muscoli che flettono il braccio

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Muscoli
MOVIMENTI DEL CINGOLO SUPERIORE
(SCAPOLARE)
Il cingolo superiore consta di due ossa, scapola e
clavicola, che si articolano l’una con l’altra a livello dell’articolazione acromioclavicolare. Il cingolo
forma il legame tra l’arto superiore e lo scheletro
assile rispettivamente con l’articolazione scapolare (glenomerale) e l’articolazione sternoclavicolare. La scapola triangolare appiattita dà inserzione
a molti muscoli, alcuni dei quali ancorano il cingolo superiore al torace e altri controllano la posizione dell’arto superiore. La clavicola agisce fondamentalmente come un montante, che mantiene
l’arto superiore lontano dal tronco. I movimenti
del cingolo superiore, sia indipendentemente sia
in associazione a quelli dell’arto superiore, dimostrano che entrambe le ossa che lo costituiscono
sono sempre implicate, a causa delle loro strette
connessioni muscolari e legamentose. La posizione e i movimenti della scapola sono determinati
dall’attività dei muscoli che s’inseriscono su di
essa. Un singolo muscolo, agendo in concerto con
varie combinazioni di altri muscoli, può essere
implicato nell’esecuzione di differenti movimenti
del cingolo superiore. Conseguentemente, nella
relazione che segue, singoli muscoli saranno
descritti in dettaglio tenendo presente la loro
azione preminente. I movimenti tra scapola e
torace sono permessi perché la fascia, che copre
strati adiacenti di muscoli, facilita movimenti di
scivolamento e scorrimento. I movimenti del cingolo superiore sono descritti a partire dalla posizione anatomica, nella quale la scapola è posta
obliquamente sopra la parete posteriore del torace tra la seconda e la sesta costa, con il processo
coracoideo puntato anteriormente.
I movimenti descritti sono:
1. trazione indietro (pag. 63) – movimento
della scapola che, mantenendo la sua posizione verticale, si avvicina con il suo margine mediale alla colonna vertebrale, come
per rinforzare la spalla. La superficie glenoidea in tale modo guarda più direttamente lateralmente;
2. trazione in avanti (pag. 66) – movimento
della scapola in avanti attorno alla parete
toracica, come nella rotazione delle spalle. A
questo movimento può essere in parte associata una rotazione laterale. La superficie
glenoidea guarda più direttamente in avanti;
3. elevazione (pag. 68) – il gingolo superiore è
sollevato in alto come nel fare le spallucce;
4. depressione – il cingolo superiore è tirato
in basso;
5. rotazione laterale (in avanti) del cingolo
superiore (pag. 69) – movimento complesso per il quale l’angolo inferiore della scapola si muove lateralmente sulla parete
toracica, mentre l’azione come montante
della clavicola dà luogo a un concomitante movimento verso l’alto della scapola, il
che determina che la superficie glenoidea
sia rivolta progressivamente in alto;
6. rotazione mediale (indietro) del cingolo
superiore (pag. 70) – movimento che determina il ritorno della scapola nella sua
posizione di riposo, dalla posizione di
rotazione laterale.
MUSCOLI CHE TIRANO INDIETRO
IL CINGOLO SUPERIORE (SCAPOLARE)
Piccolo romboide
Grande romboide
Trapezio
Piccolo romboide
Il piccolo romboide (fig. 3.11) è un piccolo
muscolo quadrilatero le cui fibre corrono obliquamente in basso e lateralmente dai processi spinosi di C7 e T1, dai legamenti sopraspinosi che li
uniscono dalla parte inferiore del legamento
nucale, per inserirsi sul margine mediale dell’area
triangolare liscia alla base della spina della scapola.
Grande romboide
Il grande romboide (fig. 3.11), sebbene più largo
del piccolo romboide, può essere considerato
3
64
ANATOMIA E MOVIMENTO
ISBN 88-408-1280-6
una continuazione di questo. Origina da nastri
tendini che si dipartono dai processi spinosi da
T2 a T5 compresa e dai legamenti sopraspinosi
che li uniscono. Le fibre del muscolo corrono
obliquamente in basso e lateralmente per inserirsi sul margine mediale della scapola tra la base
della spina e l’angolo inferiore. Entrambi i romboidi giacciono superficialmente rispetto ai
muscoli lunghi del dorso e sono, a loro volta,
ricoperti dal muscolo trapezio, eccetto il margine inferiore del grande romboide che forma il
pavimento del “triangolo di auscultazione”.
Innervazione
Entrambi i romboidi sono forniti dal nervo dorsale della scapola, radice C5.
Azione
La principale azione dei romboidi è retrarre la
scapola, ma sono attivi anche nella rotazione mediale del cingolo superiore. Hanno anche un’importante azione come stabilizzatori della scapola, quando altri gruppi muscolari sono attivi.
Palpazione
Con la mano del soggetto posta in corrispondenza delle reni (per rilassare il trapezio), i romboidi possono essere palpati attraverso il trapezio, quando la mano è mossa dorsalmente. I
romboidi, quando sono contratti, possono essere palpati (e qualche volta visti) tra il margine
mediale della scapola e la colonna vertebrale.
Elevatore della scapola
Piccolo romboide
Grande
romboide
Fig. 3.11 Le inserzioni (ombreggiate) dell’elevatore della scapola, piccolo romboide e grande romboide dimostrate sulla superficie posteriore del torace.
65
ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE TIRANO INDIETRO IL CINGOLO SUPERIORE (SCAPOLARE)
Trapezio
Il trapezio (fig. 3.12) è costituito da uno strato
muscolare triangolare, largo e appiattito, che si
estende dal cranio e dalla colonna vertebrale,
medialmente, al cingolo superiore, lateralmente.
È il muscolo più superficiale della parte superiore del dorso e con il suo controlaterale forma un
trapezio, da cui prende il nome. L’inserzione
mediale del trapezio si effettua in corrispondenza del terzo mediale della linea nucale superiore,
della protuberanza occipitale esterna dell’osso occipitale, del legamento nucale, dei processi spinosi
da C7 a T12 compresa e dei legamenti sopraspinosi interposti. La maggior parte di queste inserzioni si effettua direttamente attraverso linguette
muscolari, tuttavia esiste nel trapezio una aponevrosi triangolare tra C6 e T3, che corrisponde a
una leggera depressione visibile nel vivente. Da
Protuberanza occipitale esterna
Linea nucale
superiore
Legamento
nucale
Clavicola
questa ampia zona d’inserzione prossimale le
fibre superiori del trapezio corrono in basso e
lateralmente, le medie sono quasi orizzontali,
mentre le fibre inferiori si dirigono in alto e lateralmente per formare una linea continua d’inserzione sulla clavicola e sulla scapola. Le fibre
superiori discendono al margine posteriore del
terzo laterale della clavicola, mentre le fibre
medie si portano al margine mediale dell’acromion e al margine superiore della cresta della
spina della scapola, separata dalla superficie liscia,
sulla parte mediale della spina, da una piccola
borsa. Le fibre più basse convergono in un tendine che si attacca a un tubercolo posto sul margine inferiore dell’estremità mediale della spina
della scapola. L’estremità superiore libera del trapezio forma il margine posteriore del triangolo
posteriore del collo, mentre il margine inferiore
libero forma il confine mediale del triangolo di
auscultazione. Quest’ultimo triangolo è un’area
della parete toracica libera dal rivestimento osseo
della scapola, e coperta da sottili muscoli. Gli
altri confini del triangolo di auscultazione sono il
margine superiore del gran dorsale in basso e il
margine mediale della scapola lateralmente.
