ANNOTAZIONI FILOSOFICHE Una riflessione sulla filosofia. Che

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ANNOTAZIONI FILOSOFICHE
Una riflessione sulla filosofia.
Che fine ha fatto la filosofia ? perche' oggi non troviamo più sistemi filosofici e
maestri del pensiero in grado di offrirci delle indicazioni ? La distinzione tra
"Analitici" e "Continentali" può essere ancora utile per definire il quadro della
filosofia del XXI° secolo ? Certo abbiamo degli illustri commentatori che si fanno
portatori della migliore tradizione filosofica, ma non abbiamo più grandi ingegni,
innovatori o pensatori in grado di offrirci una nuova filosofia che non sia semplice
divulgazione. Una risposta a tutto questo la offre Bertrand Russell, il quale dichiara
che affinché' la filosofia possa fiorire ci deve essere anche la credenza che importanti
verità possano venir scoperte col semplice pensare, senza l'aiuto dell'osservazione. *
E' qui, precisamente, che si pongono le basi dell'attuale crisi della filosofia : oggi non
possiamo fare a meno dell'osservazione, il pensiero umano richiede riscontri efficaci,
in grado di offrirci una gamma alta di approssimazione a definizioni obiettive. Oggi
non si cerca tanto la Verità, quanto il risultato, il risultato e' la prova che dobbiamo
conseguire per avvalorare una tesi. Questo ha favorito indubbiamente modelli
analitici formalizzati, che hanno sospinto la speculazione filosofica nella palude
delle elucubrazioni e della pura teoresi priva di fondamento. Ma basta questo per
liquidare la filosofia ? Certamente no, la filosofia e' l'unico sapere in grado di porre
l'uomo continuamente di fronte a se stesso, sviluppandone le capacità critiche. Il
filosofo ha uno sguardo che varca l'orizzonte del senso comune, egli e' dotato di una
visione globale delle cose che lo rende più sapiente e più saggio di tutti gli altri
uomini. E' qui che ci viene in soccorso la prospettiva sinottica spinoziana, la cui
filosofia viene trattata in seguito, almeno nei riferimenti che noi seguiamo. In questa
sezione offriamo degli spunti di riflessione su alcuni dei filosofi che hanno inciso
maggiormente nella storia delle idee. I contenuti trattati potrebbero apparire tra loro
in contraddizione, ma solo apparentemente. Ad esempio Martin Heidegger,
indubbiamente uno dei filosofi più importanti del '900 non sembra avere molto a che
fare con Karl Popper, filosofo ed epistemologo della scienza. Due figure di filosofi
certamente contrapposti ma che a Bookplanet possono senz'altro coabitare in
relazione al progetto che noi perseguiamo : quello di raccontare di uomini che hanno
cercato di migliorare il mondo e le cui idee possono ancora concorrere per questo
obiettivo.
* Bertrand Russell, Adventures of the Mind- new York, 1959.
UNIVERSO MENTALE IN ESPANSIONE.
L'importanza di Bertrand Russell nella storia del pensiero filosofico e scientifico.
Moltissimi estimatori di Russell si dilettano - anche attraverso pagine web- di
commentare l'opera ed il pensiero del nostro filosofo , riproducendo intere parti dei
suoi saggi o presentando una magniloquente apologetica che certo fa piacere , ma che
in sostanza non ci dice nulla di nuovo o di realmente utile su Russell. Alcuni
simpatizzano con Russell per via del suo stile immediato e divulgativo, altri
semplicemente perché' questo autore era talmente sincero e privo di pregiudizi che
esternava apertamente le proprie personali ansie e desideri sessuali oltre che le
proprie debolezze. Certo Bertrand Russell è grande, anzi grandissimo, ma non
dovremmo trattare la sua opera con puerile approccio, o con pedanteria compilativa
che risulterebbe solo scolastica e banale . E' per questo che cercheremo adesso di
chiarire perché Russell è stato importante nella storia del pensiero filosofico,
considerato che molti ammiratori di Russell hanno deliberatamente saltato la parte
teorica, o come diceva Lui, tecnica, della sua speculazione. Agli inizi del '900,
nell'ambito della ricerca logico-matematica, accanto agli analisti si costituì un gruppo
di ricercatori matematici i quali iniziarono a segnalare alcuni paradossi, o problemi
senza soluzione, presenti nella teoria degli insiemi. Orbene, la teoria degli insiemi ha
un procedimento d'indagine rigoroso, volto a formulare risposte (+) o (-), ma la
scoperta di queste " domande tranello " diede avvio alla cosiddetta Crisi dei
fondamenti (Grundlagenkrisis ) attraverso cui si iniziò lentamente a sgretolare tutto
l'impianto logico che reggeva le geometrie euclidee e, correlativamente, la teoria
fisico-matematica che su di esse si costruiva. La Crisi dei fondamenti e' stata proprio
inaugurata da Bertrand Russell con la presentazione di un'antinomia individuata nel
1901 . Russell diede notizia a Gottlob Frege (1848-1925), il quale si rese subito conto
dell'importanza di questa antinomia che faceva traballare tutto l'edificio teorico su
cui si reggeva il suo programma. Frege a quanto pare restò così colpito dall'
antinomia scoperta da Russell che praticamente non pubblico più quasi nulla.
