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Nuove speranze per la lotta ai tumori grazie alla ricerca Airc
Fase sperimentale per un farmaco studiato dall’Ateneo di Perugia
Gli interventi di Pandolfi, Tiacci, Crinò ‘moderati’ da Manfellotto
“La ricerca e la terapia del cancro hanno già vissuto un vero rinascimento,
un’accelerazione senza precedenti negli ultimi due decenni che ci ha
permesso di trasformare radicalmente il modo il cui il cancro viene
diagnosticato e viene trattato. Ma ora sta accadendo qualcosa di veramente
nuovo, di epocale e di incredibile. Qualcosa che cambierà per sempre il
modo di diagnosticare e curare il cancro così come altre malattie. Nuovi
sviluppi che sono alla base di quella che oggi, negli States chiamiamo
‘Precision Cancer Medicin’”. Lo ha sottolineato il professor Pier Paolo
Pandolfi dell’Harvard Medical School di Boston partecipando, questa
mattina, nell’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università
degli Studi di Perugia,
all’incontro scientifico sul tema “La ricerca
trasforma la complessità del cancro in maggiori opportunità di
cura”; incontro organizzato dall’ Associazione Italiana per la ricerca
sul cancro (Airc) in collaborazione con l’Ateneo di Perugia al quale hanno
partecipato oltre 1200 persone, in gran parte studenti (non solo di medicina,
ma anche di biotecnologie, di ingegneria, di fisica), oltre a medici e
ricercatori.
Si tratta del principale appuntamento per aggiornare l’opinione pubblica sui
principali progressi raggiunti nella lotta contro il cancro, per illustrare
i prossimi obiettivi della ricerca scientifica e per sostenere il lavoro dei
ricercatori attraverso tante occasioni di partecipazione e raccogliere fondi
per sostenere il lavoro degli scienziati. Ogni giorno, circa 4000
ricercatori finanziati da Airc lavorano proprio in questa direzione.
All’iniziativa, svoltasi in occasione de “I Giorni della Ricerca”, in corso
sino all’11 novembre 2012 in tutt’Italia, sotto l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica, hanno partecipato anche Lucio Crinò dell’Azienda
ospedaliera di Perugia, ed Enrico Tiacci dell’Università di Perugia;
moderatore Bruno Manfellotto, direttore de L’Espresso.
Ad aprire i lavori è stato il professor Luciano Binaglia, Preside della Facoltà
di Medicina e Chirurgia che, nel portare il saluto suo e quello del Rettore
Francesco Bistoni (assente per impegni istituzionali) ha evidenziato
l’importanza del supporto dell’Airc, anche a Perugia, a sostegno della
ricerca.
Il professor Crinò, ha ricordato come lo studio dei tumori a livello
molecolare sia stato l’obiettivo dell’oncologia negli ultimi dieci anni, sia per
la diagnosi che per la cura. Ciò ha portato all’abbandono dei piani terapeutici
tradizionali basati esclusivamente su chemioterapia e ha visto l’introduzione,
quasi routinaria, di farmaci specifici per bersagli molecolari, sia nei tumori
cosiddetti solidi, cioè quelli che compaiono in singoli organi del nostro corpo,
sia nei tumori del sistema sanguigno e linfatico (leucemie, linfomi, ecc).
Il professor Pandolfi, illustre “cervello italiano emigrato” e autore di
scoperte di fondamentale importanza nel campo della biologia molecolare
dei tumori, ha evidenziato come i passi in avanti della ricerca sul cancro
stanno consentendo di cominciare a scoprire i segreti della cellula tumorale,
di riconoscerla, di capire le sue necessità e le ragioni e i meccanismi alla
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base del
suo malfunzionamento.
