la forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI URBINO “CARLO BO”
Facoltà di Scienze Motorie
Corso di Laurea in Scienze Motorie
LA FORZA E LE SUE ESPRESSIONI
NEL PUGILATO DILETTANTISTICO
Tesi di laurea di:
Relatore:
Emanuele d’Ambrosio
Prof. Nicola Silvaggi
Anno accademico 2007/2008
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
A papà Peppino e a mamma Vittoria
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
INDICE
INTRODUZIONE
Pag. 4
Capitolo I
La forza massima nel pugilato dilettantistico
1.1 Cenni di storia del pugilato
1.2 Il pugilato dilettantistico oggi
1.3 Generalità sulla forza muscolare
1.4 La Forza massima
1.4.1 Relazione tra la forza massimale, la forza esplosiva e il
testosteronesierico
1.4.2 Criteri per la pianificazione dell’allenamento
1.4.3 Mezzi e metodi per l’allenamento della Fmax
Pag. 7
Pag. 7
Pag. 9
Pag. 11
Pag. 14
Pag. 17
Pag. 22
Pag. 26
Capitolo II
La forza esplosiva
2.1 L’importanza della forza esplosiva nel pugilato
2.2 Caratteristiche della FE
2.3 Criteri per la pianificazione dell’allenamento
2.3.1 La pliometria nello sviluppo della FE
2.4 Organizzazione dei mezzi dell’allenamento
2.5 Mezzi e metodi per l’allenamento della FE
Pag. 30
Pag. 30
Pag. 32
Pag. 34
Pag. 36
Pag. 43
Pag. 47
Capitolo III
La resistenza alla forza veloce
3.1 La reiterazione della forza esplosiva
3.2 Criteri per la pianificazione dell’allenamento
3.3 Relazione tra forza massima, forza esplosiva e resistenza alla forza veloce
3.4 Correlazione inversa tra la potenza aerobica e la concentrazione di
testosterone
3.5 Mezzi e metodi per l’allenamento della RFV
Pag. 51
Pag. 51
Pag. 52
Pag. 55
\Pag. 57
Conclusioni
Pag. 66
Bibliografia
Pag. 69
Webografia
Pag. 69
Pag. 62
3
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
INTRODUZIONE
Nel pugile coesistono molteplici qualità psico-fisiche che, in misura diversa, contribuiscono a
determinare la prestazione e quindi l’efficienza della sua boxe.
In questa trattazione evidenzierò il ruolo centrale della forza nella costruzione della prestazione
pugilistica.
Lo scopo del mio lavoro è sottolineare la correlazione che intercorre tra forza massima (Fmax),
forza esplosiva (FE) e resistenza alla forza veloce (RFV) e come queste diverse espressioni della
stessa capacità si influenzino e condizionino a tal punto da permetterci di ricavarne indicazioni
metodologiche scientificamente valide, tendenti all’ottimizzazione dell’allenamento.
Schema di Falcinelli F., Metodi moderni di allenamento per la preparazione dei pugili,
SSS, Roma, 1985
Nel primo capitolo, dopo un breve percorso attraverso la storia del pugilato dalle antiche origini
ai nostri giorni, e dopo aver inquadrato la figura del pugile dilettante e ciò che lo differenzia
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
attualmente dal pugile professionista, definisco le caratteristiche che questo combattente deve
possedere e allenare per essere in linea con l’evoluzione odierna di questo sport.
Introduco, in seguito, il tema della forza muscolare partendo dalla sua generazione per poi
addentrarsi in quello che può essere considerato il fulcro di tutto l’elaborato: la forza massima.
La Fmax è generalmente un aspetto critico della preparazione di un pugile (anche a causa di
una diffusa “ignoranza” tra alcuni allenatori che operano in questo settore).
Per allenare efficacemente la Fmax non si può prescindere dall’utilizzo di sovraccarichi.
Spesso, nelle palestre di pugilato l’utilizzo di tali mezzi di allenamento è addirittura “vietato” e il
concetto di Fmax è trattato come un aspetto trascurabile o addirittura estraneo a questo sport.
La
Fmax, invece, si pone alla base di un’ipotetica piramide su cui costruire la prestazione nei suoi vari
aspetti condizionali. Vedremo perché è importante lavorare sulla Fmax, come e quali parametri
rispettare per non incorrere in errori metodologici che possono pesantemente inficiare le prestazioni
e dare così fiato a quella cultura pugilistica ancorata a credenze tramandate prive di contenuti
scientifici.
Il secondo capitolo sviluppa il tema della FE, qualità che caratterizza il pugile nel suo agire sul
ring. Anche questa espressione della forza viene prima definita e poi analizzata ponendo l’accento
sui suoi rapporti di correlazione con la Fmax. Successivamente, un importante paragrafo si
concentrerà sull’analisi del lavoro pliometrico. Tale lavoro, infatti, risulta essere indispensabile al
fine di esprimere il potenziale della forza in forma esplosiva; pertanto, se ne forniranno indicazioni
metodologiche e pratiche, al fine di usufruire al meglio di questa risorsa offerta dal prestiramento
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
muscolare (tenendo conto dell’organizzazione dei mezzi dell’allenamento in relazione al calendario
gare).
L’ultimo capitolo affronta il problema della reiterazione della FE e quindi introduce il concetto
della RFV, capacità essenziale per sostenere un match in modo efficiente. Inoltre, vengono illustrate
le basi metodologiche relative allo sviluppo della RFV e suggeriti metodi e mezzi da impiegare per
il suo incremento.
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CAPITOLO I
LA FORZA MASSIMA NEL PUGILATO DILETTANTISTICO
1.1 Cenni di storia del pugilato
Le origini del pugilato risalgono all’antichità. I combattenti usavano proteggersi le mani con
lacci di cuoio rinforzati da placche di piombo.
Il pugilato inizia a far parte del programma olimpico nel 668 a. C.. Non erano previste categorie
di peso e per questo, a livello agonistico elevato, la disciplina era riservata a soggetti di taglia
notevole.
Il pugilato era presente anche nella Roma antica. Il combattimento terminava con la resa di uno
dei due contendenti; le ferite gravi (e, a volte, anche la morte) erano accettate, non essendo dovute
alla malvagità ma, semplicemente, alla superiorità tecnica e atletica del vincitore.
Bisogna giungere al 1719 per vedere nascere a Londra una scuola “moderna” di pugilato. Al
tempo si parlava di “nobile arte della difesa”. Non esistevano regole di combattimento e i pugili
lottavano a mani nude.
Nel 1743 Jack Broughton propose un codice di regole che includeva:
-
l’identificazione di un ring delimitato da corde
-
la presenza di due “secondi” che potessero assistere il pugile all’angolo
7
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
-
l’identificazione di un arbitro per il giudizio ed uno per il controllo del tempo di gara.
Inoltre, venivano indicati i colpi vietati, e cioè:

colpi portati con la testa

colpi portati con i piedi e le ginocchia.

colpi portati sotto la cintura.
Era inoltre prevista la sospensione dell’incontro per trenta secondi qualora uno o entrambe i
pugili erano a terra; trascorsi i trenta secondi si contavano altri otto secondi: chi, alla fine di questo
secondo termine non era in grado di riprendere il combattimento, era da ritenersi sconfitto.
Non vi era, però, limite alla durata dei combattimenti. Per regolamento dovevano effettuarsi
scommesse.
L’ambiente delle scommesse avvelenava progressivamente il pugilato ed i verdetti risentivano
della mancanza di regole certe cui gli arbitri potessero rifarsi.
Furono, nel 1886, scritte nuove regole per merito soprattutto del marchese di Queensberry,
grande appassionato di questo sport: tali regole segnarono l’avvento del pugilato moderno.
Venivano introdotte tre categorie di peso:
1. MASSIMI
2. MEDI
3. LEGGERI
Veniva stabilito il conteggio dei dieci secondi per il ko e l’obbligo per l’altro pugile di
allontanarsi senza colpire l’avversario caduto, anche se questi aveva solo un ginocchio a terra.
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Erano obbligatori guanti nuovi. La durata delle riprese era fissata in tre minuti, con un intervallo
di un minuto tra una ripresa e l’altra; rimaneva fluttuante il numero delle riprese, che veniva lasciato
alla contrattazione tra i pugili.
Tuttavia, era facoltà dell’arbitro prolungare l’incontro sino a che non si fosse chiaramente
manifestata l’inferiorità di uno dei due contendenti.
Rimaneva, quindi, il concetto che il perdente era colui che soccombeva. Bisogna arrivare ai
primi del ‘900 per l’introduzione di altre categorie di peso e per limitare la durata degli incontri in
un numero definito di riprese imponendo, così, la necessità di individuare criteri per la
determinazione della vittoria ai punti (www.fpi.it).
1.2 Il pugilato dilettantistico oggi
“E’ dilettante il pugile che partecipa a pubbliche gare per puro spirito agonistico e non a scopo
di lucro”. (Regolamento dilettanti, www.fpi.it ).
Questa definizione non ci da utili indicazioni sul piano pratico perché si possa pensare ad una
differente metodologia di allenamento rispetto al pugilato professionistico.