Innervazione
Il trapezio riceve la sua innervazione motoria
dalla parte spinale del nervo accessorio (XI), che
lo penetra dal triangolo posteriore. Riceve inoltre fibre sensitive attraverso i rami ventrali del
plesso cervicale, da C3 a C4. La pelle sopra il
trapezio è fornita dai rami dorsali di C3-T12.
Azione
Fig. 3.12 Le inserzioni (ombreggiate) del trapezio
dimostrate sulla superficie posteriore del torace.
Il trapezio ha un’importante funzione nella stabilizzazione della scapola, come base per i movimenti dell’arto superiore. Le fibre intermedie
orizzontali stirano la scapola dorsalmente verso
la linea mediana, compiono cioè un movimento
di trazione indietro, che può essere rinforzato
dalla contrazione contemporanea delle fibre
superiori e inferiori per produrre una forza
“scomposta” diretta verso la linea mediana. Le
fibre superiori del trapezio sollevano il cingolo
superiore e mantengono il livello delle scapole
agendo contro la forza di gravità o come quando
un peso viene sostenuto con le mani. Quando si
contraggono i muscoli sia di sinistra sia di destra,
possono estendere il collo, ma quando agiscono
singolarmente, le fibre superiori producono una
flessione laterale del collo. Le fibre inferiori tirano in basso la parte mediale della scapola, spe-
3
66
ANATOMIA E MOVIMENTO
cialmente contro resistenza, quando per esempio le braccia sono usate per tirare in fuori una
sedia. Le fibre superiori e inferiori lavorando
insieme determinano la rotazione laterale della
scapola attorno a un punto posto davanti alla
base della spina. In tal modo il trapezio risulta
importante in tutte le funzioni dell’arto superiore poiché la sua azione ne aumenta l’ampiezza
possibile di movimento. La paralisi del trapezio,
particolarmente della sua parte superiore, ha
come risultato che la scapola si muova in avanti
attorno alla parete toracica e che il suo angolo
inferiore si muova medialmente. La curva di
solito dolce, che il margine superiore del muscolo compie tra la protuberanza occipitale e l’acromion, può diventare marcatamente angolata.
Palpazione
Per dimostrare e palpare tutte e tre le parti del
trapezio, il soggetto dovrebbe abdurre entrambe le braccia a 90°, flettere i gomiti a 90° e poi
rotarli lateralmente in modo che le dita siano
rivolte in alto. Le tre componenti del trapezio,
in questa posizione, possono essere facilmente
palpate; in un soggetto magro si possono osservare le contrazioni delle varie parti del muscolo.
Si può aumentare ulteriormente la contrazione
delle fibre inferiori del trapezio, chiedendo al
soggetto di unire le mani sopra la testa e di tirare con forza. In presenza di spasmi muscolari
secondari a torcicollo, spesso vengono effettuati massaggi leggeri sulle fibre muscolari superiori del trapezio, allo scopo di indurre il rilassamento muscolare. Si possono applicare frizioni
trasversali profonde alle inserzioni tendinee del
trapezio sulla linea nucale superiore, quando
questa è la sede di una lesione, che causa dolore al collo o alla regione occipitale.
MUSCOLI CHE TIRANO IN AVANTI
IL CINGOLO SUPERIORE (SCAPOLARE)
Dentato anteriore
Piccolo pettorale
Dentato anteriore
Il dentato anteriore (fig. 3.13) è un muscolo che
ricopre la superficie laterale del torace, disposto
a sandwich tra le coste e la scapola. Allo scopo di
facilitare i liberi movimenti della scapola, una
ISBN 88-408-1280-6
fascia lassa è presente tra la faccia profonda del
muscolo, le coste e la fascia intercostale e anche
tra la sua faccia superficiale e il muscolo sottoscapolare. Il dentato anteriore forma la parete
mediale della piramide ascellare e inferolateralmente è in parte coperto dalla mammella. Le
digitazioni superiori del muscolo sono collocate
sotto la clavicola, mentre il gran dorsale incrocia
il suo margine inferiore. Il dentato anteriore s’inserisce con digitazioni carnose proprio davanti
alla linea medioascellare sulle superfici esterne
delle prime otto o nove coste e sulla fascia intercostale tra di loro interposta. La digitazione superiore origina dalla prima e seconda costa, mentre
ciascuna delle rimanenti digitazioni originano da
una singola costa. Le quattro digitazioni più
basse si ingranano con le inserzioni costali dell’obliquo esterno dell’addome. Da questa estesa
superficie di inserzione le fibre corrono indietro
per inserirsi sulla superficie costale del margine
mediale della scapola, tra l’angolo superiore e
inferiore. Tuttavia le digitazioni non sono uniformemente distribuite nella loro inserzione alla
scapola. Le prime si dirigono quasi orizzontalmente all’angolo superiore, mentre le quattro
più basse condensano la loro inserzione all’angolo inferiore e le digitazioni interposte si
disperdono lungo il margine mediale.
Innervazione
Il dentato anteriore è innervato dal nervo toracico lungo, che origina da C5, C6, C7; le prime
due digitazioni sono innervate da C5, le due
successive da C6 e le quattro rimanenti da C7. Il
nervo entra nel muscolo in corrispondenza della
sua faccia superficiale. La pelle, in corrispondenza della parte accessibile del muscolo, è
innervata da fibre provenienti dalle radici comprese tra T3 e T7.
Azione
Il dentato anteriore è il muscolo più importante
nell’azione di stirare in avanti il cingolo scapolare e come tale è implicato in tutti i movimenti in
cui la scapola è spinta in avanti e l’arto superiore con essa, come nel dare colpi, spinte, pugni.
