell’Ottocento,
quando le orchidee erano appannaggio unicamente di
ricchi collezionisti di piante esotiche.
La Miltonia roezlii, scoperta, appunto, da Roezl nel 1873,
durante una delle sue spedizioni nelle foreste della
Colombia, fu descritta dal botanico Reichenbach nello
stesso anno e a Roezl dedicata, con il nome di
Odontoglossum roezlii; in seguito gli fu assegnata la
denominazione di Miltonia roezlii, datale da Nicholson,
nel 1886, e solo da pochi anni si parla di Miltoniopsis
roezlii.
A parte la disquisizione sul genere, ciò che conta sottolineare è che tale orchidea ha sempre conservato il
nome della specie, roezlii, in onore appunto di Benedikt
Roezl.
Nato nel 1823 a Horovice, presso Praga, allora capitale
della Boemia, può definirsi una figura essenziale per lo
studio delle orchidee: fu, infatti, uomo singolare, dalla
vita molto avventurosa, avendo percorso tra il 1854 e il
1874 gran parte dell’America Settentrionale, di quella
Centrale e di quella Meridionale, sempre alla ricerca di
La Miltoniopsis roezlii in una tavola del “Curtis’s Botanical
Magazine”, volume 100, del 1874.
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nuove piante e soprattutto di orchidee. A soli tredici anni
scoprì la sua passione per le piante e i fiori e per la botanica in genere; giovanissimo, prese a lavorare in alcuni tra
i più grandi giardini europei, continuando fino all’età di
trent’anni: dapprima a Totschen, in Boemia, poi in Galizia
e in Moravia e, infine, a Gand in Belgio, ove rimase per ben
cinque anni. Nel 1854 la curiosità, la passione per il
mondo vegetale e per l’avventura lo portarono dapprima a
New Orleans e poi in Messico, che sarebbe divenuta quasi
una sua seconda patria.
Senza una mano
A quarantacinque anni perse la mano sinistra durante la
dimostrazione del funzionamento di una macchina per la
lavorazione della canapa; tuttavia, ciò non gli impedì di
mettersi in viaggio per iniziare la sua ventennale e
avventurosa ricerca di piante esotiche. Attraversate le
Montagne Rocciose e la Sierra Nevada, partì poi per la
Colombia, dove raccolse migliaia di orchidee da inviare
in Europa; recatosi di nuovo negli Stati Uniti, nel territorio di Washington raccolse anche semi di conifere. Le
sue peregrinazioni lo condussero successivamente in
California, a Panama e lungo il fiume Magdalena di
Colon: durante una di esse, la sua buona stella lo fece
imbattere, nel discendere un fiume, in un tronco ricoperto di orchidee epifite di grande interesse, tra cui quella
detta Monochaetum cremisi, permettendogli così, di raccogliere, non senza difficoltà, molte di queste piante e di
salvare una spedizione fino a quel momento infruttuosa.
In tre anni di viaggi corse pericoli di ogni genere: diverse
UN UOMO UNA PIANTA
Un magnifico esemplare di Sobralia roezlii
volte fu derubato dai banditi di tutti gli averi e una volta
si salvò solo perché, avendolo i briganti trovato con un
carico di piante e di semi, lo ritennero pazzo e lo lasciarono al suo destino, dato anche che uccidere i pazzi si
riteneva portasse sfortuna. Tornato all’inizio del 1872 in
Europa per alcuni mesi, nell’estate dello stesso anno
ricominciò a viaggiare, partendo da Liverpool, per intraprendere una serie di esplorazioni, che lo portarono fino
in Venezuela, da dove inviò in Europa 8 tonnellate di
orchidee.
Nei due anni successivi si recò anche a Cuba, in Messico
e in Perù, dove, salito a oltre 5.000 metri di quota, riportò a Lima circa 10 mila orchidee. Sempre a caccia di
queste affascinanti piante, esplorò la Bolivia, l’Ecuador, il
Lago Titicaca e le montagne Illimani; più tardi salì ancora sulle Ande e sul monte Chimborazo, a quota 6.000
metri, trovando qui l’orchidea che, in suo nome, si sarebbe chiamata Pescatorea roezlii.
Dopo vent’anni, trascorsi in alcuni tra i luoghi più selvaggi della Terra, tornò finalmente a Praga e qui
trascorse l’ultimo periodo della sua vita, fondando, tra
l’altro, la rivista ceca “Flora”, cinque anni prima della
sua morte, avvenuta nel 1885.
Considerato al suo tempo uno dei più famosi cercatori di
piante esotiche e di orchidee in particolare, pur nelle
situazioni più difficili e nelle foreste più inospitali, egli
dimostrò sempre un intuito speciale per scoprire le zone
ricche di piante rare.
Portano il suo nome oltre 40 specie di orchidee, tra cui
la Miltonia roezlii, la Selenipedium roezlii, la Sobralia
roezlii ed altre piante, come la Zamia roezlii, e infine
anche il genere Roezliella.
Roezl scoprì oltre 800 specie di nuove piante, contribuì
alla diffusione di molte specie esotiche in Europa e, viceversa, di essenze autoctone europee nelle Americhe.
Diego Maestri
Zamia roezlii in una tavola pubblicata su “L’Illustration
Horticole”, del 1873.
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