Tra pugilato dilettantistico e professionistico, oggi, le differenze non si limitano solo alla durata
del match (nelle gare tra dilettanti, infatti, il numero delle riprese e la loro durata è inferiore rispetto
a quelle tra professionisti) ma si manifestano anche sotto il profilo tecnico-tattico.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Di fatto, l’introduzione delle score-machines
(macchinette segnapunti) ha reso la boxe
dilettantistica, soprattutto quella di alto livello (vedi Olimpiadi), più tecnica ed elegante, imponendo
agli atleti alti ritmi esecutivi (da notare l’agilità dei “pesi massimi”) sia nel portare combinazioni di
colpi che nell’eseguire movimenti di entrata ed uscita dal raggio di azione dell’avversario.
Queste esigenze tecnico-tattiche nascono dal fatto che per ottenere l’assegnazione di un punto i
giudici devono, a maggioranza (tre su cinque), premere il tasto del rispettivo pugile sulla score
machine nell’arco di un secondo; questo rende l’esito di azioni prolungate e tecnicamente “sporche”
quasi impossibile da attribuire con chiarezza.
Il pugile dilettante moderno deve essere fulmineo come uno schermitore nell’infilare i suoi colpi
nella guardia avversaria, vibrando colpi visibili e puliti, evitando di “legare”.
Per di più, tenere la guardia alta garantisce, quasi al cento per cento, di essere immuni dai colpi
dell’avversario. La velocità e la potenza espresse dal pugile dilettante sono anche possibili vista la
durata effettiva dell’incontro: in totale otto minuti di combattimento, costituiti da quattro riprese da
due minuti ciascuna ed intervallate da un minuto di pausa tra una ripresa e l’altra (ci riferiamo, nella
nostra trattazione, ai pugili dilettanti che hanno già compiuto il 17° anno di età). 1
Per quanto su esposto, sembra essere la capacità di reiterare nel tempo alti gradienti di forza
esplosiva la caratteristica vincente del pugile dilettante moderno; non che il professionismo o il
vecchio dilettantismo (in quest’ultimo caso non esisteva la regola del colpo-punto: il punteggio
veniva attribuito dai giudici secondo un giudizio “complessivo”, così come accade ancora oggi nel
1
Si tenga presente che attualmente è cambiato il regolamento internazionale AIBA, che prevede il ritorno ai 3 round da
3 minuti esclusivamente per i pugili Senior I° e II° serie. Tuttavia, ciò che viene dichiarato all’interno di questo lavoro
rimane ugualmente valido.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
professionismo) potessero prescindere da ciò, ma questa peculiarità, oggi, diventa conditio sine qua
non per primeggiare.
1.3 Generalità sulla forza muscolare
La forza è definita in fisica come la causa dello stato di quiete o di moto di un corpo. Nel nostro
caso la forza muscolare è la capacità della macchina uomo di fronteggiare tutte quelle situazioni in
cui è necessario vincere oppure opporsi ad una resistenza (Aa. Vv., 2002).
In fisiologia la forza muscolare viene definita come l’effetto di contrazione di un muscolo (della
sua parte miofibrillare) quando viene eccitato da una salva di treni di stimoli nervosi (Vittori, 2004).
La forza muscolare si incrementa già a partire dai primi mesi di vita, portandoci in tempi brevi
alla posizione eretta e, successivamente, a camminare.
Con l’avvento dell’età puberale, quindi con la rivoluzione ormonale, i parametri relativi alla
forza vengono biologicamente stravolti a vantaggio di quest’ultima (Aa. Vv., 2002, p. 95). La forza
muscolare è da considerarsi come qualità fisica elementare essenziale, giacché sia la velocità che la
resistenza sono da essa dipendenti e condizionate (Vittori, 2004, p. 54).
La contrazione volontaria del muscolo inizia nell’area motoria del cervello, da dove l’impulso
nervoso muove attraverso il midollo spinale. Da li, il muscolo che produce la forza ottiene
l’impulso stimolante (Fig. 1).
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Nel midollo spinale il motoneurone discendente forma una sinapsi con il motoneurone formante
l’unità motrice insieme alle fibre che eccita. La contrazione vera e propria del muscolo avviene
appena i sottili filamenti di actina e miosina vengono raggiunti da un impulso; reagendo, formano il
cosiddetto “cross-bridge”, per mezzo del quale i filamenti scorrono uno sull’altro (Fig. 2).
Fig. 1
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 2
I ponti che si stabiliscono tra i filamenti di actina e miosina costituiscono la contrazione e, nello
stesso tempo, producono forza.
In questo modo si produce tensione che viene trasmessa, mediante i tendini, alle ossa su cui
agiscono (Bosco, Viru, 1996).
Nello sport moderno non esistono più attività sportive in cui non si tenga conto di allenamenti
tendenti a migliorare la capacità di forza.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
1.4 La forza massima
La forza massima (Fmax) si può definire come “la capacità di sviluppare la forza che permette
di sollevare un carico massimale che non consente di modulare la velocità di esecuzione” (Bosco,
1997, p. 84).
Quindi è la forza più elevata che il sistema neuromuscolare è in grado di esprimere con una
contrazione volontaria senza limitazioni di tempo (Aa. Vv., 2002) (Vittori, 2004) .
La capacità di esprimere elevati livelli di forza è strettamente correlata ad alcuni fattori:
-
la sezione trasversa dei muscoli, quindi, la loro dimensione
-
l’inserzione dei muscoli sulle leve ossee
-
la frequenza degli impulsi che i neuroni motori trasmettono ai muscoli nell’unità di tempo
-
il numero di fibre a cui vengono inviati gli impulsi
-
la velocità di biofeedback degli organi preposti al ritorno delle informazioni al sistema
nervoso centrale (cellule di Renshaw 2, corpuscoli tendinei del Golgi3)
-
la
sincronizzazione
nella
contrazione
di
varie
unità
motorie
(coordinazione
intramuscolare)
-
la prevalenza di fibre muscolari, veloci (FT), lente (ST) oppure intermedie (FTR)
-
l’intervento coordinato di muscoli sinergici (coordinazione intermuscolare)
2
Compongono un particolare sistema inibitorio, capace di deprimere la frequenza degli impulsi che i neuroni motori
trasmettono ai muscoli, impedendo un eventuale sovraccarico muscolare.
3
Propriocettori che intervengono nel controllo della tensione muscolare, fornendo informazioni sulla collocazione
spaziale dei segmenti corporei anche su coordinate speciali.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
-
la presenza ottimale delle fonti energetiche
-
il ridotto attrito interno tra le fibre muscolari durante lo scorrimento
-
la quantità di ormoni androgeni prodotti (Aa. Vv., 2002, p. 98).
Nel pugilato, l’atleta non si trova mai ad esprimere la sua forza massima in quanto le necessità
tecniche ed il fine della boxe non si raggiungono mediante questa espressione della forza. Ciò che
rende la Fmax un elemento fondamentale è la sua importanza nel massimizzare la prestazione
pugilistica sfruttando le interazioni biologiche che intercorrono tra Fmax e forza esplosiva (FE). In
effetti, è proprio la FE che caratterizza la gestualità atletica del pugile.
Possedere un livello elevato di Fmax è fondamentale per sviluppare gradienti elevati di FE (Bosco,
1997).
“Un fenomeno oramai ben documentato è quello relativo al primo adattamento biologico degli
stimoli indotti dall’allenamento della forza massimale: a tale adattamento, che è di origine neurale,
seguono complesse trasformazioni ed adattamenti morfologici che conducono all’ipertrofia
muscolare” (Fig. 3) (Bosco, ibidem, p. 86).
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 3
E’ possibile che i fattori neurali agiscano a diversi livelli del sistema nervoso centrale e
periferico determinando, come risultato finale, un’attivazione massimale delle varie unità motorie
coinvolte.
Tra i fattori di natura neurogena, quello che subisce i primi adattamenti all’allenamento di Fmax
è quello relativo al reclutamento di nuove unità motorie. Successivamente, migliora la capacità di
reclutamento temporale, cioè vengono reclutate nel medesimo tempo un numero sempre maggiore
di unità motorie. Infine, migliora la capacità di emettere impulsi di stimolo ad alta frequenza.
Quest’ultimo adattamento, in contrasto con il fatto che occorre un periodo di tempo molto lungo
prima che si producano adattamenti stabili, si perde velocemente in mancanza di allenamento.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Pertanto, dopo un primo periodo in cui si verifica un miglioramento della forza massimale,
dovuto a fattori neurogeni, che include un miglioramento della coordinazione inter ed
intramuscolare, avvengono dei processi di trasformazione ed adattamento morfologico. Infatti,
l’ulteriore miglioramento che segue viene sostenuto da un aumento della sezione trasversa del
muscolo (ipertrofia) (Sale, 1988, op. cit. in Bosco, 1997).
1.4.1 Relazione tra la forza massimale, la forza esplosiva e il testosterone sierico
La Fmax e la forza esplosiva mostrano tra di loro basi comuni di natura metabolica, strutturale e
neurogena (Fig. 4).
Tra queste, le ultime sembrano possedere maggiori legami funzionali. Per tale ragione, in molti
sport individuali, in cui la velocità di esecuzione diventa fattore indispensabile per la riuscita della
prestazione (ad esempio, il pugilato) si cerca di migliorare la FE sia con metodologie dirette, sia
attraverso il miglioramento della Fmax (Bosco, 1997).
