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NUMERO
ANNO XXXVI
SABATO 18 FEBBRAIO 2012
LA STAMPA
A cura di:
BRUNO VENTAVOLI
con BRUNO QUARANTA
[email protected]
www.lastampa.it/tuttolibri/
Un’illustrazione
di Matteo Pericoli per «Tuttolibri»
PIERO
BIANUCCI
Decidete se leggere
questo articolo o voltare pagina. Vi sentite liberi? Certamente sì. Ma con la risonanza magnetica funzionale
un neurologo può «vedere»
la vostra decisione prima
che l’abbiate presa in modo
consapevole. Dunque dov’è
libero arbitrio? Che merito
c’è nel fare il bene anziché il
male? Addio etica.
Qualche mese fa la fondazione americana Templeton ha stanziato 4,4 milioni
di dollari per chiarire se siete davvero liberi di voltare
pagina. Questione antica.
Già il filosofo Baruch Spinoza (1632-1677) spiegava l’illusione della libertà con
l’ignoranza delle cause complesse che ci portano a compiere scelte e prendere decisioni. Oggi sappiamo che
queste cause sono un vortice di segnali elettrici scambiati tra i 120 miliardi di
neuroni che costituiscono il
cervello umano. Attenzione
però a non ridurlo a una
macchina. Il Dna disegna
geneticamente il cervello,
ma ambiente e cultura ogni
giorno lo plasmano, e dai
neuroni emerge una personalità unica.
Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia dei
Lincei, professore emerito
alla Scuola Normale di Pisa,
illustre studioso della percezione visiva, nel saggio La li-
L’operaio Phineas Gage
ebbe il cranio
trapassato da una stanga
visse 12 anni, ma perse
il senso della morale
bertà di essere diversi riesamina il problema del libero
arbitrio alla luce delle conoscenze più recenti. Fu
Benjamin Libet nel 1979 a
dimostrare con un esperimento che la corteccia motoria si attiva prima dell’atto volontario. Per 8 decimi
di secondo non siamo consapevoli di una decisione che
è già stata presa. Presa da
chi? O da che cosa?
E’ difficile accettare che
il libero arbitrio si riduca a
segnali elettrici. La libertà
forse emerge proprio dalla
complessità del cervello.
«Teoricamente – dice Maffei – i gradi di libertà del
cervello sono pressoché infiniti (...) i possibili stati dei
neuroni sono circa 2 elevato
a 10 alla 11. Un numero colossale, più grande del numero di particelle dell’universo». Non solo. Il cervello, organo che pesa il 2 per
cento del nostro corpo, da
Margriet
Sitskoorn
«I sette peccati
capitali
del cervello»
Orme Editori
pp. 176, € 16,50
Frase chiave:
«Grazie
all’ossitocina
è possibile
rendere
gli individui
più generosi
dell’80%»
Cervello Tre libri raccontano il viaggio nell’organo
più misterioso del nostro corpo per scoprire
dove nasce la libertà dell’uomo nel prendere decisioni
Nella coscienza c’è
un brusio di neuroni
Arnaldo
Benini
«La coscienza
imperfetta»
Garzanti
pp. 147, € 18
Frase chiave:
«Il cervello
prima indaga,
poi decide che
cosa fare.
Di queste
operazioni
non si ha
coscienza»
solo assorbe un quarto dell’energia che bruciamo, ed è
minima la differenza di consumo tra il sonno e la veglia.
L’attività neuronale è come
un «rumore bianco», cioè casuale, nel quale paradossalmente il segnale significativo
assume più evidenza appena
supera una determinata soglia. Il continuo brusio dei
neuroni – suggerisce Maffei –
potrebbe essere all’origine
del pensiero e della libertà, o
almeno della illusoria percezione che ne abbiamo.
Un gruppo di ricercatori
dell’Università di Chicago ha
messo dei ratti di fronte a
una scelta: mangiare della
cioccolata o liberare un compagno imprigionato in un tubo. L’esito è stato pubblicato
nello scorso dicembre: alcuni
ratti preferivano liberare il
loro simile e poi dividere con
lui la cioccolata. Sembra improbabile che sia una scelta
etica, la volontà di compiere
un’opera buona anziché adottare un comportamento egoistico. Più probabilmente, i
neuroni specchio, quelli dell’empatia scoperti nel 1995
da Giacomo Rizzolatti, prevalgono sul desiderio di cibo.
Anche da questo esperimento la libertà di optare tra bene e male esce sconfitta.
Arnaldo Benini, docente di
neurologia all’Università di
Zurigo, in La coscienza imperfetta, invita a non cercare
l’introvabile e ricorda che
quando si studia il cervello
«l’esploratore, per la prima
Lamberto
Maffei
«La libertà
di essere
diversi»
il Mulino,
pp. 181, € 15
Frase chiave:
«La riflessione
e lo studio
possono far
crescere il
nostro ambito
di libertà?»
volta nella storia della ricerca, coincide con l’esplorato».
In altre parole, per comprendere il cervello, ci vorrebbe
un meta-cervello che non abbiamo. La coscienza sarà sempre imperfetta perché non potrà mai abbracciare tutta se
stessa. Ed è vano almanaccare sull’enigma dell’emergere
del pensiero e della morale:
biologicamente «il compito
essenziale dei cervelli, quello
umano incluso, è di prendersi
cura della sopravvivenza del
corpo di cui fanno parte». Alla fisicità si riducono anche i
prodotti più nobili dell’intelligenza, per esempio quel pensiero distillato che è la letteratura. Rassegniamoci: «Lingue e letterature esistono fin
quando ci sono cervelli che le
parlano, le scrivono e le leggono». Ce n’è anche per Kant.
Tempo e spazio non sono categorie «a priori» della mente
ma esperienze apprese, e
quanto alla «legge morale
che è in noi», Benini ci sbatte in faccia «la banalità
del male» (e quindi anche del bene?). «Per
compiere un delitto immane – dice Benini – Eichmann non aveva bisogno
che di essere un uomo qualunque», «la coscienza del bene e
del male è emersa come meccanismo del cervello durante
un lunghissimo processo naturale, l’evoluzione, la cui regola è la sofferenza del più debole che soccombe».
E’ così che la neuropsicologa dell’Università di Tilburg
(Olanda) Margriet Sitskoorn
può aprire I sette peccati capitali del cervello con il caso di
Phineas Gage, un bravo capooperaio che il 13 settembre
1848 ebbe il cranio trapassato da una stanga di ferro
Ma davvero siamo avari
solo per mancanza
di ossitocina
o lussuriosi per azione
della dopamina?
mentre lavorava alla costruzione di una ferrovia: campò
ancora 12 anni, ma aveva perso il senso morale. L’etica stava tutta nei neuroni di cui l’incidente l’aveva privato. Di
qui è breve il passo che vanifica ogni colpa. Siamo avari
per scarsità di ossitocina,
erotomani per eccesso di testosterone, lussuriosi per
azione della dopamina. Ma
non sarà troppo semplice?
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