Si tenga presente l’impressionante sviluppo che
questo muscolo ha nei pugili. Il dentato anteriore gioca un ruolo vitale nello stabilizzare la
scapola durante i movimenti dell’arto superiore
e si contrae fortemente per tenere il margine
mediale della scapola contro la parete toracica,
quando il braccio è flesso o quando un peso è
67
ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE TIRANO IN AVANTI IL CINGOLO SUPERIORE (SCAPOLARE)
Fossa
sottoscapolare
3
Fig. 3.13 Le inserzioni (ombreggiate) del dentato anteriore dimostrate sulla parete toracica laterale,
con la scapola sollevata posteriormente.
portato davanti il corpo. Quando viene meno
questo tipo di azione, ad esempio per una paralisi del muscolo, ne risulta la cosiddetta “scapola alata”, in cui il margine mediale si discosta
dalla parete toracica, ostacolando fortemente in
tal modo la funzione e la mobilità dell’arto
superiore. Le digitazioni inferiori del muscolo
lavorano con il trapezio per ruotare la scapola
lateralmente, cosicché la superficie glenoidea
guarda in alto e in avanti. Quando il muscolo è
paralizzato, per la perdita dell’azione rotatoria
del dentato anteriore, l’arto superiore non può
essere abdotto più di 90° e perciò viene fortemente limitata la sua capacità funzionale. Ci
sono delle controversie su come il dentato anteriore agisca come muscolo ausiliario dell’inspirazione durante affezioni respiratorie. La linea
di azione delle fibre muscolari, eccetto forse le
prime due digitazioni e l’ultima, non è direttamente implicata nel sollevamento delle coste.
Forse sono più facilmente implicate a determinarne l’abbassamento.
Palpazione
In un soggetto muscoloso, le digitazioni del
dentato anteriore possono essere palpate e spesso viste correre in avanti nella regione della
linea medioascellare, specialmente quando il
soggetto esegue “flessioni sugli arti superiori”.
Piccolo pettorale
Il piccolo pettorale (fig. 3.14) è un muscolo
triangolare sottile e appiattito, situato sulla
parete anteriore del torace, sotto il grande pettorale. Inferiormente esso s’inserisce sulla superficie esterna della terza, quarta e quinta costa,
vicino alle loro cartilagini costali, e alla fascia
intercostale interposta. Ci possono essere delle
inserzioni addizionali sulla seconda e sesta
costa, o più raramente su entrambi. Le fibre
convergono in un corto tendine appiattito, che
si dirige superolateralmente per inserirsi alla
superficie superiore e al margine mediale del
processo coracoideo della scapola.
68
ANATOMIA E MOVIMENTO
Piccolo pettorale
ISBN 88-408-1280-6
Succlavio
Processo coracoideo
I MUSCOLI CHE SOLLEVANO IL CINGOLO
SUPERIORE (SCAPOLARE)
Trapezio (fibre superiori) (p. 65)
Elevatore della scapola
Elevatore della scapola
Fig. 3.14 Le inserzioni (ombreggiate) del succlavio e del piccolo pettorale mostrate sulla superficie anteriore del torace.
Innervazione
Il piccolo pettorale è innervato dal nervo pettorale mediale, che lo perfora. Tuttavia, dentro l’ascella, i nervi pettorali, mediale e laterale comunicando, assicurano che il piccolo pettorale sia
innervato da entrambi i nervi pettorali. È innervato dalle radici segmentali C6, C7 e C8.
Azione
Poiché il muscolo può esercitare un forte stiramento sul processo coracoideo, conseguentemente la scapola può essere tirata in avanti e in
basso, come durante il movimento di spingere o
tirare pugni. Quando ci si appoggia sulle mani,
il muscolo aiuta a trasferire il peso del tronco
sull’arto superiore. La natura della sua inserzione sul processo coracoideo consente al piccolo
pettorale di contribuire a produrre la rotazione
mediale della scapola contro resistenza (fig.
3.15b). A scapola e arto superiore fisso, il piccolo pettorale può essere usato come un muscolo ausiliario dell’inspirazione, nelle situazioni di
difficoltà respiratoria.
Palpazione
Poiché il piccolo pettorale giace sotto il corpo
del grande pettorale, che è di notevole spessore,
è difficile da palpare quando si contrae.
L’elevatore della scapola (fig. 3.11) è situato nella
parte posteriore del collo; la sua parte superiore
è coperta dallo sternocleidomastoideo e la sua
parte inferiore dal trapezio. La sua parte media
forma parte del pavimento del triangolo posteriore. Giace sopra i muscoli estensori del collo e
s’inserisce mediante nastri tendinei sui processi
trasversi delle prime tre o quattro vertebre cervicali (inserendosi sui tubercoli posteriori delle
prime due) dietro l’inserzione dello scaleno
medio. Da qui le fibre corrono in basso e lateralmente per inserirsi sul margine mediale della scapola tra l’angolo superiore e la base della spina.
Innervazione
L’elevatore della scapola riceve la sua innervazione in parte dal nervo dorsale della scapola (C5)
e direttamente dai rami ventrali di C3 e C4.
Azione
Lavorando insieme al trapezio, l’elevatore della
scapola può produrre elevazione e retrazione
del cingolo superiore o resistere alla sua trazione verso il basso, come quando si porta un peso
in mano. Sempre lavorando con il trapezio, la
contrazione dei muscoli dei due lati produce l’estensione del collo, mentre la contrazione da un
solo lato produce la flessione laterale del collo.
L’elevatore della scapola aiuta anche a stabilizzare la scapola ed è attivo nel resistere alla rotazione mediale della scapola.
Palpazione
L’elevatore della scapola può essere palpato
quando il trapezio non è contratto (come accade per i romboidi), con il soggetto in piedi e le
mani sulle reni. L’elevatore della scapola può
essere palpato anteriormente al trapezio nella
parte posterolaterale del collo, quando la mano
è mossa dorsalmente con il gomito flesso.
69
ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE MUOVONO LATERALMENTE IL CINGOLO SUPERIORE
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Fig. 3.15 Il movimento della scapola in: a) Rotazione laterale (esterna); b) Rotazione mediale (interna):
le frecce indicano la direzione di trazione dei principali muscoli implicati.
MUSCOLI CHE MUOVONO
LATERALMENTE IL CINGOLO
SUPERIORE (SCAPOLARE)
Trapezio
Dentato anteriore
I dettagli di inserzione di questi due muscoli
sono già stati descritti (pp. 65-66). Come si può
vedere nelle figure 3.12 e 3.13, entrambi i mu-
scoli hanno una posizione idonea a fare si che
l’angolo inferiore della scapola si muova lateralmente attorno alla parete toracica. La clavicola,
agendo come un montante, restringe i movimenti a livello del processo acromiale, cosicché
l’effetto complessivo dell’azione di questi due
muscoli è elevare il processo acromiale e muovere l’angolo inferiore della scapola lateralmente, con la conseguenza che la superficie glenoidea della scapola guarda più direttamente in
alto. Questo movimento del cingolo superiore è
estremamente importante perché aumenta l’am-
3
70
ANATOMIA E MOVIMENTO
piezza dei movimenti possibili, particolarmente
per quanto concerne i movimenti di abduzione
e flessione dell’arto superiore sulla scapola
(p. 142). Il trapezio contribuisce alla rotazione
della scapola, mediante la contrazione delle sue
fibre superiori che sollevano l’estremità laterale
della clavicola e il processo acromiale, mentre,
nello stesso tempo, le sue fibre inferiori tirano
in basso l’estremità mediale della spina della
scapola. Il dentato anteriore, il più importante
dei due muscoli nel compiere questo movimento, stira fortemente l’angolo inferiore della scapola, dove s’inserisce la maggior parte delle sue
fibre muscolari, per tirare lateralmente la scapola, attorno alla parete toracica. L’asse teorico,
attorno al quale la rotazione si compie, è proprio sotto la spina della scapola, verso la sua
base. I movimenti che ne risultano vengono
mostrati nella fig. 3.15.
