Imperialismo

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Imperialismo
L’imperialismo è la tendenza degli stati a estendere il territorio sotto la loro influenza per creare
comunità politiche che conglobano sotto un unico dominio popolazioni e territori originariamente
diversi e separati.
L’imperialismo fonda la sua ragion d’essere sull’esistenza di un rapporto di minaccia reciproca tra
gli stati, di una inimicizia tale da rendere in ciascuno di essi irresistibile il desiderio di rafforzarsi e
di espandersi a spese degli altri.
Benché il termine sia relativamente recente (poiché entrò in uso alla fine dell’800 per indicare la
politica di espansione dell’Inghilterra Vittoriana), la tendenza imperialista era intrinseca in ogni in
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ogni potere politico perché ogni stato avrebbe voluto espandersi in misura maggiore o minore in
ragione della propria forza.
CONTESTO STORICO
Alla fine del XIX° secolo, Europa e Usa erano progrediti economicamente e socialmente in una
misura senza precedenti; il mutamento dovuto ai progressi nella scienza, nella tecnologia, nella
cultura ecc…, fu sbalorditivo.
Mentre gli Stati Uniti erano assorbiti dalle loro vicende interne, in Europa, tra Germania e Gran
Bretagna, nacque una sfida economica che riguardava sia il settore industriale sia quello
commerciale.
La sfida mostrò la sua portata alle origini del XX° secolo, quando la Germania superò la Gran
Bretagna nella produzione di ferro e acciaio e nelle esportazioni.
Nonostante lo sviluppo economico e tecnologico conferisse all’Europa una schiacciante superiorità
sul resto del mondo, nuove potenze cominciavano ad affacciarsi sulla scena mondiale (Usa,
Giappone…) e ad ambire a posizioni più importanti e di potere; ciò iniziò ad incrinare e ad inasprire
i rapporti internazionali tra i vari stati. In questa situazione, che annunciava una grande e generale
crisi, ebbe origine l’imperialismo.
Per comprendere il fenomeno, occorre ricordare che, in seguito alla I Rivoluzione Industriale, il
capitalismo industriale si era ormai pienamente affermato in tutti i principali paesi europei e dalla
metà dell’800, periodo in cui si fa nascere la Seconda Rivoluzione Industriale, esso fu affiancato dal
capitalismo finanziario.
L’imperialismo è, quindi, espressione della Rivoluzione Industriale, e dello sviluppo capitalistico.
La Gran Bretagna, nella quale il sistema industriale si era affermato, prima che altrove, era alla testa
di tale processo.
L’esistenza degli "imperi", la volontà di espansione e di sopraffazione, lo spirito aggressivo sono
molto antichi, e sono evidenti anche nel mondo nel quale viviamo; tuttavia l’ "imperialismo al quale
ci riferiamo è storicamente determinato, cioè il periodo che va grosso modo dal 1870 al 1914-1918 .
La situazione delle potenze europee: Gran Bretagna, Francia, Germania e Russia.
La Gran Bretagna era il paese più avanzato sia dal punto di vista economico che finanziario, e in
grado di affrontare le novità prodotte all’industrializzazione.
L’alternanza al governo di due partiti, conservatore e liberale, consentiva la democratizzazione della
vita del paese; mentre la nascita del partito laburista, costituì l’istituzione di una legislazione sociale
avanzata: pensioni, riduzioni della giornata lavorativa ecc.
La Francia dopo la sconfitta con i prussiani e la caduta di Napoleone III instaurò la terza repubblica.
Il sistema politico francese fu costituito da alleanze (moderati, radicali e socialisti) che, pur se
instabili, produssero importanti riforme: istruzione elementare laica e gratuita, libertà di stampa e di
associazione e riduzione della giornata lavorativa a 10 ore.
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La Germania fu invece dominata dal cancelliere Bismarck che governò attraverso un regime
autoritario, alternando repressione e ricerca del consenso.
In Russia si mantenne un carattere repressivo e nello stesso tempo nel paese si avviava un
importante processo di industrializzazione che al contempo condusse la società russa a una
progressiva modernizzazione.
IMPERALISMO COME NUOVA FORMA DI COLONIALISMO
L’imperialismo viene anche concepito come l’esasperazione della politica coloniale che gli stati
adottarono fino al 1870 circa; in questa data nacque una nuova ondata colonialistica con
motivazioni economiche nettamente differenti da quelle che avevano sostenuto le precedenti
esperienze coloniali.
Il nuovo sviluppo capitalistico aveva modificato i rapporti tra le aree industrializzate e quelle non
sviluppate; infatti, fino a quel momento l’espansione coloniale aveva come fondamento il desiderio
di scoprire territori da sfruttare economicamente, in altre parole da cui importare materie prime
necessarie alle industrie nazionali, e in cui inviare la popolazione numericamente in esubero per
offrirle occasioni di lavoro e di guadagno.
