Stagione 2016-17 - Teatro Metastasio

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STAGIONE 2016-17
PRESENTAZIONE
MASSIMO BRESSAN
PRESIDENTE
FONDAZIONE TEATRO METASTASIO
Costruire una dimensione pubblica di confronto e dibattito sulle vicende umane e sociali è alla base dell'impegno pratese nel Teatro
negli ultimi 50 anni della sua storia. Inserire la rappresentazione teatrale, i percorsi laboratoriali di produzione e di costruzione
dello spettacolo, la capillare inclusione del pubblico nei percorsi di formazione ed avvicinamento allo spettacolo, sono momenti
centrali nella storia del rapporto tra Teatro e Città. Questo rapporto ha contribuito a rafforzare la capacità critica dei pratesi, peraltro
già spiccata per natura, includendo nuove e sincrone visioni del mondo nel loro orizzonte. Il Teatro è sempre in relazione dialettica
con la Città che lo circonda, cerca di comprenderla e di trovarne una chiave interpretativa; i cittadini spettatori, a loro volta, vi
trovano elementi di lettura del mondo anche quando non li stanno cercando. Questo legame è particolarmente importante per un
luogo, come questo, in cui i cambiamenti si manifestano in modo contemporaneo, talmente esplicito da risultare poco
comprensibile. Il disorientamento che può derivare da questa esposizione alla parte più concreta della globalizzazione richiede una
capacità narrativa che è propria del Teatro, ed è forse questa una delle ragioni del particolare legame che il Metastasio ha
sviluppato con la sua Città.
Questo percorso viene sempre più condiviso non soltanto con altre importanti istituzioni teatrali regionali, italiane ed europee, come
accade anche in questa stagione, ma soprattutto con gli altri enti e associazioni culturali e con le istituzioni cittadine.
La costruzione di uno spazio pubblico di discussione e di comprensione del presente è un obiettivo verso il quale il Metastasio
continuerà a lavorare in questi anni. Non sarà determinante per inuenzare le dinamiche del cambiamento, ma la presenza di una
importante istituzione culturale italiana nella nostra Città è certamente un elemento di stimolo e sostegno alla curiosità, alla critica
ed alla comprensione del presente.
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STAGIONE 2016-17
FRANCO D’IPPOLITO
DIRETTORE
FONDAZIONE TEATRO METASTASIO
La presentazione di una nuova stagione è sempre emozionante, perché racconta il senso del nostro mestiere, parlando - attraverso
i titoli e gli artisti coinvolti- di "cosa" vogliamo raccontare, di come vogliamo farlo, di "chi" vogliamo incontrare. Questa stagione
l'abbiamo pensata e vorremmo viverla come una "festa" civile e culturale di tutto il territorio, n da questo prologo festoso sull'erba
e dal regalo gioioso alla città del murale di Dem, che andremo a vedere dopo.
La stagione 2016/2017 si svolgerà in tutti i nostri spazi, Metastasio e Fabbricone, Magnol e Fabbrichino (che stiamo dotando di
una nuova gradinata modulare piena di colori). Complessivamente gli spettacoli programmati sono 32, per un'offerta complessiva
di 172 recite (31 in più della stagione appena conclusa); 9 le nuove produzioni per 83 recite (cui si aggiungono in tournée italiana
ed europea le riprese e il debutto del nuovo spettacolo di Peter Stein nell'estate 2017) e 23 gli spettacoli ospiti per 89 recite.
Una stagione ordinata, con 10 titoli al Metastasio, 9 al Fabbricone, 7 al Magnol e 6 al Fabbrichino. Vogliamo dichiarare n
da oggi l'obiettivo che ci siamo dati, insieme alla meravigliosa squadra del Met, giovane e di grande competenza e passione:
un incremento del pubblico nella stagione 2016/2017 fra il 15 e il 20 per cento, cercando di superare nei nostri teatri quota
26.000 spettatori e 208mila euro di incassi al botteghino.
Poiché siamo convinti che non si possano più tracciare conni deniti fra le arti dello spettacolo e che la multidisciplinarietà
costituisca un valore ben oltre la semplice sommatoria di generi, l'offerta spettacolare 2016/2017 sarà -come di consuetocompletata dalle performaces più innovative del panorama internazionale del CONTEMPORANEA FESTIVAL '16, diretto da Edoardo
Donatini (che si svolgerà dal 23 settembre al 2 ottobre 2016), dalle rassegne METRAGAZZI e METDANZA , nonché dalla XXII
edizione di METJAZZ, a cura di Stefano Zenni (che si svolgerà dal 23 gennaio al 20 febbraio 2017).
UN REPERTORIO PER IL MET
Attraverso i titoli e gli artisti presenti vogliamo iniziare a ricomporre un "repertorio" contemporaneo di testi e messinscene del Met,
assumendoci la responsabilità di continuare ad essere uno dei punti evolutivi della cultura teatrale del nostro Paese, un teatro
presente al proprio tempo e alle donne e agli uomini cui si rivolge.
Un "repertorio" capace di parlare a molti, con un linguaggio semplice, chiaro, che tenga insieme la parola dei drammaturghi
e i diversi mezzi di espressione della creatività contemporanea, che faccia incontrare nuovi autori, nuovi registi e attori.
Un "repertorio" che si organizzi intorno al lavoro degli artisti, dei tecnici, degli organizzatori che lavorano al Met e con il Met,
riutando ogni autoreferenzialità e rinunciando agli egoismi nel proprio lavoro.
Un "repertorio" popolare, e proprio per questo contemporaneo, che unisca le passioni, creando, per il tempo in cui si è partecipi
di uno spettacolo, una città "comune", "fraterna", pure nelle differenze sociali, culturali e di pensiero.
Vogliamo che il teatro torni ad essere "prassi" civile e culturale di una collettività, fenomeno di vita associativa, e che possa ambire
ad essere uno dei "facilitatori" della coesione e della integrazione sociale. Se le relazioni sociali sono in tumultuosa modicazione
e se inevitabilmente il pubblico teatrale cambia con esse, allora anche il teatro non può non cambiare unendo elementi esistenti
a connessioni nuove, riuscendo a costruire un rapporto non statico con il proprio pubblico, ma capace continuamente di rilanciare
l'interesse, la curiosità verso nuovi modi di raccontare le storie di sempre.
Gli spettatori, quelli già conquistati e quelli che vogliamo conquistare, restano al centro del nostro progetto di "repertorio"
e continueremo a coinvolgerli con azioni di formazione consapevole e competente quali Il laboratorio delle arti e della scena
(rivolto ai bambini ed agli educatori), Lo spettatore attento (percorso di approfondimento alla visione curato da critici e studiosi)
e Lo spettatore critico (percorso di analisi e critica dello spettacolo rivolto agli studenti del Pro.Ge.A.S. di Prato e curato
da un esperto), ma anche con il progetto trasversale con i pubblici dei teatri Cantiere Florida di Firenze, Del Giglio di Lucca, Teatro
Manzoni di Pistoia, Teatro del Popolo di Castelorentino e Teatro delle Arti di Lastra a Signa.
Questa visione, che ha ricadute sulla funzione svolta dai soggetti teatrali nel sistema regionale dello spettacolo dal vivo,
la condividiamo da mesi con un "tavolo di pensiero" partecipato con l'Associazione Teatrale Pistoiese e il Teatro del Giglio di Lucca,
anche al ne di offrire alla Regione uno "strumento" pubblico e plurale di attuazione delle politiche di promozione e diffusione
della creazione teatrale contemporanea.
STAGIONE 2016-17
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FRANCO D’IPPOLITO
DIRETTORE
FONDAZIONE TEATRO METASTASIO
LE NOSTRE PRODUZIONI
9 nuove produzioni in sede, 1 nuova produzione e 5 riprese in tournèe.
Abbiamo chiesto agli artisti delle nostre nuove produzioni di "aprire" i processi creativi alla città, anche fuori dei luoghi deputati
dello spettacolo. In cambio di questa "apertura" (che comporta un allungamento dei tempi di allestimento e prova e una nuova
disponibilità da parte degli artisti), le compagnie costruiranno il proprio pubblico, che sarà anche il pubblico del Met.
Lo abbiamo chiesto a Luigi Lo Cascio, che presenterà a inizio novembre al Fabbricone il suo lavoro sulla poesia di Pier Paolo
Pasolini Il sole e gli sguardi, coprodotto con il CSS di Udine, che siamo certi colpirà nel cuore e negli occhi ognuno di noi.
Come lo abbiamo chiesto a Daria Deorian e Antonio Tagliarini che, dopo il debutto al Theatre Vidy di Losanna e la partecipazione
al Festival d'Automne all'Odeon di Parigi, saranno a gennaio al Fabbricone con Il cielo non è un fondale, ispirato dall'opera
di Annie Ernaux, coprodotto con il Teatro di Sardegna e con ERT.
Insieme a Massimiliano Civica e Oscar De Summa, che presenteranno a marzo due nuovi testi di drammaturgia italiana,
rispettivamente Un quaderno per l'inverno di Armando Pirozzi al Fabbricone e La cerimonia dello stesso De Summa al Fabbrichino,
abbiamo costruito un tempo medio-lungo di produzione, durante il quale ciascuno secondo le modalità del proprio processo
creativo, incontrerà il pubblico fuori del teatro, per contaminare la creazione artistica con i vizi e le virtù dei cittadini non ancora
spettatori.
A Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti (di Archivio Zeta) abbiamo afdato un lavoro dal titolo Plutocrazia dal Pluto di Aristofane,
che debutterà a maggio al Magnol, fondato sul contrasto povertà/ricchezza. Lo spettacolo nascerà da un percorso lungo quattro
mesi, condiviso con un gruppo di trenta cittadini pratesi, occidentali e orientali, che "condizionerà" drammaturgia e regia
dello spettacolo.
E abbiamo chiesto anche agli artisti under 35 del progetto Cantiere futuro, che apriranno la stagione in ottobre presentando
al Magnol È la pioggia che va (Compagnia Ziba), Interrail (Frequenze Alfa Teatro) e Corte d'amor (Fabio Pagano e Cecilia
Ventriglia). Cantiere futuro è un progetto di produzione e programmazione realizzato dal Met insieme al circuito regionale FTS.
Siamo particolarmente orgogliosi di produrre questi giovani artisti della scena toscana e di accompagnare la loro crescita sia
sul piano artistico che su quello organizzativo.
Con il TPO, compagnia residente al Fabbrichino, produrremo nel luglio 2016 un'azione teatrale nel quale il corpo di un danzatore
e l'occhio di un artista agiscono in simbiosi, condividendo una scrittura astratta e immaginaria, dal titolo Landskin.
In tournée debutterà a luglio 2017 il Riccardo II di William Shakespeare per la regia di uno dei grandi Maestri del teatro europeo,
Peter Stein, con Maddalena Crippa nei panni dell'ultimo re d'Inghilterra del ramo principale dei Plantageneti. Sempre in tournée
Un quaderno per l’inverno per la regia di Massimiliano Civica sarà al Teatro India di Roma e saranno ripresi Porcile di Pier Paolo
Pasolini - regia di Valerio Binasco (a Pistoia, Milano, Lucca, Cesena, Venezia, Modena), Utoya di Edoardo Erba - regia di Serena
Sinigaglia (a Spoleto, Modena, Pistoia, Firenze, Siena, Udine e Trieste), Jadasmeeristblau di Brecht-Weill con Adriana Asti
e Alessandro Nidi (a Roma e Milano), Danza macabra di August Strindberg - regia di Luca Ronconi (a Parigi) e Non dirlo.
Il Vangelo di Marco di e con Sandro Veronesi. Inne, un'anticipazione: con Claudio Morganti stiamo pensando ad un progetto
speciale che durerà l'intera primavera 2017, collocato in uno spazio speciale, particolarmente amato dall'artista.