MUSCOLI CHE RUOTANO MEDIALMENTE
IL CINGOLO SUPERIORE (SCAPOLARE)
Grande romboide
Piccolo romboide
Piccolo pettorale
Elevatore della scapola
Le inserzioni dettagliate di questi muscoli sono
state descritte altrove da pagina 63 a pagina 68,
poiché essi sono attivi in altri movimenti del cingolo superiore. Il movimento dell’angolo inferiore della scapola verso la colonna vertebrale è
frequentemente prodotto dall’azione della gravità ed è controllato dall’attività eccentrica dei
rotatori laterali. Tuttavia, i muscoli citati si contraggono fortemente se il cingolo superiore è
ruotato medialmente contro resistenza, come
quando partendo dalla posizione di corpo appeso a una trave si porta il mento in alto, sopra
questa. L’asse teorico di rotazione è proprio
sopra la spina della scapola, presso la base. Il
piccolo pettorale esercita una trazione verso il
basso, sulla superficie laterale dell’asse, per
mezzo delle sue inserzioni sul processo coracoideo, mentre i romboidi e l’elevatore della scapola tirano verso l’alto, sul lato mediale. I movimenti che ne risultano sono mostrati nella figura 3.15. Dettagli sui movimenti delle articolazio-
ISBN 88-408-1280-6
ni del cingolo scapolare possono essere trovati
nella sezione sulle articolazioni (pp. 117-123).
MUSCOLI CHE STABILIZZANO
LA CLAVICOLA
Succlavio
Succlavio
Il succlavio è situato completamente sotto la clavicola, ricoperto dal grande pettorale. Il piccolo
ventre carnoso di questo muscolo s’inserisce sul
pavimento della doccia succlavia, sulla superficie
inferiore della clavicola. Le fibre convergono
passando medialmente e diventano tendinee per
inserirsi sulla prima costa, vicino alla giunzione
di questa con la cartilagine costale.
Innervazione
Il muscolo succlavio è innervato dal nervo succlavio, radici C5 e C6, che origina dal tronco
superiore del plesso brachiale.
Azione
L’azione principale del succlavio è stabilizzare la
clavicola spingendola in avanti rispetto al disco
dell’articolazione sternoclavicolare e allo sterno,
durante i movimenti del cingolo superiore.
Quest’azione tende a deprimere l’estremità laterale della clavicola. La paralisi del succlavio non
ha effetti dimostrabili.
MOVIMENTI DELL’ARTICOLAZIONE
DELLA SPALLA
I movimenti dell’articolazione della spalla sono
i seguenti:
1. abduzione e adduzione sul piano frontale;
2. flessione ed estensione sul piano sagittale;
3. rotazione mediale e laterale lungo l’asse
del braccio.
Saranno menzionati i movimenti funzionali che
sono la combinazione di alcuni dei sopra
descritti.
71
ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE ABDUCONO IL BRACCIO
MUSCOLI CHE ABDUCONO IL BRACCIO
A LIVELLO DELL’ARTICOLAZIONE
riore del plesso brachiale. La pelle sopra il
muscolo è innervata dalle radici C4 e T2.
DELLA SPALLA
Azione
Sopraspinato
Deltoide
Sopraspinato
Il sopraspinato (fig. 3.16) origina dai due terzi
mediali della fossa sopraspinata e dalla faccia
profonda della densa fascia che ricopre il
muscolo. Il muscolo e il tendine che si formano
dentro questo involucro osteofibroso si portano
lateralmente sotto il trapezio, il processo acromiale e il legamento coracoacromiale per passare sopra la parte superiore dell’articolazione
della spalla. Il tendine del sopraspinato si fonde,
con la sua superficie profonda, con la capsula
dell’articolazione della spalla prima di inserirsi
nella superiore delle tre faccette presenti sulla
grande tuberosità dell’omero.
Innervazione
Il sopraspinato è innervato dal nervo soprascapolare, radici C5 e C6, un ramo del tronco supe-
Il sopraspinato inizia il processo di abduzione
dell’articolazione della spalla, essendo più
importante nella fase d’inizio del movimento
piuttosto che successivamente, quando subentra il deltoide. Il ruolo del sopraspinato durante
il movimento è probabilmente duplice: tiene
ferma la testa dell’omero contro la superficie
glenoidea per prevenire uno scivolamento verso
l’alto della testa dell’omero (questa è stata paragonata a un “piede in una smagliatura”, dove
una piccola forza applicata a un’estremità produrrà un movimento di rotazione piuttosto che
un movimento di taglio), mentre allo stesso
tempo determina il movimento di abduzione.
Dopo i primi 20° di abduzione, quando il deltoide, più forte, prende il sopravvento, il sopraspinato agisce per contenere la testa dell’omero
contro la superficie glenoidea.
Attività funzionale
Il sopraspinato è uno dei quattro muscoli che
forma una cuffia muscolotendinea (o cuffia dei
rotatori) attorno alla testa dell’omero. Questi
Clavicola
Scapola
Grande tuberosità
Fig. 3.16 Le inserzioni (ombreggiate) del sopraspinato: a) Visto posteriormente, le linee tratteggiate
indicano il passaggio sotto l’aro coracoacromiale; b) Visto dall’alto.
3
72
ANATOMIA E MOVIMENTO
muscoli hanno la funzione di tenere la testa dell’omero contro la superficie glenoidea durante i
movimenti dell’articolazione della spalla.
Palpazione
La contrazione del sopraspinato può essere palpata attraverso il trapezio, se le dita dell’esaminatore sono pressate contro la parte media della
fossa sopraspinata, quando il soggetto inizia
l’abduzione dell’articolazione della spalla. In
posizione anatomica, il tendine del sopraspinato
è coperto dal processo acromiale, ma può essere
palpato se il soggetto ruota medialmente la spalla mentre la sua mano riposa passivamente sulle
reni. Durante questa manovra, la grande tuberosità si muove anteriormente, cosicché ora il tendine può essere fatto rotolare contro l’osso
mediante una pressione mediolaterale delle dita
dell’esaminatore contro la tuberosità. Il tendine
del sopraspinato è il tessuto molle più frequentemente danneggiato nella regione della spalla e
per applicare diverse tecniche, come lo sfregamento trasversale, iniezioni e ultrasuoni, è necessaria una sua esatta localizzazione. In casi estremi il tendine può essere talmente usurato da
determinarne la rottura, il che influenza la facilità con la quale può realizzarsi l’abduzione. In
tali casi, o quando il sopraspinato è paralizzato,
il paziente può ancora iniziare l’abduzione inclinandosi leggermente di lato, usando in tale
modo la gravità. In alternativa, il paziente può
usare il braccio opposto per spostare l’arto affetto dal fianco o può muovere di scatto le anche
per spingere il gomito in fuori. Ciascuna di queste azioni è in grado di realizzare un piccolo, ma
sufficiente, grado di abduzione che rende possibile al potente deltoide continuare tale azione.
