Natale sei tu - Edizioni Piemme

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PAPA FRANCESCO
BUON NATALE
La via della festa
A cura di
NATALE BENAZZI
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ISBN 978-88-566-5003-7
I Edizione 2015
© 2015 – Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano
© 2015 – EDIZIONI PIEMME Spa, Milano
www.edizpiemme.it
Anno 2015-2016-2017 – Edizione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
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Natale sei tu
Natale sei tu,
quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno
e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L’albero di Natale sei tu
quando resisti vigoroso
ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu
quando le tue virtù sono i colori
che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu
quando chiami,
congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale
quando illumini con la tua vita
il cammino degli altri
con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu
quando canti al mondo
un messaggio di pace di giustizia e di amore.
NATALE SEI TU
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La stella di Natale sei tu
quando conduci qualcuno
all’incontro con il Signore.
Sei anche i re magi
quando dai il meglio che hai
senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu
quando conquisti l’armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu
quando sei un vero amico
e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu
quando perdoni e ristabilisci la pace
anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu
quando sazi di pane e di speranza
il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale
quando umile e cosciente ricevi
nel silenzio della notte
il Salvatore del mondo
senza rumori né grandi celebrazioni;
tu sei sorriso di confidenza e tenerezza
nella pace interiore di un Natale perenne
che stabilisce il regno dentro di te.
Un buon Natale a tutti coloro
che assomigliano al Natale*.
* Testo raccolto in una omelia.
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NATALE SEI TU
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Profezia di una stella
«Il Verbo si è fatto carne,
si è emarginato
per portare la salvezza
agli emarginati.»
Omelia a Santa Marta, 19 dicembre 2014
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Aspettare Natale
Come nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno
di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della mèta
della propria esistenza, così per la grande famiglia umana è necessario rinnovare sempre l’orizzonte comune
verso cui siamo incamminati. L’orizzonte della speranza! Questo è l’orizzonte per fare un buon cammino
verso Natale. Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo
incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza,
una speranza che non delude perché è fondata sulla
Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai! Lui è fedele!
Lui non delude! Pensiamo e sentiamo questa bellezza.
Omelia, 1° dicembre 2013
Imparare ad abbracciare
Abbracciare, abbracciare. Abbiamo tutti bisogno
di imparare ad abbracciare... Ma abbracciare non è
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sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a
chi è caduto nel buio, magari senza sapere come, e
diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma
è possibile se tu lo vuoi.
Discorso, 24 luglio 2013
Al mercato rionale del cuore
Il nostro cuore ha sempre desideri, ha voglie, ha
pensieri: ma tutti questi, sono del Signore? O alcuni
di questi ci allontanano dal Signore? Per questo l’apostolo dice: mettete alla prova tutto quello che pensate,
che sentite, quello che volete... Se questo va nella linea
del Signore va bene; ma se non va...
È necessario mettere alla prova gli spiriti «per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi
profeti sono venuti nel mondo» (cfr. 1 Gv 3, 22 – 4, 6).
In un cuore ci sono tante cose che vanno e vengono... Sembra un mercato rionale dove trovi di tutto.
Ma come so che questo è di Cristo? È così semplice:
se quello che tu desideri, o quello che tu pensi va
sulla strada dell’incarnazione del Verbo, del Signore che è venuto in carne, è di Dio; ma se non va su
quella strada, non viene da Dio... Se un pensiero, se
un desiderio ti porta sulla strada dell’umiltà, dell’abbassamento, del servizio agli altri, è di Gesù; ma se
ti porta sulla strada della sufficienza, della vanità,
dell’orgoglio o sulla strada di un pensiero astratto,
non è di Gesù.
Omelia a Santa Marta, 18 dicembre 2014
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Nel buon piatto della vita
Quando si prepara un buon piatto e vedi che manca il sale, allora tu “metti” il sale; manca l’olio, allora
tu “metti” l’olio... “Mettere”, cioè collocare, versare.