GLI SPETTACOLI OSPITI
1 Teatro internazionale (Opera di Pechino)
3 Teatri Nazionali (Emilia Romagna Teatro, Teatro Stabile del Veneto, Teatro di Roma)
1 Tric (Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia)
3 Centri di Produzione (Associazione Teatrale Pistoiese, Elsinor, Tieffe Teatro Milano)
11 Compagnie (Teatro di Dioniso, Nina's Drag Queens, Virgilio Sieni, Anagoor, Pierfrancesco Pisani, Sotterraneo, La Corte Ospitale,
Motus, Fabrica, Compagnia Orsini, Socìetas)
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STAGIONE 2016-17
FRANCO D’IPPOLITO
DIRETTORE
FONDAZIONE TEATRO METASTASIO
La programmazione 2016/2017 degli spettacoli ospiti è dedicata ad una generazione di artisti che merita di riconquistare
i palcoscenici dei nostri teatri e di allargare il proprio pubblico, confrontandosi con la parola drammaturgica di nuovi autori come
con le scritture classiche. L'ambizione che ci ha guidati nella scelta, cercando di non farci condizionare dalla necessità di reciprocità
nella programmazione, è stata quella di proporre spettacoli intelligenti, belli, che raccontino storie collettive o individuali,
che parlino la lingua dell'oggi, raccontino con i segni della contemporaneità, emozionino attraverso le passioni dei nostri giorni.
Ampio spazio è dato alla nuova drammaturgia e alla musica come elemento narrativo che integra il testo.
A NOVEMBRE al Metastasio la riscrittura "en travesti" dell'Opera del mendicante di John Gay, proposta dalle Nina's Drag Queen,
con la drammaturgia di Lorenzo Piccolo (Premio Tondelli 2011), dal titolo Drag Penny Opera, fra provocazione e divertimento,
a cominciare dalla playlist contaminata fra Bellini e Mina, fra gli Eurithmics e Domenico Modugno. Sempre a NOVEMBRE,
al Fabbricone, il testo-preghiera-maledizione Lus di Nevio Spadoni, con la sempre lancinante Ermanna Montanari, accompagnata
dal vivo dalla musica di Luigi Ceccarelli e Davide Roccato, per la regia di Marco Martinelli. A GENNAIO al Metastasio l'ultimo testo
di Alessandro Baricco dal titolo Smith & Wesson, per la regia di Gabriele Vacis con un'inedita coppia Fabio Balasso e Fausto Russo
Alesi alle cascate del Niagara. Dal capolavoro di Gabriel Garcia Marquez è tratto lo spettacolo che sempre a GENNAIO sarà
al Fabbricone, Amore ai tempi del colera, operita musicale per cantattrice e suonatori con la regia di Cristina Pezzoli, che Laura
Marinoni interpreterà, anche come cantante, sulle musiche caraibiche e le canzoni di Alessandro Nidi. A FEBBRAIO al Fabbrichino
torna Serena Sinigaglia (dopo il successo di Utoya) con la regia di Tre alberghi, un testo dell'autore americano John Robin Baitz
con Francesco Migliaccio mentre Oscar De Summa presenterà la trilogia dei suoi testi Diario di provincia, Stasera sono in vena
e La sorella di Gesucristo. Nello stesso mese al Magnol Sotterraneo presenta in due puntate Il giro del mondo in 80 giorni
da Jules Verne i Motus saranno al Fabbricone con uno degli spettacoli più belli e forti sul tema del gender, MDLSX, tratto dal
romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides ed interpretato dalla strepitosa performer Silvia Calderoni. Ad APRILE -dopo sette anni
di assenza- torna al Metastasio Ascanio Celestini con Laika, commovente viaggio tra gli ultimi, quasi un vangelo laico e Romeo
Castellucci chiude la stagione del Fabbricone con il debutto italiano di La democrazia in America ispirato a Alexis de Toqueville.
Alla stessa generazione di artisti che si confronta con i grandi testi del teatro è afdato altrettanto spazio nella stagione
2016/2017, che si aprirà in OTTOBRE al Metastasio con Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello per la regia e l'interpretazione
di Valter Malosti. A DICEMBRE al Magnol toccherà a Fausto Paravidino che cura la regia di un piccolo gioiello di Ferenc Molnar,
Souper, una piéce pungente che racconta di come sia antico il decadimento dei valori della nostra società. GENNAIO si aprirà
sul palcoscenico del Metastasio con un grande Natale in casa Cupiello per la regia di Antonio Latella con Monica Piseddu e Lino
Musella, una lettura all'europea di possente simbologia del capolavoro di Eduardo De Filippo, per proseguire al Fabbricone con
l'emozionante Virgilio brucia degli Anagoor, dal II e VI Canto dell'Eneide, con un sorprendente Marco Cavalcoli e che prevede
la partecipazione di un coro pratese. Al Metastasio in FEBBRAIO tocca a uno dei classici del teatro ottocentesco, Casa di bambola
di Henrik Ibsen con Valentina Sperlì, Daniele Nigrelli e Roberto Valerio e poi a MARZO arriva l'Opera di Pechino con il Faust
di Wolfgang Goethe nella rilettura della giovane regista tedesca Anna Peschke che, attraverso il surreale ed evocativo alfabeto
gestuale e musicale cinese, scardina ogni precedente visione scenica occidentale del classico goethiano. Un altro classico del teatro
napoletano, Miseria e nobiltà dell'altro grande Eduardo, Scarpetta, riletto da Michele Sinisi, sarà al Fabbricone ad APRILE, mentre
al Metastasio arriva Il prezzo di Arthur Miller con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale e Elia Shilton. Chiude la stagione
del Metastasio a inizio MAGGIO Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee con Milvia Marigliano e Arturo Cirillo, che ne cura
anche la regia.
Inne la danza, al Metastasio, dove a DICEMBRE Virgilio Sieni torna in scena dopo quindici anni con un "solo", dal titolo Isolotto,
accompagnato dal vivo dalla chitarra di Eivind Aarset, uno dei più grandi musicisti contemporanei.
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FRANCO D’IPPOLITO
DIRETTORE
FONDAZIONE TEATRO METASTASIO
NOTIZIE UTILI
Stiamo potenziando il servizio di biglietteria online, confermando lo sconto su abbonamenti e biglietti per chi acquisterà online.
Da quest'anno, infatti, tutti gli abbonamenti (MET/10, FAB/9 e a SCELTA) -quindi anche quelli al Metastasio- potranno essere
confermati online dal 7 giugno e dalla stessa data potranno essere sottoscritti, sempre online, i nuovi abbonamenti. Direttamente
al botteghino del Metastasio dal 5 al 17 settembre sarà possibile, invece, confermare gli abbonamenti e dal 20 settembre sarà
possibile sottoscriverne di nuovi. Dal 4 ottobre saranno messi in vendita online e al botteghino del Metastasio i biglietti per tutti
gli spettacoli della stagione 2016/2017.
Un'altra novità importante per il pubblico della nuova stagione è rappresentata dai nuovi orari delle rappresentazioni:
nei giorni feriali il sipario si aprirà alle 20.45, il sabato alle 19.30 e la domenica alle 16.30.
Stiamo anche organizzando un servizio navetta da Porta al Serraglio al Fabbricone (e viceversa) per il pubblico degli spettacoli
programmati al Fabbricone e al Fabbrichino che utilizzi il treno per raggiungere Prato. Il 'ticket navetta a/r' sarà acquistabile
'online' al prezzo di 2 euro.
CONCLUDENDO
Il rischio più grande sta nel non riuscire a praticare le intenzioni e i progetti dichiarati, assai di più che nel non raggiungere
gli obiettivi pressati. Vorrei concludere con l'ottimismo con il quale abbiamo lavorato in queste settimane, tutti gli Ufci del Met
insieme. Il nostro leit motiv è stato "sì, ci crediamo!". Perché oltre la passione di tutti noi, sappiamo di poter contare sui nostri
artisti e su un Consiglio di Amministrazione coeso che ci sostiene, così come sui Soci -Comune e Regione- che continueranno
ad essere vicini convintamente. Da adesso vorremmo poter contare anche sulla collaborazione dei media, continuando a dirci,
appunto, "sì, ci crediamo!".
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STAGIONE 2016-17
PRESENTAZIONE
COMUNICATO STAMPA
Conclusa la stagione ereditata dalla precedente direzione, Franco D'Ippolito annuncia la Stagione 2016/2017 del Teatro
Metastasio di Prato con l'obbiettivo di recuperare un tratto essenziale della storia di questo teatro nel processo evolutivo della
cultura teatrale degli ultimi 40 anni: l'idea di una festosa trasformazione culturale e artistica, ma prima ancora politica e civile
nel senso più lato, che riporti al centro della proposta l'assunzione di quel "rischio culturale" che dovrebbe costituire la principale
responsabilità di un teatro pubblico.
Tale festosa trasformazione si declina in un articolato progetto che si avvia nella stagione 2016/2017 e che vuole investire su
alcuni tra gli artisti che, in Italia oggi, meglio contribuiscono alla formazione di un repertorio di testi e messinscene contemporanei,
un repertorio espressione del nostro tempo, che riette e chiama in causa la società, i cittadini, il pubblico di oggi, per restituire
al teatro la sua essenza necessaria di passione civile e di motore di vita associativa, culturale e sociale. Un repertorio frutto di
progettualità talmente vive da fuoriuscire dagli edici teatrali per vivicare, nella città, sul territorio, tra la gente, quella coscienza
collettiva che fa della cultura una ricchezza dell'anima e della partecipazione uno strumento critico. A cominciare dall'immagine che
connota e sigla l'intero progetto, sintetizzato dallo street artist Dem su un muro di Viale Galilei, a due passi dal Teatro Fabbricone,
come a dire "il teatro scrive la città" ovvero "la creazione drammaturgica riempie di senso anche i muri della città".
La stagione si articola in tutte le quattro sale della Fondazione per 32 spettacoli, 172 recite (31 in più della stagione appena
conclusa). Le nuove produzioni sono 9 per 82 recite (cui si aggiungono le riprese di Porcile, Utoya, Danza macabra,
Jadasmeeristblau e Non dirlo.Il Vangelo di Marco in tournée italiana ed europea) e 23 gli spettacoli ospiti per 89 recite.
- 10 i titoli al Teatro Metastasio, tra riletture di classici, testi della tradizione europea più recente e nuove creazioni aperte alla
multidisciplinarietà, con la prestigiosa presenza dell'Opera di Pechino;
- 9 i titoli al Fabbricone, a rappresentare uno spaccato delle più alte esperienze contemporanee del teatro italiano;
- 7 i titoli al Teatro Magnol, con uno progetto speciale partecipato, i lavori di signicativi artisti della scena contemporanea
e inedite proposte di nuovi giovani gruppi;
- 6 i titoli al Fabbrichino, con un focus d'autore e le ultime proposte di artisti/registi fra i più riconosciuti della nuova scena italiana.
L'offerta spettacolare 2016/2017 sarà -come di consueto- completata da CONTEMPORANEA FESTIVAL (la XIV edizione si svolgerà
dal 23 settembre al 2 ottobre), dalla rassegna MET/RAGAZZI (da novembre 2016 a maggio 2017), e da quella MET/JAZZ (da 23
gennaio a 20 febbraio 2017), per nire con gli eventi speciali, le serie di incontri e approfondimenti, le aperture dedicate al
dibattito culturale, alla poesia e alla letteratura, i corsi, i laboratori, gli stage professionali e le attività di formazione del pubblico.
Sono 9 le nuove produzioni in sede 2016/2017, a cui si aggiungono una nuova produzione e cinque riprese in tournée, a rma
di un'eccezionale selezione di artisti, in gran parte di una generazione che merita di riappropriarsi dei palcoscenici italiani.
