La filosofia di Kant è un criticismo, è filosofia critica. Non bisogna

La filosofia di Kant è un criticismo, è filosofia critica.
Non bisogna prendere per vero nulla che non sia passato per il vaglio critico del tribunale della
ragione.
Tutte le opinioni e le dottrine che vengono accettate senza il vaglio critico della ragione non sono
fondate= sono conoscenze dogmatiche.
La ragione è lo strumento di precisione che ci consente di soppesare, analizzare, misurare tutte le
nostre conoscenze ed esperienze.
Solo all'interno dei confini della ragione una conoscenza/esperienza è possibile, valida.
Di conseguenza, prima di dire quali sono le esperienze che posso fare o le cose che posso conoscere
io devo indagare come funziona questo delicato strumento, devo capire come è configurato, devo
scoprire quali sono i suoi limiti, quali sono le sue colonne d'Ercole, i suoi confini.
Devo porre davanti al tribunale della ragione, la ragione stessa.
Perché, se riesco a comprendere i limiti di questo strumento ho la garanzia che tutto ciò che è al di
qua di tali limiti, nel dominio della ragione, è un possibile oggetto di conoscenza; tutto ciò che
supera i limiti della ragione non può essere propriamente conosciuto perché trascende i confini della
ragione umana.
La filosofia di Kant è quindi filosofia del Limite
Questo atteggiamento critico che è lo studio delle condizioni di possibilità di ogni esperienza si
estende a tutti gli oggetti possibili: dall'arte, al sapere, alla morale, al sentimento e si concretizza in
tre capolavori: La critica della Ragion Pura, La critica della Ragion Pratica, la critica del Giudizio.
Kant va oltre l'illuminismo che si limitava a una cieca fiducia nella ragione (per Kant la ragione va
posta sotto il vaglio critico della ragione stessa)
Kant va oltre l'empirismo di Locke: non basta analizzare il contenuto della mente ma bisogna
cogliere le modalità con le quali la mente conosce.
Kant va oltre lo scetticismo di Hume: vi devono essere delle condizioni oggettive che garantiscano
la validità di tutte le mie conoscenze scientifiche.
Kritik der Reinen Vernunft
Oggetto: L'analisi critica dei fondamenti della conoscenza=quali sono le condizioni di possibilità di
ogni conoscenza valida?
Al tempo di Kant vi erano due forme di conoscenza:
una era la metafisica(un tempo fiorente, ora disciplina decadente, vista con sospetto)
L'altra era la scienza (matematica, fisica) che era la signora incontrastata dello scibile umano: con
successi sempre nuovi da Galileo a Newton, in ascesa.
Hume aveva affossato entrambe:
Scetticismo scientifico: conosciamo solo o rapporti tra idee (sterili)
o materie di fatto (probabili e non certe) perché basate su fondamenti indimostrabili (principio di
causalità).
Scetticismo metafisico: la metafisica si illude di trovare dei principi indubitabili sui quali fondare
ogni conoscenza ma questi principi sono illusioni, abbiamo solo percezioni.
Kant condivide il secondo, non il primo. Per Kant i risultati della scienza sono evidenti.
Si tratta quindi di domandarsi:
A. Come è possibile la matematica pura?
B. Come è possibile la fisica pura?
C Se è possibile la Metafisica come scienza? E se si, come?
Esistono le condizioni per ritenere la Metafisica una scienza?
Mentre per la Matematica e la Fisica si tratta di andare a giustificare una situazione di fatto
Per la Metafisica bisogna domandarsi se le sue pretese di essere una scienza siano legittime.
Il punto di partenza è Hume (sonno dogmatico)
distingueva due tipi di giudizi
Proposizioni della Matematica=relazioni tra idee= universali e necessarie ma sterili (non
aggiungono niente di nuovo al nostro sapere)
Proposizioni della fisica o della conoscenza empirica=materie di fatto=fondate sulla causalità e
quindi solo probabili anche se produttive di conoscenza.
Vicolo cieco: la dove la conoscenza è certa è sterile, la dove è produttiva di qualcosa di nuovo allora
non è certa.
Kant raccoglie la sfida: esiste una conoscenza che è nel contempo universale, necessaria e feconda.
Cataloga quindi i tipi di giudizi possibili:
Giudizio: connessione tra un soggetto e un predicano
Analitico: il predicato non dice nulla di nuovo di ciò che viene espresso dal soggetto (sterile)
Sintetico: il predicato dice qualcosa che non è incluso nel soggetto (fecondo)
apriori: non deriva dall'esperienza (universale e necessario)
aposteriori: deriva dall'esperienza (particolare e contingente)
Incrociando:
Analitici apriori=sterile e universale=tutti i quadrati hanno 4 lati o ogni corpo è esteso
Sintetici aposteriori=particolare e fecondo=il gesso con cui scrivo è bianco
Analitici aposteriori=Non è possibile
Sintetici apriori=tutto ciò che accade ha una causa= ci da nuove informazioni ma è universale,
bingo!!!
Razionalismo= deduzione= universale, necessario ma sterile
Empirismo= induzione=particolare, contingente ma fecondo
Criticismo=Critica=universale, necessario e fecondo.