Così è anche nella nostra vita: se vogliamo che essa
abbia veramente senso e pienezza, come voi stessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi:
•
“Metti fede” e la vita avrà un sapore nuovo, la vita
avrà una bussola che indica la direzione.
•
“Metti speranza” e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma
luminoso.
•
“Metti amore” e la tua esistenza sarà come una
casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà
gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te.
Metti fede,
metti speranza,
metti amore!...
•
“Metti Cristo” nella tua vita e troverai un amico di
cui fidarti sempre.
•
“Metti Cristo” e vedrai crescere le ali della speranza per percorrere con gioia la via del futuro.
•
“Metti Cristo” e la tua vita sarà piena del suo amore, sarà una vita feconda.
•
Perché tutti noi desideriamo avere una vita feconda, una vita che dona vita agli altri!...
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“Metti Cristo” nella tua vita. In questi giorni, Lui
ti attende: ascoltalo con attenzione e la sua presenza entusiasmerà il tuo cuore.
• “Metti Cristo”: Lui ti accoglie nel sacramento del
perdono, con la sua misericordia cura tutte le ferite del peccato. Non avere paura di chiedere perdono a Dio perché Lui nel suo grande amore non
si stanca mai di perdonarci, come un padre che ci
ama. Dio è pura misericordia!
• “Metti Cristo”: Lui ti aspetta anche nell’Eucaristia, sacramento della sua presenza, del suo sacrificio di amore, e ti aspetta anche nell’umanità di
tanti giovani che ti arricchiranno con la loro amicizia, ti incoraggeranno con la loro testimonianza
di fede, ti insegneranno il linguaggio dell’amore,
della bontà, del servizio.
•
Anche tu puoi essere un testimone gioioso del suo
amore, un testimone coraggioso del suo Vangelo per
portare in questo nostro mondo un po’ di luce. Lasciati cercare da Gesù, lasciati amare da Gesù, è un amico
che non delude.
Omelia, 25 luglio 2013
Un pellegrinaggio universale
Verso cosa deve andare il nostro cammino? C’è una
mèta comune? E qual è questa mèta? Il Signore ci risponde attraverso il profeta Isaia, e dice così:
«Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
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sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
“Venite, saliamo al monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri”» (2, 2-3).
Questo è quello che dice Isaia sulla meta dove andiamo. È un pellegrinaggio universale verso una meta
comune, che nell’Antico Testamento è Gerusalemme,
dove sorge il tempio del Signore, perché da lì, da Gerusalemme, è venuta la rivelazione del volto di Dio e
della sua legge.
La rivelazione ha trovato in Gesù Cristo il suo compimento, e il “tempio del Signore” è diventato Lui
stesso, il Verbo fatto carne: è Lui la guida e insieme
la meta del nostro pellegrinaggio, del pellegrinaggio
di tutto il popolo di Dio; e alla sua luce anche gli altri
popoli possono camminare verso il Regno della giustizia, verso il Regno della pace.
Omelia, 1° dicembre 2013
Cosa mi succede in cuore?
Pensiamo a questo oggi. Ci farà bene. Cosa succede
nel mio cuore? Cosa penso? Cosa sento? Presto attenzione o lascio passare, che tutto vada e venga? So cosa
voglio? Metto alla prova ciò che voglio, ciò che desiPROFEZIA DI UNA STELLA
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dero? O prendo tutto? Carissimi, non prestate fede ad
ogni spirito; mettete alla prova gli spiriti...
Omelia a Santa Marta, 18 dicembre 2014
Buche e dossi
Penso a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del
potere, del successo, della mondanità. Poveretti! Hanno consolazioni truccate, non la vera consolazione del
Signore! Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali. Lui può farlo!
È potente!...
Il profeta Isaia parla al nostro cuore per dirci che
Dio dimentica i nostri peccati e ci consola. Se noi ci
affidiamo a Lui con cuore umile e pentito, Egli abbatterà i muri del male, riempirà le buche delle nostre
omissioni, spianerà i dossi della superbia e della vanità
e aprirà la strada dell’incontro con Lui.