Le nuove produzioni sono afdate a Luigi Lo Cascio, Massimiliano Civica, Daria Deorian e Antonio Tagliarini, Oscar De Summa,
Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti (Archivio Zeta), Peter Stein, oltre ai tre registi del progetto Cantiere Futuro e al TPO,
compagnia residente al Fabbrichino. Le riprese sono rmate da Luca Ronconi, Valerio Binasco, Serena Sinigaglia e vedono in scena,
fra gli altri, Adriana Asti e Sandro Veronesi.
Tante le convenzioni con importanti istituzioni italiane, regionali e cittadine, da quelle con il Festival di Spoleto diretto Giorgio
Ferrara, con Fondazione Toscana Spettacolo e con la Compagnia TPO, a quelle con le Università e le scuole di Prato e Firenze, con
la Casa Circondariale maschile di Prato "La Dogaia" e la Compagnia Metropopolare, e con la Fondazione per le Arti Contemporanee
in Toscana. E tante anche le nuove complici e strategiche alleanze d'intenti e di progettualità condivisa con teatri del territorio
metropolitano e regionale, a cominciare dal Teatro Manzoni di Pistoia, dal Teatro Florida di Firenze e dal Teatro del Giglio di Lucca.
La campagna abbonamenti si aprirà già dal 7 giugno con la possibilità di rinnovare i vecchi abbonamenti e acquistare i nuovi
on-line, con diverse e tutte appetibili formule possibili.
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PRESENTAZIONE
COMUNICATO STAMPA
TEATRO METASTASIO
27-30 ottobre 2016
L'apertura di stagione è afdata a Valter Malosti che recupera la prima stesura in dialetto di uno dei testi più popolari di Luigi
Pirandello, IL BERRETTO A SONAGLI, rileggendolo linguisticamente e recuperando la denizione dei caratteri e dei ruoli originali.
(prod. Teatro di Dioniso)
17-20 novembre 2016
DRAG PENNY OPERA è la riscrittura en travesti di The beggar's Opera di John Gay (su cui si basò Brecht per la sua Opera da tre
soldi), proposta dalle travolgenti Nina's Drag Queen, con la drammaturgia di Lorenzo Piccolo (Premio Tondelli 2011) fra
provocazione e divertimento, a cominciare dalla playlist contaminata fra Bellini e Mina, fra gli Eurithmics e Domenico Modugno.
(prod. Nina's Drag Queens)
1-4 dicembre 2016
Due artisti internazionali come Virgilio Sieni, coreografo e direttore della Biennale Danza di Venezia, e Eivind Aarset, grande
chitarrista dalle collaborazioni eccelse, danno vita a ISOLOTTO, una creazione che esplora le innite diramazioni del corpo
scrutando tutte le fasi di crescita e i tratti della vita dell'uomo. (prod. Compagnia Virginio Sieni)
5-8 gennaio 2017
Uno dei registi più in vista della generazione under 50, Antonio Latella, reinterpreta un classico di Eduardo De Filippo come
NATALE IN CASA CUPIELLO e realizza uno spettacolo di possente simbologia, ad alta densità di suggestioni, in un clima di generale
pessimismo e di furore senza tregua che punta a far risaltare le componenti aspre, "nere", crudeli del grande autore napoletano.
(prod. Teatro di Roma-Teatro Nazionale)
19-22 gennaio 2017
Una coppia artistica collaudata come quella composta da Alessandro Baricco e dal regista Gabriele Vacis affronta il rapporto
tra generazioni e il tema della morte portando in scena SMITH & WESSON, la strana storia di una coppia di truffatori falliti
e sgangherati - un inedito Natalino Balasso in versione non comica e Fausto Russo Alesi - e di una giovane giornalista in cerca
di scoop - Camilla Nigro. (prod. Teatro stabile del Veneto-Teatro Nazionale)
16-19 febbraio 2017
Roberto Valerio rilegge un grande classico di ne '800, CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen, per raccontare, con la complicità
di Valentina Sperlì e Danilo Nigrelli, il desolante deserto relazionale ed esistenziale dove matura l'intreccio dialettico di una crisi.
(prod. Associazione Teatrale Pistoiese)
16-19 marzo 2017
La regista tedesca Anna Peschke allestisce con l'Opera di Pechino il FAUST di Goethe attuando una ricerca sul surreale ed evocativo
alfabeto gestuale e musicale orientale, e trovando in esso vie espressive scardinanti per la visione scenica occidentale. (prod. Opera
di Pechino/Emilia Romagna Teatro-Teatro Nazionale)
6-9 aprile 2017
L'affabulatore ASCANIO CELESTINI porta in scena LAIKA , un malinconico e dolce lavoro composto nel nome della cagnetta lanciata
nello spazio, un viaggio commovente tra gli ultimi, tra le ombre che vagano, tra gli invisibili del nostro Paese, un vangelo laico,
tenerissimo e a tratti ironico che disvela la realtà degli emarginati. (prod. Fabrica/Teatro Stabile dell'Umbria)
20-23 aprile 2017
Diretto da Massimo Popolizio, dividendo il palcoscenico con lo stesso Popolizio, Alvia Reale e Elia Schilton, Umberto Orsini
interpreta IL PREZZO, un testo di Arthur Miller poco frequentato in Italia che ci fa scoprire una riessione sul tema economico,
sul dopo-crisi, mettendo al centro una precisa idea di famiglia. (prod. Compagnia Orsini).
4-7 maggio 2017
Arturo Cirillo mette in scena CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?, un testo di Albee, con Milvia Marigliano e lo stesso Cirillo, in cui,
attraverso un alcolico "gioco della verità" di due coppie di sposi, riette spietatamente sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo,
sul nostro cinismo, e sull'amore. (prod. Tieffe Teatro Milano).
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STAGIONE 2016-17
PRESENTAZIONE
COMUNICATO STAMPA
FABBRICONE
5-13 novembre 2016
Luigi Lo Cascio rma che lo vede in scena insieme a Nicola Console a dar corpo con IL SOLE E GLI SGUARDI a un'ideale
rafgurazione del grande intellettuale bolognese costruita esclusivamente sulla sua produzione propriamente lirica, tratta dalla sua
sterminata raccolta di poesie. (prod. CSS di Udine/Teatro Metastasio di Prato)
24-27 novembre 2016
Basato su un poemetto in lingua romagnola di Nevio Spadoni che narra la storia di una veggente guaritrice delle campagne
romagnole di inizio Novecento, LUS è un concerto-spettacolo che riunisce la voce caleidoscopica di Ermanna Montanari, indiscussa
protagonista della scena di ricerca italiana, del compositore Luigi Ceccarelli con il suo computer per l'elaborazione elettronica
in tempo reale, e del solista Daniele Roccato con il suo contrabbasso. (prod. Emilia Romagna Teatro-Teatro Nazionale)
12-15 gennaio 2017
Lo sguardo visionario di Anagoor, uno dei gruppi dalla vocazione sperimentale e performativa emersi negli scorsi decenni, presenta
la sua creazione sul II e VI Canto dell'Eneide di Publio Virgilio Marone, VIRGILIO BRUCIA , un lavoro di scavo nella biograa
del poeta romano che tratteggia la sua ribellione silente al potere dell'imperatore Ottaviano Augusto, di cui è ufcialmente cantore,
un'analisi della sua composizione in cerca della consapevolezza e indipendenza politica. (prod. Anagoor)
26-29 gennaio 2017
Diretta da Cristina Pezzoli, la riduzione teatrale del romanzo di Gabriel Garcia Marquez AMORE AI TEMPI DEL COLERA scopre
un'inedita e "scanzonata" Laura Marinoni in veste di cantattrice che, accompagnata dai musicisti Alessandro Nidi e Marco Caronna,
canta un amore a distanza che dura tutta la vita no a compiersi nella vecchiaia avanzata. (prod. Pierfrancesco Pisani)
7-12 febbraio 2017
Dopo il debutto a Losanna, il passaggio a Romaeuropa e al Festival D'automne all'Odeon di Parigi, arriva a Prato la nuova
creazione del duo romano Daria Deorian e Antonio Tagliarini, IL CIELO NON È UN FONDALE, un lavoro in cui quattro performer
frugano la nostra condizione urbana nel tentativo di stanare un problema complesso, ecologico, etico, collettivo, e stabiliscono,
senza alcun articio, un dialogo tra la nzione e il reale, la gura e lo sfondo, l'interno e l'esterno. (prod. Teatro di Sardegna/Teatro
Metastasio di Prato/Emilia Romagna Teatro-Teatro Nazionale)
23-26 febbraio 2017
Acclamato da pubblico e critica, arriva a Prato MDLSX, ultimo spettacolo dei Motus dedicato al tema del gender e
dell'intersessualità, costruito sui testi teorici di Judith Butler, sul Manifesto animalista di Preciado e su quello di Donna Haraway,
ma soprattutto sul romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides (Premio Pulitzer nel 2003), un lavoro cui, come fosse una confessione
personale, da corpo la strepitosa performer Silvia Calderoni. (prod. Motus)
7-19 marzo 2017
Una nuova produzione del Teatro Metastasio afdata al regista Massimiliano Civica e al drammaturgo Armando Pirozzi che ha
scritto UN QUADERNO PER L'INVERNO, un testo che mette in luce la forza miracolosa della poesia e la dirompente carica vitale che
suscita nelle persone. (7-19 marzo/prod. Teatro Metastasio di Prato)
30 marzo-2 aprile 2017
Senza rinunciare a una sua lettura originale, un artista coraggioso e inquieto come Michele Sinisi ripropone un grande classico
della tradizione napoletana, la farsa di Eduardo Scarpetta MISERIA & NOBILTÀ, tributando un omaggio affettuoso a tre generazioni
di teatranti e smontando e rimontando l'originale in uno smagliante gioco drammaturgico su misura per un ottimo cast. (prod.
Elsinor)
27-30 aprile 2017
Dopo il debutto mondiale a Anversa, arriva a Prato in prima nazionale l'ultima creazione della Socìetas Raffaello Sanzio rmata
da Romeo Castellucci, LA DEMOCRAZIA IN AMERICA , un lavoro ispirato all'opera di Alexis de Tocqueville che celebra la nostalgia
del tempo che precede la "Nascita della Tragedia", intesa come forma di coscienza e conoscenza politica dell'essere, un tempo che
ancora non conosce la luce del teatro e della parola del poeta. (prod. Sociétas)
STAGIONE 2016-17
9
PRESENTAZIONE
COMUNICATO STAMPA
TEATRO MAGNOLFI
13-16 ottobre 2016
"In che cosa credi?" è la domanda scomoda ma centrale attorno a cui ruota lo spettacolo È LA PIOGGIA CHE VA , la domanda su cui
verte la drammaturgia originale della giovane Compagnia ZiBa, che intende affrontare la crisi dei valori, la perdita di riferimenti
condivisi e i vuoti di senso che fanno smarrire la rotta della nostra vita. (Cantiere futuro/prod. Teatro Metastasio di Prato)
20-23 ottobre 2016
Uno spettacolo-concerto del gruppo Frequenze Alfa Teatro, INTERRAIL, un racconto per immagini e suoni, un viaggio attraverso
il vecchio continente, come si usava con l'ormai mitico biglietto Interrail, che racconta con leggerezza il valore della diversità
e la ricchezza delle culture regionali, ma anche le contraddizioni e le criticità di un continente in continua trasformazione e ricerca
di identità. (Cantiere futuro/prod. Teatro Metastasio di Prato)
27-30 ottobre 2016
Ispirato al romanzo cavalleresco di Chrétien de Troyes, Lancillotto o il Cavaliere della carretta, CORTE D'AMOR di Fabio PaganoCecilia Ventriglia trasforma la scena in una surreale corte medievale popolata di personaggi romantici e grotteschi, dame
e cavalieri, trovatori cappellani e giullari, che intessono relazioni e pareri sull'amore, tra letture, musica e danza. (Cantiere
futuro/prod. Teatro Metastasio di Prato)
1-4 dicembre 2016
Artista e regista di grande talento e intelligenza, Fausto Paravidino porta in scena i mondi grevi narrati da Ferenc Molnar in
SOUPER, una pièce pungente che denuncia il decadimento della società dimostrando come i meccanismi della nostra corruzione
siano così antichi da ispirare gli autori del primo Novecento. (prod. Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia)
14-19 febbraio 2017
Per trasporre in teatro uno dei romanzi d'avventura più amati di tutti i tempi, IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI -prima puntatadi Jules Verne, il collettivo Sotteraneo allestisce uno story game, un gioco interattivo col pubblico in cui quiz e test scandiscono
la narrazione. In questa prima puntata si parte da Londra e si attraversano India, Cina e Giappone per fermarsi a Yokohama.
