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turca e la I Crociata
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u 1.L’invasione
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Con il termine “crociate” s’intendono le spedizioni militari e coloniali
che i feudatari europei occidentali, appoggiati dal clero cattolico (sia
romano che franco-germanico) e con il sostegno economico dei ceti
borghesi e il sostegno militare di masse diseredate (prevalentemente di
estrazione rurale), condussero nei paesi del Mediterraneo orientale dalla
fine dell’XI secolo sino alla fine del XIII. Propagandate dal papato come
missioni religiose, con l’obiettivo di liberare i “luoghi santi” di Gerusalemme dai mussulmani, le crociate furono in realtà la prima esperienza
di colonialismo cristiano da parte della chiesa cattolico-romana.
È la notizia della caduta di Gerusalemme in mano
turca (1070) a fornire il pretesto necessario per scatenare la “guerra santa” contro gli “infedeli”.
Nel corso dell’XI secolo una nuova ondata di invasori si abbatte sull’Europa orientale. Si tratta dei turchi selgiuchidi, una popolazione di
razza mongolica e di fede musulmana proveniente dal Turkestan, così
chiamati dal nome del loro capo Selgiuk. I turchi selgiuchidi sono un
popolo che vive a cavallo e che riprende le stesse tattiche di guerra che,
sei secoli prima, gli Unni avevano impiegato contro l’impero romano.
La loro penetrazione è inizialmente pacifica, tant’è vero che vengono
reclutati come mercenari dai califfi abbasidi. Successivamente, nel 1055,
approfittando delle divisioni interne che dilaniano il califfato, occupano
Baghdad.
Comincia così l’espansione turca verso l’Asia Minore, dove essi sconfiggono nel 1071, a Manzikert, l’esercito bizantino. In breve i turchi
occupano l’Asia Minore, la Siria e la Palestina. Nel 1070 la stessa Gerusalemme cade nelle loro mani. A questo punto inizia la controffensiva
dell’Impero bizantino e del mondo cattolico, che non possono tollerare
l’avanzata turca nei territori della cristianità occidentale e orientale. A
differenza degli arabi, i turchi non si mostrano tolleranti e rispettosi nei
confronti del cattolicesimo e quando occupano Gerusalemme, che rappresenta il cuore della cristianità, assumono un atteggiamento ostile e
crudele nei riguardi dei pellegrini che giungono dall’Occidente.
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L’invasione
turca
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Capitolo 8
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Le rotte dei Crociati
L’imperatore bizantino Alessio I Comneno, salito
al trono nel 1081, rivolge un appello al papa, perché mobiliti il mondo cattolico per la liberazione
di Gerusalemme e per la difesa dell’Impero. Alessio Comneno è abile
nel prospettare al papa la possibilità di una ricomposizione dello scisma del 1054 che ripropone l’antico problema del rapporto Chiesa
romana-Chiesa bizantina, che intanto aveva preso la denominazione di
Chiesa ortodossa.
Il papa Urbano II raccoglie l’invito e conferisce all’impresa il carattere
di «guerra santa», combattuta da tutti i cristiani per la riconquista dei
luoghi santi del cristianesimo. Nel 1095, durante il Concilio di Clermont,
bandisce la I Crociata. Il tono del discorso di Urbano II è quanto mai
significativo per la comprensione delle motivazioni religiose e pratiche
che animano i crociati. Al di là del movente religioso, ai «difensori del
Santo Sepolcro» il papa addita anche ricompense materiali. In particolare egli sospinge gli strati sociali più poveri a cercare in Oriente il loro
riscatto. In nome di Dio egli autorizza i cristiani a impossessarsi delle
terre conquistate, perché l’Europa è diventata troppo angusta e le sue
risorse insufficienti al reale fabbisogno della popolazione. Gerusalemme
è, nelle parole del papa, un «paradiso di delizie», una terra fertile che si
offre alla riconquista.
Il discorso di Urbano II rispecchia la nuova realtà che si sta affermando
e che vede, da un lato, la massa sempre più numerosa di nobili meno
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La I Crociata
Le crociate
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potenti e di poveri, in cerca di una migliore fortuna e, dall’altro, i sovrani
desiderosi di liberarsi delle famiglie feudali che ostacolano l’affermazione
del potere nazionale monarchico. Altro movente di sicuro effetto psicologico nel mondo medioevale è la promessa di Urbano II di indulgenze
plenarie, cioè della remissione completa della pena dovuta ai peccati;
di moratoria per i debiti, ossia di una sospensione della scadenza delle
obbligazioni; di dilazione dei procedimenti giudiziari pendenti a carico
di chi è in procinto di partire. Infine, c’è da sottolineare che la crociata
rappresenta, per le repubbliche marinare italiane, la possibilità di nuove
terre da conquistare e per i normanni quella di estendere su gran parte
del Mediterraneo la propria egemonia.