Angelus, 7 dicembre 2014
Maria aspetta nel Presepe
Dalla sterilità il Signore è capace di ricominciare
una nuova discendenza, una nuova vita: questo è il
messaggio di oggi... Quando l’umanità è esaurita, non
può andare più avanti, viene la grazia e viene il Figlio,
e viene la salvezza. E quella creazione esaurita lascia
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posto alla nuova creazione, potremo così dire a una
“ri-creazione”...
Guardando la storia di sterilità del popolo di Dio, e
tante storie nella storia della Chiesa che hanno fatto la
Chiesa sterile, chiediamo al Signore, oggi, guardando il
presepe, la grazia della fecondità della Chiesa che, prima di tutto, la Chiesa sia madre, come Maria: madre!
Omelia a Santa Marta, 19 dicembre 2014
Bisogno di consolazione
Lasciamo che l’invito di Isaia – «Consolate, consolate
il mio popolo» – risuoni nel nostro cuore. Oggi c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia
e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza. Lui
accende il fuoco della speranza! Non noi. Il messaggio
di Isaia è un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a
preparare con impegno la via del Signore.
Angelus, 7 dicembre 2014
Confidare in Dio
Quando noi saremo in grado di dire al Signore: «Signore, questi sono i miei peccati, non sono di questo,
di quello... Sono i miei. Prendili tu. Così io sarò salvo», allora saremo quel bel popolo, popolo umile e
povero che confida nel nome del Signore.
Omelia a Santa Marta, 16 dicembre 2014
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Il cuore e le banane
Non si negozia il cuore, non si negozia la roccia. La
roccia è Cristo, non si negozia! Questo è il dramma
dell’ipocrisia di questa gente. E Gesù non negoziava
mai il suo cuore di Figlio del Padre, ma era aperto alla
gente, cercando strade per aiutare...
Alcune volte, quando io ho visto un cristiano, una
cristiana così, col cuore debole, non fermo, non saldo
sulla roccia e con tanta rigidità fuori, ho chiesto al Signore: buttagli una buccia di banana davanti, perché
faccia una bella scivolata, si vergogni di essere peccatore e così incontri te, che sei il Salvatore.
Omelia a Santa Marta, 15 dicembre 2014
Il germoglio di Iesse
Gesù viene non come un capitano, un generale di
esercito, un governante potente, viene come un germoglio (Is 11, 1-10): «In quel giorno, un germoglio
spunterà dal tronco di Iesse». Lui è un germoglio, è
umile, è mite, ed è venuto per gli umili, per i miti, a
portare la salvezza agli ammalati, ai poveri, agli oppressi, come lui stesso dice nel quarto capitolo di
Luca, quando è alla sinagoga di Nazaret. Gesù è venuto per gli emarginati: lui si emargina, non ritiene un
valore innegoziabile essere uguale a Dio. Infatti umiliò
se stesso, si annientò... si è emarginato, si è umiliato
per darci il mistero del Padre e il suo proprio.
Omelia a Santa Marta, 2 dicembre 2014
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Il messaggero della consolazione
Isaia si rivolge a gente che ha attraversato un periodo
oscuro, che ha subito una prova molto dura; ma ora
è venuto il tempo della consolazione. La tristezza e la
paura possono fare posto alla gioia, perché il Signore
stesso guiderà il suo popolo sulla via della liberazione
e della salvezza. In che modo farà tutto questo? Con la
sollecitudine e la tenerezza di un pastore che si prende
cura del suo gregge. Egli infatti darà unità e sicurezza
al gregge, lo farà pascolare, radunerà nel suo sicuro ovile le pecore disperse, riserverà particolare attenzione a
quelle più fragili e deboli. Questo è l’atteggiamento di
Dio verso di noi sue creature. Perciò il profeta invita
chi lo ascolta – compresi noi, oggi – a diffondere tra il
popolo questo messaggio di speranza: che il Signore ci
consola. E fare posto alla consolazione che viene dal
Signore.