Ora l’obiettivo era di conquistare nuovi mercati ove collocare i beni eccedenti rispetto alle
possibilità di consumo del mercato interno, inoltre le attività connesse con tale politica fornivano
un’ottima occasione di sviluppo ad alcuni settori industriali; infine la conquista di territori
permetteva l’utilizzazione d’ingenti capitali finanziari che non trovavano impiego nel paese
d’origine.
A tali pressanti motivazioni economiche si andarono affiancando quelle politico-militari, come la
volontà di rafforzare le proprie posizioni all’interno del sistema mondiale, attraverso
l’accrescimento di domini extraeuropei.
Essi diventarono lo strumento di verifica dei rapporti di forza tra le varie potenze europee e le loro
ambizioni rispetto al continente, che in seguito porteranno alla prima Guerra Mondiale.
L’ideologia imperialistica, quindi, sosteneva che ogni potenza, per essere degna di tale nome,
doveva colonizzare e possedere un impero.
Nel periodo immediatamente precedente all'età dell'imperialismo, le maggiori potenze coloniali
(Regno unito, Spagna, Portogallo, Francia, Paesi Bassi) tra il 1800 e il 1878, si erano assicurati
territori extraeuropei per oltre 17 milioni di km, contro i 22 milioni (un quarto circa della superficie
terrestre) che gli stati imperialisti si spartirono dagli anni ottanta al 1914.
Il "nuovo" imperialismo fu soprattutto una spartizione del mondo pianificata tra le potenze che, a
cominciare dal congresso di Berlino (1884-1885) risolsero tendenzialmente per via diplomatica i
conflitti sorgenti dall'espansione coloniale.
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Protagoniste del nuovo imperialismo sono: Francia, Inghilterra, Olanda, Belgio, Italia, Germania,
Giappone, Stati Uniti e in parte la Russia zarista.
Gli imperialismi furono comunque profondamente diversi tra loro, oltre che per le direttrici
d'espansione, anche per le modalità di acquisizione e di gestione del dominio, il che avrebbe
pesantemente influenzato anche tappe e modalità della decolonizzazione nel secondo dopoguerra.
Francia e Inghilterra giocavano la parte del leone nella spartizione imperialistica del pianeta.
In particolare si parla di "età dell'imperialismo" in riferimento a quel periodo che va dall'ultimo
ventennio dell'Ottocento al 1914 (il termine lo si usava esplicitamente in Inghilterra, in quanto la
regina Vittoria aveva assunto il titolo, nel 1876, di "imperatrice delle Indie").
La fase dell'imperialismo si conclude negli anni '20 del secolo XX, cioè dopo la fine della I guerra
mondiale, che porterà alla spartizione dell'impero ottomano tra le potenze europee.
Gli anni compresi tra il 1870 e il 1915 apparentemente rappresentano un periodo di pace in Europa
solo perché si era avviato un processo di forte egemonia coloniale a livello mondiale e anche perché
la Germania non era ancora pronta per dimostrare ch'era in grado di partecipare alla spartizione
delle colonie.
In realtà nei maggiori Stati europei, proprio negli anni formalmente di pace, furono preparati
eserciti volti principalmente a scatenare conflitti bellici, nella convinzione, rivelatasi poi erronea,
che chi avesse colpito per primo, avrebbe ottenuto i migliori risultati.
Belgio: fu il primo a fondare una società per la conquista e per il commercio di alcuni territori in
Africa. Al Belgio andrà la vasta regione del Congo in cui vi sarà libera commercializzazione da
parte degli altri Stati.
Inghilterra: Cecil Rhodes conquista tutti i territori nella strada che va da Città del Capo fino a Il
Cairo. Seguendo questa linea di espansione si trovò in conflitto con i Francesi che volevano
espandersi da Ovest a Est e con cui fecero un accordo nel 1899 in cui si gettarono le basi per
alleanze future.
Francia: Aveva vasti possedimenti nell’Africa Occidentale e sulle coste del Mar Rosso con cui
tentò, invano, di riunirsi.
Germania: Arrivò per ultima nella corsa all’espansionismo coloniale, raccogliendo quello che era
rimasto in Africa e qualcosa nell’estremo Oriente.
Italia: Raccolse ben poco dalla corsa all’espansionismo: riuscì ad avere un pezzo della Somalia e
l’Eritrea (definitivamente conquistate durante il fascismo).
Rimaneva anche la Libia che da tempo era sotto l’influsso italiano, grazie a una politica di
infiltrazione da parte del Banco di Roma e che sarà poi conquistata sotto il governo Giolittiano.
Stati Uniti: Attuarono un tipo differente di Imperialismo: infatti non badarono solamente
all’espansione territoriale (acquisizione delle Hawaii, delle Filippine e parte di Samoa), ma si
preoccuparono soprattutto di espandere il proprio commercio, cercando di aprire nuovi sbocchi
economici per le proprie industrie soprattutto in America Latina, in Messico e in Estremo Oriente.