L'antinomia di Russell riguarda " le classi che non sono membri di se stesse " ,
ovvero esistono classi che si autogiustificano , sono membri di se stesse, come ad es.
il concetto di classe, contiene se stesso in quanto la classe di un concetto e' essa stessa
un concetto. Altre classi non possiedono questa variabile, per es. la classe dei pesci
non e' essa stessa un pesce. La domanda che si pone Russell allora e' questa : l'
insieme X di tutti gli insiemi che non contengono se stessi come elementi pone certo
un problema su X stesso : X si autogiustifica ? contiene se stesso come elemento ?
Qui precisamente emerge il nodo antinomico. Se X contiene se stesso non può
esserlo, perche' non può accogliere tra i propri membri una classe che si
autogiustifica. Ma se X non contiene se stesso, deve esserlo necessariamente in
quanto e' la classe delle classi che non sono membri di se stesse. Da allora in poi
qualcosa cambiò, la tesi logicista di Russell non solo diede avvio alla Crisi dei
fondamenti, ma riabilitò la logica e riqualificò lo stesso dibattito filosofico che nei
primi del '900 era impastoiato di idealismo, invischiato nel materialismo e
condizionato dal positivismo. Russell comunque cercherà di risolvere l'antinomia da
lui stesso scoperta, denominata volgarmente "paradosso del postino " dai suoi
ammiratori , attraverso la Teoria dei tipi in cui si distinguono : a) oggetti con livello
di partenza zero ; b) proprietà di individui ( 1° livello ) ; c) proprietà di proprietà di
individui ( 2° livello ) ; e così via. In altri termini , la Teoria dei tipi consiste in un
modello di progressive differenziazioni , tipicizzate da determinate proprietà tra
l'altro riconducibili ad un sistema integrato , ma specifiche nella loro entità. Ad es. gli
oggetti sono individui ( livello zero ) , il 1° livello stabilisce la loro entità effettuale :
oggetto verde , quadrato , ecc. ; il 2° livello specifica le proprietà : colore (verde),
forma spaziale (quadrato) , ecc. Questo modello di riferimento consente di scoprire
gli enunciati insensati e quindi di bloccare all'origine l'antinomia , in quanto
quest'ultima emerge da una mal posta proposizione linguistica, da un modo errato di
utilizzare i concetti, uno slittamento linguistico che porta a proposizioni
necessariamente contraddittorie. A questa Teoria dei tipi Russell sostituirà più oltre
una " Teoria dei tipi ramificata " che voleva essere apodittica, la quale si fonda su un
assioma di riducibilità talmente artificioso e restrittivo da risultare impraticabile
come procedura di analisi logica .Da allora ad oggi molte cose sono certo cambiate.
Con la sua Teoria dei tipi Russell mostrava di essere ancora agganciato ad una
prospettiva organicistica e razionalista di derivazione platonica, volta a controllare la
dimensione caotica che pure Lui avvertiva come inaggirabile e di cui l'antinomia ne
era la manifestazione indiretta. A questa esigenza di intelligibilità il mondo di oggi si
mostra indifferente : prevale il probabilismo che costituisce l'attuale paradigma della
scienza contemporanea e post-contemporanea , ben rappresentato dalla logica fuzzy ,
la quale pone non a caso la questione del concetto di verità in termini diversi da quelli
classici del logicismo russelliano o del formalismo hilbertiano. La verità oggi si
colloca in una zona intermedia tra l'assolutamente vero {1} e il certamente falso {0} ,
così come nella logica fuzzy , e nessuno protende più verso la verità assoluta ,
semmai - sul piano metodologico - si perseguono riscontri e dimostrazioni rigorose ,
ma solo come disciplina di lavoro ed esigenza di procedura. Tuttavia, già nel 1923 in
un articolo intitolato Vagueness, Russell aveva individuato il nucleo logico dei
cosiddetti insiemi fuzzy ; più concretamente Russell aveva dimostrato di essersi
allontanato da quella dimensione pitagorica ed artificiosa della logica che in effetti fu
la sua prima ispirazione. Nell'ambito degli studi di logica oggi il logicismo di Russell
viene collocato nell'area dei classici , ma del Nostro resta certamente un grande
insegnamento, un formidabile esempio di applicazione e di studio, un lucidissimo
rigore di analisi, una visione della vita tra le più alte che fanno di Bertrand Russell
uno dei grandi maestri del pensiero del XX° sec. ed una delle grandi anime nella
storia dell'umanita'.