Angelus, 7 dicembre 2014
La vita è un cammino
La nostra vita è un cammino: dobbiamo andare per
questo cammino, per arrivare al monte del Signore,
all’incontro con Gesù. La cosa più importante che a
una persona può accadere è incontrare Gesù: questo
incontro con Gesù che ci ama, che ci ha salvato, che
ha dato la sua vita per noi. Incontrare Gesù. E noi
camminiamo per incontrare Gesù.
E andiamo nella vita così, come dice il profeta, al
monte, fino al giorno in cui sarà l’incontro definitivo,
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dove potremo guardare quello sguardo tanto bello di
Gesù, tanto bello. È questa la vita cristiana: camminare, andare avanti, uniti, come fratelli, volendosi bene
l’uno all’altro. Incontrare Gesù.
Omelia, 1° dicembre 2013
I pellegrini e gli erranti
Camminare. Questo verbo ci fa pensare al corso
della storia, a quel lungo cammino che è la storia della salvezza, a cominciare da Abramo, nostro padre
nella fede, che il Signore chiamò un giorno a partire,
a uscire dal suo paese per andare verso la terra che
Lui gli avrebbe indicato. Da allora, la nostra identità
di credenti è quella di gente pellegrina verso la terra
promessa. Questa storia è sempre accompagnata dal
Signore! Egli è sempre fedele al suo patto e alle sue
promesse. Perché fedele, «Dio è luce, e in lui non c’è
tenebra alcuna» (1 Gv 1, 5). Da parte del popolo, invece, si alternano momenti di luce e di tenebra, fedeltà
e infedeltà, obbedienza e ribellione; momenti di popolo pellegrino e momenti di popolo errante.
Anche nella nostra storia personale si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e
i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si
chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la
ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre
dentro di noi e intorno a noi. «Chi odia suo fratello»
scrive l’apostolo Giovanni «è nelle tenebre, cammina
nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno
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accecato i suoi occhi» (1 Gv 2, 11). Popolo in cammino, ma popolo pellegrino che non vuole essere popolo
errante.
Omelia, 24 dicembre 2013
Il mistero dell’Incarnazione
La grandezza del mistero di Dio si conosce soltanto
nel mistero di Gesù, e il mistero di Gesù è proprio
un mistero di abbassarsi, di annientarsi, di umiliarsi, e
porta la salvezza ai poveri, a quelli che sono annientati
da tante malattie, peccati e situazioni difficili.
Fuori da questa cornice non si può capire il mistero
di Gesù, non si può capire l’unzione dello Spirito Santo
che lo fa gioire (cfr. Lc 10, 21-24) nella lode del Padre,
e che lo porta a evangelizzare i poveri, gli emarginati.
Chiediamo al Signore di avvicinarci più, più, più al
suo mistero, e di farlo sulla strada che lui vuole che noi
facciamo: la strada dell’umiltà, la strada della mitezza,
la strada della povertà, la strada di sentirci peccatori...
E così lui viene a salvarci, a liberarci.
Omelia a Santa Marta, 2 dicembre 2014
Donne pellegrine
In Maria, figlia di Sion, si compie la lunga storia di
fede dell’Antico Testamento, con il racconto di tante
donne fedeli, a cominciare da Sara, donne che, accanto ai patriarchi, erano il luogo in cui la promessa di
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Dio si compiva, e la vita nuova sbocciava. Nella pienezza dei tempi, la Parola di Dio si è rivolta a Maria,
ed ella l’ha accolta con tutto il suo essere, nel suo cuore, perché in lei prendesse carne e nascesse come luce
per gli uomini. San Giustino martire, nel suo Dialogo
con Trifone, ha una bella espressione in cui dice che
Maria, nell’accettare il messaggio dell’Angelo, ha concepito “fede e gioia”. Nella Madre di Gesù, infatti, la
fede si è mostrata piena di frutto, e quando la nostra
vita spirituale dà frutto, ci riempiamo di gioia, che è il
segno più chiaro della grandezza della fede. Nella sua
vita, Maria ha compiuto il pellegrinaggio della fede,
alla sequela di suo Figlio. Così, in Maria, il cammino
di fede dell’Antico Testamento è assunto nella sequela
di Gesù e si lascia trasformare da Lui, entrando nello
sguardo proprio del Figlio di Dio incarnato.