Inoltre, studiando il comportamento muscolare di uomini e donne è stato evidenziato come
l’ormone sessuale maschile, il testosterone (T), sia di fondamentale importanza per lo sviluppo della
FE (Fig. 5).
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 4
Fig. 5
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Il T, oltre ad essere fondamentale nel meccanismo della pubertà, svolge anche un’azione
anabolizzante.
Infatti, il T favorisce l’incremento della sintesi proteica anche se, in questo senso, le
somotomedine e l’ormone della crescita hanno un effetto biologicamente più importante.
L’effetto biologico del T agisce prevalentemente sulla velocità dei movimenti (Fig. 6).
Fig. 6
Osservazioni hanno evidenziato la correlazione positiva tra la percentuale di fibre veloci e la
concentrazione sierica del T.
Il collegamento biologico ed ormonale che esiste tra il miglioramento della Fmax e quello della
FE è suggerito dal fatto che allenamenti di circa tre mesi di Fmax provocano un incremento del T
(Hakkinen e coll., 1988 op. cit. in Bosco, 1997).
Un elevato livello del T favorirebbe la fenotipizzazione delle fibre veloci e, quindi, crea i
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
presupposti per poter realizzare espressioni elevate di FE, essendo questa fortemente correlata con
le fibre veloci (Bosco e Komi, 1979 op. cit. in Bosco, 1997).
A questo ormone è stato attribuito anche un effetto neuromodulatore, che favorirebbe la
trasmissione nervosa degli impulsi che dal cervello partono per raggiungere le fibre muscolari
(Kraemer, 1992 op. cit. in Bosco, 1997).
Occorre ricordare che esiste una forte correlazione tra concentrazione di T e aggressività, e che
quest’ultima è intrinseca nel pugilato, anche se opportunamente controllata dai regolamenti, in
quanto finalizzata a scopi di tipo agonistico.
Quindi, gli stimoli indotti dall’allenamento di Fmax devono tendere ad influenzare l’asse
ipofisi-gonadi, favorendo l’incremento del T (Bosco,1997).
Per fare questo, bisogna eseguire poche ripetizioni al massimo della potenza (ovviamente di
carichi massimali), rispettando recuperi, tra le serie, di almeno tre minuti (Figg. 7-8-9).
Fig. 7
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 8
Fig. 9
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
1.4.2 Criteri per la pianificazione dell’allenamento
Il pugile, per effettuare un allenamento mirato di Fmax che sviluppi solo gli adattamenti
necessari alla prestazione, deve rispettare i seguenti criteri nella pianificazione dell’allenamento:
a) il carico di lavoro deve essere progressivo
b) il carico di lavoro non può essere inferiore al 70% del carico massimo (CM)
c) Il volume totale di lavoro nella singola seduta di Fmax non deve essere inferiore a 50
ripetizioni (uno stimolo inferiore sembra non essere sufficiente a determinare perturbazioni
abbastanza potenti da stimolare il sistema ipotalamo-ipofisi-gonadi).
d) la frequenza delle sedute di allenamento settimanale non deve essere inferiore a due
e) tale allenamento deve essere protratto per almeno 6-8 settimane (Sale, 1988 op. cit. in
Bosco, Viru, 1996).
Essendo l’allenamento di Fmax il processo di uno stimolo biologico non fine a se stesso, ma
somministrato per indurre modificazioni fisiologiche che dovrebbero condurre al miglioramento
della FE, i regimi di lavoro devono seguire lo sviluppo logico che conduce al miglioramento della
FE, considerando la meccanica di contrazione, la storia che precede il movimento, il tempo di
esecuzione, il carico esterno e l’impegno energetico coinvolto (Bosco, 1997, p. 444).
Se dopo un periodo di allenamento di Fmax (8-10 settimane), in cui si suppone un adattamento
neurogeno ed un incremento del rapporto delle sezioni trasverse delle FT/ST (Komi e coll., op. cit.
in Bosco,1997), si continua il lavoro con carichi massimali (questo potrebbe coincidere con un
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
incremento della massa muscolare e, quindi, del peso corporeo dell’atleta, che negli sport come il
pugilato, in cui sono previste categorie di peso, può, in alcuni soggetti, comportare l’indesiderata e
sconveniente inclusione in categorie superiori) (Fig. 10), si ha la possibilità di provocare un
allargamento della sezione trasversa delle fibre lente.
Fig. 10
Un incremento dell’area delle ST ed un loro continuo reclutamento (condizioni che si creano
utilizzando carichi elevati ed un numero elevato di ripetizioni) possono determinare negativi effetti
fisiologici per lo sviluppo della FE (Bosco, 1997, p. 114).
Nelle specialità di forza veloce, un carico elevato di forza influenza negativamente il valore
reale della capacità di un soggetto di produrre FE, rapidità di movimento ed il meccanismo della
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
loro regolazione (Verkhoshansky, 1981, op. cit. in Bosco, 1997, p. 115).
Una relazione così negativa è da tenere in considerazione soprattutto nella preparazione di atleti
di alto livello. Dal punto di vista fisiologico, ciò significa che, se vengono attuati programmi di
allenamento con carichi pesanti per un lungo periodo, si provoca un processo di adattamento sia
delle fibre veloci che delle fibre lente e, perciò, ogni qualvolta si eseguono movimenti veloci o lenti,
pare che venga coinvolto il reclutamento di entrambi i tipi di fibre.
E’ probabile che ciò avvenga poiché, durante il programma con carichi pesanti, il lavoro viene
prodotto grazie al contributo dei due tipi di fibre.
Tuttavia, non viene provocato alcun effetto negativo quando si esegue un movimento lento e i
due tipi di fibre vengono reclutate.
Purtroppo, sembra che in un movimento veloce il coinvolgimento delle fibre lente abbia un
effetto limitante sulla prestazione (Fig. 11).
Fig. 11
Una spiegazione possibile dell’effetto limitante prodotto dalle ST durante un movimento
balistico veloce risiede nel fatto che il lungo tempo di lavoro dei ponti actomiosinici delle ST
provoca un accorciamento più lento (Barany et al., 1967 op. cit. in Bosco, 1997).
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
I ponti actomiosinici possono, quindi, opporre resistenza ad un accorciamento continuato
qualora la velocità di accorciamento sia tanto elevata da non permettere loro di avere il tempo
sufficiente per rompersi prima che se ne formino di nuovi (Woledge, 1968 op. cit. in Bosco, 1997).
Alla luce di queste considerazioni è consigliabile, perciò, prima di attuare un programma di
allenamento con pesi, di prestare molta attenzione al fattore che carichi pesanti rappresentano
stimoli intensi per lo sviluppo dell’allargamento di entrambi i tipi di fibra.
Quindi, se da un lato il miglioramento della struttura morfologica delle fibre veloci potrebbe
rappresentare l’adattamento biologico ideale allo stimolo dell’allenamento, il concomitante
miglioramento delle fibre lente e l’allargamento delle loro aree provocherebbero un effetto
decellerante durante la contrazione veloce del muscolo, per cui si potrebbe annullare il contributo
positivo delle fibre veloci (Fig. 11).
In ogni caso, le capacità di sviluppo della FE e della Fmax, come già detto, presentano non
poche caratteristiche comuni che, se stimolate con allenamenti di Fmax, potrebbero influenzare
positivamente un miglioramento della FE (Bosco, 1997).
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
1.4.3 Mezzi e metodi per l’allenamento della Fmax
In linea di principio, nell’allenamento della forza deve essere prevalente il tipo di esercitazione
che corrisponde alla forma predominante di contrazione prevista dalla tecnica specifica espressa in
gara, affinché possano essere sviluppati gli adattamenti morfologici e biochimici specifici, necessari
per la disciplina sportiva in questione (Harre, 1985).
A tal proposito, ci si potrebbe dilungare in un elenco di metodi tradizionali utilizzati per
l’incremento della Fmax, che sono molti e diversi fra di loro.
Nel caso del pugilato, tra i vari metodi utilizzabili, quello cosiddetto “a contrasto”, nel quale
resistenze elevate si alternano a resistenze basse, ci sembra il più idoneo a soddisfare le nostre
esigenze metodologiche.
Tale metodo prevede due varianti:
- Il contrasto TRA LE SERIE:
su panca orizzontale, si alternano serie con carichi elevati a serie
con carichi più leggeri (ad esempio, 4 ripetizioni 80% CM e 10
ripetizioni 40% CM). Le serie (se ne consigliano otto) sono
intervallate da recuperi di almeno tre minuti.
- Il contrasto NELLA STESSA SERIE:
su panca orizzontale, si alternano carichi elevati a carichi
leggeri nella stessa serie (ad esempio, 3 rip. 70% CM + 4
rip. 40% CM + 3 rip. 70% CM + 4 rip. 40% CM).
Il recupero al termine di ogni serie è pari a tre o quattro
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
minuti; si possono eseguire quattro/sei serie di questo tipo.
Nel contrasto tra le serie, così come nel contrasto nella stessa serie, si possono inserire, in
sostituzione del carico leggero con il bilanciere due tipi di esercizi:
1- senza carico: ripetizioni di colpi al sacco ad altissima intensità esecutiva, ma di breve durata
(ad esempio, 8 secondi di colpi al sacco seguiti da 20 secondi di recupero passivo, per 2/3
rip.)
2- con piccoli attrezzi : esercizi con manubri (croci su panca orizzontale) o palla medica (lancio
a una o due mani), eseguiti sempre al massimo della velocità.
