Lo spettacolo sta per iniziare. Now Arena di Verona

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Lo spettacolo sta per iniziare. Now Arena di Verona
Lo spettacolo sta per iniziare con Paolo Bonolis. Contaminazioni,
dialoghi, intrecci, stilemi dal rock alla classica, dalla lirica al pop e al
jazz, una complessa trama musicale per raccontare la Musica. Brian
May, Kerry Ellis, Vittorio Grigolo, Andrea Battistoni, Orchestra Arena di
Verona.
di Antonella Iozzo
Verona – Lo spettacolo sta per iniziare. The event. When the vision to go beyond their
limits l’Arena di Verona si accende di unicità, di splendore, di magia and the stars
watching la meraviglia che si compie.
Una fiumana di sorrisi, di menti curiose e spirti desiderosi di seguire la passione musicale
invadano piazza Bra. Come arterie pulsanti il ritmo interiore ordinatamene attendono
l’apertura dei cancelli.
Now la festa può iniziare. Brivido sulla scena, l’Arena di Verona è senza tempo, colpisce
dritta al cuore, fascino immutato che invade e seduce pubblico e artisti da sempre.
I preparativi fervono, gli spettatori riempiano la platea, le gradinate, il cielo incontra le
sfumature del crepuscolo e alle 21.00 Paolo Bonolis, che per la prima volta presenta lo
spettacolo “Arena di Verona 2015 – Lo spettacolo sta per iniziare”, saluta il pubblico e
spiega sinteticamente lo spettacolo, che andrà in onda su Canale 5 in prima serata il 3
giugno, una complessa trama musicale per raccontare la Musica attraverso i secoli.
Contaminazioni, dialoghi, intrecci, stilemi dal rock alla classica, dalla lirica al pop e al
jazz quadri che esprimono quadri che imprimono la loro naturale essenza musicale, il loro
comune denominatore: emozioni che si accordo come note musicali nell’armonia
dell’inafferrabile, ed è come ascoltare le stagioni della vita osando guardare oltre il
tempo per percepirne la bellezza che pulsa nell’anima semplicemente Musica.
L’Arena indossa ambientazioni e strutture scenografiche personalizzate, palco libero al
centro e due grandi pedane ai lati, sormontate da megaschermi sui quali nelle pause volti
noti della lirica raccontano la loro esperienza all’Arena, e maestosi giochi di luce come
nuance sulla pelle della musica. Sullo sfondo il blu profondo del cielo, al centro il
palcoscenico incorniciato da piccole fiammelle erranti la notte della musica. È
fascinazione dell’inafferrabile, è percezione di un qualcosa che scivola dentro di noi e
palpita, è pathos che compone la sua opera unica, il valore intrinseco della Musica e il
suo potere di comunicare oltre ogni orizzonte.
Originale e impegnativa presentazione
del Festival areniano 2015, che inaugura
il prossimo 19 giugno, attraverso
coinvolgenti quadri lirici tratti da alcune
delle opere in programma in soluzione di
continuità con le diverse pulsazioni
musicali. L’impatto è imponente, i
musicisti coinvolti unici, gli artisti
straordinari, il presentatore Paolo
Bonolis insieme a Belen Rodriguez ed
Elena Santarelli per brevi apparizione da
muse che la “legge dello spettacolo” richiede. Bonolis è coinvolgente, dalla battuta pronta
ed esilarante, simpatia allo stato puro e professionalità consolidata. Qualità che
emergono nelle pause piuttosto lunghe dettate dai cambi di scena che proprio per la loro
complessità richiedono tempo. È come assistere all’allestimento di diverse opere, come
intermezzo variazioni sul tema che prendono corpo nelle personalità più famose, basta
fare due nomi su tutti Brian May, fondatore dei Queen insieme a Freddie Mercury, Roger
Taylor e John Deacon, e Kerry Ellis. Ed proprio con la leggenda del rock accompagnata
da Kerry Ellis, dal tenore Vittorio Grigolo, dell’Orchestra e i suoi 101 musicisti e dai 157
artisti del Coro che lo spettacolo ha inizio. Memorable tensione emotiva che incatena il
pubblico. La sua graffiante chitarra scorre tra notevole feeling e scatto ritmico, massimo
sviluppo espressivo, insomma è storia.
E la storia della musica che ci porta lontana, le sue radici vanno ben oltre, verso Bach.
L’orchestra diretta dal Maestro Andrea Battistoni, per la parte lirica e sinfonica, e dal
Maestro Peppe Vessicchio esegue l’Aria sulla quarta corda, un grande classico,
conosciutissima sigla di Quark. È una melodia che subito acquista nuova luce con Nek
che interpreta la leggendaria “A Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum. Creazioni che
ci vengono restituiti attraverso il magico mondo delle influenze musicali. Tutto è musica,
tutto è bellezza visiva che si materializza nelle scene intense ed emotive del “Te Deum”
dalla Tosca di Puccini, straordinario il baritono Mario Cassi, nella famosissima cavatina
“Largo al factotum” dal Barbiere di Siviglia, un momento tutto rossiniano che esulta e
come sempre conquista la platea.