Lumen fidei, n. 58
Un mondo paralitico
Il vangelo della guarigione del paralitico ci presenta
Cristo che vince le paralisi dell’umanità. Descrive la
potenza della misericordia divina che perdona e scioglie ogni peccato quando incontra una fede autentica. Le paralisi delle coscienze sono contagiose. Con
la complicità delle povertà della storia, e del nostro
peccato, possono espandersi ed entrare nelle strutture
sociali e nelle comunità fino a bloccare popoli interi.
Ma il comando di Cristo può ribaltare la situazione:
«Àlzati, cammina!»... Si fermino per sempre l’inimici20
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zia e le divisioni. Riprendano speditamente le intese di
pace spesso paralizzate da contrapposti e oscuri interessi. Siano date finalmente reali garanzie di libertà religiosa a tutti, insieme al diritto per i cristiani di vivere
serenamente là dove sono nati, nella patria che amano
come cittadini da duemila anni, per contribuire come
sempre al bene di tutti... E andiamo sempre avanti,
cercando il Signore, cercando nuove strade, nuove vie
per avvicinarci al Signore. E se fosse necessario aprire
un buco sul tetto per avvicinarci tutti al Signore, che
la nostra immaginazione creativa della carità ci porti a
questo: a trovare e a fare strade di incontro, strade di
fratellanza, strade di pace.
Per parte nostra desideriamo «glorificare Dio», sostituendo al timore lo stupore: ancora oggi possiamo
vedere «cose prodigiose». Il prodigio dell’Incarnazione del Verbo e, perciò, della assoluta vicinanza di
Dio all’umanità, nel quale sempre ci colloca il mistero
dell’Avvento.
Omelia, 9 dicembre 2013
La fedeltà di Dio
La gioia cristiana, come la speranza, ha il suo fondamento nella fedeltà di Dio, nella certezza che Lui
mantiene sempre le sue promesse. Il profeta Isaia
esorta coloro che hanno smarrito la strada e sono
nello sconforto a fare affidamento sulla fedeltà del Signore, perché la sua salvezza non tarderà a irrompere
nella loro vita. Quanti hanno incontrato Gesù lungo
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il cammino, sperimentano nel cuore una serenità e
una gioia di cui niente e nessuno potrà privarli. La
nostra gioia è Gesù Cristo, il suo amore fedele inesauribile! Perciò, quando un cristiano diventa triste,
vuol dire che si è allontanato da Gesù. Ma allora non
bisogna lasciarlo solo! Dobbiamo pregare per lui, e
fargli sentire il calore della comunità.
Angelus, 15 dicembre 2013
Dio cammina con noi
Mantenere la speranza. Il testo di Apocalisse 12 presenta una scena drammatica: una donna – figura di
Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un drago
– il diavolo – che vuole divorarne il figlio. Ma la scena
non è di morte, ma di vita, perché Dio interviene e
mette in salvo il bambino. Quante difficoltà ci sono
nella vita di ognuno, nella nostra gente, nelle nostre
comunità, ma per quanto grandi possano apparire,
Dio non lascia mai che ne siamo sommersi. Davanti
allo scoraggiamento che potrebbe esserci nella vita, in
chi lavora all’evangelizzazione oppure in chi si sforza
di vivere la fede come padre e madre di famiglia, vorrei dire con forza: «Abbiate sempre nel cuore questa
certezza: Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona! Non perdiamo mai la speranza!
Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il “drago”, il
male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte.
Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza!».
Omelia, 24 luglio 2013
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Lo Spirito consolatore
È curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi, ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché?
Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti.
Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! È Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio
di uscire da noi stessi. È Lui è che ci porta alla fonte
di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è
la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore!