Noi, nella vita di ogni giorno, siamo assillati dall'inquietudine, dalla preoccupazione, dalle
frustrazioni. Troppo facilmente fissiamo i nostri pensieri su quello che, nell'ambiente che ci
circonda, ci sembra un intralcio. Però e' possibile, e uomini autenticamente saggi hanno dimostrato
che e' possibile, vivere in modo talmente vasto che le vessazioni della vita quotidiana finiscano col
diventare banali e i propositi che suscitano le nostre intense emozioni assumano parte
dell’immensità delle nostre contemplazioni cosmiche. Taluni possono arrivare a tanto in grado
maggiore, altri in grado minore, ma tutti coloro che si sforzano di farlo possono giungervi in un
certo grado e, nella misura in cui vi riusciranno, otterranno un genere di pace che libererà dalle
pastoie la loro capacità di agire senza renderla turbolenta. Lo stato della mente che ho cercato di
descrivere e' quello che intendo per saggezza e indubbiamente essa e' più preziosa dei rubini. Il
mondo ha bisogno di questo tipo di saggezza, più di quanto ne abbia mai avuto bisogno in passato.
Se l’umanità la potrà raggiungere, i nostri nuovi poteri sulla natura offriranno una prospettiva di
felicità e di benessere quale gli uomini non hanno mai provato e che difficilmente sarebbero riusciti
a immaginare. Se l’umanità non vi riuscirà, ogni accrescimento delle capacità umane non fara' che
avvicinarci sempre più a un irrimediabile disastro. Gli uomini hanno fatto molte cose buone e
molte cose cattive. Alcune fra le cose buone sono state molto buone. Tutti quelli che hanno a cuore
queste cose buone debbono sperare, con tutta la fiducia possibile, che in questo momento decisivo
si faccia la scelta più saggia. *
* Bertrand Russell, Unpopular Essays, 1950. Trad. It. pag. 70.
Martin Heidegger, il profeta della foresta nera.
Heidegger rappresenta il punto più alto della speculazione filosofica del '900, quando
ancora era in vita la prestigiosa rivista Le Monde lo definì il più grande pensatore
vivente; è il filosofo che pur partendo dalla teologia finisce per scardinare fin alla
radice e più di chiunque altro la metafisica convenzionale, lo stesso concetto di dio
declina miseramente di fronte al vero dio dei filosofi : l'Essere. Qualcuno ha cercato
di cristianizzare Heidegger proponendo recensioni e brevi articoli scritti da
Heidegger quando aveva 22 anni, naturalmente questa è un'operazione arbitraria
che rischia di inquinare la speculazione dell'Autore di Essere e tempo. Se pensiamo
che si è cercato di cristianizzare pure Giacomo Leopardi e persino Emil M. Cioran
non dovremo impensierirci troppo di questa ennesima incursione della cultura
cattolica contro la più genuina delle filosofie. Non è possibile definire l'Essere
concretamente, esso è il linguaggio che non parla, la parola che chiama il silenzio e se
l'uomo attraverso il linguaggio supera l'animale, attraverso il silenzio supera se
stesso, ma fino a che punto è presente nell'uomo questa disposizione psicologica ?
Proprio nel nostro tempo l'uomo sembra più attratto dall'orizzonte materiale della
vita, e quasi drogato dalle articolate soluzioni che offre la tecnica, sempre più
seducente e scintillante, inoltre il XXI° secolo si è aperto con il delirante ritorno delle
religioni, un rigurgito fideistico che come una febbre attraversa tutto il mondo e che
ha assunto un carattere patologico, con deliranti pronunciamenti di guerre in nome di
dio o dichiarazioni abbacinanti in cui dio si fa equivalere alla ragione tout court. E
cosi', sempre più dimentico dell'Essere, l'uomo si è costruito una metafisica
convenzionale in cui un super ente ( il dio delle religioni ), che non e' altro che un io
collettivo entificato, s'impone come autentico nucleo fondante della realta'. Da questa
prospettiva, l'Essere heideggeriano, è radicalmente distante e pare possa assimilarsi
alla concezione panteistica del dio sive natura di Spinoza, ma questo sviluppo
ulteriore nel pensiero di Heidegger non può specificarsi ulteriormente, e si mantiene
nell'ordine delle ipotesi. La riflessione sull'Essere si mantiene in una splendida
tensione, aperta a diverse possibilità di interpretazione, pur riconoscendo la
fondatezza dell'Essere in generale ( Grund ) colto nella sua dimensione arcaica. Il
fascino primitivo dell'Essere si caratterizza nel suo antico "soggiornare" nel mondo
degli uomini. In un tempo remoto l'Essere era in qualche modo presente all'uomo, di
questa presenza arcana abbiamo perso ogni memoria, la Verità, prima dis-velata alla
comprensione dell'uomo originario -cioè l'uomo primigenio che sapeva interpretare il
linguaggio della natura essendo compreso nel ciclo trasformativo di essa -è stata
obliata dall'incipiente interrogarsi dell'uomo che ha finito per proiettare la propria
soggettivita' su un piano metafisico coerente, questo processo secondo Heidegger è
stato avviato da Socrate e poi consolidato in modo brillante da Platone. L'uomo
progressivamente ha imparato a vivere nell'auto inganno della ragione e nella
metafisica fittizia del falso dio delle religioni. Ma l'oblio dell'Essere non può definirsi
