A cosa serve la religione, oggi in Italia?

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A cosa serve la religione, oggi in Italia?
Per un certo numero di italiani che la stanno abbandonando, sembra che non serva più a gran
che. Altri invece hanno scoperto che è ancora necessaria perché aiuta a mantenere una certa
identità culturale e nazionale
Ci chiediamo: qual’è il vero scopo della religione in una società?
La riflessione razionale sui fenomeni sociali (sociologia) indica nella religione uno dei prodotti
culturali più importanti. Nelle società semplici e in quelle tradizionali la religione ofre significato a
tutte le attività umane, individuali e collettive, sociali e politiche. Crea un contesto di pensiero e
di comportamenti che rendono la religione “funzionale” all’organizzazione sociale e al potere
economico e politico.
La fede cristiana diventa religione.
Anche la fede cristiana, diventata ben presto ‘religione’
cristiana, per secoli ha svolto questo ruolo, soprattutto in Europa e in Italia. Ha fornito, più o
meno esplicitamente, le ragioni necessarie per dare legittimità e sostegno all’organizzazione
socioculturale dominante, svolgendo quella che si dice una funzione “civile”, mediante una larga
influenza sociale. Nell’Ottocento e nel Novecento, le varie rivoluzioni (industriale, sociale e
scientifica) hanno introdotto profondi cambiamenti nell’assetto economico-culturale e politico
della società e anche la religione ne ha subito i contraccolpi. Al tempo del reciproco sostegno (o
funzionalità organica) è succeduto il tempo della diffidenza e della conflittualità. Per attenuare le
difficili condizioni di avversione e di ostilità, in diversi stati si è ricorsi a più o meno laboriosi
accordi fra stato e chiesa, chiamati concordati, per definire diritti e doveri e talvolta difendere
anche privilegi.
Il ritorno della religione civile
Ultimamente la crescente secolarizzazione e la critica alla legittimità dell’influenza sociale della
religione, l’avanzare del fenomeno del pluralismo religioso e il dilagare del relativismo culturale,
hanno portato al ritorno della cosiddetta ‘religione civile’. Non solo i governi, ma anche un’area
di cittadini non propriamente credenti (chiamati atei devoti), difendono e promuovono la
funzione culturale (= civile) della religione cristiana. Nell’attuale disgregazione delle identità
etniche e nazionali, ci si batte perché il cristianesimo diventi argomento per difendere i valori
della civiltà occidentale, contro l’erosione rappresentata dalle idee e dai costumi degli immigrati,
soprattutto islamici.
Fede e profezia
All’organizzazione religiosa ed ecclesiastica non si domanda tanto la Profezia, il vangelo di
salvezza e la forza per la conversione, quanto piuttosto la salvaguardia dei simboli e delle
tradizioni che contribuiscono a rafforzare l’identità etnica e culturale del popolo. A livello di
istituzioni di base si può segnalare una tendenza a mettere a servizio delle tesi di qualche parte
politica le celebrazioni religiose della comunità cristiana, coinvolgendola con benedizioni e
forme di presenza che possono apparire come annessione indebita alla propria causa. Ma il
cristianesimo più che una religione è una fede, e in quanto tale è un dono di Dio che vuole che
tutta l’umanità ritrovi la via per ritornare al suo amore, anticipando quaggiù un “abbozzo” del
futuro Regno dei cieli.
A questo richiama con forza l’Esortazione pastorale del nostro Vescovo.
don Gino
Leggi lo speciale "Cristianesimo come religione civile?" nel Foglietto Parrocchiale
(download il file PDF)
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