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La Cina senza l’intervento degli Stati Uniti sarebbe stata sicuramente divisa tra le potenze europee,
che già avevano avuto dall’impero Manciù concessioni che le toglievano la sovranità.
L’Inghilterra fu il paese che fece più pressioni per ottenere facilitazioni nel commercio in Cina, che
portarono alla Guerra dell’Oppio del 1840-42 in cui l’Inghilterra ebbe Hong Kong e diverse
concessioni.
Vi fu una rivolta contadina che fu sedata grazie all’intervento delle potenze europee fortemente
interessate al territorio cinese.
Giappone: Con lo sbarco delle truppe giapponesi in Corea ebbe inizio un conflitto tra Giappone e
Cina che si concluse rapidamente con la sconfitta di quest’ultima che dovette cedere Formosa, le
Isole Pescadores e la penisola di Liao-Tung che però venne restituita alla Cina grazie all’intervento
della Russia.
Quest’intervento della Russia porterà a tensioni tra Russia e Giappone, che porteranno alla guerra
del 1904-05.
Differenze tra Colonialismo e Imperialismo
COLONIALISMO
L’etimologia della parola deriva da “colere” che vuol dire coltivare.
Esistono due tipi di colonie:
Colonie di popolamento; in cui un territorio è conquistato e abitato da un nuovo popolo.
Colonie di sfruttamento; in cui un territorio è conquistato per sfruttare il popolo che vi abita
facendolo lavorare nelle miniere e nelle piantagioni. Da queste colonie avrà origine
l’Imperialismo.
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IMPERIALISMO
Ogni grande potenza desiderava creare un proprio impero coloniale.
Le cause furono:
economiche: ricerca delle materie prime (commercio);
politiche: nazionalismo, tutte le nazioni devono essere politicamente superiori alle altre;
culturali: superiorità dell’uomo bianco sull’uomo nero.
L’imperialismo di fine XIX secolo, attuato dalle maggiori potenze, comporta una completa
spartizione coloniale di territori dell’Asia, Africa e America centro-meridionale. Si tratta di un
processo rapidissimo che presto assunse un carattere planetario ed ebbe come obiettivo il dominio
di vaste regioni.
Le motivazioni che portarono a questa spartizione del mondo (per via militare) furono di
carattere economico, poiché i territori coloniali rappresentavano mercati di sbocco per le merci e
fonti di materie prime a basso costo.
Ragioni politiche, poiché la conquista di queste colonie rappresentava l’affermazione del prestigio
internazionale.
In una situazione di forti contrasti sociali, la corsa alle colonie rappresentava un modo per ottenere
unità e consenso sociale.
Né vanno dimenticate le ragioni culturali, come la diffusione d’idee nazionalistiche (esaltazione
della nazione come valore primario), o addirittura di razzismo, che caratterizzarono le società
europee di questo periodo.
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L’Africa divenne il terreno preferito della conquista coloniale europea più per ragioni politiche che
economiche. Importante fu l’occupazione dell’Egitto che interessava sia la Gran Bretagna che la
Francia, sia per le sue ricchezze naturali, sia per la sua posizione strategica.
La costruzione del canale di Suez, inoltre aveva reso ancora più importante il controllo dell’area,
spingendo la Gran Bretagna ad intervenire militarmente.
Contemporaneamente la Francia occupò la Tunisia dando origine alla sua espansione nell’Africa
sahariana. Da qui ebbe inizio la vera e propria spartizione del continente.
L’altra direttrice dell’imperialismo fu l’Asia, in particolare il sud-est asiatico e la Cina.
Gli olandesi, inglesi e francesi furono i protagonisti dell’espansione, ma anche il Giappone iniziò
una politica aggressiva nei confronti dell’impero cinese.
Vediamo comparire anche gli Stati Uniti che attraverso un conflitto con la Spagna ottennero
facilmente la conquista delle Filippine (colonia precedentemente spagnola).
L’espansione imperialistica degli Stati Uniti era indirizzata, più che sul controllo militare,
sull’espansione economica e politica. Il “dollaro” fu lo strumento di cui gli americani si servirono
per imporre il loro dominio su due aree: Asia e America centro- meridionale.
Un evento di particolare importanza per i futuri sviluppi mondiali fu la fine dell’impero cinese.
L’espansione occidentale ebbe su di essa effetti devastanti.
Prima di questi eventi della politica interna cinese, un’altra nazione asiatica si era guadagnata
l’attenzione delle potenze dimostrando le proprie potenzialità militari: il Giappone.
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Nel 1895, con la guerra cino-giapponese, il Giappone era riuscito a imporre la sua influenza su varie
zone della Cina.
Tale evento portò contrasti tra l’espansionismo russo e quello nipponico, che sfociarono dieci anni
dopo nella guerra russo-giapponese, anche questa vinta dal Giappone, che così confermò la sua
influenza sulla Cina.
http://isoladelsapere.blogspot.it/2013/12/imperialismo-e-colonialismo-lespansione.html
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