Sempre per ciò che riguarda l’incremento della Fmax, tra gli esercizi a carattere di impegno
generalizzato ed esteso a grandi gruppi muscolari di tutto il corpo ed al sistema nervoso ed
ormonale, proponiamo gli utilissimi esercizi della pesistica olimpica, quali “strappo” e “slancio”
(figg. 12-13) (Vittori, 2004).
Fig. 12
27
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 13
28
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
L’utilizzo di questi esercizi con carichi che vanno dal 70% al 100% del CM, con un numero di
serie tra 8 e 10 ed un numero di ripetizioni basso (da 1 a 6), risultano favorire elevati incrementi di
forza a causa di:
•
un elevato sviluppo della capacità di coordinazione intramuscolare ed intermuscolare
•
un incremento della qualità di FE
•
uno sviluppo della mobilità articolare e della flessibilità
•
un miglioramento delle capacità cognitivo-sensoriali (Aa. Vv., 2002, p. 110).
Gli esercizi della pesistica possono essere eseguiti effettuando le alzate classiche nella loro
interezza o utilizzando frammenti dell’intera tecnica (“esercizi ausiliari”) (Aa. Vv., 2003).
Questi esercizi, di solito, stimolano l’interesse dell’atleta, giacché gli consentono di misurarsi
con le sue capacità di sollevamento e, quindi, di forza generale (Vittori, 2004).
Gli esercizi della pesistica possono essere messi in contrasto con esercizi che coinvolgono
strutture muscolari specificatamente impegnate nei gesti atletici dello sport in questione. Ad
esempio: slancio con partenza da sopra le ginocchia + panca orizzontale con 40% del CM (8/10 rip.
eseguite al massimo della velocità).
E’ ovvio che l’utilizzo della pesistica olimpica sottintende una conoscenza ottimale degli aspetti
tecnici relativi all’esecuzione concreta degli esercizi stessi.
Si raccomanda, sempre e comunque, un approccio graduale nella somministrazione dei carichi,
allo scopo di evitare possibili infortuni.
29
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
CAPITOLO II
LA FORZA ESPLOSIVA
2.1 L’importanza della forza esplosiva nel pugilato
Lo sviluppo della Fmax è una tappa non fine a se stessa nell’ambito della programmazione di un
lavoro rivolto al potenziamento delle qualità neuromuscolari, ma rappresenta un investimento di
risorse biologiche su cui porre le basi di un più ampio rendimento della capacità di FE.
Tornando a quella che è la prestazione pugilistica, bisogna ricordare che, in linea teorica, ogni
azione (colpi, combinazione di colpi, spostamenti, ecc.) che il pugile compie sul ring e, quindi,
anche in allenamento di fronte allo sparring o al sacco, deve essere eseguito proprio manifestando le
doti esplosive di cui si dispone.
Un colpo esplosivo (e, quindi, rapido) che manifesta tutta la sua potenza nell’impatto, non solo
ha più possibilità di giungere a bersaglio (aumentando il punteggio a favore del pugile che
colpisce), ma mette il pugile nella condizione di rientrare in brevissimo tempo nella posizione di
guardia.
Inoltre, se anche il colpo esplosivo così portato dovesse giungere sulla guardia avversaria
potrebbe avere, comunque, sul nostro avversario effetti negativi:
-
dal punto di vista fisico, perché i colpi accusati, anche se non sul volto, provocano dolore e
30
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
possono causare traumi
-
dal punto di vista psicologico, perché l’avversario percepisce l’efficacia delle nostre azioni
d’attacco (il messaggio tra le righe è che non può distrarsi: i nostri colpi sono tutti
potenzialmente da ko), contribuendo ad aumentarne l’ansia e, quindi, l’attivazione
4
(Fig.
14).
Fig. 14
4
Qui s’intende il livello di eccitazione del sistema nervoso centrale; varia da livelli estremamente bassi durante il sonno
a livelli estremamente alti durante l’attività fisica intensa (Schmidt, Wrisberg, 2000).
31
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
2.2 Caratteristiche della FE
La FE si concretizza nella capacità del muscolo di sviluppare altissimi gradienti di forza in
pochissimo tempo. Questa capacità dipende, innanzitutto, dal tipo di movimento, dalle condizioni in
cui si trova il muscolo prima di eseguire il movimento (condizioni di riposo, prestiramento,
statiche), dalle strutture morfologiche dei muscoli interessati al movimento, dal grado di
allenamento del soggetto, dalle caratteristiche neurogene, dalle condizioni ormonali che il soggetto
possiede in quel momento, dall’assenza di interferenze, ossia dallo stadio di pre- movement-silence.
Senza dubbio, la FE è connessa alla concentrazione di fibre veloci che il soggetto possiede (Bosco,
1997).
Ad influenzare lo sviluppo della forza in forma esplosiva, sembra che siano i seguenti fattori:
1. frequenza degli stimoli nervosi che dal cervello arrivano ai muscoli
2. numero delle fibre muscolari a cui vengono inviati i “messaggi”
3. influenza dei biofeedback, delle cellule di Renshaw, dei propriocettori o fusi muscolari, dei
corpuscoli tendinei del Golgi (GTO), dei recettori articolari
4. tipo di fibre muscolari: veloci (FT), lente (ST), intermedie (FTR)
5. dimensione e tensione prodotta da ciascuna fibra muscolare, che dipendono rispettivamente
dalla massa e dal peso molecolare della struttura proteica che costituisce la fibra
6. condizioni fisiologiche in cui si trova la fibra muscolare prima che venga sviluppata la FE
7. stato di allenamento in cui si trova la fibra muscolare: questo interessa sia il comportamento
32
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
neuromuscolare che quello metabolico della fibra stessa
8. livello della concentrazione di testosterone circolante (Bosco, 1997, p. 326).
La FE determina la velocità dei movimenti. La massima espressione di FE coincide sempre con
la massima potenza muscolare. Il massimo della potenza muscolare si esprime con carichi compresi
tra il 40% ed il 55% della massima forza isometrica e la velocità di accorciamento è circa il 35%45% della velocità massima (Vmax ).
Il diagramma di Hill dimostra che man mano che il carico aumenta, diminuisce la velocità, fino
ad arrivare (oltrepassando il carico massimo possibile) ad una velocità negativa, producendo
contrazioni di tipo eccentrico. La velocità pura, invece, si esprime solamente a carico esterno uguale
a zero (Fig. 15) (Aa. Vv., 2002, p. 136).
Fig. 15
33
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
2.3 Criteri per la pianificazione dell’allenamento
Dal punto di vista pratico, nell’allenamento della FE è opportuno tenere conto delle seguenti
indicazioni:
-
i carichi da utilizzare sono compresi tra il 20% ed il 70% del CM (per la scelta è
opportuno tenere presente il carico esterno che l’atleta deve vincere nell’espletare i gesti
tecnici di cui la sua disciplina si compone). Nel caso del pugile il carico esterno, costituito
dal guantone, è trascurabile; sono, bensì, da tenere in considerazione carichi che non
superino il 50% del CM
-
per coinvolgere prevalentemente le fibre veloci, l’esecuzione del movimento deve essere
la più rapida possibile, sviluppando la potenza massima consentita con quel carico
-
valori sotto il 90% della potenza massima (Pmax) non possono essere considerati allenanti
-
soggetti a prevalente presenza di fibre bianche (veloci) utilizzeranno un numero inferiore
di ripetizioni rispetto a quelli con prevalenza di fibre rosse (lente). In ogni caso, il numero
delle ripetizioni deve poter essere eseguito entro 15 secondi
-
il recupero tra le serie deve essere sempre completo (3/5 minuti) (Bosco, 1997).
Inoltre, bisogna ricordare che:
 per lo sviluppo della FE, l’allenamento con carichi molto elevati deve essere usato solo
periodicamente, secondo tappe di allenamento ben definite
34
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
 quando vengono utilizzate metodiche per il miglioramento della Fmax e della FE, occorre
considerare l’effetto cumulativo degli stimoli che riflettono le caratteristiche specifiche delle
due espressioni di forza (vedi capitolo sulla forza).
 Per il miglioramento della FE, il lungo impiego di carichi isometrici è un errore: infatti, ciò
comporta una significativa crescita del tessuto connettivo intramuscolare, che rafforza la
stabilità dei muscoli ma ne diminuisce l’elasticità, qualità fondamentale che favorisce i
movimenti realizzati con il prestiramento (Bosco,1997).
35
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
2.3.1La pliometria nello sviluppo della FE
Un metodo per lo sviluppo della FE su cui è utile soffermare la nostra attenzione è quello d’urto
o pliometrico (Fig. 16)
Fig. 16
La funzione principale degli esercizi pleometrici è quella di stimolare le proprietà
neuromuscolari, provocando sollecitazioni in cui si sviluppano, in tempi brevissimi, elevatissimi
livelli di forza, che vengono manifestati ad altissima velocità (Bosco, p. 139).
Il metodo d’urto è una forma specifica di preparazione della forza, diretta allo sviluppo della sua
manifestazione esplosiva e della capacità reattiva dell’apparato neuromuscolare (da rivolgere agli
atleti maturi).