Estremamente scenografica la battaglia dei Montecchi e Capuleti tratta dall’opera
“Romeo e Giulietta” di Gunot. Drammaturgia e danza, passione e amore.
La grande musica lirica rende eccelsi i misteri dell’animo e sublima i sentimenti. È un
vortice che mette in luci aspetti intimi e personali, grandi verità e realtà di ogni epoca.
Come controcanto il rock, il pop, il jazz, è una esplorazione delle nuove tendenze che
sembra voglia investigare le proprie radici culturali, terreno fertile di creazione artisticomusicale. Over the top la musica che incanta e scatena applausi ancora una volta con
Brian May, in una versione straordinaria di “Bohemian Rapsody”, insieme a Vittorio
Grigolo la cui enfasi, partecipazione emotiva, body language sono un tutt’uno con la
musica e poi ancora duetti con la straordinaria Kerry Ellis, voce possente, sensuale e
carismatica. Il pianoforte di Julian Oliver Mazzariello, uno dei più giovani rappresentanti
del pianoforte jazz italiano, che scivola da Donizetti, quindi, dal melodramma italiano a
“I’ te vurria vasà” interpretata sempre da Grigolo, per poi approdare nei ritmi jazz di New
Orleans con Fabrizio Cosso alla tromba, fino alla “Rapsodia in blu” e all’opera “Porgy and
Bess” di George Gershwin, struggente interpretazione.
Pulsazioni di un tempo vitale che si articolano attraverso la musica e le interpretazioni
degli artisti in una narrazione frammentata e molteplice che restituisce uno sguardo sul
contemporaneo, dandoci la possibilità di navigare liberamene nel mare delle sensazioni
passando dalla dolcissima “Memory” dal musical Cats, versione superba regalatici dal
soprano Jessica Nuccio, a “Back to black” dell’indimenticabile Amy Winehouse nella
versione di Nina Zilli, look sofisticato che ci rimanda agli anni ’50, voce possente, sexy e
corporea che fraseggia ogni verso con maestria e dove la ruvidezza si trasforma in
balsamo. Deflagrante spettacolo che ritorna alla lirica con la celebre “Casta Diva”
dalla Norma interpretata da Maria José Siri, protagonista nella stagione areniana sia
in Aida sia in Don Giovanni. Tributo al romanticismo con “Lucean le stelle” dall’opera
Tosca, la voce di Vittorio Grigolo fende l’aria, è poesia nel sussurro lirico di un attimo
sospeso.
La musica di tutti i tempi non poteva esistere senza la genialità di Mozart e da Mozart,
mixato al divenire in evoluzione, partono i Beatles. Dopo di loro nulla è come prima,
esattamente come Mozart, dopo di lui la musica ha conosciuto l’infinito mistero di
Amadeus. L’orchestra, Vessicchio e la cover dei Beatles, per noi all’Arena di Verona.
Sul finale il coro diviene emblema di maestosità scenica, scenografica, artistica. L’azione
e movimento, suspense, ricerca estetica e bellezza sonora, è riflessione e intuizione, è
racconto e nostalgia, è storia, è passato, è presente con la celebra Marcia Trionfale
dell’Aida. Magnificenza scenografica, possanza, teatralità elevata all’ennesima potenza,
corpo di ballo, masse artistiche nei loro splendidi costumi, arte che dipinge le prospettive
della performance sensoriale. Altra pagina, i conosciutissimi Carmina Burana e il Va
pensiero dal Nabucco di Verdi, sul palcoscenico il coro non solo interpreta ma vive e
pulsa il magma umana, le lacerazioni sociali, è fibra, è relitto, è vita nelle sue forme più
truci. Memoria che vibra di ricordi, ricordi che lasciano alla musica il loro potere
rivelatore.
La musica si congeda da noi a notte fonda ma prima, un ultima rivoluzione sonora che
lascia senza fiato, che amplifica lo spazio per la riflessione, per chiedersi quali sono i
confini della musica, ma poi, in musica possono esistere confini? Proviamo a chiederlo a
Federico Paciotti, tenore ventiseienne laureato al conservatorio in una stravagante
“Nessun dorma” dalla Turandot, stile metal, una chitarra elettrica che più elettrica non si
può, dall’alto degli spalti urla la sua evocazione personalissima, l’Arena trionfa, mentre in
fondo alla nostra coscienza fragilità ed energia cercano l’equilibrio del nostro presente.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(03/06/2015)
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