Il contesto macroeconomico

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Il contesto macroeconomico
Dopo un decennio di crescita intensa, grazie all’aumento dei consumi interni e delle
esportazioni spinte dalla domanda internazionale di materie prime, a prezzi
particolarmente elevati, negli ultimi anni si è registrato un rapido rallentamento del PIL,
dal 7,5% del 2010 allo 0,1% del 2014, fino all’attuale fase di recessione: i dati relativi al
2015 indicano un -3,8% (secondo le aspettative del mercato, il 2016 potrebbe chiudersi
con una performance altrettanto negativa del -3,54%).
Il mutato contesto economico internazionale, caratterizzato dal peggioramento della
ragioni di scambio delle materie prime, dall’esaurimento della politica espansiva della
FED (con il recente innalzamento, seppur minimo, dei tassi di interesse) e dal
“quantitative easing” da parte della BCE, ha inciso sull’economia brasiliana,
determinando un netto peggioramento del saldo delle partite correnti e un forte
deprezzamento del cambio.
Tra le criticità storiche del Brasile si segnala un tasso di investimento non sufficiente ad
uno sviluppo più deciso del Paese, soprattutto nelle infrastrutture. Le politiche espansive
degli ultimi governi, volte anzitutto alla redistribuzione del reddito, hanno avuto effetti
benefici in termini di riduzione della povertà ma hanno inciso poco sulla competitività
del sistema economico. Per contrastare tale tendenza, il Governo brasiliano ha
recentemente lanciato un ambizioso piano di investimenti per complessivi 198 miliardi
di reais nel settore delle infrastrutture e per circa 186 miliardi di reais nel settore
dell’energia. Il Governo deve bilanciare l’esigenza del consolidamento fiscale, da un
lato, con quella di stimolare una maggiore competitività del sistema per rilanciare la
crescita, dall’altro. Particolare attenzione desta la situazione delle finanze pubbliche,
con un deficit primario dello 0,9% del PIL (a novembre 2015) e un crescente debito
pubblico lordo, un’inflazione a doppia cifra, cui si aggiunge il forte indebitamento di
importanti aziende brasiliane (Petrobras in testa), che stanno subendo forti perdite anche
in termini di capitalizzazione.
Notizie migliori arrivanodalla bilancia commerciale: sebbene l’interscambio totale abbia
chiuso il 2015 sui 362,588 miliardi di dollari, segnando un -19,2% rispetto all’anno
precedente, il saldo commerciale torna fortemente in positivo per 19,6 miliardi di dollari
(dopo il primo risultato negativo dal 2000, registrato nel 2014 (di circa 4 miliardi di
dollari), soprattutto a seguito del sensibile deprezzamento della valuta locale rispetto al
dollaro (di oltre il 30% in un anno).
Nonostante il difficile momento congiunturale, il Brasile rimane tra le principali
economie mondiali.
Alcuni punti di forza sono indiscutibili: la dimensione del mercato interno, destinato a
crescere ulteriormente nel lungo periodo, la disponibilità di ingenti risorse naturali di
vario genere e un mercato del lavoro relativamente dinamico, nonostante un tasso di
disoccupazione in aumento e prossimo ormai al 10%. Ci sono poi alcuni dati economici
importanti, quali l’alto livello di riserve internazionali (circa 357 miliardi di USD a
fine 2015) e il considerevole stock di investimenti diretti esteri, che a fine 2013
superava i 573,7 miliardi di dollari (tra i più consistenti a livello globale). Si segnala,
tuttavia, il rischio di disinvestimenti di carattere finanziario, a seguito dei ripetuti
declassamenti decisi dalle principali agenzie di rating.
Anche in uno scenario oggi caratterizzato da indicatori congiunturali negativi, ma che
presenta indubbie potenzialità di medio - lungo termine, continuano ad essere molte le
opportunità per le aziende italiane, tenendo presente che, per caratteristiche del Paese
e distanza dall’Italia, il Brasile rappresenta un’economia e un modello di “doing
business” che richiedono orizzonti temporali di medio e lungo periodo.
Le opportunità offerte dall’economia brasiliana.
Nona economia del mondo e con una domanda interna in potenziale crescita nel medio lungo periodo, nonostante il difficile momento congiunturale il Brasile si conferma un
partner di primo piano per l´Italia, con cui stringe da decenni solidissimi rapporti
industriali, in molti settori tra cui soprattutto automotive, meccanica, e, con particolare
slancio in questi ultimi anni, energia trasmissione e distribuzione; energie rinnovabili),
oil & gas, infrastrutture, prodotti farmaceutici.
L’importanza delle opportunità offerte alle nostre imprese dall’economia brasiliana si
spiega con la dimensione del mercato interno e con l’incredibile performance registrata
nell’ultimo decennio, almeno fino alla fine del 2013. Sebbene oggi il quadro
congiunturale sia cambiato, rimangono comunque alcuni punti di forza dell’economia
brasiliana, tra i quali va segnalata la quantità di riserve internazionali (circa 357 miliardi
USD), un mercato del lavoro ancora relativamente dinamico (nonostante un tasso di
disoccupazione in crescita) e un bonus demografico in attivo.
Le recenti turbolenze registrate sui mercati finanziari hanno segnato il forte
deprezzamento del Real rispetto alle principali valute internazionali. Tale dinamica, che
desta qualche preoccupazione per gli effetti inflazionistici ad essa connessi, si sta
tuttavia rivelando
determinante per il rilancio delle esportazioni brasiliane che, unitamente al calo della
domanda interna, hanno fatto segnare a fine 2015 un surplus della bilancia commerciale
di oltre 19 miliardi di dollari. Rimane tuttavia significativa la forte dipendenza
dell’export
dalla domanda internazionale di materie prime, che ammontano ad oltre il 60% del
valore totale delle esportazioni.
Il Brasile rimane per ora tra le principali mete internazionali degli investimenti diretti
esteri, sia in termini di flussi che di stock.
Bisognerà verificare tuttavia la reazione degli investitori internazionali in seguito al
declassamento del rating sovrano deciso di recente dalle principali agenzie di rating.
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