Deltoide
Il deltoide (fig. 3.17) è un muscolo triangolare
spesso e robusto, che dà alla spalla il suo profilo rotondeggiante. Funzionalmente può essere
suddiviso in tre parti, anteriore, posteriore e
media, delle quali soltanto la parte media è multipennata. Ha un’estesa inserzione sul cingolo
superiore. In avanti le sue fibre si attaccano al
margine anteriore del terzo laterale della clavicola, mentre indietro le sue fibre provengono dal
margine inferiore della cresta della spina della
scapola. Sia le fibre anteriori sia quelle posteriori decorrono obliquamente, in maniera ininterrotta, in basso, per inserirsi alla tuberosità del-
ISBN 88-408-1280-6
toidea sulla superficie laterale della diafisi dell’omero. Le fibre muscolari medie sono più
complesse a causa del loro andamento multipennato (fig. 3.17). Queste fibre, più corte e
oblique, scendono in basso a partire da quattro
strisce tendinee, che sono inserite sul margine
laterale del processo acromiale, per raggiungere
tre strisce tendinee e intersecantesi che, in fine,
raggiungono la tuberosità deltoidea dell’omero.
Conseguentemente queste fibre medie del deltoide, più numerose e più corte, poiché lavorano contro uno svantaggio meccanico considerevole quando sono attive, conferiscono a questa
parte del muscolo grande forza. Il deltoide è
separato dall’arco coracoacromiale e dalle
superfici superiore e laterale dell’articolazione
della spalla (e dai tendini che giacciono su essa)
dalla borsa subacromiale.
Clavicola
Scapola
Fibre
anteriori
Fibre
posteriori
Fibre
medie
Omero
Fig. 3.17 Deltoide, visto dall’alto, con le sue
inserzioni ombreggiate.
73
ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE FLETTONO IL BRACCIO
Innervazione
toide. Palpando la superficie superiore del processo acromiale e muovendo le dita lateralmente dalla sua estremità, possono essere palpate le
depressioni del muscolo causate dalle interserzioni tendinee, se si attua una pressione con le
dita in senso anteroposteriore. Le fibre anteriori e posteriori possono essere fatte risaltare più
chiaramente se, nella posizione di cui sopra, al
soggetto è richiesto di mantenere la posizione
contro resistenza prima anteriormente e poi
posteriormente. La paralisi del deltoide colpisce
profondamente la funzione dell’articolazione
della spalla e perciò dell’arto superiore.
Il deltoide è innervato dal nervo ascellare, radici C5, 6. La pelle che ricopre il deltoide è fornita dalle radici C4 e 5.
Azione
Il deltoide è il principale abduttore del braccio
a livello dell’articolazione della spalla e questa
azione del muscolo è prodotta dalle sue fibre
medie multipennate. Tuttavia, il deltoide può
produrre questo movimento efficacemente soltanto dopo che è stato iniziato dal sopraspinato.
Il vero piano di abduzione è in linea con la lamina della scapola, che è in leggera flessione, e
perciò le fibre anteriori e posteriori sono attive
allo scopo di mantenere il piano di abduzione,
agendo come “tiranti di fissaggio”. La tendenza
del deltoide a determinare uno scivolamento in
alto della testa dell’omero è prevenuta dai
muscoli della cuffia dei rotatori, che sono il sottoscapolare anteriormente, il piccolo rotondo e
l’infraspinato posteriormente e il sopraspinato
superiormente. La parte anteriore del deltoide
esercita una forte azione di flessione e rotazione
mediale dell’omero, mentre la parte posteriore
un’azione di estensione e di rotazione laterale, e
può aiutare a trasferire la tensione di pesanti
pesi caricati sulla mano al cingolo scapolare. La
parte posteriore del deltoide è anche attiva
durante l’adduzione del braccio, per contrastare la rotazione mediale prodotta dal grande pettorale e dal gran dorsale.
Attività funzionale
Il deltoide è attivo nell’abduzione quando le
fibre medie si contraggono concentricamente,
ma il massivo sviluppo e la natura multipennata
del muscolo sono probabilmente dovute al fatto
che molte attività dell’arto superiore richiedono
che il muscolo sia mantenuto o “fissato” in questa posizione per lunghi periodi di tempo.
Conseguentemente, le fibre medie si contraggono staticamente quando si portano a termine
attività con le braccia davanti al tronco; esse
poi, operando in maniera eccentrica, portano il
braccio più in basso e indietro verso il fianco.
Palpazione
Se si chiede a un soggetto seduto di sollevare il
braccio a 60° sul piano della scapola, può essere palpato e visto il rilievo triangolare del del-
MUSCOLI CHE FLETTONO IL BRACCIO
A LIVELLO DELL’ARTICOLAZIONE
DELLA SPALLA
Grande pettorale
Deltoide, fibre anteriori (p. 72)
Bicipite brachiale (capo lungo) (p. 80)
Coracobrachiale (p. 77)
Grande pettorale
Il grande pettorale (fig. 3.18) si trova nella metà
superiore della superficie anteriore della parete
toracica. È uno spesso muscolo triangolare con
parti claveari e sternocostali, che possono essere
separate da una doccia, sebbene si continuino
l’una nell’altra. Le fibre del grande pettorale, avvicinandosi all’omero, ruotano su se stesse e formano il margine arrotondato anteriore dell’ascella.
La più piccola inserzione del grande pettorale è quella clavicolare, che origina dalla parte
mediale della superficie anteriore della clavicola;
l’inserzione più larga, quella sternocostale, origina dalla superficie anteriore del manubrio e
corpo dello sterno, dalla faccia anteriore delle
prime sei cartilagini costali, dalla faccia anteriore delle prime sei coste, così come dall’aponevrosi del muscolo obliquo esterno dell’addome.