(prod. Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese)
21-26 febbraio 2017
Nella seconda puntata di questo IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI lasciamo il Giappone per attraversare gli USA da San Francisco
a New York e poi solcare l'Atlantico per il rientro a Londra. (prod. Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese)
5-21 maggio 2017
Dopo un laboratorio di quattro mesi con 30 cittadini pratesi, occidentali e orientali, coinvolti in un percorso di elaborazione
drammaturgica e di discussione, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti (Archivio Zeta) presentano PLUTOCRAZIA , un progetto
teatrale-economico sul contrasto povertà/ricchezza che, partendo dal Pluto di Aristofane, riette gli anni di crisi odierna e innesca
un dibattito autentico tra comunità occidentale e orientale. (prod. Teatro Metastasio di Prato)
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STAGIONE 2016-17
PRESENTAZIONE
COMUNICATO STAMPA
FABBRICHINO
4-22 luglio 2016, Ex Fabrica
La nuova produzione di Teatro Metastasio e compagnia TPO, LANDSKIN è un'azione teatrale che indaga sulla morfologia delle
cortecce di alcuni alberi tipici dell'emisfero australe. Questa pelle vegetale evoca un territorio ideale, uno spazio-giardino nel quale
il corpo di un danzatore e l'occhio di un artista agiscono in simbiosi, condividendo una scrittura astratta e immaginaria.
Un esperimento di "body-morng" che crea paesaggi visivi interattivi trasformando lo spazio in campiture di luce e colore.
(prod. Teatro Metastasio di Prato e compagnia TPO)
31 gennaio-5 febbraio 2017
La più recente regia di Serena Sinigaglia mette il teatro d'attore al centro di TRE ALBERGHI, un testo del californiano Jon Robin
Baitz che fotografa e critica l'azione delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo, una serrata presa di posizione contro
la rimozione e la morte delle emozioni a cui l'etica del lavoro e la rincorsa del protto vorrebbe costringerci. (prod. Teatro Stabile
Friuli Venezia Giulia)
17 febbraio 2017
Primo capitolo di una trilogia d'autore dedicata al lavoro di Oscar De Summa, attore tra i più bravi della sua generazione, DIARIO
DI PROVINCIA racconta di un mondo ai margini che a Erchie, in provincia di Brindisi, fotografa una periferia urbana ed esistenziale,
un luogo in cui non succede niente, popolato da personaggi cauterizzati dalla noia e dall'accidia. (prod. Oscar De Summa)
18 febbraio 2017
Secondo capitolo della trilogia, STASERA SONO IN VENA è un "racconto blues" in cui la storia personale di Oscar De Summa è
al centro di uno racconto ironico e amaro al tempo stesso: gli anni Ottanta, gli anni dell'adolescenza, dell'eroina, dell'opulenza
e della disperazione; gli anni che in Puglia hanno fatto da concime alla nascita della Sacra Corona Unita, organizzazione che ha
allargato i suoi settori di investimento su disagio umano. (prod. La Corte Ospitale)
19 febbraio 2017
Con LA SORELLA DI GESUCRISTO, terza e ultima tappa della sua trilogia, Oscar De Summa racconta una storia di ordinaria violenza
che si manifesta al sud, a ne anni 80, attorno allo scontro, sempre attuale, tra maschile e femminile e che si sviluppa sulla
considerazione che la nostra società, al momento, non garantisce la sostituzione dell'antica e antropologica "Vendetta" con la civile
e contemporanea "Giustizia". (prod. La Corte Ospitale)
24 marzo-9 aprile 2017
LA CERIMONIA , nuova creazione di Oscar De Summa, indaga le odierne sedimentazioni del mito, nello specico quello greco,
partendo dal mito di Edipo per approdare alla cronaca contemporanea attraverso una serie di interviste a ragazzi e ragazze in cui
si approfondisce il loro disagio adolescenziale che spesso si manifesta in atti di violenza, pornograa e atteggiamenti anaffettivi.
(prod. Teatro Metastasio di Prato)
STAGIONE 2016-17
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MURALE
DEM
OSSERVARE IL MONDO CON GLI OCCHI DEGLI ALTRI
Guardare il mondo con gli occhi degli altri per cercare di comprendere e apprezzare le differenze che esistono tra persone, etnie,
specie animali e vegetali diversi tra loro.
Una coppia, composta da una donna e un uomo, osserva e indica gli elementi che rappresentano Prato, città multietnica simbolo
stesso del mondo occidentale e del suo rapido cambiamento. Sotto una luna piena appaiono l'Etrusco, rappresentante il passato
storico del luogo, la Donna cinese, simbolo della comunità asiatica, l'Uomo-albero, personaggio legato alla natura,
e il Danzatore afro sudamericano, icona dei rispettivi gruppi etnici; al di là del pianeta-cielo il personaggio detto l'Inimmaginabile
rafgura un ipotetico futuro in cui i vari elementi/etnie della città si unicano creando un unico ensemble che va al di là delle
differenze sociali, etniche e di genere. L'Inimmaginabile è composto da una stele etrusca, un leone cinese e una faccia donna/uomo
simbolo medioevale degli ermafroditi, e invita gli spettatori mentre sostiene un cartello con la scritta Met.
Met/Metastasio, il teatro di Prato, perché è proprio qui che viene rappresentato e messo in scena il mondo. Nel murale sono
presenti riferimenti simbolici legati agli spettacoli che verranno messi in scena nella prossima stagione teatrale. Il cappelloserpente a sonagli del Danzatore afro sudamericano è un riferimento allo spettacolo Il berretto a sonagli del Teatro Dioniso.
A rappresentare DragPennyOpera di Nina's Drag Queens è stato dipinto all'Uomo-albero un cuore mezzo nero e mezzo rosso,
annerito dalla vita ma pulsante come quello dei suoi personaggi, oltre la doppia faccia dell'ermafodito del personaggio
Inimmaginabile. Per Isolotto di Virgilio Sieni e Eivind Aarset, la metafora del corpo che danza e dell'incontro tra uomo e natura
è rappresentata dalle diramazioni del personaggio dell'Uomo-albero. Il rapporto dei personaggi in un percorso d'evoluzione di Casa
di bambola con la regia di Roberto Valerio è rappresentato dalla coppia uomo-donna e dalla loro spirale con l'ovulo fecondato.
Per il Faust di Li Meini troviamo la mestofelica maschera posta al di sopra della testa del personaggio della Donna cinese, ispirata
al trucco del pagliaccio Chou presente nel Jingju, l'Opera di Pechino. Per lo spettacolo Lus di Marco Martinelli ho inserito l'aruspice
etrusco, veggente e guaritore come la protagonista Belda. Per Virgilio brucia di Anagoor il rapporto uomo-natura e i riferimenti
ad antichissime tradizione europee vengono rappresentati dalla maschera e dal costume arboreo dell'Uomo-albero.
Per Amore ai tempi del colera di Cristina Pezzoli il fusion caraibico musicale è rafgurato dal Danzatore afro sudamericano stesso
e dalla sua mise con pattern colorati. Il pianeta-cielo è ispirato al titolo de Il cielo non è un fondale di Daria Deorian e Antonio
Tagliarini. A MDLSX dei Motus s'ispira la libertà di divenire del personaggio dell'Inimmaginabile con la sua faccia uomo/donna
da ermafrodito rappresentante la protagonista. Il coltello conccato nel tronco dell'Uomo-albero fa riferimento al coltello del ladro
di Quaderno per l'inverno di Massimiliano Civica. Lo spunto di riessione per osservare il mondo con occhi diversi dalla nostra
condizione occidentale e giudeo-cristiana arriva da La democrazia in America della Societas Raffello Sanzio.
Il riferimento alle gocce d'acqua da La pioggia che va di Marco Cupellari. La Coppia con la spirale e l'ovulo rappresentano
le relazioni padre-madre-glio-futuro e il mito di Edipo presenti ne La Cerimonia di Oscar De Summa. Il personaggio della Donna
cinese è anche inspirato all'idea di Plutocrazia di Guidotti e Sangiovanni con la sua investigazione sulle condizioni della comunità
cinese in occidente e sul loro stile di vita che li porta a vivere nello stesso luogo in cui lavorano, la donna lavora con un pigiama
a pattern inspirato a un rifacimento di Topolino, metafora della non divisione tra vita e lavoro e del capitalismo stesso.
Diversi degli schemi decorativi dei vestiti dei personaggi sono presi direttamente da quelli usati nei lanici di Prato.
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STAGIONE 2016-17
METASTASIO
27/30 OTTOBRE
IL BERRETTO
A SONAGLI
di Luigi Pirandello
adattamento e regia di VALTER MALOSTI
con Roberta Caronia, Valter Malosti, Paola Pace,
Vito Di Bella, Paolo Giangrasso, Cristina Arnone
luci Francesco Dell’Elba
scene Carmelo Giammello
costumi Alessio Rosati
produzione Teatro di Dioniso
con il sostegno del Sistema Teatro Torino
OSPITALITÀ
"Il carattere di Ciampa è pazzesco, questa è la sua nota fondamentale. Gesti,
andatura modi di parlare, pazzeschi. Cosicchè dovrà nascere il sospetto
e la paura che a un dato momento egli possa uccidere".
(Luigi Pirandello, lettera a Martoglio, 8 febbraio 1917 )
Malosti affronta per la prima volta Pirandello, confrontandosi con uno
dei testi più popolari del grande drammaturgo siciliano, cercando
di strapparlo allo stereotipo e tentando di restituire la forza eversiva originaria
di quei “corpi in rivolta” posti al centro della scena che è anche labirinto:
una feroce macchina/trappola. Un testo vivissimo grazie alla violenza
beffarda della lingua, una sorta di musica espressionista e tragicomica, molto
evidente nel testo scritto in dialetto siciliano che è alla base di un lavoro
originale di drammaturgia. Una versione più schietta, dura, non 'ripulita'
del testo pirandelliano, afdata sia al dialetto della prima stesura sia
ad un italiano derivato da questa, che assume in sé elementi dialettali,
per permettere di afdare agli attori una partitura più ritmica e musicale,
tentando di recuperare anche una dimensione più autentica.
Come è ormai noto Il berretto a sonagli di Pirandello nasce come testo
dialettale ("'A birritta ccu 'i ciancianeddi") per Angelo Musco, attore comico
di grande successo. Il testo in dialetto recitato da Musco non fu mai
pubblicato da Pirandello, a differenza di quanto avvenne con Liolà. La prima
redazione de Il berretto a sonagli, ritrovata nel 1965 e pubblicata solo nel
1988, può oggi diventare un mare linguistico in cui re-immergere il testo
italiano, oltre che prezioso corto-circuito dal punto di vista dei contenuti.
Questa prima versione, infatti, offre materia a Malosti per un lavoro
di riscoperta e rilettura non solo linguistica ma di ridenizione di caratteri
e ruoli aforanti dal recupero dei tagli capocomicali di Musco, mai ripristinati
dall'autore nell'edizione italiana, anzitutto la perdita di una possibile
co-protagonista della commedia, accanto a Ciampa, in Beatrice Fiorìca,
la moglie tradita. Si tratta di un testo più duro, politicamente scorretto,
a tratti ferocemente antimaschilista nelle battute, sia di Beatrice sia
dell'equivoca Saracena e che presenta varianti signicative che riguardano
tutti i ruoli e in particolare una scena totalmente espunta
nella versione italiana posta nel manoscritto all'inizio del secondo atto.