Angelus, 7 dicembre 2014
Agli smarriti di cuore
La terza domenica di Avvento è detta anche domenica Gaudete, cioè domenica della gioia. Nella liturgia
risuona più volte l’invito a gioire, a rallegrarsi, perché? Perché il Signore è vicino. Il Natale è vicino. Il
messaggio cristiano si chiama “evangelo”, cioè “buona notizia”, un annuncio di gioia per tutto il popolo;
la Chiesa non è un rifugio per gente triste, la Chiesa è
la casa della gioia! E coloro che sono tristi trovano in
essa la gioia, trovano in essa la vera gioia!
Ma quella del Vangelo non è una gioia qualsiasi.
Trova la sua ragione nel sapersi accolti e amati da Dio.
Come ci ricorda il profeta Isaia – «Dite agli smarriti di
cuore: coraggio, non temete!» –, Dio è colui che viene
a salvarci, e presta soccorso specialmente agli smarriti
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di cuore. La sua venuta in mezzo a noi irrobustisce,
rende saldi, dona coraggio, fa esultare e fiorire il deserto e la steppa, cioè la nostra vita quando diventa
arida. E quando diventa arida la nostra vita? Quando
è senza l’acqua della Parola di Dio e del suo Spirito
d’amore.
Angelus, 15 dicembre 2013
La casa della gioia
Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla
felicità. Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato
a vivere e a testimoniare? È quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Da
quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita
a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno
di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa
del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove!
Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre.
Non si tratta di una gioia soltanto sperata o rinviata
al paradiso: qui sulla terra siamo tristi ma in paradiso
saremo gioiosi. No! Non è questa ma una gioia già
reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia, e con Gesù la gioia di casa, come dice quel
vostro cartello: con Gesù la gioia è di casa. Tutti, diciamolo: «Con Gesù la gioia è di casa». Un’altra volta:
«Con Gesù la gioia è di casa». E senza Gesù c’è la
gioia? No! Lui è vivo, è il Risorto, e opera in noi e tra
noi specialmente con la Parola e i sacramenti.
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Tutti noi battezzati, figli della Chiesa, siamo chiamati ad accogliere sempre nuovamente la presenza
di Dio in mezzo a noi e ad aiutare gli altri a scoprirla, o a riscoprirla qualora l’avessero dimenticata. Si
tratta di una missione bellissima, simile a quella di
Giovanni Battista: orientare la gente a Cristo – non a
noi stessi! – perché è Lui la meta a cui tende il cuore
dell’uomo quando cerca la gioia e la felicità.
Angelus, 14 dicembre 2014
Scommetere sulla speranza
Dice ancora il profeta (Is 2, 4):
«Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra».
Mi permetto di ripetere questo che dice il profeta,
ascoltate bene:
«Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra».
Ma quando accadrà questo? Che bel giorno sarà,
nel quale le armi saranno smontate, per essere traPROFEZIA DI UNA STELLA
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sformate in strumenti di lavoro! Che bel giorno sarà
quello! E questo è possibile! Scommettiamo sulla
speranza, sulla speranza della pace, e sarà possibile!
Omelia, 1° dicembre 2013
Quel che si condivide, si moltiplica
Nessuno sforzo di “pacificazione” sarà duraturo,
non ci saranno armonia e felicità per una società che
ignora, che mette ai margini e che abbandona nella
periferia una parte di se stessa. Una società così semplicemente impoverisce se stessa, anzi perde qualcosa di essenziale per se stessa. Non lasciamo, non
lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello
scarto! Non lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello scarto, perché noi siamo fratelli. Nessuno
è da scartare. Ricordiamolo sempre: solo quando si
è capaci di condividere ci si arricchisce veramente;
tutto ciò che si condivide si moltiplica!... La misura
della grandezza di una società è data dal modo con
cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro
che la sua povertà!