Il metodo d’urto è un mezzo della preparazione fisica speciale. 5
5
“L’obiettivo principale della preparazione fisica speciale consiste nell’intensificazione del regime motorio
dell’organismo, allo scopo di attivare i processi di sviluppo delle capacità funzionali necessarie per lo sport considerato.
Questa intensificazione deve garantire una stimolazione dell’apparato neuromuscolare dell’atleta tale da raggiungere in
allenamento un impegno di forza che si avvicina o addirittura supera, per grandezza o per caratteristiche qualitative,
l’impegno di forza espresso in condizioni di gara”. (Verkhoshansky, 1997, p. 34)
36
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Le esercitazioni pliometriche si basano:
o sullo sfruttamento positivo delle proprietà elastiche del muscolo che, in seguito ad una
contrazione eccentrica repentina (prestiramento), può accumulare, transitoriamente, energia
cinetica (negli elementi in serie); questa energia viene riutilizzata se alla fase eccentrica
segue, in tempi brevissimi, una fase concentrica (Fig. 17) (contrazione volontaria)
Fig. 17
o sul potenziamento dei riflessi da stiramento, attraverso le afferenze dei fusi muscolari; in
questo caso il prestiramento innesca la comparsa di riflessi (miotatici) che possono
incrementare la prestazione muscolare se la successiva contrazione concentrica avviene nel
più breve tempo possibile, così da creare l’accoppiamento dello stimolo nervoso riflesso con
37
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
quello volontario (fig. 18) (Bosco, 1997).
Fig. 18
Queste proprietà del sistema neuromuscolare sono allenabili e rappresentano una risorsa da
sfruttare nell’ambito della ricerca delle massime prestazioni.
Nella pratica sportiva, vengono utilizzati metodi diversi per intensificare il regime di lavoro
dell’apparato neuromuscolare, allo scopo di aumentarne le capacità funzionali.
Il metodo più diffuso consiste nell’esecuzione di esercizi con sovraccarichi. Però, anche se non
viene messa in dubbio l’utilità degli esercizi con sovraccarichi per lo sviluppo della Fmax, il loro
impiego per lo sviluppo della FE e della velocità dei movimenti non sempre è considerato
opportuno.
In questo caso, l’argomento fondamentale che viene addotto è che gli esercizi con i
38
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
sovraccarichi non garantiscono, nella misura necessaria, il miglioramento delle componenti
specifiche dell’impegno esplosivo di forza. Tali componenti sono:
-
la velocità dei movimenti
-
la rapidità del passaggio dallo stato di riposo muscolare all’attività muscolare
-
la rapidità di passaggio dal lavoro muscolare eccentrico a quello concentrico (dallo
stiramento alla contrazione muscolare).
Il miglioramento di queste componenti dell’impegno esplosivo di forza richiede un regime
specifico di allenamento.
D’altra parte, se la riduzione del peso del sovraccarico può ovviare agli svantaggi descritti, la
stessa porta alla diminuzione dell’impegno dinamico di forza. Si crea così un circolo vizioso che è
sempre stato difficile rompere (Verkhoshansky, 1997).
La soluzione consiste nell’uso del regime muscolare d’urto (Yury Verkhoshansky, alla fine degli
anni ’50, cominciò a sperimentare l’utilizzo di questa particolare metodologia di allenamento).
In questo metodo, lo stiramento meccanico esterno per l’attività muscolare, non è causato tanto
dal peso del sovraccarico e dalla sua forza d’inerzia, quanto dall’energia cinetica accumulata
nell’attrezzo o nel corpo dell’atleta durante la caduta libera da una certa altezza.
Uno stiramento brusco (d’urto) dei muscoli durante l’attività d’arresto dell’attrezzo (o del corpo
dell’atleta) che cade da una certa altezza, rappresenta un fattore di stimolo che aumenta la velocità
della successiva contrazione muscolare e diminuisce la durata della fase di passaggio dal lavoro
eccentrico al lavoro concentrico.
39
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Le caratteristiche allenanti del metodo d’urto si possono catalogare in:
1) sviluppo molto rapido del massimo impegno dinamico di forza
2) il valore del massimo impegno dinamico di forza è maggiore rispetto alle altre tipologie di
lavoro
3) il passaggio dal lavoro eccentrico a quello concentrico è più rapido che in altri casi
4) i risultati dell’elettromiografia
6
realizzata durante esperimenti, hanno dimostrato che il
regime d’urto del lavoro muscolare garantisce una maggiore efficacia della regolazione
centrale dell’espressione esplosiva dell’impegno di forza, che si esprime nel reclutamento di
un numero maggiore di unità motorie, nella mobilitazione più rapida, nella frequenza più
elevata dei loro impulsi e, infine, nella migliore sincronizzazione dell’attività dei neuroni
motori, nel momento del passaggio all’impegno concentrico di forza
5) il metodo d’urto, non solo garantisce un efficace sviluppo della forza muscolare e della
capacità reattiva dell’apparato neuromuscolare, ma aumenta notevolmente anche la
grandezza della massima tensione volontaria dei muscoli.
Per ciò che riguarda i parametri da rispettare nel metodo d’urto, Verkhoshansky suggerisce:
A. il numero delle ripetizioni che, in ogni caso, deve essere individuale e determinabile dalla
qualità di esecuzione della spinta verso l’alto e dall’altezza di volo (dell’attrezzo o del corpo
dell’atleta) conseguente. Il ritardo nel passaggio dalla fase eccentrica alla spinta verso l’alto
e la diminuzione dell’altezza di volo (non deve essere superiore al 10%) sono segnali chiari
che occorre porre fine all’esercizio. Indicativamente, 10 ripetizioni in una serie costituiscono
6
L’elettromiografia è una tecnica elettrodiagnostica che consente di registrare e di visualizzare l’attività elettrica
muscolare mediante la registrazione dei potenziali d’azione delle unità motorie.
40
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
un numero ottimale
B. il numero di serie in una seduta di allenamento è individuale. Il punto di riferimento per
definire tale numero è il grado di affaticamento muscolare specifico. Debolezza muscolare e
diminuzione dell’attività di spinta sono parametri oggettivi di affaticamento. Quando si
determinano queste condizioni dello stato funzionale, si deve cessare l’esercitazione. Il
dosaggio ottimale è di quattro serie.
C. La durata della pausa di recupero tra le serie (soggettiva) viene determinata basandosi sullo
stato funzionale dell’atleta. La serie successiva deve iniziare solo quando l’atleta è
nuovamente in grado di esprimere FE ai massimi livelli oppure, in ogni caso, ad un livello
non inferiore al 90% della sua massima capacità. Di regola, sono sufficienti 3/5 minuti.
D. Il numero delle sedute settimanali di allenamento è pari a 2/3. Due sedute settimanali di
allenamento sono ben sopportate anche da atleti di media qualificazione. Un carico di questo
volume può essere combinato molto bene con altri carichi di forza garantendo, così, un
elevato effetto allenante della preparazione speciale di forza.
E. E’ opportuno che il metodo d’urto venga utilizzato combinandolo con altri mezzi di
allenamento. Nel sistema dei mezzi di preparazione speciale della forza, esso deve occupare
il posto conclusivo (Verkhoshansky, 1997) (occorre far trascorrere, tra le esercitazioni
pliometriche e la data della gara, almeno tre o quattro giorni) (Bosco, 1997).
Il lavoro sistematico di pliometria è da sconsigliare ai bambini di età inferiore ai dodici anni.
Dopo questa età, possono essere previste esercitazioni pliometriche utilizzando stimoli non
41
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
massimali (l’altezza di caduta dell’attrezzo da respingere o del corpo dell’atleta deve essere sempre
inferiore a quella ottimale).
Con l’avanzare dell’età dell’atleta, e in relazione alle sue caratteristiche fisiche e abilità
tecniche, si può, gradatamente, avvicinarsi ad esercitazioni di intensità massimale, fino a
raggiungere l’altezza di caduta ottimale (ACO) (Bosco, 1997).
Il metodo d’urto è controindicato quando:
-
l’atleta non è guarito completamente da infortuni dei muscoli, delle articolazioni, dei
legamenti e dei tendini
-
l’atleta è affaticato dal carico di lavoro precedente
-
l’atleta è caratterizzato da uno stato cronico di super allenamento
-
l’atleta ha i piedi piatti (riguarda solo i salti in basso).
E’ sconsigliato:
-
nelle prime tappe della preparazione pluriennale
-
nella tappa iniziale dell’allenamento annuale
-
nella tappa di perfezionamento, approfondimento della tecnica dell’esercizio di gara
-
nella tappa di preparazione della velocità, in cui si richiede un elevato livello di capacità
specifica di lavoro dell’apparato neuromuscolare
-
alla vigilia delle gare
-
quando l’atleta non possiede una tecnica razionale di esecuzione degli esercizi (Aa. Vv.,
2002, pp. 139-140).
42
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
2.4 Organizzazione dei mezzi dell’allenamento
Nell’ambito della programmazione dell’allenamento, l’allenatore deve considerare tra le altre
cose, anche il calendario delle gare che il pugile deve sostenere nel corso dell’anno.