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METASTASIO
17/20 NOVEMBRE
DRAGPENNY
OPERA
uno spettacolo Nina's Drag Queens
ispirato a The Beggar's Opera di John Gay
con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro,
Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò
drammaturgia Lorenzo Piccolo
regia SAX NICOSIA
coreograe Alessio Calciolari
scenograe Nathalie Deana
costumi Gianluca Falaschi
disegno luci Luna Mariotti
musiche originali Diego Mingolla
produzione Aparte - Ali per l’arte
con il contributo di Fondazione Cariplo
nell’ambito del progetto Funder35
sostenuto dal progetto Next laboratorio delle idee
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OSPITALITÀ
DragPennyOpera è sia un'opera buffa e, insieme, un'opera seria.
Un cabaret agrodolce, dai tratti mostruosi e scintillanti.
Un ritratto a colori della nostra umanità così nera.
È l'alba. Nel cortile di un carcere, sotto il patibolo,
si danno ritrovo alcune gure.
Attendono l'esecuzione capitale del bandito Macheath. Sono le donne della
sua vita. Saranno loro a dare vita a questa storia: vedremo come siano
avvenute le nozze segrete di Macheath con Polly, glia della regina dei
mendicanti Peachum; i provvedimenti che questa ha preso e gli avvenimenti
che ne sono seguiti, come il delinquente sia stato arrestato a causa del
tradimento di Jenny, prostituta e sua vecchia amante; come sia stato liberato
grazie a Lucy, altra amante, giovane e nervosa, e arrestato nuovamente per
mano di Tigra, madre di Lucy e capo della Polizia; per giungere inne al
momento dell'esecuzione, al giudizio nale, e forse, all'happy end.
La composizione di questo spettacolo si ispira, soprattutto nei temi e nella
struttura, a The Beggar's Opera di John Gay, commedia musicale scritta
nel 1728, anzitutto come reazione ai soggetti inverosimili e alle messe
in scena pompose di un certo teatro lirico dell'epoca.
John Gay miscelava la musica colta e la canzone da osteria, la presa in giro
del "gran teatro", la satira più nera, e soprattutto adattava canzoni già note
al pubblico, fossero ballate o arie d'opera.
Allo stesso modo, il linguaggio teatrale delle Nina's Drag Queens è un
pastiche di citazioni, affettuose parodie, brani cantati in playback. Attingiamo
al repertorio della musica contemporanea, reinventando
(grazie alle composizioni originali di Diego Mingolla)
alcuni riferimenti dell'immaginario pop che ci circonda.
E lo facciamo con la stessa allegra ferocia messa in campo da Gay,
sotto il segno di un umorismo amaro e politicamente scorretto.
METASTASIO
1/4 DICEMBRE
ISOLOTTO
ideazione e interpretazione VIRGILIO SIENI
musica eseguita dal vivo dall'autore
alla chitarra elettrica Eivind Aarset
produzione Compagnia Virgilio Sieni
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione
la compagnia è sostenuta da Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo, Regione Toscana, Comune di Firenze
OSPITALITÀ
Che cos'è danzare se non mettersi in cammino,
curiosi dei nuovi margini che l'arcipelago del corpo lascia apparire?
Se non porsi sulla soglia della caduta e lasciare che le innite gure inscritte
nel corpo si manifestino nell'incontro con la narrazione articolare? Dunque
l'uomo che danza edica lo spazio dell'incerto con tutta la precisione
possibile, cercando di dare un contorno a ogni cosa sconosciuta e incompiuta,
inseguendo l'unità come principio di ogni cosa. Così il tratto di tempo che
chiamiamo danza altro non è che lo spazio dell'incontro tra uomo e natura.
Le danze in serie che compongono Isolotto si aprono alle coincidenze per
esplorare le innite diramazioni del corpo, quasi a ripercorrere nell'impossibilità di esserci- tutte le fasi di crescita dell'uomo, tutti i tratti
della vita. A partire dalle azioni primarie - camminare a quattro zampe,
alzarsi, inchinarsi, voltarsi - la gravità si fa sostanza dello sguardo dando
luogo a un atlante inedito sul corpo della danza.
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METASTASIO
5/8 GENNAIO
NATALE
IN CASA
CUPIELLO
di Eduardo De Filippo
personaggi e interpreti
Luca Cupiello, Francesco Manetti;
Concetta, sua moglie, Monica Piseddu;
Tommasino, loro glio, detto Nennillo, Lino Musella;
Ninuccia, la glia, Valentina Acca;
Nicola, suo marito, Francesco Villano;
Pasqualino, fratello di Luca, Michelangelo Dalisi;
Raffaele, portiere, Leandro Amato;
Vittorio Elia, Giuseppe Lanino;
Il dottore, Maurizio Rippa;
Carmela, Annibale Pavone;
Rita, Emilio Vacca;
Maria, Alessandra Borgia
regia ANTONIO LATELLA
drammaturga del progetto Linda Dalisi
scene Simone Mannino e Simona D'Amico
costumi Fabio Sonnino
musiche Franco Visioli
luci Simone De Angelis
produzione Teatro di Roma
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OSPITALITÀ
La natura morta è la realtà che interessa a Luca Cupiello, nella ricostruzione
simbolica di un ideale di famiglia e di società, un ideale che vede nel Presepe
la massima esaltazione e perfezione. Quello che compie tutti gli anni
a Natale Luca Cupiello è un gesto artistico che va perfezionandosi, inserendo
ogni volta elementi che lo rendano contemporaneo, per avvicinare sempre più
la sua natura morta ad una rappresentazione di ciò che oggi è la sua idea
di famiglia, no ad inserire per la prima volta nel suo Presepe un elemento
naturale come l'acqua, unico elemento "vivo" rispetto ad un mondo fatto
di creta, terracotta, carta, cartapesta e di colla. La colla, in questo rito
annuale, va preparata quasi come un caffè, quel caffè napoletano che nella
famiglia Cupiello non è buono, non riesce a venire bene, quel caffè che sa
di scarafaggio: come se con quello "scarrafone" iniziale ci venisse annunciato
che quest'anno il Presepe subirà una mutazione, una metamorfosi kafkiana
per ritrovare un nuovo equilibrio nella sua rappresentazione del vivere
quotidiano. Nessun componente della famiglia di Cupiello riesce a ritrovarsi,
o meglio a riconoscersi, davanti al Presepe che ogni anno il capofamiglia
ricompone, nessuno sa gioire più di quella innocenza fanciullesca che nella
sua assoluta cecità Luca Cupiello si ostina a perseguire: la moglie lo maledice
per quell'ostinazione che lo allontana dalla sacralità reale della famiglia;
il glio maschio si impunta con sorprendente coerenza, e non stupidità,
affermando deciso di non provare nessun piacere nel Presepe del padre;
il fratello di Luca nemmeno lo vede, quasi come se non riconoscesse
la famiglia che lo ospita. La glia è l'unica ad avere il coraggio
di distruggerlo, di farlo a pezzi, ma nonostante questo Luca Cupiello prova
a ricostruirlo, anzi lo vuole più grande, più splendente, perché deve essere
il Presepe più bello del palazzo, con nuovi re magi, casette novecento,
meccanismi per l'acqua vera; e quando Luca mostra il Presepe nella sua
apoteosi all'amante della glia, per la prima volta si accorge che viene deriso
per la sua opera, e solo davanti agli occhi di uno sconosciuto quella "natura
morta" si scalsce e comincia a perdere consistenza e credibilità. Solo davanti
ad un elemento estraneo alla famiglia, la famiglia può ribellarsi alla natura
morta e riprendere vita, una nuova vita nella morte, nell'uccisione del gesto
che riproduce e che rappresenta la vita senza però "essere" vita. Luca Cupiello
saluta la vita per diventare parte di quella natura morta in cui lui ha sempre
creduto; non più "fare" il Presepe ma "essere" Presepe, esserne parte.
In un delirio estremo, tra fumi di caffè ed evocazioni di scorpacciate di fagioli,
il Presepe entra nella testa di Luca Cupiello, ed è enorme e impressionante;
quel Presepe lo chiama a sé e diventa una natività al contrario, un andare
verso la natura morta. Solo in quell'ultimo respiro Tommasino, il glio, forse
mentendo o forse no, dirà che il Presepe gli piace, o forse confesserà per
la prima volta che anche lui alla vita preferiva la natura morta del padre.
Ora il bue e l'asinello possono veramente entrare in quella grotta
e raggiungere la mangiatoia per scaldare i vivi e non i morti, come fece
San Francesco padre di ogni Presepe, che predicò il suo Natale
tra un vero bue e un vero asinello.
Antonio Latella
METASTASIO
19/22 GENNAIO
SMITH
WESSON
di Alessandro Baricco
personaggi e interpreti
Smith Natalino Balasso
Wesson Fausto Russo Alesi
Rachel Camilla Nigro
La Signora Higgins Mariella Fabbris
regia GABRIELE VACIS
scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
costumi Federica De Bona
video Indyca/Michele Fornasero
produzione Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale /
Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale
OSPITALITÀ
È raro che io metta in scena testi teatrali. Di solito li scrivo con gli attori,
i testi. C'è una sola eccezione. Un testo l'ho messo in scena: Novecento,
di Alessandro Baricco. Ma è un'eccezione in tutti i sensi. Baricco ha scritto
quel testo perché lo mettessi in scena io, con Eugenio Allegri. E la stessa cosa
è accaduta per Smith & Wesson. Baricco è venuto a vedere Rusteghi,
i nemici della civiltà, spettacolo che avevo tratto da Goldoni,
e gli è venuta voglia di scrivere uno spettacolo.
La scrittura di Baricco contiene l'azione. Quello che si deve fare è estrarla.
Considerando una cosa che a me piace molto: Baricco non ha paura dei
sentimenti. Però se ne vergogna sempre un po'. È una cosa che io capisco
molto bene. Siamo tutti e due di Torino. Quindi gli attori devono trovare
un equilibrio tra l'ironia e la verità del dramma: molto difcile.
Ci vogliono attori particolari.
Credo che Baricco abbia letto questa sensibilità nella presenza di Balasso,
quando lo ha visto nei Rusteghi. Balasso sarà Smith. Wesson sarà Fausto
Russo Alesi, che è stato mio allievo alla Paolo Grassi:
lo conosco da quando aveva diciotto anni.
Eccoci qua: per me in uno spettacolo devono incrociarsi percorsi,
memorie e sentimenti.
Al momento non so ancora come sarà Rachel e come sarà la signora
Higgins... Baricco ha disseminato il testo di trabocchetti per il regista...
O meglio, di sde. Me lo immagino, mentre scriveva, e pensava: voglio
proprio vedere come farà a risolvere questa... Tipo i due che dialogano sulla
cascata o tutto il teatro che deve diventare la botte in cui si butta Rachel.
Dev'essersi divertito parecchio... La signora Higgins è uno di questi scherzi:
appare con un monologo formidabile, ma fa solo quello. Insomma, non so
ancora con certezza come sarà questa signora Higgins... Una proiezione?...
La giovane interprete di Rachel, che diventa la signora?...
Boh! (come ripete spesso Smith). Forse l'unica è afdarsi ad una vecchia
amica. Una signora che abbia condiviso con noi un bel po' di strada...
Gabriele Vacis
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METASTASIO
16/19 FEBBRAIO
CASA
DI BAMBOLA
di Henrik Ibsen
con Valentina Sperlì, Danilo Nigrelli,
Roberto Valerio, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo
adattamento e regia ROBERTO VALERIO
scena Giorgio Gori
costumi Lucia Mariani
luci Emiliano Pona
produzione Associazione Teatrale Pistoiese
Centro di Produzione Teatrale
con il sostegno di Regione Toscana,
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
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OSPITALITÀ
Casa di bambola (1879) è un testo complesso e seducente che restituisce
molteplici e potenti suggestioni. È l'intreccio dialettico di una crisi, di una
transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; è il ritratto
espressionista (L'urlo di Munch è del 1893) di un disperato anelito
alla libertà che crea però angoscia e smarrimento.