totale ed irreversibile. Attraverso una discesa ( che è una salita ) nelle proprie caverne
psicologiche l'uomo può scorgere ancora la presenza dell'essere, al di là delle sue
epifanie che sono sempre possibili ma che quando si verificano non siamo mai pronti
a coglierle, distratti come siamo dal frastuono della modernità. Una delle epifanie
dell'essere è quella dello spazio cronotopico della Quadratura, l'interconnessione
cosmica ( Welt ) in cui coabitano i soggetti originari, i protagonisti della scena
dell'Essere :il cielo e la terra, i divini e i mortali. Nella Quadratura si esemplificano i
quattro punti cardinali che unificano nel fondamento il rapporto tra Essere e uomo
( Zwischen ), cioè l'essere nella sua essenzialità in relazione all'uomo nella sua
espressione antropologica. la Quadratura è lo spazio di coesione assoluto in cui
l'essere si dispiega. Nello spazio ideale della Quadratura si dispone come un cerchio
visivo ( Gesichtskreis ) la totalità della realtà ed è in questo campo esperienziale che
si compendia (L') incontro tra Verità ed uomo ( Die ) Vergegnis. Pur essendo
sfuggente, la Quadratura riesce a comunicare la sua intrinseca configurazione
spaziale attraverso una rilettura dei luoghi. Un luogo non è semplicemente un
"posto", è piuttosto uno spazio ideale che potenzialmente consente la connessione di
campi ( nel senso semiotico ) tra loro apparentemente lontani. E così, nelle lettura
heideggeriana, un ponte non è un semplice ponte, ma il tramite della riconnessione di
luoghi separati. Lo spazio è solo apparentemente frazionato, nella sua disposizione
originaria l'Essere si struttura in un continuum spazio-temporale che nella dimensione
della "terrestrità'" si presenta come quadratura e quindi ri-unione della "semplicità dei
Quattro". Ma è possibile rappresentare la dimensione spaziale della Quadratura ?
L'uomo dell’antichità, e intendiamo soprattutto l'uomo dell’età paleolitica e lo stesso
uomo primitivo, aveva un rapporto estatico con la natura, Egli era inserito ancora nel
suo grembo, faceva parte del ciclo della catena alimentare, guardava agli altri esseri
come presenza della natura, come altri esseri compartecipi ad Essa. Quest'uomo
originario aveva rispetto per tutte le forme di vita, temeva la Natura e si scusava dopo
aver ucciso un animale per cibarsene. La percezione di questa Natura viva permetteva
a questi primi uomini di percepire la presenza dell'Essere, essi erano attorniati da
un'aura magica in cui non mancavano prodigi e segni apofantici attraverso cui
l'Essere si mostrava. In questa frazione temporale l'uomo fruiva un'esperienza totale,
il suo sistema nervoso era predisposto al pensiero analogico ed alla percezione
extrasensoriale, capacita' queste che oggi abbiamo perduto ma che rintracciamo
tuttora in alcune culture sciamane dell'Africa centrale e Centro-Orientale, nel Sud
Africa, nella Lapponia, nella cultura buddista, presso gli aborigeni australiani, gli
Inuit della Groenlandia ed in alcune tribù indigene della Papuasia. Lo sciamanesimo è
forse l'ultima frontiera di quelle capacità cognitive dell'uomo.
THE BEAUTIFUL MIND - Una riflessione su Baruch Spinoza.
Il pensiero di Benedetto Spinoza oggi più che mai è grandioso e straordinario. Il
mondo contemporaneo, squassato e sconvolto da fondamentalismi di tutte le specie,
si direbbe che sia ad una svolta. Il crinale su cui si trova oggi l'umanità è sempre più
ripido ed il baratro che si scorge sotto è come una voragine senza fondo. L’umanità
rischia di precipitare, preda della barbarie della superstizione, dell'ignoranza della
ragione, del cieco fideismo e della dipendenza psicologica dalle religioni. Oggi
milioni di persone sono disposte a credere che i santi intercedano per noi in paradiso,
che delle statue bevano il latte e che dell'acqua che sgorga da una fontanella sia
miracolosa solo perché' nei paraggi si trova la statua di un papa defunto. Si promuove
il falso ragionamento che più il numero di fedeli è grande più la fede è autentica, e
che più sono diffuse le religioni nel mondo più le religioni hanno un fondamento
storico concreto, nel senso che il sacro ha avuto la sua epifania nel mondo e che
continua in qualche modo a dialogare con esso. Il risultato di tutto questo è
un’umanità sempre più ridotta a gregge, una massa brulicante di individui che di
fronte ai problemi prega e si genuflette, incapace di reagire, rassegnando la propria
volontà a guru spirituali o divinità onnipotenti che s'intende determinano il destino di
ciascun individuo a piacimento. Su questa linea si trovano tutte le religioni positive,
che allo stato attuale stanno riducendo a brandelli l'umana ragione, sempre più
avvilita e disprezzata. Contro questo conformismo religioso si staglia la vita e
l'opera di Baruch Spinoza, figura esecranda e maledetta per le sue idee e per il
coraggio che ha avuto nell'analizzare storicamente il testo biblico, valutandolo per
quello che era : non un testo sacro, ma una serie di scritti composti da uomini
particolarmente fantasiosi e suggestionabili :
Van tutti dicendo che la sacra Scrittura è il verbo di Dio che insegna agli uomini la