Spesso, un pugile dilettante, tra campionati e incontri ordinari, si trova nel corso di un anno ad
affrontare più di dieci match. Per questo motivo, avere un calendario agonistico ricco di impegni,
può indurci ad una riflessione: la FE raggiunge la sua massima espressione genetica utilizzando
allenamenti di Fmax ed FE. Essendo però impossibile mantenere, per diversi mesi, livelli altissimi
di prestazione, è consigliabile stabilizzarsi attorno al 90% di tali livelli (già sufficiente per realizzare
prestazioni di alto livello), percentuale che è molto più facile mantenere nel tempo.
A questo scopo, sono sufficienti esercitazioni specifiche, con allenamenti bisettimanali, anche
senza migliorare la Fmax (Bosco, Viru, 1996, p. 98).
Se il periodo di preparazione speciale della forza è limitato nel tempo (ad esempio, solo quattro
settimane) è opportuno utilizzare il metodo complesso di organizzazione dei mezzi di allenamento
della forza: questo metodo consiste nell’utilizzare, contemporaneamente, mezzi di allenamento:

per la FE (a corpo libero o con carichi leggeri)

per la Fmax

per la FE e la reattività muscolare (con esercitazioni pliometriche).
Questo metodo garantisce un aumento rapido e abbastanza notevole delle capacità di forza
esplosiva. Però, questo nuovo livello non viene mantenuto a lungo e diminuisce con la stessa
43
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
velocità con la quale è stato raggiunto (Fig. 19).
Quindi, è opportuno che il metodo complesso venga utilizzato nella tappa della preparazione a
ridosso delle gare principali (ad esempio, 4/5 settimane prima della gara).
Fig. 19
In questo caso, i mezzi di preparazione della Fmax devono essere utilizzati durante le prime 3/4
settimane che precedono la gara: il loro utilizzo deve, cioè, essere sospeso 8/10 giorni prima di essa.
Se c’è la possibilità di eseguire esercizi specifici di forza per una tappa più lunga (ad esempio,
10/12 settimane), è opportuno utilizzare il cosiddetto metodo successivo-contiguo di organizzazione
dei mezzi di allenamento.
Il sistema successivo-contiguo, in realtà, è il sistema complesso di organizzazione dei mezzi che
si sviluppa nel tempo. In questo caso “successione” significa un ordine preciso e consecutivo di
44
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
introduzione, in allenamento, dei carichi secondo l’aumento graduale del loro effetto allenante e
della loro specificità (Verkhoshansky, 1997).
In ordine:
I.
in primo luogo, si eseguono esercizi a corpo libero (ripetizioni di colpi al sacco ad
altissima velocità per 8 secondi, recupero attivo 60 secondi) e con piccoli carichi (ripetizioni
di colpi a vuoto con in pugno piccoli manubri da 2/3 kg; su panca orizzontale, 8/10 ripetizioni
con bilanciere, CM tra il 20% ed il 30%)
II.
successivamente si eseguono esercitazioni per la forza massimale (su panca
orizzontale, ripetizioni con carichi non inferiori all’80% del CM, rispettando i criteri di lavoro
per la Fmax)
III.
infine, esercitazioni pliometriche (utilizzando i mezzi del metodo d’urto).
La “contiguità” prevede un’opportuna continuità della successione nella quale vengono usati i
mezzi dell’allenamento, che si basano sulla creazione delle condizioni per le quali un gruppo di essi
crea una base morfo-funzionale positiva per la soluzione dei compiti previsti dai carichi successivi.
Nell’ambito del sistema successivo-contiguo, il metodo d’urto rappresenta il mezzo con l’effetto
allenante più elevato, ed occupa il posto conclusivo (la pliometria, quindi, viene inserita
nell’allenamento quando i mezzi precedenti hanno creato le condizioni funzionali per il suo
utilizzo).
Il fondamentale meccanismo fisiologico dell’effetto allenante di questo metodo, consiste in una
cumulazione positiva, consecutiva delle tracce delle trasformazioni morfo-funzionali prodotte da
45
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
carichi di diversa direzione prioritaria, che si stanno sostituendo gli uni agli altri.
In questo caso, per successione occorre intendere non una brusca separazione cronologica dei
carichi (secondo il principio “...oggi abbiamo smesso di utilizzare un mezzo, domani cominciamo
ad utilizzarne un altro”), ma un passaggio graduale dall’uso prioritario di un gruppo di essi (mezzi
di allenamento) a quello di un altro gruppo, secondo il principio della sostituzione graduale di un
mezzo con l’altro (Verkhoshansky, 1997).
46
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
2.5 Mezzi e metodi per l’allenamento della FE
Ecco alcuni esempi di esercitazioni pratiche che il pugile può eseguire per incrementare la sua
FE e la reattività neuromuscolare, che si rifanno ai principi del metodo d’urto e, quindi, della
pliometria:
-
respingere il bilanciere che cade da una certa altezza (utilizzando il multi-power)
(Fig. 20) (Verkhoshansky, 1997)
Fig. 20
-
respingere la caduta di una palla medica (3/5 kg) da distesi su di una panca orizzontale.
L’allenatore, posto ad un lato lungo della panca, blocca (non la respinge) il volo della palla
con le mani all’altezza delle sue spalle, facendo ricadere l’attrezzo nelle mani dell’atleta,
pronte a riceverlo poco al di sopra del petto
-
spingere il sacco da boxe (da 20 a 40 kg) e respingere a due mani il suo ritorno (tipo
47
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
pendolo ipotizzato da Verkhoshansky) (Figg. 21-22-23)
-
dopo aver fissato un tappeto elastico al muro all’altezza del pugile, quest’ultimo, da una
certa distanza, vi lancia una palla medica che sarà respinta dal tappeto elastico,
nell’opposta direzione. Il pugile deve respingere repentinamente il ritorno dell’attrezzo
(Fig. 24).
Fig. 21
48
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 22
Fig. 23
49
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 24
50
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
CAPITOLO III
LA RESISTENZA ALLA FORZA VELOCE
3.1 La reiterazione della forza esplosiva
La resistenza alla forza veloce (RFV) può essere definita come la capacità di reiterare nel tempo
azioni rapide di FE conservandone, il più a lungo possibile, valori molto prossimi a quelli iniziali.
La RFV risponde alle esigenze di quelle specialità sportive dove azioni dinamiche di FE si
susseguono nel tempo.
Gli sport di squadra e quelli da combattimento ne sono un esempio. Nel pugilato, infatti, nel corso
di una ripresa, l’atleta porta delle combinazioni di colpi in attacco o in contrattacco (FE) che sono, spesso,
seguite da fasi a distanza di studio tattico o di difesa dall’attacco avversario mediante l'utilizzo delle
schivate; e non è raro vedere i due pugili, soprattutto alla fine di un intenso scambio di colpi, legare.
Legare, gestire lo stress, difendersi e studiare l’avversario, oltre a rappresentare degli utili strumenti
tattici, rappresentano anche delle fasi di recupero che seguono e precedono le interazioni oppositive con
l'avversario; inoltre, alla fine di ogni ripresa, il regolamento prevede un minuto di pausa prima di proseguire.
Il problema principale a cui deve rispondere il pugile durante la competizione è sempre lo
stesso: spostarsi rapidamente, colpire rapidamente, recuperare velocemente la posizione
difensiva/offensiva (guardia). In altre parole, mentre l’atleta attacca, pensa alla difesa o, se si difende,
51
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
pensa al contrattacco.
Il tempo che, a volte, si interpone tra le varie azioni durante il combattimento, non è codificato
né prevedibile, ma dipende dagli aspetti tecnico-tattici propri del match. Quindi, la caratteristica
biologica fondamentale è quella del lavoro ad intermittenza.
Se nella boxe bisogna reiterare azioni di forza esplosiva, è chiaro che quest’ultima è la qualità
più importante. Bisogna, però, operare una distinzione: questo tipo di FE non è come quella del
saltatore in alto, il quale fa solo una prestazione e poi ha un tempo di recupero di circa dieci minuti
prima di eseguire un nuovo salto. Nel pugilato, occorre esprime azioni efficaci grazie all'utilizzo della FE
e dei meccanismi energetici che la sostengono; occorre, inoltre, cercare di conservare nel tempo la stessa
capacità. L'allenamento specifico consentirà di ripristinare i meccanismi energetici adeguati nel più breve
tempo possibile. Lo scopo fondamentale dell’allenamento è quello di migliorare la capacità di resistenza
alla fatica (Bosco, 1997).
3.2 Criteri per la pianificazione dell’allenamento
L’idea di Carmelo Bosco, relativa al miglioramento della RFV, nasce con l’intento di rispondere
alle problematiche prestazionali esistenti negli sport di squadra. A mio parere le sue considerazioni
ed i risultati delle sue ricerche sono applicabili anche agli sport da combattimento come il pugilato
(soprattutto nella sua espressione dilettantistica).
Quanto affermato può essere giustificato considerando il parallelismo esistente tra sport da
52
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
combattimento e di squadra, che si esplicita nella dinamica del rapporto azione-tempo di recupero.
La differenza tra le due tipologie di sport sta nella tempistica con cui azione e tempo di recupero
si alternano: questo dipende dalla durata totale della competizione.
Nella pratica i parametri da rispettare per lo sviluppo della RFV sono:
-
i carichi da utilizzare si aggirano tra il 20% ed il 50% del CM
-
il numero delle ripetizioni deve essere tale da non permettere una riduzione della potenza
massima superiore al 20% (l’entità di tale riduzione può essere misurata con precisione se
si dispone del Muscle Lab). Altrimenti, il numero delle ripetizioni deve essere tale da
essere eseguito in un intervallo di tempo che va dai 15 ai 45 secondi.