Da questa larga inserzione centrale, il muscolo
forma una doccia e s’inserisce per mezzo di un
tendine laminariforme sul labbro esterno della
doccia intertubercolare dell’omero. La lamina
anteriore, che comprende la parte di origine clavicolare del muscolo, costituisce la parte più
bassa dell’inserzione omerale. Le fibre, che provengono dalla parte sternocostale della parete
3
74
ANATOMIA E MOVIMENTO
ISBN 88-408-1280-6
Azione
Il grande pettorale considerato nel suo complesso è un potente adduttore e rotatore mediale
dell’omero, a livello dell’articolazione della spalla. Inoltre, la parte clavicolare può flettere l’omero fino al piano orizzontale, mentre le fibre
sternocostali, a causa della loro direzione, posso
estendere l’omero flesso, particolarmente contro
resistenza verso la posizione anatomica. Con l’omero fisso, come quando si afferra la tavola di
un letto o lo schienale di una sedia, il grande pettorale solleva le coste superiori per aiutare l’inspirazione, quando la respirazione è difficile.
Attività funzionale
Fig. 3.18 Le inserzioni (ombreggiate) del grande
pettorale, viste anteriormente.
toracica, formano la lamina posteriore, che
passa in alto e dietro alla lamina anteriore, per
raggiungere la parte superiore dell’attacco del
muscolo all’omero. In tale modo il tendine assume una forma ad U in sezione trasversale. La
parte posteriore aderisce alla capsula dell’articolazione della spalla, mentre le fibre anteriori
clavicolari si uniscono a quelle dell’inserzione
del deltoide. Essendo il più superficiale dei
muscoli della parete toracica anteriore, il grande pettorale giace sopra il piccolo pettorale, le
coste e il dentato anteriore. Nella femmina il
muscolo è coperto dalla mammella; infatti, i
setti fibrosi della mammella s’inseriscono sulla
fascia profonda, che avviluppa il grande pettorale. Il grande pettorale è separato dal deltoide
dal solco deltoidopettorale (fossa infraclavicolare), nel quale giace la vena cefalica insieme a
rami dell’arteria toracoacromiale.
Il grande pettorale è uno dei muscoli più importanti nell’atto di arrampicarsi, cosicché se le
braccia sono fissate sopra la testa, la forza massiva del muscolo può essere usata per sollevare
il tronco. In questa attività si associa al grande
dorsale. Nelle azioni di spingere, dar pugni, lanciare, il grande pettorale agisce muovendo l’omero in avanti con forza, mentre il dentato anteriore e il piccolo pettorale insieme spingono in
avanti il cingolo superiore. Negli esercizi, come
nella flessione sugli arti superiori, il grande pettorale si contrae concentricamente nel movimento di sollevamento ed eccentricamente nel
movimento di abbassamento del corpo.
Palpazione
La parte clavicolare del grande pettorale può
essere facilmente palpata se il braccio è flesso a
60° e mantiene questa posizione contro una
pressione verso il basso. La parte sternocostale
è palpata meglio se questa stessa posizione è
mantenuta contro una pressione verso l’alto.
L’integrità del muscolo può essere testata per
adduzione del braccio contro resistenza.
MUSCOLI CHE ESTENDONO IL BRACCIO
CONTRO RESISTENZA
Innervazione
Il grande pettorale è innervato dal nervo pettorale mediale (C8, T1) e laterale (C5, 6, 7); la parte
clavicolare dalle radici C5 e 6, e la parte sternocostale da C7, 8 e T1. La pelle sopra il grande
pettorale è fornita dalle radici da T2 a T6.
Grande dorsale
Grande rotondo
Grande pettorale (p. 73)
Deltoide (fibre posteriori) (p. 72)
Tricipite (capo lungo) (p. 84)
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ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE ESTENDONO IL BRACCIO CONTRO RESISTENZA
Grande dorsale
Il grande dorsale (fig. 3.19) è un largo strato
muscolare appiattito di forma triangolare collocato tra il tronco, cui è unito per mezzo di una
estesa inserzione, e l’omero, cui s’inserisce per
mezzo di un ristretto tendine. Di conseguenza
agisce sull’articolazione della spalla. La superficie superiore del muscolo forma il margine inferiore del triangolo di auscultazione, mentre il
suo margine laterale forma il margine mediale
del triangolo lombare. Il grande dorsale origina
dallo strato posteriore della fascia toracolombare,
che si inserisce ai processi spinosi delle sei ultime
vertebre toraciche e di tutte le vertebre lombari e
sacrali, così come ai legamenti sopraspinosi interposti e ai legamenti interspinosi interposti.
La parte che origina dalle sei ultime vertebre
toraciche è coperta dal trapezio. Oltre a queste
inserzioni vertebrali, il gran dorsale origina dalla
parte posteriore del labbro esterno della cresta
iliaca, più lateramente, mediante strisce muscolari dirette. Poiché le fibre del muscolo procedono verso l’alto e lateralmente, percorrendo la
parte inferiore del torace, si attaccano alla superficie esterna delle ultime tre o quattro coste e per
mezzo della fascia all’angolo inferiore della scapola. Da questa larga superficie di origine le
fibre convergono portandosi all’omero e formano un sottile tendine appiattito. Il tendine gira
attorno, aderendo al margine inferiore del grande rotondo e s’inserisce al pavimento della doccia intertubercolare anteriormente al tendine del
grande rotondo, separato da questo da una
borsa. Per effetto della rotazione di 180° del
muscolo, la superficie anteriore del tendine è
continua con la superficie posteriore del resto
del muscolo. Conseguentemente le fibre con
origine più bassa nel tronco raggiungono la
parte più alta dell’inserzione sull’omero.
Innervazione
Il grande dorsale è innervato dal nervo toracodorsale, radici C6, 7, 8, che entrano nel muscolo dalla sua superficie profonda. La pelle che
ricopre il muscolo è innervata dalle radici da T4
a T12 compresa, sia dai rami ventrali sia dorsali, e da L1 a L3 con i soli rami dorsali.
Azione
Il grande dorsale è un forte estensore dell’arto
flesso; tuttavia, se l’omero è fissato alla scapola,
retrae il cingolo superiore. È anche un forte
adduttore e rotatore mediale dell’omero a livello dell’articolazione scapolare.
Attività funzionale
Dodicesima costa
Fig. 3.19 Le inserzioni (ombreggiate) del grande
dorsale, visto posteriormente.
Da un punto di vista funzionale il grande dorsale è un muscolo arrampicatore e con gli arti fissati sopra la testa esso può sollevare il tronco in
alto, insieme al grande pettorale. Il grande dorsale ha un’importantissima funzione nel remare
e durante la bracciata bassa nel nuoto. A causa
delle inserzioni alle coste, il muscolo è attivo
nell’espirazione violenta e può essere palpato
pressando con forza in basso durante un colpo
di tosse o uno starnuto, poiché esso agisce comprimendo il torace e l’addome. L’attacco all’angolo inferiore della scapola fa sì che il grande
dorsale partecipi a tenerla applicata contro il
torace durante i movimenti dell’arto superiore.