Non
più attacchi
violenti
e
“bombardamenti” – ha spiegato Pandolfi -, ma addirittura dialogo col cancro,
quasi un negoziato con la cellula maligna per riparare il danno che l’ha
colpita e per ripristinare le sue funzioni normali. Fine della guerra al cancro e
inizio di una cultura del “negoziato” per la pace con il nostro corpo. Se però
aggiungiamo anche l’informazione che i tumori sono diversi fra loro e che lo
stesso tipo di tumore può essere diverso da paziente a paziente, allora ci
troviamo di fronte ad un livello elevatissimo di complessità e dobbiamo fare
un notevole sforzo per applicare una forma di medicina che ha l’ambizione di
essere fortemente personalizzata e individualizzata: negli Stati Uniti questo
approccio viene addirittura chiamato “precision cancer medicine”, afferma
Pandolfi, che ricorda come uno degli esempi di maggior successo sia stato
quello della cura della Leucemia Promielocitica Acuta, ottenuta proprio nei
laboratori di ricerca di Perugia. Tutto bene quindi? Non ancora. Molti tumori,
tra le centinaia di tipi diversi che ormai conosciamo, sono ancora in attesa
di venir identificati per il loro tallone d’Achille, cioè per il recettore o la
trasformazione molecolare che lo può rendere vulnerabile a qualche farmaco
mirato. Strumento innovativo per questa “oncologia di precisione” è quello
che è nato a Boston come un vero proprio centro di prova dei vari farmaci
esistenti, confrontati con le cellule dei tumori di singoli pazienti. E per quei
tumori per i quali non si è ancora trovata la cura? Pandolfi ha concluso la
sua esposizione spiegando come la ricerca abbia fino ad ora lavorato
solamente sul 2% del nostro genoma umano e come esistano ancora
tantissime “galassie inesplorate” di geni mai studiati, “nebulose” di molecole
che operano all’interno delle nostre cellule, normali o tumorali, di cui ancora
tanto ci resta da sapere, come una sorta di “universo genetico interiore”
dalle infinite possibilità.
Il professor Tiacci, della Sezione di Ematologia e Immunologia Clinica del
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale di Perugia, diretta dal
professor Brunangelo Falini, ha illustrato la sua esperienza con la leucemia
a cellule capellute (tricoleucemia), un tumore maligno che invade la milza e
il midollo osseo (organo produttore del sangue) e che inizialmente risponde
bene alla chemioterapia, per poi comparire nuovamente in circa il 40% dei
pazienti diventando sempre meno responsiva a questo tipo di trattamento.
Qual è la causa della tricoleucemia? Come in ogni tumore, essa risiede in
mutazioni del DNA ma è molto complesso identificarla perché le mutazioni
possono interessare uno qualunque dei circa ventimila geni umani (come
cercare un ago in un pagliaio). In effetti, nonostante molteplici ricerche
mirate a questo o a quell’altro gene, la lesione genetica alla base della
tricoleucemia è rimasta a lungo ignota. Per scoprirla, è stato invece deciso di
sequenziare tutti i geni di un paziente affetto da questo tumore, arrivando
recentemente ad identificarne uno mutato, chiamato BRAF, che si è poi
rivelato essere proprio l’”ago”. Infatti, la stessa mutazione è risultata
presente in tutte le altre centinaia di pazienti con tricoleucemia nei quali
abbiamo sequenziato il gene BRAF, mentre si è rivelata assente in
altrettante centinaia di pazienti affetti da altri tumori del sangue. Trovata la
mutazione è stato subito identificato il farmaco capace di inibire il
gene BRAF (già usato con successo nel melanoma) e proprio in
questi giorni è cominciato il trattamento dei primi pazienti e per la
prima volta al mondo.
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Aiutare la ricerca
Per sostenere la ricerca contro il cancro si possono utilizzare: BOLLETTINO
POSTALE con conto corrente n. 30 72 72 intestato ad AIRC; CARTA DI
CREDITO chiamando il numero verde AIRC 800 350 350 o sul sito
www.airc.it; BONIFICO BANCARIO nelle filiali Intesa Sanpaolo, Monte dei
Paschi, Unicredit Banca; RICEVITORIE SISAL con le schedine speciali , il
quick pick da terminale, i sistemi e le donazioni libere; on line attraverso i
siti www.superenalotto.it e www.matchpoint.it
Per ulteriori informazioni: http://igiornidellaricerca.airc.it/
Perugia, 8 novembre 2012
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