-
è sconsigliato utilizzare, all’inizio delle serie (che hanno durata superiore ai 20 secondi),
potenze superiori al 90% al fine di evitare l’insorgenza precoce della fatica.
Secondo Bosco il miglioramento della forza massimale, della FE e della RFV deve avvenire non
a tappe ma in contemporanea. Questo perché si cerca di sfruttare le forti correlazioni che esistono
tra Fmax, FE e RFV ( Fig. 25 e triangolo strutturale delle capacità condizionali ).
Il concetto di base di questo metodo è quello di stimolare nello stesso tempo più proprietà
biologiche, per migliorarne le capacità funzionali.
Queste proprietà devono essere sollecitate al massimo delle loro possibilità, attraverso stimoli
mirati e specifici (Bosco, 1985).
53
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 25
54
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Diventa importante determinare, per ogni atleta, il numero delle ripetizioni da eseguire; ciò
significa sviluppare e somministrare allenamenti diretti e controllati, così da evitare sollecitazioni di
proprietà fisiche non desiderate ed i relativi adattamenti biologici (a questo scopo, il Muscle labBosco System sembra essere lo strumento più adatto) (Bosco, 1997, pp. 180-181).
3.3 Relazione tra forza massima, forza esplosiva e resistenza alla forza veloce
Ora, andiamo ad analizzare la relazione che intercorre tra Fmax, FE e RFV, e che rende
opportuna una stimolazione concomitante di queste capacità per esprimere buoni livelli di RFV.
Il testosterone è un ormone indispensabile non solo per la FE ma è anche fondamentale nella
resistenza alla forza veloce. La capacità di reiterare la forza esplosiva è collegata all’entità del T
circolante (fig. 26)
Fig. 26
55
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Infatti, la presenza elevata di testosterone favorirebbe, a livello cellulare, una migliore funzione
biochimica e meccanica del muscolo. Il T potenzierebbe l’attività della pompa del calcio (Ca 2+ ),
favorendo lo sviluppo di elevati gradienti di potenza muscolare, rendendo la pompa del calcio meno
perturbata dall’abbassamento del pH indotto dall’aumento della produzione di acido lattico (AL).
L’acido lattico rappresenta il fattore che limita la reiterazione della FE e che, quindi, determina
l’insorgenza della fatica a cui, con l’allenamento, si deve aumentare la tolleranza.
Lavorare con la forza massimale, serve proprio per fare in modo che ci siano nell’atleta alti
livelli di T circolante, in quanto con alti livelli di T circolante si favorirebbe la fenotipizzazione
delle fibre veloci e il soggetto migliorerebbe la velocità. Migliorare la velocità significa aumentare
la RFV, perché questa è connessa alla velocità massimale.
Maggiore è la capacità di FE, migliore è la capacità del soggetto di resistere alla forza veloce e
reiterarla nel tempo, in quanto connessa alla capacità di reclutare un elevato numero di FT (Bosco,
1997, pp. 194-198).
56
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
3.4
Correlazione inversa tra la potenza aerobica e la concentrazione
di testosterone
Le ricerche di Bosco nell’ambito dell’allenamento della RFV hanno dimostrato che questa non
ha alcuna correlazione con l’efficienza del metabolismo aerobico.
Questo suggerisce che i processi di generazione di energia biochimica coinvolti in prestazioni
massimali che non durano più di un minuto, sono scarsamente influenzati dalle capacità aerobiche
dell’atleta: questi processi non rappresentano un fattore limitante per l’esecuzione del lavoro in
quanto i substrati metabolici che sostengono sforzi limitati di questo tipo, sono da identificarsi nei
pool fosforici (ATP, CP), nei processi glicolitici che conducono alla formazione di AL ed ai processi
aerobici che vengono sostenuti dalle riserve di ossigeno legate alla mioglobina.
A questo proposito, è stata osservata una relazione inversa tra la potenza aerobica e la
concentrazione di T: negli atleti che possiedono una migliore potenza aerobica, il livello di T è più
basso (Fig. 27).
Una spiegazione di questo fenomeno potrebbe essere data dal fatto che gli allenamenti di
endurance, per risultare efficaci, devono senza dubbio provocare adattamenti di natura biochimica
ed ormonale.
Fra gli adattamenti di natura biochimica abbiamo quelli connessi ai processi ossidativi che
avvengono nei mitocondri ed il miglioramento del metabolismo dei grassi, ecc.
57
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 27
Fra quelli di natura ormonale, l’aumento delle dopamine ed, in modo particolare, delle ßendorfine.
L’aumento di questi ormoni, conseguenza di allenamenti aerobici protratti nel tempo, permette
di sopportare con maggiore facilità la fatica ed il lavoro strenuo, tanto da provocare un senso di
benessere generale chiamato “euforia del corridore”.
Nello stesso tempo, una concentrazione elevata di ß-endorfine inibirebbe l’ormone luteinizzante
(LH) che, a sua volta, cesserebbe di stimolare le gonadi a produrre testosterone.
Allenamenti che a livello muscolare determinano una trasmissione di impulsi a bassa frequenza,
inibiscono la capacità di sviluppare movimenti che richiedono alte frequenze di stimolazione
(stiffness), ed hanno una marcata azione inibente della produzione di T (Bosco, 1997).
Quanto detto, ci deve far riflettere sull’opportunità dell’utilizzo di allenamenti per la potenza
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
aerobica in specialità dove la FE e la RFV sono poi le capacità che maggiormente determinano la
prestazione, così come nel pugilato (Figg. 28-29).
Fig. 28
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Fig. 29
60
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Quindi, nella pratica, esercitazioni di corsa lenta e prolungata (fondo) potrebbero essere evitate
da parte del pugile, soprattutto dal pugile dilettante (la nazionale femminile di pugilato ha già, da
diverso tempo, abbandonato l’utilizzo della corsa come metodologia di allenamento, sotto la guida
del prof. Emanuele Renzini).
Nel caso si voglia comunque praticare questo tipo di esercitazioni (a molti atleti risulta difficile
abbandonare metodologie di allenamento utilizzate per anni), Bosco e Bianchetti suggeriscono di
effettuare variazioni di velocità, salti e balzi durante la corsa; questo permette l’aumento della
capacità aerobica e, parallelamente, un incremento di FE (degli arti inferiori).
Comunque, nello specifico (nel pugilato), qualora si volessero effettuare esercitazioni aerobiche,
sarebbe opportuno eseguirle in forma di sparring condizionato “continuato” (eseguito, cioè, senza
rispettare le pause tra una ripresa e l’altra, ma procedendo in modo continuo per 20/30 minuti,
saranno gli interventi di tipo tecnico dell’allenatore a determinare eventuali momenti di recupero).
Lo sparring condizionato, oltre a rappresentare una alternativa ai comuni metodi di allenamento
aerobico permette, contemporaneamente di incrementare il vissuto tecnico-tattico dell’atleta in una
situazione molto prossima a quella di gara (Mela, Scioti, 1991).
Anche la ripetizione eccessiva di riprese al sacco può generare condizionamenti non desiderati.
Infatti, spesso, nelle palestre di boxe, si usa protrarre allenamenti al sacco (10-12 riprese da tre
minuti) che, ovviamente, per essere sostenuti, coinvolgono maggiormente il metabolismo aerobico e
che, ripresa dopo ripresa, per effetto della fatica, determinano a livello muscolare trasmissione di
impulsi a bassa frequenza.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Proprio l’eliminazione di stimoli prodotti a bassa frequenza (corsa lenta, eccesso di riprese al
sacco, ecc.) rappresenta già un fattore positivo in grado di migliorare le capacità di forza dinamica
massima (FDM), RFV ed FE (Bosco, 1997).
Ricordiamo che l’allenamento specifico prevede sollecitazioni massimali delle proprietà
fisiologiche da sviluppare che vanno contro l’enfasi della quantità.
Il pugilato è e rimane uno sport di situazione, aciclico, che non ha bisogno di stimoli ciclici che in
parte mortificherebbero il sistema nervoso.
Bisogna allenare il pugile esaltando proprio la sua condizione neuromuscolare che lo porta a
continui adattamenti all’avversario che agisce.
3.5 Mezzi e metodi per l’allenamento della RFV
A questo punto, sembra che nella pratica dell’allenamento due siano i sistemi più idonei alle
esigenze metodologiche finora evidenziate:
- Allenamento ad Intervalli o ad Intermittenza (Interval Training)
- Allenamento a Circuito (Circuit training)
L’Interval Training (IT) può essere eseguito secondo quello che è lo schema di allenamento
suggerito dallo staff del prof. Renzini:
I.ripetizione di colpi al sacco
→ 8 secondi al massimo della velocità, seguiti da 20 sec. di
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
recupero passivo (eseguire da due a quattro serie, da 15 ripetizioni ciascuna) il recupero tra
ogni serie verrà stabilito da 3 minuti a 60 sec. in relazione al grado di preparazione dell’atleta
e al suo livello specifico di esperienza con questo tipo di esercitazione).
II.
ripetizione di colpi al sacco → 30 sec. al 90 % della velocità massima, seguiti da 30
sec. di recupero passivo (eseguire una o due serie da 6 rip. ciascuna, intervallate da 1 minuto
di recupero).