Gli europei si lanciano subito nell’impresa, convinti che la conquista dei
paesi mediterranei orientali sia cosa facile, in quanto si sapeva che gli
emirati turchi erano tra loro ostili.
Mentre si mette a punto l’organizzazione della I Crociata, una massa di nullatenenti, accompagnati da mogli e figli, guidati dal predicatore Pietro l’Eremita e da Gualtiero di Passy, si muove spontaneamente dalla Francia e
dalla valle del Reno in direzione della Terra Santa. Dopo aver attraversato la
Baviera, l’Austria e l’Ungheria, i “crociati” arrivano a Costantinopoli nel 1096
e, superato il Bosforo, procedono verso Nicea, dove vengono sterminati dai
turchi. In tal modo si conclude la cosiddetta crociata dei pezzenti.
La I Crociata (1096-1099), quella ufficiale, parte nel 1097 e richiama
a Costantinopoli, centro di raccolta di tutte le truppe, piccoli e medi
feudatari, cadetti, gente avida di prede, provenienti dalla Francia, dalle
Fiandre, dalla Normandia, dall’Inghilterra. Li guidano alcuni feudatari tra
i quali: Goffredo di Buglione, duca di Lorena; Baldovino di Fiandra;
Boemondo di Taranto, figlio di Roberto il Guiscardo; Tancredi d’Altavilla, nipote di Roberto il Guiscardo; Raimondo di Tolosa.
Fin dall’inizio, la I Crociata rivela le differenti motivazioni dei partecipanti: i bizantini mirano a recuperare i territori dell’Impero persi in
seguito all’invasione selgiuchida, i feudatari europei pensano a una vera
e propria conquista personale. Dopo aver attraversato il Bosforo, i crociati, espugnata Nicea e battuti i turchi a Darileo, giungono a Antiochia
dove, dopo molti mesi di assedio, espugnano la città. La marcia verso
Gerusalemme è ripresa nel giugno del 1099 perché l’esercito crociato
rimane quasi paralizzato dalla fame, da un’epidemia di peste, nonché
dalla mancanza di acqua e dall’inadeguatezza delle condizioni igieniche.
Fra il 13 e il 15 luglio del 1099 Gerusalemme viene comunque liberata.
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Gli stati
feudali
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I territori riconquistati non vengono tutti restituiti
all’Impero bizantino, perché quelli posti a sud della
penisola anatolica sono organizzati secondo il sisteCapitolo 8
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ma feudale occidentale e vengono affidati ai maggiori condottieri. Sorgono così diversi Stati feudali: a Baldovino di Fiandra spetta la contea di
Edessa, a Boemondo di Taranto il principato di Antiochia, a Raimondo
di Tolosa la contea di Tripoli, a Goffredo di Buglione il regno di Gerusalemme e il titolo di avvocato del Santo Sepolcro.
L’organizzazione di questi Stati ricalca il feudalesimo europeo, per cui i
signori finiscono col trapiantare in Oriente il sistema vassallatico, completamente estraneo alla mentalità dei popoli occupati. Ciò comporta
una fragilità cronica dei piccoli regni feudali, spesso in lotta tra loro e in
perenne attrito con l’Impero bizantino che rivendica i propri diritti sui
territori occupati.
Nei territori conquistati, i crociati accentuano gli ordinamenti feudali esistenti: i contadini (arabi e siriani), già servi della gleba, devono pagare
al proprietario delle loro terre una rendita che corrisponde alla metà del
raccolto; quelli liberi vengono asserviti con la forza. Nelle città costiere
dei loro stati il commercio è gestito totalmente dai mercanti genovesi,
veneziani e marsigliesi, che godono del privilegio di poter costituire qui
delle colonie. I crociati non apportano alcun elemento di novità nella
vita economica dei paesi conquistati, semplicemente perché in quel periodo le forze produttive, la ricchezza materiale e culturale dell’Oriente
era di molto superiore a quella occidentale. Essi si comportano soltanto
come oppressori e sono perennemente in lotta con la popolazione locale, che all’oppressione feudale si era vista aggiungere quella straniera.