I personaggi si muovono in uno spazio scenograco spoglio/essenziale,
sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità
e la menzogna, tra il desiderio e la necessità. Uno spazio onirico che
trasgura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo.
Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale
ed esistenziale popolato non da volti ma da maschere
che si apprestano a inscenare un dramma della nzione.
Madre di tre gli piccoli, Nora è sposata da otto anni con l'avvocato Torvald
Helmer, che la considera alla stregua di un grazioso e vivace animale
domestico. E lei 'sembra' felice in questa sua gabbia familiare. Entrambi
vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi intrappolati
in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati:
lei consapevolmente confusa, lui ignaro e sentimentalmente analfabeta.
Alberga in Nora la consapevolezza repressa di essere stata costretta dal padre
e dal marito a vivere nel sortilegio dell'infantilismo e dell'inettitudine.
Ma quell'embrionale pallido incosciente rancore svanisce di fronte all'ideale
di perfezione a cui ha ancorato l'immagine di Helmer; e così, la relazione tra
i due è viziata dalla reicazione e dall'abuso, percepibile nel sottile conne
che separa l'oltraggio dal gioco, l'acquiescenza dalla complicità, l'oppressione
dalla devozione. Nora forse non possiede gli strumenti per sottrarsi ai vincoli
che la tengono in scacco e le impediscono di evolvere come individuo
pienamente cosciente, autonomo, capace attraverso le armi della critica
di esercitare pienamente il proprio libero pensiero e incamminarsi sulla strada
che conduce all'autodeterminazione
(a differenza delle altre due gure femminili create da Ibsen negli anni
seguenti: Hedda Gabler e Ellida de La donna del mare).
Ma Nora è senz'altro attraversata, tratta, tormentata dai germi della
ribellione. Nora vuole naufragare. Vuole abbandonarsi nell'oceano innito del
possibile; quel brodo primordiale, quel tutto indenito e molteplice, creatore
di ogni cosa, sofo inquieto e vitale: la libertà. Suggestione vagheggiata,
sognata, desiderata ma non agita. Che irrompe con forza crescente nella
coscienza di Nora spingendola a intraprendere un cammino doloroso e pieno
di insidie verso la maturità. Ma Nora come la fenice risorgerà dalle sue ceneri
e spiccherà il volo verso la felicità? O il solo concetto del tramonto segnerà
simbolicamente il suo orizzonte esistenziale? Sarà capace di sopravvivere alla
distruzione di quel mondo che nonostante tutto l'ha cullata in acque
rassicuranti e arenata in paradisi articiali? Non sappiamo cosa ne sarà
di Nora. Non sappiamo se sarà davvero capace di accogliere pienamente
il cambiamento avvenuto dentro di lei per rifondarsi in una nuova esistenza.
Non ci è dato saperlo. La portata tragicamente attuale di Casa di bambola
si declina forse nell'ambiguità del nale. Solo immaginandoci Nora come una
donna che vive, pensa, agisce nel nostro tempo presente, possiamo forse
investire Casa di bambola di un signicato ultimo che non tradisce il testo
ma che è capace di parlare a un pubblico contemporaneo.
Roberto Valerio
METASTASIO
16/19 MARZO
FAUST
una ricerca sul linguaggio
dell'Opera di Pechino di Li Meini
basato sul dramma Faust: prima parte
di Johann Wolfgang Goethe
progetto e regia ANNA PESCHKE
consulente artistico Xu Mengke
musiche originali composte da Luigi Ceccarelli,
Alessandro Cipriani, Chen Xiaoman
scene Anna Peschke
luci Tommaso Checcucci
costumi Akuan
materiali scenici Li Jiyong
trucco e acconciature Ai Shuyun, Li Meng
coreograe Zhou Liya, Han Zhen
con Liu Dake, Xu Mengke, Zhao Huihui, Zhang Jiachun
musicisti Fu ChaYina (yueqin),
Vincenzo Core (chitarra elettrica ed elaborazione elettronica),
Wang Jihui (jinghu), Niu LuLu (gong),
Laura Mancini (percussioni),
Giacomo Piermatti (contrabbasso), Wang Xi (bangu)
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione /
China National Peking Opera Company
si ringrazia per la collaborazione Istituto Confucio
spettacolo in lingua cinese con sovratitoli in italiano
OSPITALITÀ
Sull'Opera di Pechino e la realizzazione di Faust
Le origini del Jīngjù (termine cinese che indica l'opera di Pechino) risalgono alla dinastia Tang
(618-907 aC) benché la «nascita del Jīngjù» venga collocata nel 1790, anno in cui numerose
compagnie provenienti dalla Cina meridionale si radunarono a Pechino in occasione del
compleanno dell'Imperatore. Queste compagnie continuarono a collaborare per i sei decenni
successivi, portando così alla creazione di ciò che ora è conosciuto come Jīngjù.
Questa famosa arte performativa non solo combina canto e recitazione come avviene nell'opera
occidentale ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali in uno stile affascinante.
Per questo motivo l'UneSCo ha incluso lo Jīngjù nella lista del “patrimonio culturale immateriale
dell'umanità”. Oltre alla forza della musica e del canto, il Jīngjù possiede un tipo molto sosticato
di performance sica: gli attori sono capaci di esprimere emozioni, situazioni (per esempio una
notte buia) o ambientazioni (l'interno di una casa, su un ume ecc.) attraverso i gesti,
la danza o il mimo. Quali sono i gesti e i movimenti capaci di oltrepassare i conni culturali
ed essere così compresi dal pubblico europeo?
Come regista, in passato ho fatto diverse esperienze con il Jīngjù. Quando l'attore Wang lu
interpretò sotto la mia direzione tutti i ruoli in un Woyzeck del 2012, un giornalista di Francoforte
scrisse: «È stato stupefacente osservare come la maggior parte dei codici e delle convenzioni
- nonostante la distanza culturale - siano in realtà comprensibili».
Questa volta il mio obiettivo è di indurre il pubblico italiano a unirsi a me nel misterioso universo
Jīngjù, in una forma nuova e contemporanea in cui, nel contesto del Faust di Goethe,
si mescolano anche il mio background teatrale europeo e le composizioni italiane.
Il punto di partenza del lavoro è il capolavoro di Goethe Faust. Parte prima della tragedia,
dal quale la drammaturga Li Meini ha tratto un nuovo dramma in Jīngjù mandarino poetico.
Protagonisti di questa vicenda sono Faust e Mestofele, afancati da Margherita e da suo fratello
Valentino. Faust è interpretato da Liu Dake, in origine attore Jìng,
mentre a incarnare Mestofele è Wang lu, in origine attore Shēng.
I ruoli che gurano nell'opera di Pechino sono determinati da un rigido schema di non più
di quattro personaggi: accanto a Shēng (il ruolo maschile) vi sono Dàn (il ruolo femminile),
Jìng (ruolo maschile con il viso dipinto) e Chou (il clown).
Il sistema dei ruoli può essere paragonato a quello della Commedia dell'Arte.
Solitamente gli attori non cambiano mai la propria categoria di personaggio. In questa
produzione, invece, è stata messa da parte questa regola fondamentale: Faust è inizialmente un
nobile Shēng ma quando, con avidità ed egoismo, lascia dietro di lui una scia di distruzione,
rivela via via la sua vera natura: un selvaggio Jìng. La gura del Jìng è solitamente quella
di un personaggio energico, dalla voce potente, il trucco forte e le movenze molto ampie.
Mestofele lascia tracce sul viso di Faust - segni demoniaci, come sfregi della sua avidità
e della sua brama di vita.
Il personaggio di Mestofele supera a sua volta i tradizionali conni del ruolo, mostrando aspetti
di diverse personalità: un gentiluomo, un demone, un imbroglione e un guerriero.
Questa nuova forma e questa estetica orientale possono mostrare un'opera celebre come Faust in
un nuovo contesto e offrire nuove prospettive su una storia senza tempo. Inoltre questa produzione
segna un passo in avanti verso una forma contemporanea di Jīngjù, che si apre a moderne
inuenze e a tematiche del nostro tempo.
Il personaggio di Faust simboleggia l'archetipo dell'uomo contemporaneo che in nome del proprio
piacere e per avidità, sottomette e sfrutta la natura e le persone, noncurante della miseria
e della distruzione che genera.
Mestofele induce Faust in tentazione con seducenti promesse di gioventù, amore e piaceri ma Faust sceglie in piena consapevolezza e responsabilità. E noi, siamo in grado di assumerci
la nostra responsabilità nei confronti del mondo, degli altri esseri umani e dell'ambiente?
Anna Peschke
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METASTASIO
6/9 APRILE
LAIKA
uno spettacolo di e con ASCANIO CELESTINI
alla sarmonica Gianluca Casadei
voce fuori campo Alba Rohrwacher
suono e luci Andrea Pesce
produzione Fabbrica srl
co-produzione RomaEuropa Festival 2015
e Teatro Stabile dell’Umbria
20
OSPITALITÀ
portavo a spasso un cieco dalla nascita
e raccontando ad un cieco tutto quello che vedevo
io riuscivo a vedere tutto meglio
Luigi Di Ruscio
Un Gesù improbabile si confronta coi propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso
in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua nestra si vede il parcheggio
di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l'elemosina e di notte dorme tra
i cartoni. Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare
concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare
lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa.
Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l'umanità, ma solo per osservarla
e gli ha messo accanto uno dei dodici apostoli come sostegno. Il vero nome di Pietro è
Simone. La radice ebraica "shama" signica "ascoltare". Dunque Simon Pietro è colui
che ascolta. È anche un uomo del popolo che non capisce bene ciò che gli sta
accadendo, è spesso affrettato nelle reazioni. I Vangeli ce lo mostrano quando corre
verso Cristo che cammina sulle acque per poi nire tra le onde. Ma è anche il più
materiale, per ciò è chiamato "Kefa" che in aramaico signica "pietra": è lui che paga
il tributo, lui che rinnega tre volte, lui che darà vita alla Chiesa.
Nell'appartamento questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, ma
è interessato a ciò che accade fuori. Soprattutto vuole sapere del barbone, non per
salvarlo dalla sua povertà, ma per fargliela vivere allegramente. Come se il mondo
fosse il parcheggio davanti alla sua nestra. Il mondo in mille metri quadrati
di asfalto osservati da un paradiso-monolocale pochi metri al di sopra. Il barbone è
un nordafricano scappato dal proprio paese. Anche la scena è scarna e senza
gli oggetti che siamo abituati a vedere in un appartamento. La cecità del personaggio
è una cecità psichica che secondo William James “consiste non tanto nell’insensibilità
alle impressioni ottiche, quanto nell’"incapacità di comprenderle". Insomma non
il Cristo che è vero "Dio e vero uomo, ma un essere umanissimo fatto di carne, sangue
e parole. Non sappiamo se si tratta davvero del glio di Dio o di uno schizofrenico che
crede di esserlo, ma se il creatore si incarnasse per redimere gli uomini condividendo
la loro umanità (e dunque anche il dolore), questa incarnazione moderna non
potrebbe non includere anche le paure e i dubbi del tempo presente.
Con la crisi delle ideologie nate dall’illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel "900
anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito
un contraccolpo. L'ebraismo ha trovato una patria mescolando le incertezze religiose
alle certezze nazionaliste, anche l’islamismo è diventata una religione di lotta
e di governo, mentre il cristianesimo si trova a vivere la sua fase più contraddittoria
con due Papi viventi uno accanto all'altro, ma con due volti contrastanti: il rigido
teologo e il prete di strada. A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere
le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell'ebraismo e seme dell'islam.