vera felicità e la via della salvezza; in pratica dimostrano tutto il contrario. Vediamo
infatti che il volgo fa tutt'altro che vivere sotto l'insegnamento della sacra Scrittura e
osserviamo che quasi tutti spacciano per verbo divino le proprie invenzioni e col
pretesto della religione mirano solo ad ottenere l'altrui consenso. Vediamo poi che i
teologi si preoccuparono per lo più di come potere ricavare dai testi sacri, con
evidente forzatura, ciò che in realtà era loro propria immaginazione e loro opinione,
cercandone in tal modo conferma nell’autorità divina. Così l'interpretazione della
Scrittura, cioè del pensiero dello Spirito santo, è la cosa che essi fanno con il minor
scrupolo e con la maggior temerarietà immaginabili; e se qualcosa li preoccupa,
questo non è certo il timore di attribuire qualche errore allo Spirito santo e di
allontanarsi dalla via della salvezza, ma solo quello di essere convinti di errore dagli
avversari e di veder così se stessi, e la propria autorità, calpestati e disprezzati dagli
altri. [...] Anzi la religione non corrisponde più al sentimento di carità, ma alla
disseminazione della discordia fra gli uomini ed alla propagazione di un odio
crudele, che essi nascondono sotto il falso nome di zelo divino e di ardente fervore. A
questi mali s'aggiunge la superstizione che insegna agli uomini a tenere in dispregio
la ragione e la natura e ad ammirare e venerare solo ciò che con esse è in contrasto :
non ci stupiremo dunque se gli uomini , per ammirare e venerare sempre più la
Scrittura, cercano di interpretarla in modo che essa appaia sempre più in contrasto
con la ragione e con la natura. perciò ci si immagina che nei testi sacri stiano celati
profondissimi misteri; ci si affatica a sondarli, cioè a sondare delle assurdità,
tralasciando ogni altra utile ricerca; si attribuisce allo Spirito Santo tutto ciò che ci
si immagina in tale delirio e si tenta di sostenerlo con ogni energia e con la forza
della passione. *
* B. Spinoza Trattato T.P pag. 153-154
Max Weber e la sociologia comprendente.
L'importanza dell'opera di Max Weber è oggi unanimemente riconosciuta da tutti gli
studi seri che si affidano ad una ricerca sociale non inquinata da considerazioni di
carattere ideologico. In questi ultimi anni l'analisi weberiana ha subito goffi tentativi
di delegittimazione da parte di alcuni esponenti della scuola storica francese ( le
Annales ) oltre che da interessate considerazioni di matrice terzomondista che
mirano a relativizzare i riferimenti weberiani alla cultura occidentale, imperniata su
peculiari linee di sviluppo che ne caratterizzano la specificità. Ma al di là di queste
sterili critiche, il contributo di Weber resta solido ed indiscutibile. Tutti coloro che
vogliono seguire un approccio maturo alle scienze storico sociali non possono
esimersi dalla lettura weberiana : dall'analisi degli assi portanti delle civiltà, con
l'elaborazione dei poderosi apparati della sociologia della religione, agli studi
metodologici nelle scienze sociali, alla riconsiderazione di tutta la ricerca sociologica,
fino alla definizione dei compiti della classe politica e del ruolo dell'intellettuale il contributo complessivo alla scienza sociale offertoci da Weber è inestimabile. In
questa scheda presenteremo solo una sezione della metodologia weberiana inerente il
nuovo modello di sociologia introdotto da Weber : la sociologia comprendente.
Riteniamo utile questa scheda, perché una definizione chiara di sociologia
comprendente non si rintraccia facilmente negli studi di settore, per questo abbiamo
pensato di offrirne una lettura in chiave attuale, in grado di spiegare gli orientamenti
della sociologia più recente. Per sociologia comprendente ( verstehende Soziologie )
s'intende semplicemente l'attribuzione di un significato all'agire sociale. L'agire
sociale è necessariamente dotato di un valore semantico che il sociologo deve
appunto comprendere. Ma la sociologia comprendente si pone immediatamente come
autodefinizione di un significato che un soggetto agente opera sul proprio agire.
L'agire individuale è ovviamente dotato di senso per ciascun soggetto agente, per cui
ci troviamo di fronte una categoria sociologica che si apre all'interpretazione di più
significati : il significato individuale di un'azione e l'attribuzione di significato
prodotta dal sociologo. La sociologia comprendente dunque se da un lato può
apparire generica, perché si affida ad un modello analitico troppo flessibile e
"comprensivo", dall'altro si presenta come un indirizzo multifattoriale della ricerca
sociologica, in cui il lavoro interpretativo del sociologo si apre all'utilizzo di approcci
differenziati : l'interazionismo simbolico, la sociologia fenomenologica, fino alla
stessa psicoanalisi. Si può dire che la sociologia comprendente è un assunto tipico
dell'episteme weberiano in quanto garantisce alla ricerca una metodologia allargata in
grado di convogliare diversi approcci analitici. In un certo senso la sociologia
comprendente proprio per la totalità del suo sguardo è destinata a ridefinirsi in un
indirizzo di ricerca più onnicomprensivo quale quello dello scienziato della cultura.