I giudizi scientifici si basano su giudizi sintetici a priori
La scienza = esperienza + giudizi sintetici a priori
Hume non ha colto che nei giudizi sintetici che collegano due eventi, presuppongono un giudizio
sintetico apriori (la causalità)
Il calore dilata i metalli presuppone il giudizio sintetico apriori di causalità
Il ricercatore Humiano è cieco, ma la scienza ci vede benissimo, e la sua spina dorsale sono i giudizi
sintetici a priori.
Ma ora che ho scoperto che il sapere poggia su giudizi sintetici apriori..
Da dove diavolo provengono questi giudizi??
Esperienza? NO
Ma se non derivano dall'esperienza, cosa mi dice che siano validi per l'esperienza., per le cose?
Più in generale: come sono possibili i giudizi sintetici a priori?
Ipotesi gnoseologica di Kant
La conoscenza è una sintesi di materia e forma (di un elemento aposteriori e di uno apriori).
La materia della conoscenza sono i dati sensibili, caotici, molteplici delle impressioni sensibili che
provengono da fuori
La forma della conoscenza sono l'insieme delle modalità fisse con cui la ragione umana (intelletto)
ordina, secondo le sue leggi, il contenuto molteplice delle impressioni. Sono la forma della mia
conoscenza che si riempie di materia, la materia prende la forma delle modalità dell'intelletto.
L'acqua nella bottiglia ha la forma della bottiglia, fuori dalla bottiglia non ha forma.
L'intelletto filtra attivamente i dati del molteplice sensibile attraverso forme che gli sono innate, e
che sono comuni a tutti gli uomini (trascendentali).....
come tali sono apriori, universalmente valide e necessarie....tombola! Sono il fondamento giusto per
fondare su basi solide la scienza.
Molti esempi: sono il software informatico che abbiamo montato nell'intelletto, non è il migliore ma
è quello che ci ritroviamo in dotazione.
“noi tanto conosciamo delle cose quanto noi stessi poniamo in esse”
Kant si vanta della sua rivoluzione copernicana.Non è l'intelletto che si modella in modo passivo
sulla realtà, ma la realtà che si modella sulle forme apriori attraverso cui la percepiamo.
Ma la conseguenza di questa teoria della conoscenza è che la realtà è distinta in:
A. Fenomeno: ovvero la realtà come ci appare tramite le forme apriori (libero gioco delle nostre
facoltà). Non è apparenza ma la realtà che conosco, L'oggetto del mio mondo. Se sbatto contro un
fenomeno-muro, mi faccio male.
I fenomeni valgono allo stesso modo per tutti gli uomini, per tutti gli intelletti strutturati allo stesso
modo.
B. Noumeno o cosa in sé, è la realtà indipendente da me che la percepisco, quindi dalle forme pure
apriori...è ciò che sta là fuori, inconoscibile. La x sconosciuta, ma reale.
Quindi
Ogni nostra conoscenza scaturisce dai sensi, da qui va all'intelletto, per finire alla ragione.
La sensibilità= e la facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi, ordinati
attraverso le forme apriori dello spazio e del tempo. (le mie lenti colorate permanenti). Periferica
input.
L'intelletto (Verstand)= la facoltà mediante la quale aggreghiamo i dati sensibili tramite le
categorie o concetti puri. Ovvero il nostro strumento di pensiero (software). La sua attività è quella
di connettere i concetti nei giudizi, ovvero di giudicare.
La ragione (Vernunft) : in senso stretto, la facoltà con la quale andiamo oltre l'esperienza, e con la
quale cerchiamo di spiegare globalmente la realtà mediante le idee di “anima” Dio”Mondo”. In
senso lato: la facoltà che da i principi della conoscenza apriori.
Su questa tripartizione si struttura la Critica in due tronconi principali:
a. La dottrina degli elementi: che studia le forme apriori della conoscenza. Della sensibilità
(intuizioni pure) e dell'intelletto (categorie).
b. La dottrina del metodo: che vede come questi elementi funzionino nella conoscenza: il loro
metodo di acquisizione dati.
La dottrina degli elementi (parte maggiore dell'opera) si ramifica in:
a.estetica trascendentale=dottrina della sensibilità (aisthesis), studia le forme dello spazio e del
tempo (dimostrando che su di esse si fonda la matematica)
b.logica trascendentale che si sdoppia in:
1analitica trascendentale: che studia l'intelletto e le sue categorie (12), dimostrando che su di esse
si fonda la fisica.
2dialettica trascendentale: che studia la ragione, e le sue idee di anima, dio e mondo, dimostrando
che su di esse si fonda la metafisica.
Trascendentale?
Scolastica? No. (proprietà che trascendono le categorie aristoteliche)
Abbiamo visto che le forme apriori non costituiscono una condizione ontologica ma gnoseologica.
Apriori per Kant è ciò che precede ogni esperienza ma che non consiste in nient'altro che in ciò che
rende possibile la conoscenza (di per sé un contenitore vuoto).
DEF. Trascendentale è ogni conoscenza che si occupi in generale non tanto degli oggetti
quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti, nella misura in cui questo dev'essere possibile
a priori.
Quindi a priori a rigore non sono tanto le forme apriori quanto le discipline filosofiche che studiano
tali forme (estetica trasc, logica trasc)
La critica della ragion pura è: esame critico generale della validità e dei limiti che la ragione
umana possiede in virtù dei suo elementi puri apriori. Ovvero l'esame della ragione stessa da
parte della ragione. Il della è sia genitivo soggettivo che oggettivo. Della ragione pura in quanto
attiva, della ragione in generale.