Se l’omero diviene il punto fisso per stare in
piedi, come quando per esempio si usano grucce, il grande dorsale è capace di tirare il tronco
in avanti relativamente alle braccia; associato a
3
76
ANATOMIA E MOVIMENTO
ISBN 88-408-1280-6
questo movimento si verifica anche un sollevamento della pelvi. In pazienti con paralisi della
metà inferiore del tronco, il fatto che il grande
dorsale s’inserisca alla pelvi e sia ancora innervato consente che il paziente lo usi per produrre movimenti della pelvi e del tronco. Conseguentemente, pazienti che indossano gambali e
usano grucce possono produrre un’andatura
modificata mediante la fissazione delle braccia e
muovendo le anche con contrazioni alternate
del gran dorsale.
Palpazione
In un soggetto magro, il grande dorsale può sul
torace fare rilievo se si chiede al soggetto di sollevare il braccio in una flessione di 90° e di
tenerlo fisso contro una pressione diretta verso
l’alto. Il muscolo può essere palpato mentre si
contrae se la piega posteriore dell’ascella è compressa tra dito e pollice, mentre il soggetto tossisce. Anche l’adduzione e l’abduzione del braccio contro resistenza contribuiscono a fare
osservare e palpare il gran dorsale.
Labbro mediale
del solco
intertubercolare
Fig. 3.20 Le inserzioni (ombreggiate) del grande
rotondo, viste posteriormente.
Grande rotondo
Nella parete posteriore dell’ascella, il grande
rotondo (fig. 3.20) forma il confine inferiore sia
del triangolo superiore sia dello spazio quadrangolare. È un muscolo spesso, robusto, che forma
con il grande dorsale la parete posteriore dell’ascella. Origina da un’area di forma ovale sulla
superficie dorsale della scapola, vicino all’angolo
inferiore, e dalla fascia tra esso e i muscoli adiacenti. Le fibre muscolari, che aderiscono a quelle del grande dorsale, corrono verso l’alto e lateralmente a formare un largo tendine appiattito
che s’inserisce lungo il labbro mediale della doccia intertubercolare. Il tendine è separato da
quello del gran dorsale da una borsa, mentre
quest’ultimo muscolo virtualmente ricopre per
tutta la sua estensione il grande rotondo.
Innervazione
Il grande rotondo è innervato dal nervo sottoscapolare inferiore, radici C6 e 7.
Azione
Il grande rotondo adduce e ruota medialmente
l’omero e l’articolazione scapolare. In aggiunta
può aiutare a estendere l’arto flesso.
Attività funzionale
Il grande rotondo, come il grande dorsale, è un
muscolo dell’arrampicamento e lavora con quest’ultimo e il grande pettorale per sollevare il
tronco verso l’alto, quando le braccia siano fissate. In unione con il gran dorsale e il grande
pettorale, il grande rotondo è importante nello
stabilizzare l’articolazione della spalla.
Palpazione
Il grande rotondo è coperto dal grande dorsale
e, poiché questi due muscoli hanno azioni simili, bisogna porre molta attenzione per testarlo.
Per primo, deve essere identificato l’angolo
inferiore della scapola; le dita vengono poi
mosse in alto e lateralmente, nella parete posteriore dell’ascella. Il soggetto dovrebbe poi
abdurre il braccio a 90° e poi addurre contro
una resistenza diretta verso l’alto. Il contorno
rotondo del grande rotondo dovrebbe in tal
modo essere palpabile. Durante questa stessa
manovra dovrebbe essere palpabile anche il
tendine appiattito del grande dorsale, là dove
esso gira attorno al grande rotondo.
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ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE RUOTANO MEDIALMENTE IL BRACCIO
MUSCOLI CHE ADDUCONO IL BRACCIO
A LIVELLO DELL’ARTICOLAZIONE
DELLA SPALLA
della diafisi dell’omero, all’incirca in corrispondenza del suo punto di mezzo, tra il tricipite e il
brachiale. Alcune fibre possono continuarsi nel
setto intermuscolare mediale del braccio.
Innervazione
Coracobrachiale
Grande pettorale (p. 73)
Grande dorsale (p. 75)
Grande rotondo (p. 76)
Coracobrachiale
Il coracobrachiale (fig. 3.21) è nel braccio l’unico rappresentante del gruppo dei muscoli
adduttori, così ben rappresentato nella gamba.
Origina per mezzo di un tendine rotondo, unito
al capo breve del bicipite del braccio, dall’apice
del processo coracoideo della scapola e s’inserisce
mediante un tendine appiattito al lato mediale
Il coracobrachiale è solitamente innervato dal
nervo muscolocutaneo, quando perfora il
muscolo, radici C6, 7. Tuttavia, il nervo per il
coracobrachiale può originare direttamente
dal cordone laterale del plesso brachiale. La
pelle sopra il muscolo è innervata dalle radici
T1 e T2.
Azione
Il coracobrachiale è un adduttore e debole flessore del braccio a livello dell’articolazione della
spalla.
Palpazione
Coracobrachiale
Il coracobrachiale può essere visto e palpato
come un rilievo muscolare arrotondato sul lato
mediale del braccio, quando esso è completamente abdotto e poi addotto contro resistenza.
MUSCOLI CHE RUOTANO
MEDIALMENTE IL BRACCIO A LIVELLO
DELL’ARTICOLAZIONE DELLA SCAPOLA
Sottoscapolare
Grande rotondo (p. 76)
Grande dorsale (p. 75)
Grande pettorale (p. 73)
Deltoide (fibre anteriori) (p. 72)
Sottoscapolare
Fig. 3.21 Le inserzioni (ombreggiate) del coracobrachiale, viste anteriormente.
Il sottoscapolare (fig. 3.22) forma la maggior
parte della parete posteriore dell’ascella e come
tale giace in stretta prossimità del grande rotondo e del grande dorsale. La superficie anteriore
del muscolo giace sul dentato anteriore.
Quando è visto dal davanti, esso costituisce il
confine superiore del triangolo superiore e dello
spazio quadrangolare (fig. 3.68). Il sottoscapolare è un muscolo multipennato che origina dai
due-terzi mediali della fossa sottoscapolare e da
setti tendinei, che rinforzano il muscolo, inseri-
3
78
ANATOMIA E MOVIMENTO
Fig. 3.22
ISBN 88-408-1280-6
Le inserzioni (ombreggiate) del sottoscapolare, visto anteriormente.
ti sulle creste ossee dalla fossa. S’inserisce anche
sulla fascia che lo ricopre. Le fibre muscolari si
restringono e formano un largo e spesso tendine, che s’inserisce sul piccolo tubercolo dell’omero, sotto la tuberosità. Una borsa, che comunica
direttamente con l’articolazione della spalla,
separa il tendine dal collo della scapola.
Innervazione
Il sottoscapolare è innervato dai nervi sottoscapolari superiore e inferiore, radici C5, 6 e 7, dal
cordone posteriore del plesso brachiale.
Azione
Il sottoscapolare è un forte rotatore mediale del
braccio a livello dell’articolazione della spalla e
può coadiuvare all’adduzione del braccio.