Queste incertezze vorrei che passassero in maniera obbligatoriamente grottesca
e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire
nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente
la responsabilità, ma anche il peso di essere "solo sul cuor della terra: vuoi vedere che
la trinità è una balla e alla ne salterà fuori che Dio sono soltanto io?"
Ascanio Celestini
METASTASIO
20/23 APRILE
IL PREZZO
di Arthur Miller
traduzione di Masolino D'Amico
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio,
Alvia Reale, Elia Schilton
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
luci Pasquale Mari
regia MASSIMO POPOLIZIO
direzione artistica Umberto Orsini
Il testo di Arthur Miller fotografa con spietata lucidità e amara compassione
le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti
nel '29. Figli di un padre che ha subito drammaticamente questa crisi due
fratelli si incontrano dopo alcuni anni dalla sua morte per sgomberare un
appartamento in cui sono accumulati i mobili e gli oggetti raccolti dal padre
nel corso della sua vita e che sta per essere demolito. Un vecchio broker è
chiamato per stabilirne il prezzo. Dietro questo semplice spunto emergono
tutte le incomprensioni e le menzogne che la paura della perdita improvvisa
del benessere possono esercitare su chi si dibatte nella crisi. Miller tratta
questo tema con la sua consueta maestria facendoci scoprire un capolavoro
che pur venendo da lontano ci porta ai nostri giorni così pieni di incertezze.
Umberto Orsini
produzione Compagnia Orsini
OSPITALITÀ
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METASTASIO
4/7 MAGGIO
CHI HA PAURA
DI VIRGINIA
WOOLF?
di Edward Albee
traduzione di Ettore Capriolo
con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo,
Valentina Picello, Edoardo Ribatto
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Mario Loprevite
regia ARTURO CIRILLO
produzione Tieffe Teatro Milano
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OSPITALITÀ
Martha e George sono una coppia di mezza età che ha invitato a casa Honey
e Nick, due giovani sposi che hanno appena conosciuto. In un vorticoso
crescendo di dialoghi serrati, con la complicità della notte e dell'alcool,
il quartetto si addentra in una sorta di “gioco della verità” che svela
le reciproche fragilità individuali e di coppia. Il risultato della serata è un
gioco al massacro, una sda collettiva alla distruzione di sé e degli altri, che
rende ogni personaggio, allo stesso tempo, vittima e carnece.
Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee ha debuttato a Broadway nel
1962. Dello stesso autore sono degne di nota: A Delicate Balance (1966),
Seascape (1975) e Three Tall Women (1991), che gli valsero tre premi
Pulitzer. Del 1966 è la versione cinematograca di Chi ha paura di Virginia
Woolf? che rese celebre E.Albee in tutto il mondo: il lm, diretto da Mike
Nichols, ha come interpreti Elizabeth Taylor e Richard Burton nei ruoli
di Martha e George, George Segal e Sandy Dennis nelle parti di Nick e Honey.
Il titolo della pièce Chi ha paura di Virginia Woolf? gioca con le parole della
canzoncina "Chi ha paura del lupo cattivo?" ("Who's Afraid of the Big Bad
Wolf?") ed è il motivetto che Martha e George canticchiano ogni tanto,
dall'inizio alla ne dello spettacolo.
NOTE DI REGIA Il testo Chi ha paura di Virginia Woolf? credo sia una potente
macchina attoriale, cioè penso che esista fortemente in funzione del teatro.
Come certa drammaturgia contemporanea, penso a Spregelburd per esempio,
non è tanto nella sua lettura che si coglie la vera qualità della scrittura ma
nella incarnazione umorale e psicologica che avviene quando si incomincia
a lavorare con gli attori. Un teatro che usa un linguaggio naturalistico ma che
non si preclude una possibilità più astratta, anzi direi che la sottende.
Già il "basso continuo" dato dallo stato di alterazione alcolica presuppone
una forma di recitazione "sporca". Come anche invita verso una
estremizzazione la valenza fortemente simbolica dei quattro personaggi, con
la coppia più giovane specchio e parodia di quella più anziana, accomunate
da un problema di genitorialità. Un testo bulimico ed estremo, sismico, che
mi ha fatto pensare ad una scena smossa essa stessa, sconnessa, che
ti scivola sotto i piedi. Una scena che va in pezzi, si spezza, crolla, come
il nostro Occidente incapace di uscire da se stesso e vedere il mondo. Il tutto
a ritmo di batteria, colpi su colpi. Il testo di Albee è una spietata riessione
sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo, e sull'amore.
Come in un gioco al massacro, come in un interrogatorio o in una tortura,
siamo in un stanza, un salotto, in una notte di sabato, dove pian piano si dà
inizio ad un sacricio, un esorcismo. Giocando e recitando ci si trova davanti
alla propria distruzione, allo stato di noia che nasce dopo la perversione,
a quel non sapere più cosa fare dopo aver fatto fuori tutto. Nel distruggere
l'altro si distrugge se stessi, e poi ci si trova soli con l'altro, due solitudini
a confronto, senza più difese, senza più riti che ci proteggono, senza più
teorie analitiche che ci consolano; soli e spaventati da tutto quello che
la nostra mente non ci voleva far vedere. Soli davanti alle proprie paure,
come un bambino nel bosco, o di notte con i propri incubi.
E poi, forse, quando sta per nascere l'alba immaginare di potersi prendere
cura di sé, e dell'altro, con dolcezza e morbidezza.
Arturo Cirillo
FABBRICONE
5/13 NOVEMBRE
Pier Paolo Pasolini ha intrattenuto con la poesia un rapporto costante,
senza interruzioni. "Abbiamo perso prima di tutto un poeta" urlava Moravia
all'indomani della morte del suo amico, scegliendo così, tra le innumerevoli
manifestazioni dell'ingegno di Pasolini (intellettuale, romanziere, cineasta,
critico, saggista, drammaturgo) proprio la dimensione lirica. La poesia è
presente certamente nelle sue opere teatrali, scritte in versi, e nel suo cinema,
cinema di poesia appunto lo deniva lui stesso. Eppure qui si proverà
a costruire l'abbozzo di qualcosa che assomiglia a un autoritratto riferendosi
esclusivamente alla produzione propriamente lirica, tratta cioè dalla sua
sterminata raccolta di poesie. Ne viene fuori un unico discorso, pronunciato
alla luce del sole e offerto agli sguardi del mondo, senza attenuare la sua
anomalia, la sua diversità, la sua ferrea e feconda contraddizione.
IL SOLE
E GLI SGUARDI
La poesia di Pier Paolo Pasolini in forma di autoritratto
uno spettacolo di Luigi Lo Cascio
con Luigi Lo Cascio e Nicola Console
regia LUIGI LO CASCIO
scene e art direction Alice Mangano
scene e disegni Nicola Console
musiche originali Andrea Rocca
disegno luci Alberto Bevilacqua
produzione Teatro Metastasio di Prato /
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
PRODUZIONE
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FABBRICONE
24/27 NOVEMBRE
Ermanna Montanari e Luigi Ceccarelli hanno realizzato pagine indimenticabili
di teatro-in-musica, da L'Isola di Alcina a La mano, spettacoli del Teatro delle
Albe che hanno segnato la storia del teatro italiano negli ultimi due decenni.
Ora si cimentano con LUṢ (Luce), un poemetto di Nevio Spadoni in lingua
romagnola, centrato su Bêlda, veggente e guaritrice delle campagne
romagnole di inizio Novecento. Una gura potente di donna vittima
dell'ipocrisia del paese, che nell'orgoglioso grido di rivolta contro la codardia
degli uomini si permette un malecio di morte ai danni di un "pretaccio",
colpevole di aver disseppellito la madre di lei. In questo concerto, il testopreghiera-maledizione di Spadoni si sposa con un'architettura sonora
originale realizzata da Ceccarelli e Roccato (contrabbassista solista
e compositore, una delle voci più originali e prestigiose della scena musicale
internazionale), in un'alchimia che vede in scena tre gure duellare con i loro
"strumenti": la voce caleidoscopica della Montanari, Ceccarelli con il suo
computer per l'elaborazione elettronica in tempo reale, e Roccato con il suo
contrabbasso. Diretto da Marco Martinelli, LUṢ è un concerto che racconta,
senza raccontare, la magia incantatoria dei suoni, antica come il mondo,
incarnata con forza nel nostro presente, nelle "facce", malate e abbacinate,
nei gorghi di colore, sangue e mercurocromo dipinti ad acquerello
da Margherita Manzelli.
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LUS
.
concerto spettacolo di Ermanna Montanari,
Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato
testo Nevio Spadoni
musica Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato
voce Ermanna Montanari
live electonics Luigi Ceccarelli
contrabbasso Daniele Roccato
regia MARCO MARTINELLI
spazio scenico e costumi Margherita Manzelli,
Ermanna Montanari
disegno abito di Bêlda Margherita Manzelli
animazione dello sfondo con opere originali
di Margherita Manzelli a cura di Margherita Manzelli,
Alessandro Tedde, Francesco Tedde
regia del suono Marco Olivieri
disegno luci Francesco Catacchio
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro
OSPITALITÀ
FABBRICONE
12/15 GENNAIO
Poesia e potere, bellezza e violenza, memoria e consenso: con Virgilio
brucia la compagnia Anagoor affronta questi temi in una prospettiva
spiazzante, entrando nel laboratorio dell'intellettuale che ha cantato
l'avvento della Roma imperiale. Sulla gura di Publio Virgilio Marone
infatti grava il pregiudizio di essere stato il cantore di Ottaviano Augusto
che spense ogni residua speranza di ristabilire una repubblica nell'Antica
Roma. Un poeta al servizio dell'ideologia imperiale, in cui Anagoor però
individua delle incrinature: punto d'attacco tre libri proprio dell'Eneide,
quelli che Virgilio lesse ad Augusto, e dove sono narrati la violenza
della distruzione di Ilio e del regno troiano, la rinuncia da parte di Enea
alle sue passioni con l'abbandono di Didone sulle spiagge cartaginesi,
il viaggio nell'oltretomba, cesura denitiva con il passato relegato
a memoria. Così Virgilio brucia diventa l'occasione per squadernare quel
rapporto tra arte e potere, la funzione della cultura e della memoria, la
guerra imperiale, la violenza e il rapporto di Virgilio, glio di contadini
mantovani, con la natura, elemento che spesso appare, in primo piano
o di sfondo, sia nelle opere del poeta latino che nelle creazioni della
compagnia di Castelfranco Veneto. Una identicazione di Virgilio con
Enea, cadenzata sia da musiche corali eseguite dal vivo che da
antichissime tradizioni europee ed extraeuropee, che racchiudono
la magia di quegli aedi che per primi cantarono l'epopea di Troia
e dei troiani, no al minimalismo contemporaneo di John Tavener.
VIRGILIO
BRUCIA
con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava,
Moreno Callegari, Mateja Gorjup, Marjana Kremer, Paola Dallan,
Aglaia Zannetti, Monica Tonietto, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon
e con la partecipazione straordinaria di Marco Cavalcoli
video Simone Derai, Giulio Favotto
direzione della fotograa Giulio Favotto / OTIUM
editing e regia video Simone Derai
costumi Serena Bussolaro, Simone Derai
accessori Silvia Bragagnolo
maschera di Ottaviano Augusto Felice Calchi
scene Simone Derai, Luisa Fabris
musiche e sound design Mauro Martinuz
arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni vocali originali
e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta Kolega,
Gayanée Movsisyan
Byzantine chant e Kliros tratti da Funeral Canticle di John Tavener
beats Gino Pillon
traduzione e consulenza linguistica Patrizia Vercesi
drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi
testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone,
Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš,
Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates
regia SIMONE DERAI
produzione Anagoor 2014
coproduzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies,
Operaestate Festival Veneto, University of Zagreb-Student Centre
in Zagreb-Culture of Change
Anagoor è parte di Fies Factory
OSPITALITÀ
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FABBRICONE
26/29 GENNAIO
Cantare un amore a distanza che dura tutta la vita no a compiersi nella
vecchiaia avanzata è la straordinaria invenzione narrativa di uno dei più
grandi inventori di storie del nostro tempo, recentemente scomparso:
Gabriel Garcia Marquez.
