L`Etrusco

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Michelangelo Pistoletto - “L’Etrusco”, 1976
L’installazione di Michelangelo Pistoletto appartiene al periodo in
cui l’artista inizia ad utilizzare il classico e lo riporta in un contesto
attuale. L’opera rappresenta un uomo che si specchia ed è come se si
vedesse per la prima volta, allunga una mano verso lo specchio per
cercare la sua copia riflessa, tipico della sua arte è, infatti, la teoria
del “doppio”.
L’uomo ritratto nell’originale è “L’Arringatore del Trasimeno” del
69-70 d.C., un uomo politico e potente ai tempi dei romani. Il gesto del braccio alzato è di saluto alla folla che immaginariamente è
posta di fronte a lui e lo acclama pronta ad ascoltare il suo discorso.
Pistoletto ribalta la scena e spinge l’uomo a fare i conti con
la sua interiorità, a “riflettere” e a “riflettersi” nello specchio.
Un essere umano di fronte a uno specchio è come se fosse nudo.
La domanda che l’opera vuole evocare è “Chi sei tu?” e
questo interrogativo viene rivolto inaspettatamente a tutti gli spettatori, che non possono evitare di specchiarsi.
La domanda riporta alle origini all’inizio della civiltà. L’uomo politico acquisisce consapevolezza di sé e per la prima volta diventa
responsabile delle sue azioni e delle sue parole. I visitatori davanti
all’opera sono la folla e si trovano ad essere parte attiva, concreta;
l’opera da individuale diventa collettiva. Pistoletto vuole porre tutti
gli uomini sullo stesso piano, dalla medesima parte. L’installazione
è attuale rimanda alla volontà di abbattere quel piedistallo che circonda la sfera politica da secoli, uomini al potere che dovrebbero
guardarsi dentro e “riflettere” ponendosi dalla stessa parte del popolo per il bene della collettività. Un intento al cambiamento per
un’umanità che appare sempre più bisognosa, l’arte e la cultura riacquistano un ruolo centrale nei confronti di molte discipline (economia, politica, educazione, comunicazione, filosofia, antropologia).
Pistoletto si rivolge all’attualità rimandando all’arte passata con un’idea di continua mutazione. Le persone che si sono specchiate nelle
sue opere e si specchieranno, saranno sempre diverse. L’arte del Pistoletto spinge quindi, sia alla ricerca del cambiamento personale,
che all’assunzione di scelte politiche più collettive e meno individualistiche, più attente a quegli ideali condivisi che le leggi di molti ordinamenti hanno scritto e tramandato. Un rimando alle leggi costituzionali che sono parte della storia e della volontà di molti uomini
che le hanno dettate. Oggi alcuni degli ideali costituzionali in molti
paesi sembrano essere stati tralasciati e trascurati in maniera ingiustificata.
Anche nel contesto politico italiano ci sarebbe bisogno di una riflessione profonda sul rispetto delle regole fondanti la civiltà. La volontà
Michelangelo Pistoletto,
“L’Etrusco”, 1976.
“L’Arringatore del Trasimeno”,
originale del 69-70 d.C..
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dell’artista, di porre tutti dalla medesima parte dello specchio, rimanda
all’art. 3 della Costituzione italiana che dichiara l’uguaglianza e parità sociale di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali.
Nonostante le diversità siamo tutti uomini e viviamo nello stesso spazio dove conviviamo e condividiamo le nostre esistenze e questo deve
fare riflettere sulle disparità di trattamento a cui tutt’oggi assistiamo.
Con l’arte del Pistoletto il segno artistico diventa simbolo di un pensiero autoreferente e libero da ogni asservimento: i concetti di libertà
di pensiero, di coscienza e di religione come valori irrinunciabili che
non devono essere limitati in alcun modo se non nei modi stabiliti
dalla legge.
La Costituzione italiana, all’art. 13, si esprime affermando che “La
libertà personale è inviolabile” e così l’art. 5 della Convenzione Europea
per la salvaguardia dei diritti dell’uomo riprende lo stesso concetto
dichiarando che “Ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza. Nessuno può essere privato della libertà, se non nei casi e nei modi previsti dalla legge”.
Pistoletto affermava: “la sola libertà si disperde nell’indeterminatezza essa deve essere, infatti, bilanciata dalla determinatezza della responsabilità”.
Quest’ultimo concetto riporta all’opera dell’Etrusco, alla consapevolezza dell’uso delle parole e dei gesti che devrebbero essere sempre
suggellati da un profondo senso di responsabilità collettiva.
Relazione di:
Alessandra Faglia
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