Discorso, 25 luglio 2013
Il Vangelo in tasca
Non possiamo essere messaggeri della consolazione
di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di
essere consolati e amati da Lui. Questo avviene spe26
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cialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca: non dimenticare
questo! Il Vangelo in tasca o nella borsa, per leggerlo
continuamente. E questo ci dà consolazione: quando
rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza,
quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del perdono. Tutto questo ci consola...
Oggi c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco
della speranza. Lui accende il fuoco della speranza!
Non noi. Tante situazioni richiedono la nostra testimonianza consolatrice. Essere persone gioiose, consolate.
Angelus, 7 dicembre 2014
Attesa e pazienza
L’origine delle tenebre che avvolgono il mondo
si perde nella notte dei tempi. Ripensiamo all’oscuro momento in cui fu commesso il primo crimine
dell’umanità, quando la mano di Caino, accecato
dall’invidia, colpì a morte il fratello Abele (cfr. Gn
4, 8). Così, il corso dei secoli è stato segnato da violenze, guerre, odio, sopraffazione. Ma Dio, che aveva riposto le proprie attese nell’uomo fatto a sua immagine
e somiglianza, aspettava. Dio aspettava. Egli ha atteso
talmente a lungo che forse a un certo punto avrebbe
dovuto rinunciare. Invece non poteva rinunciare, non
poteva rinnegare se stesso. Perciò ha continuato ad
aspettare con pazienza di fronte alla corruzione di uoPROFEZIA DI UNA STELLA
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mini e popoli. La pazienza di Dio. Quanto è difficile
capire questo: la pazienza di Dio verso di noi!
Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia
il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente
fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In
questo consiste l’annuncio della notte di Natale. Dio
non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre
lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in
attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto; e tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio.
Omelia, 24 dicembre 2014
I “valori immateriali”
Oggi un po’ tutti, e anche i nostri giovani sentono il
fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e
sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto
si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca
di compensazioni, di questi idoli passeggeri. Cari fratelli e sorelle, siamo luci di speranza! Abbiamo uno
sguardo positivo sulla realtà. Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel
diventare protagonisti della costruzione di un mondo
migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per
la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori
immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo,
la memoria di un popolo. In questo santuario, che fa
parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leg28
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gere: spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza,
fraternità, gioia; sono valori che trovano la loro radice
più profonda nella fede cristiana.
Omelia, 24 luglio 2013
La fede non si frulla
La croce continua a far scandalo. Ma è l’unico cammino sicuro: quello della croce, quello di Gesù, quello
dell’Incarnazione di Gesù. Per favore, non “frullate”
la fede in Gesù Cristo. C’è il frullato di arancia, c’è il
frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore
non bevete “frullato” di fede. La fede è intera, non si
frulla. È la fede in Gesù.
Discorso, 25 luglio 2013
Il futuro del mondo
La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo. È la finestra, e quindi ci impone
grandi sfide. La nostra generazione si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane quando
saprà offrirgli spazio. Questo significa: tutelarne le
condizioni materiali e spirituali per il pieno sviluppo;
dargli solide fondamenta su cui possa costruire la vita;
garantirgli la sicurezza e l’educazione affinché diventi
ciò che può essere; trasmettergli valori duraturi per
cui vale la pena vivere; assicurargli un orizzonte trascendente per la sua sete di felicità autentica e la sua
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creatività nel bene; consegnargli l’eredità di un mondo
che corrisponda alla misura della vita umana; svegliare
in lui le migliori potenzialità per essere protagonista
del proprio domani e corresponsabile del destino di
tutti. Con questi atteggiamenti anticipiamo oggi il futuro che entra dalla finestra dei giovani.
Discorso, 22 luglio 2013
Armi e aratri
Il potere di Cristo, che è liberazione e servizio, si
faccia sentire in tanti cuori che soffrono guerre, persecuzioni, schiavitù. Che con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti
uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza. Che
la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la
distruzione in creatività, l’odio in amore e tenerezza.
Così potremo dire con gioia: «I nostri occhi hanno
visto la tua salvezza».
Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2014
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