All’interno degli Stati dei “crociati”, per provvedere alla difesa dei luoghi
santi, sono istituiti gli ordini monastico-cavallereschi, così chiamati perché formati da monaci-cavalieri che, oltre ai tradizionali voti di povertà,
castità e obbedienza, giurano di combattere contro gli infedeli. I maggiori sono: i Templari, i Teutonici, i Cavalieri di San Giovanni, in seguito
confluiti nel Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta.
Gli ordini monastico-cavallereschi
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Dopo la conclusione della prima crociata, quando la maggior parte dei cavalieri era tornata
in Europa, le strade della Terrasanta erano diventate insicure per i pellegrini che si recavano nei luoghi santi. Un nobile francese, Ugo di Payns, originario dell’omonima cittadina
francese della Champagne, e il suo compagno d’armi Goffredo di Saint-Omer, fondano
allora l’ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone), con il compito di
assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei che visitavano Gerusalemme dopo
la sua conquista.
L’ordine viene ufficializzato il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II, che concede ai Templari la totale indipendenza dal potere temporale, compreso
l’esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre al privilegio di rendere conto solo al pontefice in persona e di esigere le decime.
Le crociate
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altre Crociate
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L’organizzazione dei Templari sul territorio comprende sette grandi province che dipendono da altrettante Case con sede nelle principali capitali europee: nel momento della sua
massima espansione l’Ordine arriva presumibilmente ad avere centinaia di sedi distribuite
capillarmente in tutta Europa e Medio Oriente, e di conseguenza una notevole influenza
economica e politica nel periodo delle Crociate.
I Templari, alla fine del XIII secolo, abbandonano la Siria, dove hanno svolto la propria
funzione, e si disperdono in vari paesi europei. Un gruppo di questi monaci-cavalieri si stabilisce in Francia, dove diventa una grande potenza finanziaria, avvalendosi delle ricchezze
accumulate in Oriente e dedicandosi a redditizie attività bancarie di prestito e di deposito.
Filippo IV, per incamerare i loro beni e per sottrarsi ai debiti con essi contratti, chiede a
Clemente V la soppressione dell’ordine. Numerosi processi vengono allora celebrati contro
i Templari, accusati tra l’altro di simonia, di pratiche magiche e di omosessualità. Torturati
dall’Inquisizione, sono condannati al rogo come eretici e nel 1312 il papa stabilisce la soppressione dell’ordine.
Nel 1113 il papa Pasquale II, riconosce la regola dell’Ordine Gerolomitano dei cavalieri
Ospitalieri di San Giovanni (oggi noti come i Cavalieri di Malta), mentre nel 1198, nasce
l’Ordine Teutonico, protagonista della battaglia di Tannenberg così come di molti dei
conflitti precedenti nell’area baltica.
Anche i membri di tali ordini dovevano fare voto di castità, obbedienza e povertà, ma non
solo. Accanto a questi vi era un giuramento che li impegnava a combattere e morire per la
Croce, e prestare aiuto ai pellegrini in Terra Santa.
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La liberazione di Gerusalemme non è destinata a durare a lungo perché i turchi, approfittando della debolezza degli Stati feudali, partono
al contrattacco e nel 1144 occupano Edessa. Ancora una volta il mondo
cattolico occidentale si organizza di fronte alla nuova minaccia e, sollecitato dal predicatore San Bernardo di Chiaravalle, effettua la II Crociata
(1147-1149). Papa Eugenio III riesce a convincere il re di Francia Luigi
VII e l’imperatore germanico Corrado III (anche se quest’ultimo all’inizio
era contrario alla partecipazione dei tedeschi, ritenuti pericolosi) a muovere contro i turchi. In autunno i crociati tedeschi e francesi, attraverso
l’Ungheria e la Bulgaria, raggiungono Costantinopoli. Ridotto l’esercito
a un branco di delinquenti affamati, commettono sul territorio bizantino
tali rapine e violenze, da costringere l’imperatore Comneno a chiedere
di nascosto aiuto addirittura al sultano dei turchi per difendersi dalle
orde crociate.
I crociati già logorati dalla stanchezza e dalla fame, con questi ambigui
appoggi (erano veri e propri atti di sabotaggio e ostilità) riservati loro
dai bizantini, disgregati soprattutto dalle discordie interne, decimati
da privazioni e da epidemie, subiscono prima un attacco in ottobre
a Dorilea e poi, dopo una ininfluente affermazione a Laodicea, sono
sconfitti dai turchi presso i monti di Cadmus nel dicembre 1147. Asser-
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ragliatisi nei pressi di Damasco, pur con l’arrivo di rinforzi, soprattutto
con contingenti di templari e giovanniti, nel 1149, sono annientati e
i turchi riescono a mantenere il possesso di Edessa e Damasco. Nella
fuga trova rifugio a Costantinopoli Corrado III, con il nipote Federico,
il futuro Barbarossa.