Weber non volle mai definire concretamente la sociologia come scienza della cultura,
elaborò la definizione certo più obiettiva di scienze storico-sociali. Una sociologia
della cultura verrà promossa invece dal fratello di Max, Alfred Weber, tuttavia Max
si rendeva ben conto che la sociologia comprendente portava il sociologo
essenzialmente ad essere uno scienziato della cultura, che in senso più vasto studia ed
interpreta i significati delle azioni umane inserite in un contesto storico determinato.
Quello che Weber definiva sociologia comprendente oggi noi lo denominiamo
culturologia.
KARL POPPER E LA RICERCA DI UN MONDO MIGLIORE.
Il pensiero di Karl Popper è oggi un riferimento obbligato non solo per la ricerca
filosofica, ma anche per comprendere il dibattito epistemologico contemporaneo, che
fa perno sulla categoria possibilista e falsificazionista fissata da Popper. Questo
assunto del neocriticismo scientifico-filosofico ha posto spontaneamente un valido
criterio di veridicità scientifica attraverso cui diverse discipline sono state costrette a
ripensare dal loro interno lo statuto di scientificità avanzato. Alcune materia di
confine troppo ibride per rientrare in linee metodologiche condivise non sono riuscite
a superare il paradigma popperiano, mentre altre discipline come la psicoanalisi,
l'interazionismo simbolico, la stessa teoria marxista del materialismo storico sono
state scompaginate dal criterio di falsificabilità. La scienza contemporanea ha
adottato lo statuto epistemologico del possibilismo e del falsificazionismo che
rappresenta oggi il modello ufficiale di scienza. ma noi tratteremo qui un altro aspetto
del pensiero di Popper, quello inerente la filosofia politica avanzata dal teorico della
società aperta. Uno dei problemi peculiari alle democrazie parlamentari è quello del
pluralismo culturale, una società democratica è tanto più ricca quanto più si
presentano al suo interno pareri e posizioni diverse in merito a determinate questioni,
tuttavia se il pluralismo rappresenta la garanzia di un sistema politico culturalmente
sano, ciò non abilita il relativismo a divenire criterio referenziale di un sistema
sociale maturo. L'errore che oggi molti compiono è quello di acquisire il pluralismo
culturale al relativismo, che invece non sono affatto la stessa cosa. Per questo Popper
definisce il pluralismo culturale come pluralismo critico nel senso che esso si appella
alla ricerca della verità che non può estromettersi dall'orizzonte umano; il relativismo
culturale invece stabilendo che tutte le verità sono equivalenti elimina di fatto la
verità come possibilità conseguibile. Vi è un altra specie di relativismo culturale
ancora peggiore, di matrice irrazionalista, che stabilisce che l'uomo, con il solo
ausilio della ragione non potrà mai raggiungere la verità. Popper ha chiarito in modo
mirabile questa problematica, regalandoci un esempio di saggezza e di equilibrio che
soprattutto oggi dovrebbero essere un monito e una guida per tutti coloro che
svolgono una carriera politica o che hanno responsabilità dirette nel sociale e quindi
insegnanti, operatori culturali, opinion leader :
Quest'atteggiamento [ il relativismo] porta alla tesi che tutte le opinioni siano
intellettualmente ugualmente sostenibili. Tutto è permesso. Perciò la tesi del
relativismo conduce chiaramente all'anarchia, all’illegalità; e in tal modo al
dominio della violenza. Il mio argomento, tolleranza e libertà intellettuale, mi ha
portato così alla questione del relativismo. Vorrei prendere in questa sede nei
confronti del relativismo una posizione che viene confusa quasi sempre con il
relativismo stesso, mentre invece è fondamentalmente diversa da questo. Ho
chiamato spesso questa posizione pluralismo; ma proprio questo ha condotto a
quegli equivoci. Voglio caratterizzarla perciò qui come pluralismo critico. Mentre il
relativismo, scaturisce da una tolleranza lassista, porta al dominio della violenza, il
pluralismo critico può contribuire all'ammansimento di quest'ultima. L'idea di verità
è di decisiva importanza per la contrapposizione di relativismo e pluralismo critico.
Secondo la posizione relativista si può asserire tutto, o quasi tutto, e perciò niente.
La verità è dunque priva di significato. Il pluralismo critico è la posizione secondo la
quale nell'interesse della ricerca della verità ogni teoria -più sono meglio èdev'essere ammessa alla concorrenza. Questa concorrenza consiste nella
discussione razionale di queste ultime e nella loro eliminazione critica. La
discussione è razionale; e questo significa che ciò che importa è la verità delle teorie
concorrenti : la teoria che nella discussione critica sembra avvicinarsi
maggiormente alla verità è la migliore; e la teoria migliore soppianta le teorie
peggiori. Ciò che importa è dunque la verità. [...] I principi che stanno alla base
d'ogni discussione razionale, ossia d'ogni discussione al servizio della ricerca della
verità, sono in realtà veri e propri principi etici.