E’ importante sottolineare che nel primo caso, i colpi portati al sacco negli otto secondi, devono
sempre essere eseguiti al massimo delle possibilità. 7
Nel secondo caso, i 30 secondi di attività vanno eseguiti non superando, all’inizio della
ripetizione, il 90% della potenza massima, per non generare precocemente fatica e, quindi,
invalidare l’allenamento.
Significativi condizionamenti indotti dall’IT anaerobico sono:
-
l’incremento della capacità tampone del muscolo scheletrico (Bosco, Viru, 1996)
-
una maggiorazione delle riserve di fosfocreatina (nel momento in cui si produce lavoro
muscolare, la fosfocreatina si scinde in creatina e fosfato che cede all’ADP. Essendo la
creatina una sostanza più alcalina del creatinfosfato, nel sistema omeostatico del muscolo
si instaura una funzione tampone cioè, la creatina funziona da buffer
8
. Per questo,
maggiore è la concentrazione di CP, maggiore sarà la capacità di produrre lavoro
7
Emanuele Renzini, Prestazione nella boxe femminile internazionale, Convegno ANAP, Carpi, 2005.
Sostanza che può stabilizzare il pH favorendo le condizioni necessarie all’instaurarsi di reazioni chimiche o
biochimiche.
8
63
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
muscolare attraverso il sistema lattacido, dato che la creatina farà da tampone agli
idrogenioni liberati dall’AL) (Bosco, 1997)
-
un incremento delle scorte di glicogeno muscolare (Bosco, Viru, 1996).
Il sistema dell’Allenamento a Circuito dà la possibilità di organizzare indici elevati e
diversificati di stimoli, fornendo concretamente:
 possibilità di introdurre esercitazioni di carattere generale o speciale, oppure generale e
speciale insieme
 differenziazione delle intensità e del volume del carico tra le varie stazioni
 possibilità di ripetere il gesto di gara in condizioni di particolare stress (Aa. Vv., 2002).
Primo esempio di circuito (ad impegno settoriale):
Stazione 1 → slancio con partenza da sopra le ginocchia (4 rip.) con almeno 50% bw
Stazione 2 → distensioni su panca orizzontale con 70% del CM (4 rip.)
Stazione 3 → distensioni su panca orizzontale con 30-40% del CM (6 rip.)
Stazione 4 → (pliometria) respinta della palla medica (3-5kg) in caduta libera (8-10rip.)
Stazione 5 → ripetizione di colpi al sacco per 8 secondi
Secondo esempio di circuito (ad impegno generale):
Stazione 1→ distensione su panca orizzontale con 80% del CM (4 rip.)
64
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
Stazione 2 → 1/2 squat con carico almeno pari al 50% bw (10 rip.)
Stazione 3 → ripetizione di colpi al sacco per 8 secondi
Stazione 4 → salto della funicella per 20 secondi (tipo skip)
Stazione 5 → distensione su panca orizzontale con 40% del CM (8 rip.)
Stazione 6 → potenziamento addominali per 30 secondi (esecuzione a scelta)
Stazione 7 → ripetizione di colpi al sacco per 15 secondi
Questi circuiti possono essere ripetuti tre/sei volte rispettando, tra un circuito e l’altro, un tempo
di recupero di almeno tre minuti (tra una stazione e l’altra non sono previste pause di recupero).
Il circuito ad impegno generale può essere utilizzato nelle fasi iniziali della preparazione annuale o
comunque in periodi lontani dalle gare per spezzare la monotonia di allenamenti specifici molto più
intensi e mirati.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
CONCLUSIONI
Spesso i pugili si sottopongono ad allenamenti durissimi, che durano ore, sopportano sacrifici e
privazioni quasi sempre non del tutto giustificabili, ma dettati da allenatori privi di una formazione
accademica, incapaci di guardare al di la di ciò che hanno vissuto in prima persona come atleti.
Senza dubbio, per formare un pugile in ogni suo aspetto e renderlo “completo”, molti sono i
fattori su cui lavorare (coordinativi, condizionali, tecnico-tattici-stategici, comportamentali e
motivazionali), cosi come sono diversi i fattori che possono determinare il successo o la sconfitta
nel corso di un match.
Questa trattazione si occupa solo di alcuni aspetti della preparazione di un pugile, i quali sono
indispensabili per concedere all’atleta i mezzi con cui manifestare le proprie abilità tecniche e la sua
volontà di affermazione.
Ho cercato di ordinare i concetti legati alla forza e alla possibilità che essa ha di esprimersi in
varie forme, tenendo sempre presenti gli obiettivi specifici di questo sport.
Sono stati evidenziati i punti di relazione tra Fmax, FE e RFV, i quali giustificano non solo la
loro interdipendenza ma anche la loro stimolazione concomitante.
Sottolineare poi la correlazione inversa tra testosterone e potenza aerobica deve, quantomeno,
far riflettere sull’utilizzo di certe metodologie fin troppo diffuse nelle palestre di boxe che spesso
finiscono col trasformare pugili in “maratoneti”, perdendo di vista le esigenze specifiche di questo
66
Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
sport.
Il compito del tecnico-allenatore è certamente difficile, poiché molte sono le variabili di cui
deve tener conto nella programmazione di un piano di allenamento; la sua competenza si
concretizza anche nel prevedere l’effetto dei suoi interventi, cercando di ottimizzare non solo le sue
conoscenze (mezzi e metodi) ma anche le risorse dell’atleta.
A tal proposito, gli aspetti ormonali connessi all’esercizio fisico, ed in particolare quelli legati
alla stimolazione dell’asse ipofisi-gonadi che conducono all’incremento del testosterone sierico,
possono rappresentare il filo conduttore che unisce gli aspetti prestazionali legati alla forza (e alle
sue espressioni) a quelli comportamentali posti in essere in questo sport.
L’ormone sessuale maschile diviene, quindi, protagonista di quanto fin qui esaminato: lavorare
per incrementare i suoi livelli sierici, mediante un adeguato piano di sviluppo della Fmax, è
fondamentale in quanto, come gia affermato, questo ormone è connesso con la velocità dei
movimenti, agendo da neuromodulatore e favorendo la fenotipizzazione delle fibre veloci (di
conseguenza, è direttamente coinvolto nelle manifestazioni esplosive della forza).
Il testosterone agisce anche stabilizzando le pompe del calcio, rendendole meno perturbate
dall’abbassamento del pH ematico dovuto alla produzione dell’acido lattico (conseguenza della
reiterazione della FE), rappresentando un fattore affatto trascurabile negli sport in cui la RFV è
determinante.
Nella pianificazione di un programma di allenamento, sarà ugualmente importante tenere conto
di quelle condizioni che possono inibire l’increzione del testosterone (esercitazioni aerobiche
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
prolungate), così come sarà opportuno, per ottimizzare gli sforzi e i risultati, escludere quelle
esercitazioni che producono stimolazioni a bassa frequenza, laddove non siano strettamente
necessarie (ad esempio durante esercitazioni tecnico-tattiche).
Infine, non meno importanti sono i legami che l’ormone sessuale maschile ha con la sfera psicosociale. Mi riferisco, in particolare, alla forte correlazione esistente tra aggressività e testosterone.
Questo ormone ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’evoluzione umana sin dalla sua
comparsa sulla terra: infatti, solo chi possedeva una elevata concentrazione di testosterone era in
grado di affrontare rapidamente eventuali pericoli che si presentavano improvvisamente.
Sul
ring si ripetono quelle circostanze che fanno riemergere certi aspetti dell’agire umano, superando i
condizionamenti sociali (inibenti sotto questo punto di vista) comunque sempre nel rispetto del
regolamento e dell’etica sportiva.
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Emanuele d'Ambrosio – La forza e le sue espressioni nel pugilato dilettantistico
BIBLIOGRAFIA
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- Aa. Vv., Il potenziamento muscolare. Aspetti scientifici e applicazioni pratiche, SSS, Roma,
2002.
- Bosco C., Elasticità muscolare e forza esplosiva nelle attività fisico sportive, SSS, Roma,
1985.
- Bosco C., La forza muscolare. Aspetti fisiologici ed applicazioni pratiche, SSS, Roma, 1997.
- Bosco C., Viru A., Biologia dell’allenamento, SSS, Roma,1996.
- Falcinelli F., Metodi moderni di allenamento per la preparazione dei pugili, SSS, Roma,
1985.
- Harre D., Teoria dell’allenamento, SSS, Roma, 1985.
- Mela N., Scioti M., Boxe. Sparring condizionato, Ed. Cerboni, 1991.
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- Vittori C., L’allenamento delle specialità di corsa veloce per gli atleti d’élite, CSR, Roma,
2004.
WEBOGRAFIA
- www.fpi.it
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RINGRAZIAMENTI
Ringrazio la mia amata Simona per aver fatto con me questo percorso di vita: “Quando ti conobbi
capii subito che comunque fosse andata sarebbe stato un successo!”
Ringrazio i fratelli Salinaro: Francesco e Angelo, per la loro grande pazienza e fondamentale collaborazione.
Ringrazio il prof. Nicola Silvaggi per avermi concesso l’onore della sua fiducia.
Ringrazio tutti coloro che hanno sempre creduto nelle mie idee.
Ringrazio lo Sport perché non smette mai di rendermi migliore.
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