L’imperatore Comneno come contropartita chiede a Corrado di aiutarlo a riconquistare la Sicilia in mano ai normanni di Ruggero II. Ma
non ha l’esito sperato: i normanni hanno già stretto alleanza con i
Guelfi tedeschi, ostili proprio a Corrado che offrono appoggio al Re
di Sicilia normanno, convincendo serbi e ungheresi ad attaccare per
indebolire da nord l’Impero bizantino. Nel 1187 anche Gerusalemme
è sottratta agli occidentali perché conquistata dal sultano d’Egitto Saladino. Due anni dopo, nel 1189, una terza spedizione, la III Crociata (1189-1192), si dirige verso l’Oriente. Vi partecipano l’imperatore
di Germania Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo II Augusto e il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. Federico Barbarossa muore nel 1190 mentre attraversa il fiume Salef in Cilicia; Filippo
II e Riccardo Cuor di Leone riescono a liberare San Giovanni d’Acri
nel 1191. L’accordo tra i due sovrani si rompe e nel 1192 Riccardo
stringe un patto col Saladino, in base al quale i cristiani rinunciano
alla riconquista di Gerusalemme e mantengono il possesso solo della
zona costiera della Palestina.
Gli interessi del- Dopo la III crociata, verranno effettuate altre
quattro spedizioni, che di religioso non avranno
la Serenissima
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neanche la motivazione, tanto che saranno dirette
verso altre zone dell’Oriente e saranno motivate da rivendicazioni
politico-economiche. Esemplare a questo proposito è la IV Crociata
(1202-1204), organizzata dal papa Innocenzo III e guidata da Baldovino di Fiandra. Questa crociata è ricordata soprattutto per il
ruolo assunto da Venezia. La città lagunare, infatti, oltre alle navi,
offre in prestito ai crociati ingenti somme di denaro. L’obiettivo della
spedizione dovrebbe essere la Terrasanta, ma in pratica essa diventa
uno strumento per l’affermazione economica di Venezia. Dopo aver
conquistato la città di Zara, che si è ribellata alla Serenissima, i crociati si dirigono verso Costantinopoli per sedare una rivolta popolare
antiveneziana e per riportare sul trono, usurpato dal fratello, il legittimo imperatore Isacco II. Nel 1204 Costantinopoli è ridotta all’obbedienza e al posto dell’Impero bizantino sorge l’Impero latino d’Oriente, a cui i veneziani sottraggono Creta, le isole dello Ionio e dell’Egeo,
nonché parte della stessa Bisanzio.
Le crociate
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Gli imperatori bizantini conservano l’Impero di Nicea, da cui nel 1261
partono per riconquistare gli antichi possedimenti e per riprendere il
possesso di Costantinopoli, grazie anche all’aiuto offerto dai genovesi.
La V Crociata (1217-1221), che ha inizio sotto il pontificato di papa
Onorio III, si rivela un totale fallimento.
La VI Crociata, a cui partecipa Federico II, riesce
a ottenere per vie diplomatiche la liberazione del
Santo Sepolcro. Nel 1215 l’imperatore svevo aveva
preso i voti del crociato e aveva promesso di raggiungere il resto della spedizione in Medioriente, ma complicazioni
politiche in Italia e forse anche la sua tiepida fede religiosa, glielo avevano impedito. Nel 1228, mentre è sotto scomunica, decide di partire
per la VI Crociata. Giunto in Palestina, Federico intesse rapporti diplomatici con il sultano Malik al-Kamil, il quale è sorpreso di trovare nell’imperatore cristiano un uomo illuminato, oltre che un conoscitore
della lingua e della cultura arabe. Nel 1229 i due regnanti concludono
un trattato con il quale al-Kamil cede Acri, Jaffa, Sidone, Betlemme e
Gerusalemme con l’esclusione della zona sacra all’Islam. Il papa Gregorio IX tuttavia si rifiuta di ratificare il trattato, che considera un oltraggio alla cristianità.
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La crociata
“diplomatica”
di Federico II
La VII Crociata (1248-1254), guidata dal re di FranLe spedizioni
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Luigi IX il Santo, si dirige verso l’Egitto e la Tudi Luigi il Santo
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nisia. L’armata viene decimata da una tempesta, ma
i crociati riescono a riconquistare Damietta. Nel 1250 la battaglia ricomincia, Luigi viene fatto prigioniero. Liberato con il pagamento di un
riscatto nel ‘54 s’imbarca alla volta della Francia.