Vorrei indicarne tre.
1. Il principio della fallibilità : forse io ho torto, e tu forse hai
ragione, ma possiamo anche aver torto entrambi.
2. Il principio della discussione ragionevole : dobbiamo
tentare di soppesare nel modo più impersonale possibile
le nostre ragioni pro e contro una determinata teoria
suscettibile di critica.
3. Il principio dell'avvicinamento alla verità. Attraverso
una discussione imparziale ci approssimiamo quasi
sempre alla verità; e giungiamo ad una migliore
comprensione; anche quando non perveniamo ad un'intesa.
E' rimarchevole che tutti e tre siano ad un tempo principi gnoseologici ed etici.
Perché' implicano tra l'altro tolleranza : se io sono in grado d'imparare da te e
voglio imparare da te nell'interesse della ricerca della verità, allora devo non solo
tollerarti, ma anche riconoscere in te una persona che ha potenzialmente i miei stessi
diritti; la potenziale unità e la parità di diritti di tutti gli esseri umani costituiscono
un presupposto della nostra disponibilità ad intavolare una discussione razionale.
Importante è anche il principio che possiamo imparare molto da una discussione;
anche quand'essa non porta in un accordo. *
* K. R-Popper -Tolleranza e responsabilità intellettuale -1982 Vienna.
La questione del relativismo culturale è diventata oggi un'autentica piaga nella
cultura politica europea, qualora il relativismo diventi la pratica dominante rischiamo
di annullare l’identità europea e la stessa cultura occidentale. Quello che infatti va
integrato al testo di Karl Popper è la considerazione già avanzata da Max Weber : nel
bene o nel male noi siamo sempre tenuti a fare una scelta, abbiamo il dovere di
scegliere, non solo in vista della ricerca della verità ( come vuole Popper ) ma anche
per dovere etico. Non possiamo mantenerci sempre in bilico cercando così di
sopravvivere, le scelte a volte sono dolorose ma una scelta è quello che ci
caratterizza. Questa vocazione alla scelta sembra per altro estranea alla cultura
politico-istituzionale che abbiamo in Italia. Pertanto la lettura popperiana è da
considerarsi importante proprio per la formazione politica delle nuove generazioni.
L’AUTODISTRUZIONE COME VOCAZIONE UMANA E LE COSE CHE
POSSIAMO FARE PER SOPRAVVIVERE.
Predire catastrofi prossime venture non è nostro interesse, e neppure rivestire i panni
del profeta di sventure. Tuttavia vi sono almeno due cose di cui possiamo essere
assolutamente certi :
1) l’Uomo sta distruggendo il pianeta.
2) Le forze culturali che rallentano lo sviluppo socio-economico piuttosto che
retrocedere, avanzano, compromettendo la possibilità di sopravvivenza della nostra
specie.
Anzi, si direbbe che in questi ultimi anni trascorsi l’umanità sia fatalmente attratta
dalla seconda tendenza e rispetto al groviglio di problemi che si delineano non si
riesca a trovare nessuna soluzione; i problemi restano e si assommano a quelli di
prima, in una sequenza continua. Da qui deriva quel senso di sopraffazione che si
accompagna alla nostra modernità; l’abituarsi al malcostume, alla corruzione, alla
violenza, alla maleducazione, e potremo dire che ogni giorno che passa noi perdiamo
qualcosa, diventando sempre più cinici. I due fattori di crisi sopra indicati sono
fortemente connessi e la loro comprensione rinvia alla questione decisiva : il
problema della scelta ! Siamo noi che scegliamo il futuro che vogliamo, con le
decisioni quotidiane e le azioni intraprese; siamo noi che scegliamo –oggi– per le
generazioni future ed in definitiva scegliamo se la nostra specie deve continuare a
vivere su questo pianeta o avviarsi alla catastrofe. Questo punto cruciale è stato
affrontato in modo brillante dal geografo-culturalista Jared Diamond, in alcuni studi
che sono diventati due libri formidabili : Armi, acciaio e malattie e Collapse. Nel
corso della sua prima ricerca Diamond dimostra che il benessere di un paese, e quindi
di un popolo si riconduce essenzialmente ad una causa di fondo che è la collocazione
geografica. Ciascuna area geografica detiene un background specifico, in cui si
presentano quegli elementi che possono tradursi in vantaggi per la sopravvivenza
della nostra specie o in svantaggi. Ad esempio la distribuzione di specie animali
domesticabili, la presenza di barriere naturali, la varietà di specie, bacini idrici
navigabili. Un agente discriminante sul piano geografico è rappresentato inoltre dalla
linea dell’equatore e quindi dall’allineamento degli assi continentali. Gli assi
orizzontali hanno usufruito di una fascia climatica temperata, la quale ha favorito un
surplus alimentare e quindi il primo differenziale di sviluppo che si registra nella
storia dell’uomo.