Attività funzionale
Come membro della cuffia dei rotatori, il sottoscapolare gioca un importante ruolo nel mantenere l’integrità dell’articolazione della spalla
durante il movimento, perché mantiene la testa
dell’omero contro la superficie glenoidea. Esso
inoltre si oppone alla lussazione della testa dell’omero, quando deltoide, bicipite e capo lungo
del tricipite sono attivi.
Palpazione
Il ventre muscolare non è palpabile poiché
giace sotto la scapola. Tuttavia, una palpazione
profonda accurata può consentire di palpare il
tendine poco prima della sua inserzione alla
piccola tuberosità.
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ISBN 88-408-1280-6
L’ARTO SUPERIORE: MUSCOLI CHE RUOTANO LATERALMENTE IL BRACCIO
MUSCOLI CHE RUOTANO
LATERALMENTE IL BRACCIO A LIVELLO
DELL’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA
Piccolo rotondo
Infraspinato
Deltoide (fibre posteriori) (p. 72)
Piccolo rotondo
Quando è visto da dietro, il piccolo rotondo
(fig. 3.23) forma il limite superiore sia dello spazio triangolare, sia di quello quadrilatero. È un
sottile muscolo che origina con due capi, separati da una doccia per l’arteria circonflessa della
scapola, che originano dai due-terzi superiori del
margine laterale della scapola e dalla fascia tra
esso e il grande rotondo (sotto) e l’infraspinato
(sopra). Le fibre corrono verso l’alto e lateralmente, formando una striscia tendinea che s’in-
serisce alla più bassa delle faccette sul grande
tubercolo dell’omero e sull’osso immediatamente sottostante. Il tendine rinforza e si fonde con
la parte posteriore e più bassa della capsula dell’articolazione della spalla.
Innervazione
Il piccolo rotondo è innervato dal nervo ascellare, radici C5 e 6. La pelle sopra il muscolo è
innervata dalle radici T1, 2 e 3.
Azione
In posizione anatomica, il piccolo rotondo è un
rotatore laterale, ma quando il braccio è abdotto
il muscolo è un rotatore laterale e un adduttore.
Palpazione
Il piccolo rotondo può essere palpato mentre si
contrae, se le dita dell’esaminatore sono poste a
Piccolo
rotondo
Infraspinato
Fig. 3.23
Le inserzioni (ombreggiate) dell’infraspinato e piccolo rotondo, viste posteriormente.
3
80
ANATOMIA E MOVIMENTO
mezza via tra il margine laterale della scapola e
il braccio viene poi attivamente ruotato lateralmente. Il tendine si trova proprio sotto quello
dell’infraspinato, come diremo in seguito.
Infraspinato
L’infraspinato (fig. 3.23) è uno spesso muscolo
triangolare che origina dai due-terzi mediali
della fossa infraspinata della scapola inserendosi
alle creste ivi presenti e alla spessa fascia che
copre il muscolo. Le fibre convergono su uno
spesso tendine, che s’inserisce sulla faccetta
media della grande tuberosità dell’omero e sulla
parte posteriore della capsula dell’articolazione
della spalla. Una borsa, che qualche volta comunica con l’articolazione della spalla, separa il
muscolo dal collo della scapola. La parte superiore del muscolo giace sotto il trapezio, il deltoide e il processo acromiale; tuttavia, la parte
più bassa è superficiale.
Innervazione
L’innervazione è fornita dal nervo soprascapolare, radici C5 e 6. La pelle sopra il muscolo è
fornita dai rami dorsali da T1 a T6.
ISBN 88-408-1280-6
parte rimanente della testa omerale di venire in
contatto con la superficie glenoidea e così si
compta la completa abduzione.
Il piccolo rotondo, l’infraspinato, il sopraspinato e il sottoscapolare, che costituiscono attorno all’articolazione della scapola la cuffia muscolotendinea dei rotatori, formata da legamenti
estensibili, sono tutti interessati alla stabilizzazione dell’articolazione stessa; la vicinanza dei loro
tendini all’articolazione potenzia il loro effetto.
Durante i movimenti della testa dell’omero sulla
superficie glenoidea, l’interazione tra questi
muscoli riduce i movimenti di scivolamento e
scorrimento, che tenderebbero a verificarsi.
Quando si porta un peso in mano, questi stessi
quattro muscoli abbracciano la testa dell’omero
contenendola contro la superficie glenoidea.
MUSCOLI CHE FLETTONO IL GOMITO
Bicipite brachiale
Brachiale
Brachioradiale
Pronator rotondo (p. 87)
Azione
Bicipite brachiale
L’infraspinato è un rotatore laterale del braccio
a livello dell’articolazione della spalla. Quando
il braccio è rotato lateralmente, si può palpare la
contrazione del sopraspinato nella parte mediale della fossa infraspinata. Il suo tendine può
essere palpato, se la grande tuberosità è spostata, sotto il processo acromiale; per fare ciò il soggetto deve giacere prono, sostenendo il proprio
peso sui gomiti e gli avambracci: poi il braccio
va ruotato lateralmente di circa 25° e leggermente addotto. Il tendine ora può essere palpato proprio sotto l’angolo acromiale. È in questo
punto che tecniche tissutali soft, come il massaggio trasversale e i trattamenti elettrici, possono essere applicati, se il tendine s’infiamma.
Il bicipite brachiale (fig. 3.24) è un muscolo
prominente, fusiforme, posto sulla superficie
anteriore del braccio. Origina, alla sua estremità prossimale, con due capi tendinei e s’inserisce con un’inserzione tendinea e un’inserzione aponevrotica alla sua estremità distale.
L’estremità superiore è coperta dal deltoide e
dal grande pettorale, ma la maggior parte del
muscolo è coperta solo dalla pelle e dal grasso
sottocutaneo. Il capo breve del bicipite brachiale origina mediante un tendine appiattito,
coperto dal coracobrachiale, dall’apice del processo coracoideo della scapola. Il capo lungo origina dal tubercolo sopraglenoideo della scapola e
dall’adiacente labbro glenoideo dell’articolazione della spalla. Il tendine del capo lungo corre
all’interno dell’articolazione della spalla avvolto
in un tunnel sinoviale e passa nella doccia intertubercolare, sotto il legamento trasverso dell’omero (fig. 3.63). I due ventri carnosi proseguono davanti al gomito fondendosi a formare un
singolo muscolo proprio sotto il punto di
mezzo del braccio. Al gomito, si forma un singolo tendine appiattito che ruota di 90° prima
di inserirsi sulla parte posteriore della tuberosità
Attività funzionale
L’infraspinato e il piccolo rotondo sono importanti durante la sequenza di movimenti che si
realizzano quando l’arto è completamente
abdotto. Durante l’ultima parte di questo movimento l’omero è ruotato lateralmente, cosicché
la grande tuberosità diviene manifesta sotto l’arco coracoacromiale, rendendo perciò capace la
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