L’VIII Crociata (1269), l’ultima ufficiale, segna il tramonto del sogno
cristiano e la definitiva disfatta europea. Guida la spedizione Giacomo I
d’Aragona, ma già a Barcellona, subito dopo la partenza, una tempesta
affonda buona parte della potente flotta. Solo poche navi raggiungono
la meta, ma inutilmente perché Acri è assediata dai turchi. Senza mezzi,
disorganizzati, ridotti di numero, i crociati rinunciano a una offensiva
quasi suicida e tornano in patria.
Nel 1270 re Luigi IX il Santo promuove la IX Crociata, che però si risolve
in un disastro totale. Appena i crociati sbarcano in Tunisia, scoppia negli
accampamenti una tremenda epidemia di peste che porta alla morte lo
stesso Luigi.
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L’ultima crociata La X Crociata (1271-1272), organizzata dal re d’In-
delle crociate
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u 3.Risultati
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ghilterra Enrico III, è guidata da suo figlio Edoardo,
che viene subito sconfitto. I cristiani perdono anche
Krak, il leggendario castello dei cavalieri. A Edoardo non resta altro che
firmare con il sultano un trattato di pace. Nella sua relazione, Edoardo
esprimerà tutto il suo sdegno per ciò che ha visto in Palestina. Scandalizzato per i vasti traffici mercantili (anche di armi) tra veneziani, genovesi e cavalieri crociati da un lato, e “infedeli” dall’altro. Nel 1289 c’è
ancora un ultimo proclama, ma senza seguito. Le ultime resistenze cristiane in Terrasanta sono definitivamente sconfitte dai musulmani nel
1291 con la caduta di S. Giovanni d’Acri.
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Proprio le crociate di Luigi IX il Santo sono le ultime spedizioni che mettono al confronto Europa e Asia. La Palestina non è liberata che per un
breve periodo, ma comunque si ottengono dei risultati positivi.
Le crociate danno slancio al commercio mediterraneo: i prodotti
orientali cominciano ad affluire in Europa, soprattutto dai porti italiani.
Grazie alle crociate, le repubbliche marinare fondano numerose colonie
sulle coste della Siria e della Palestina, anche se i centri più fiorenti del
traffico marittimo restano i porti bizantini dove i prodotti provenienti
dall’Oriente e dall’Egitto si possono acquistare a prezzi migliori. Del
resto la presenza degli arabi da oltre tre secoli in Sicilia e nella penisola iberica ha già creato quel contatto culturale tra mondo musulmano
e mondo cristiano che si rivelerà determinante per la civiltà europea
in termini di conoscenze scientifiche e di qualità della vita. S’introduce in Occidente l’uso dei tappeti, degli specchi, dei bei mobili, delle
armi finemente decorate, delle stoffe preziose, delle sete, dei damaschi
(così chiamati dalla città di Damasco, in cui vengono prodotti), i velluti.
Nuove colture, quali quella del mais e del gelso, vengono importate in
Europa, così come le stoffe di lino e di seta. Sempre dall’Oriente arriva
l’uso dei mulini a vento.
Dal punto di vista politico e sociale, le crociate contribuiscono indirettamente alla decadenza della feudalità. Innanzitutto esse costano la
vita a parecchie migliaia di nobili; inoltre, a causa delle ingenti spese
necessarie a organizzarle, rovinano o impoveriscono i sopravvissuti.
Questo fatto dà anche modo all’agricoltura di “respirare”, in quanto
in molte terre vengono a mancare i signori feudali con le loro pesanti
corvées. Di questa situazione approfittano anche le città per emanci-
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parsi, e i sovrani per affermare il loro potere (come già accennato,
sono proprio i re a “liberarsi” dei feudatari riottosi). Infine le crociate hanno anche un’altra non secondaria, seppur indiretta, funzione:
mentre in Europa come vedremo, importanti dinastie sono in lotta per
l’egemonia, e anche all’interno dei singoli regni si sviluppano delle
guerre civili tra monarchi e feudatari, in Terrasanta ci si unisce contro
i musulmani. Non è ancora il caso di parlare di nascita di sentimenti
nazionali, e tuttavia nobili e semplici guerrieri e mercanti delle varie
“nazionalità” europee combattono e soffrono insieme, cosicché la distanza che li separa diminuisce.
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Capitolo 8
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