La "Rete per l`infarto"

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La "Rete per l'infarto" e il centro "hub" della Cardiologia
Nell'organizzazione dei servizi cardiologici sul territorio, l'Azienda ospedaliera per l'emergenza Cannizzaro
svolge la funzione di “hub”, ovvero di centro di eccellenza in cui vengono eseguiti gli interventi ad alta
complessità.
La “Rete per l'infarto miocardico acuto” (rete “Ima”), rete integrata territorio-ospedale capace di ridurre i tempi
di trattamento e di aumentare l'efficacia di intervento, di recente istituzione, prevede infatti un'articolazione
secondo il modello “hub & spoke”, in cui i centri hub sono quelli con elevati standard di qualità operanti in un
Ospedale con Pronto Soccorso, ad alto volume di accessi, e con Rianimazione, dotati di Unità di terapia intensiva
coronarica (Utic) con attigua emodinamica h 24 e terminale per la telemedicina, mentre i centri spoke sono quelli
periferici che assicurano un'assistenza a minor grado di complessità.
Paziente in Unità di terapia intensiva coronarica assistito dai dott. Giuseppe Palazzo e Salvatore Campione
Il trattamento dell'infarto ha come obiettivo il ripristino del flusso coronarico nel più breve tempo possibile e
prevede due possibili interventi terapeutici per ricanalizzare rapidamente la coronaria: l'angioplastica primaria,
che, eseguita nei tempi adeguati e da un team altamente qualificato, ha mostrato di essere il trattamento
dell'infarto più efficace e sicuro; la trombolisi, il sistema più disponibile e diffuso, maggiormente efficace però
nei pazienti che si presentano entro le prime 2 ore dall'insorgenza del dolore. Non bisogna dimenticare che nei
paesi industrializzati una morte su due è dovuta alle malattie cardiovascolari: in Italia ogni anno si verificano
più di 100.000 casi di infarto miocardico acuto con una mortalità elevata (addirittura fino ad 1/3 dei casi). La
qualità della risposta assistenziale nelle prime ore è quindi determinante per la sopravvivenza del paziente con
infarto.
Nell'Azienda ospedaliera per l'Emergenza “Cannizzaro” l'assistenza ai cardiopatici è prestata dalla Divisione di
Cardiologia, diretta dal dott. Antonio Fiscella, che comprende l'Unità operativa semplice di Emodinamica e
Cardiologia Interventistica, l'Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (Utic), la terapia semi-intensiva, la degenza
cardiologica, oltre all'Unità di Elettrofisiologia con elettrostimolazione e un Servizio di Cardiologia con
diagnostica non invasiva. La Cardiologia del Cannizzaro (edificio F2, 2° e 3° piano), anche in quanto inserita in
un'azienda ospedaliera specializzata nella gestione dell'emergenza-urgenza e sede del servizio 118 con elipista,
riesce quindi a garantire tempestività e qualità dell'intervento di soccorso ai soggetti colpiti da infarto miocardico
acuto (IMA), grave forma di insufficienza coronarica acuta dovuta all'occlusione trombotica di un ramo
coronarico.
Dott. Fiscella, qual è l'obiettivo della rete per l'Infarto acuto del miocardio?
«Obiettivo principale della rete è di ridurre il più possibile la mortalità dei pazienti colpiti da attacco cardiaco
che giungono in ospedale e accoglierli in modo appropriato iniziando il più rapidamente possibile, anche in
autoambulanza, i trattamenti necessari».
Che cosa deve fare quindi un cittadino che sospetta di avere un attacco cardiaco in corso?
«L'arma più potente contro l'infarto del miocardio acuto è proprio la precocità del trattamento: la probabilità
di successo di un'eventuale angioplastica, intervento che prevede l'inserimento di un catetere nel cuore per
aprire una coronaria che nel corso dell'infarto è stata ostruita, è tanto maggiore quanto più breve è la distanza
di tempo nel quale si esegue l'intervento, rispetto all'insorgenza dell'attacco».
Chi bisogna avvisare, quindi?
«Se si sospetta di avere un dolore di origine cardiaca e di avere un attacco di cuore in corso, è fondamentale
chiamare subito il 118, perché sul posto siano inviate le automediche con la possibilità di teletrasmettere
l'elettrocardiogramma. In tempo reale in Cardiologia verrà effettuata la diagnosi e il paziente potrà così essere
indirizzato nel luogo opportuno per ottimizzare i tempi degli interventi».
E, al contrario, cosa non si deve fare?
«Oggi la maggior parte dei pazienti che hanno un attacco cardiaco in corso non chiamano il 118, ma arrivano
al Pronto Soccorso con mezzi propri, qualche volta anche da soli. Si tratta di un comportamento molto
pericoloso, perché il paziente non è in grado di valutare la gravità dell'attacco: non c'è infatti una relazione
precisa tra l'entità del dolore percepito e la gravità dell'attacco. Il messaggio che dobbiamo lanciare – conclude
Fiscella – è quello di diffondere, tra i cittadini, la buona abitudine di ricorrere subito al 118 quando si sospetta
di avere un attacco cardiaco in corso o si assiste una persona che lamenta un dolore riconducibile a un attacco
cardiaco: solo in questo modo si aumentano le possibilità del paziente di arrivare in ospedale».
Post date: 2012-11-10 12:05:04
Post date GMT: 2012-11-10 11:05:04
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