Ma Diamond oltre ai fattori strutturali sopra indicati, ci spiega che le diversità
geografiche non riescono a spiegare tutto, vi sono anche delle idiosincrasie culturali
ed il ruolo di alcuni singoli individui nella storia che possono incidere in misura
rilevante nella storia di un popolo e quindi nel successo in termini di sviluppo
materiale e di benessere. Le idiosincrasie culturali non sono facilmente trattabili, il
loro modello esplicativo si riconduce alla teoria del caos ( piccole variazioni incidono
a livello sistemico sui grandi eventi ) però sappiamo che esistono e che influenzano
concretamente la storia umana; esse non sono per altro del tutto sfuggenti e noi
abbiamo la facoltà di comprenderle nella misura in cui decidiamo di essere più
razionali. Riguardo il ruolo dei singoli individui è certamente pure importante ma non
è quantificabile. Nel secondo volume di Diamond Collasso –come le società scelgono
di morire o vivere, assistiamo ad una definizione più sicura del ruolo rivestito dalla
cultura nella storia del genere umano. Le scelte sbagliate ( mantenere valori culturali
conflittuali o troppo rispettosi della tradizione ) hanno portato diversi popoli
all’estinzione :
Non conosco alcun caso in cui la scomparsa di una società possa essere unicamente
attribuita al danno ambientale, poiché' ci sono sempre anche altri fattori che vi
contribuiscono. […] Alla fine, sono arrivato a individuare cinque gruppi di possibili
fattori concomitanti che ora tengo sempre in considerazione nel cercare di capire
ogni presunto crollo ambientale. Quattro di questi gruppi ( relativi ai danni
ambientali, ai cambiamenti climatici, all’ostilità delle popolazioni vicine e alla
presenza di partner commerciali con cui si intrattengono relazioni amichevoli )
possono o meno dimostrarsi significativi per una data società. La quinta serie di
fattori, ovvero la risposta della società ai suoi problemi ambientali, si dimostra
invece sempre importante *
La risposta che dà la società ai problemi è in altri termini la decisione che si prende
di fronte ad una situazione critica. E le scelte operate dall’uomo si inscrivono sempre
nella costellazione dell’orizzonte culturale a cui appartiene : I comportamenti di una
società dipendono dalle sue istituzioni politiche, economiche e sociali e dai suoi
valori culturali. Questi valori ed istituzioni incidono sulla possibilità che un popolo
riesca a risolvere ( o almeno cerchi di risolvere ) i suoi problemi. **
In questo modo Diamond riesce a dimostrare perché alcune comunità umane si
sono estinte ( morendo di fame o divorandosi a vicenda ) oppure sono fiorite,
sopravvivendo alla sfide dell’ambiente; le scelte appropriate hanno fatto la
differenza, scelte che vogliono dire anche abbandonare i valori della propria cultura
per accogliere elementi valoriali di una cultura diversa ( il caso dei vichinghi e degli
Inuit ); oppure di modificare o adattare i valori di una cultura in relazione ad un
problema emergente che richiedeva un cambiamento dei valori culturali
convenzionali ( vedi l’autodistruzione degli indigeni dell’isola di Pasqua ).
L’umanità al momento è come di fronte ad un bivio: mantenere lo stato attuale di
erosione delle risorse; adottare misure razionali per salvaguardare l’ambiente e così
tutte le specie viventi in natura, compresa la nostra. Nel primo caso gli esempi
prodotti da Diamond sono emblematici : laddove l’uomo ha distrutto la natura, a
cominciare dagli alberi, il suo sistema di vita e' andato incontro al collasso. Intaccare
il patrimonio boschivo significa, in termini ambientalistici, compromettere la risorsa
di fondo di un ecosistema. Diamond dimostra che distruggendo gli alberi vengono a
mancare pure le condizioni generali per il sostentamento dei sistemi biologici.
Riguardo il secondo punto l’uomo deve essere in grado di operare delle scelte
razionali, le scelte giuste per impedire il collasso, una scelta può essere ad esempio
quella di adeguare il modello di sviluppo economico alle condizioni dell’ambiente,
rinunciando alla cultura consumistica, sarebbe questa una scelta importante, in grado
di ridefinire lo stesso neocapitalismo. Ma interventi di questa portata richiedono
misure economiche straordinarie correlate ad una nuova cultura dei paesi industriali.
Quello che invece possiamo fare subito è iniziare ad avere più cura degli alberi,
sarebbe già un importante passo avanti. Potremo iniziare proprio dalle scuole,
parlando degli alberi agli studenti, della loro importanza e della funzione che
rivestono sul piano ecosistemico; nelle scuola primaria potremo fare esercitare i
bambini al riconoscimento degli alberi, educarli così al rispetto della natura in modo
diretto. Tante sono le cose da fare, iniziamo da questo : salviamo gli alberi.
* Jared Diamond –Collapse Editore Einaudi pp. 9-10
** Ibidem pp. 13-14.
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