Ma è anche materia di grande fascino per generare una curiosa occasione
di teatro. Teatro della Vita che a volte accade nei modi più inaspettati.
Florentino e Fermina si incontrano poco più che adolescenti, si innamorano e
si separano, ma si tengono nel cuore da lontano, mentre le loro vite scorrono
parallele con le scelte che ne conseguono: marito, amanti, gli, infelicità e
abitudine. Quello che si era acceso tra loro nella prima giovinezza si compie
con uno stupefacente happy end autunnale, dopo un'attesa durata "51 anni,
4 mesi e undici giorni, notti comprese".La potente epopea romantica
di L'amore ai tempi del colera autorizza ad aprire un dialogo tra episodi
e personaggi e musica.
RIDUZIONE TEATRALE/ Cinquant'anni d'amore, raccontati in un'ora e mezza.
Nella riduzione sono stati condensati gli eventi principali che il romanzo narra
in quasi 400 pagine, in un copione di 20 per una durata complessiva dello
spettacolo di circa un'ora e mezza, di cui un'ora recitata e mezz'ora cantata.
La sda era riuscire a non alterare la struttura fondamentale del romanzo,
facendo una riduzione "in scala" per renderlo adatto al tempo e al linguaggio
teatrale senza sacricare la complessità e la varietà di registri narrativi.
IL PROGETTO MUSICALE / Una ricerca di "fusion" tra parole e musica.
La musica accompagna quasi tutto lo spettacolo e la forma scelta è frutto di
una ricerca che intende usare parole e musica senza soluzione di continuità.
Il progetto musicale è strutturato su un repertorio vasto di matrice
prevalentemente "caraibica": Cuba, Giamaica, Colombia, Venezuela che sono
i luoghi in cui è ambientato il romanzo. Ma ci sono anche alcune "incursioni"
in altri generi musicali, con contaminazioni tra jazz, amenco e soul: la scelta
di un repertorio non sempre lologico permette di collegarsi ad alcune
atmosfere emotive della storia attraverso dei cortocircuiti musicali che
risultano estremamente efcaci. Le canzoni prendono spunto dalle vicende
e dalle atmosfere del romanzo e rivelano un'inedita e "scanzonata" Laura
Marinoni che recita e canta accompagnata dal vivo da Marco Caronna
(chitarra e percussioni) e Alessandro Nidi (pianoforte), a cui è afdata anche
la direzione musicale. La gioia e la "saudade" del suo canto sprigionano
e accompagnano l'intima essenza di questo romanzo da anni diventato
un "cult".
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LAURA MARINONI in
AMORE
AI TEMPI
DEL COLERA
Operita musical per cantattrice e suonatori
pianoforte Alessandro Nidi
chitarra e percussioni Marco Caronna
regia CRISTINA PEZZOLI
produzione Pierfrancesco Pisani, Nidodiragno e Parmaconcerti
in collaborazione con Innito srl e il Funaro/Pistoia
OSPITALITÀ
FABBRICONE
7/12 FEBBRAIO
Quando siamo dentro casa e fuori piove cosa pensiamo dell'uomo che fuori
è rimasto sotto la pioggia?
Per un lungo periodo abbiamo trasformato il mondo nella nostra casa
di campagna o nella seconda casa al mare: il suo fuori, la sua esteriorità,
non era altro che vacanza nel senso più proprio del termine - un vuoto che
si apriva dentro di noi, una fuga dall'abitudine, dalla noia e dallo stress della
vita che solitamente conduciamo dentro, tra le pareti, a un tempo angosciose
e rassicuranti, delle case, tra quelle degli ufci, tra quelle dei cinema e dei
teatri; persino la strada e la città, diceva il Benjamin dei "Passages" parigini,
rappresentano dei salotti per il borghese europeo, mentre il suo "intérieur" si
sporge sul mondo come un palco all'opera. Viviamo tutti in quella condizione
che, secondo Albert Camus, consiste nello "scambiare la vita interiore per la
vita di interni". Quando vediamo in televisione i profughi sbarcare con i loro
mezzi di fortuna sulle spiagge del Mediterraneo la nostra prima reazione è di
sconcerto: nel profugo incappucciato che per tutto territorio ha il proprio corpo
vediamo insorgere il fantasma di una "nuda" vita da cui pensavamo di essere
usciti, ma la stessa sensazione, lo stesso transfert, ci attanaglia davanti al
barbone che dorme all'angolo della nostra strada, al vecchio che arranca con
le buste della spesa, alla stessa scoperta, nel barlume di un secondo, della
precarietà dei nostri privilegi. Da questi "spettacoli" la nostra intimità si sente
minacciata: con la nudità dell'uomo senza casa o senza cittadinanza non
abbiamo relazioni, per quanto vicino si possa manifestare è sempre troppo
lontano, il suo ingresso nel recinto del nostro spazio ci allontana
immediatamente da noi stessi, almeno nell'immaginazione, ci espone nella
sua esposizione. Questo cielo che pensiamo ci protegga, verso il quale
solleviamo lo sguardo con nostalgia, si rovescia su quell'uomo solo con
la glaciale freddezza di una grandinata e in quei momenti non è la sua casa,
ma la sua prigione.
Il cielo non è un fondale, nonostante la negazione del titolo, vuole rafforzare
il dialogo tra lo spazio della nzione e lo spazio esterno, il reale. È un dialogo
sempre più necessario. Respiriamo a fatica l'aria da training e da
improvvisazioni della sala prove dove dopo un po' la vita è altrove. Proviamo
a rompere queste pareti. Tutte, non solo la benedetta quarta che ossessiona
il teatro, rompiamole come primo gesto, come gesto di ingresso sulla scena.
Stiamo fuori di noi. La vita collettiva ci decifra.
"Quando scrivo non ho l'impressione di guardare dentro me stessa, guardo
in una memoria. In questa memoria vedo delle persone, vedo delle strade,
sento delle parole e tutto questo è fuori di me" ha detto Annie Ernaux in una
intervista. L'opera di questa scrittrice ci ha guidato nella nostra indagine,
permettendoci di osservare, decifrare e restituire quella continua osmosi tra
dentro e fuori, quei continui spostamenti di senso tra quello che noi siamo
e quello che ci succede attorno.
IL CIELO
NON È
UN FONDALE
uno spettacolo di DARIA DEFLORIAN e ANTONIO TAGLIARINI
con Francesco Alberici, Daria Deorian, Monica Demuru
e Antonio Tagliarini
scene Cristian Chironi
assistente alla regia Davide Grillo
disegno luci Gianni Staropoli
produzione A.D., Sardegna Teatro, Teatro Metastasio di Prato,
ERT - Emilia Romagna Teatro
in coproduzione con Odéon - Théâtre de l'Europe,
Festival d'Automne à Paris, Romaeuropa Festival,
Théâtre de Vidy, Sao Luiz - Teatro Municipal de Lisboa,
Festival Terres de Paroles
con il sostegno di Teatro di Roma
in collaborazione con Laboratori Permanenti/
Residenza Sansepolcro, Carrozzerie NOT/Roma,
Fivizzano 27/Roma
PRODUZIONE
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FABBRICONE
23/26 FEBBRAIO
MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire,
al "gender b(l)ending", all'essere altro dai conni del corpo, dal colore della
pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall'appartenenza
a una Patria.
Di "appartenenza aperta alle Molteplicità" scriveva R. Braidotti
in On Becoming Europeans, avanzando la proposta di una identità postnazionalista.
Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie - tutte, anche artistiche - che MDLSX
tende. È uno "scandaloso" viaggio teatrale di Silvia Calderoni che - dopo 10
anni con Motus - si avventura in questo esperimento dall'apparente formato
del Dj/Vj Set, per dare inizio a una esplorazione sui conni che si catalizzerà,
in Black Drama (Un musical tragico). In MDLSX collidono brandelli
autobiograci ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra ction e realtà
MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler
che, con A cyborg Manifesto di Donna Haraway, il Manifesto Contra-sexual
di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti
Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro.
MDLSX
con Silvia Calderoni
regia ENRICO CASAGRANDE e DANIELA NICOLÒ
drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
suoni Enrico Casagrande
in collaborazione con Paolo Panella e Damiano Bagli
luci e video Alessio Spirli
produzione Motus 2015
in collaborazione con La Villette - résidence
d'artistes 2015 Parigi
create to connect (eu project) Bunker/ Mladi Levi
Festival Lubiana, Santarcangelo 2015 festival
internazionale del teatro in piazza,
L'arboreto - Teatro Dimora di Mondaino, Marche Teatro
con il sostegno di MIBACT, Regione Emilia Romagna
Il cambiamento necessario è talmente profondo che si dice sia impossibile,
talmente profondo che si dice sia inimmaginabile. Ma l'impossibile arriverà
e l'inimmaginabile è inevitabile.
Manifesto Animalista, Paul B. Preciado
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OSPITALITÀ
FABBRICONE
7/19 MARZO
PRIMA NAZIONALE
Un quaderno per l'inverno, testo per due attori in tre scene, racconta la storia
di un introverso professore di letteratura che, rientrando in casa, vi trova
un ladro, armato di coltello, che vuole da lui qualcosa di molto insolito: è una
questione di vita o di morte. Durante la notte che segue i due personaggi,
in bilico tra speranza e disperazione, si confrontano su idee, sentimenti,
interrogativi dolorosi, in un dialogo per entrambi nuovo e inaspettato. I due
si ritroveranno anni dopo, ancora in qualche modo segnati dall'esperienza
di quella notte che, seppure vissuta e ricordata in modi molto diversi, ha
tracciato forse la possibilità di un cambiamento, di una più ampia
comprensione. Il tema centrale del testo è la scrittura e la sua possibilità di
incidere direttamente sulla realtà: la forza miracolosa della poesia, non come
semplice esercizio di tecnica letteraria, ma per la dirompente carica vitale che
suscita, nonostante tutto, nelle persone.
Armando Pirozzi
UN
QUADERNO
PER
L'INVERNO
di Armando Pirozzi
uno spettacolo di MASSIMILIANO CIVICA
con Alberto Astorri e Luca Zacchini
costumi Daniela Salernitano
scene Luca Baldini
produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Armunia-Festival Inequilibrio
Nel Teatro all'Antica Italiana, di uno spettacolo che era stato un successo
si diceva che aveva "incontrato" il pubblico. La parola "incontro" stava
dunque per "successo".
È stato un incontro, è stato un bell'incontro: è tutto quello che si può e si deve
pretendere dal Teatro. Con Un quaderno per l'inverno non vogliamo dire
qualcosa agli spettatori, ma condividere qualcosa con loro. Qualcosa che
sentiamo che ci riguarda, come persone ed esseri umani.
Alla ne delle repliche saremo sereni se, in piena onestà, potremo dire:
è stato un'incontro.
Massimiliano Civica
PRODUZIONE
29
FABBRICONE
30 MARZO/2 APRILE
MISERIA
NOBILTÀ
Miseria e Nobiltà è prima di tutto un testo farsesco scritto da Eduardo
Scarpetta sul nire dell'800. Ma in realtà nel tempo e nel suo straticato
percorso storico, con le facce e le maschere dei grandi interpreti del passato,
è diventato molto di più no ad approdare al territorio della memoria istintiva
dal testo di Eduardo Scarpetta
e ancestrale; senza perdere il senso originario e mantenendo intatta la sua
scritto da Michele Sinisi con Francesco M. Asselta
radice teatrale, la rappresentazione della vita segue le forme del tempo
con (in ordine alfabetico) Diletta Acquaviva, Stefano Braschi,
presente con tutte le dinamiche che la società ingloba e restituisce ogni
Gianni D'addario, Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni,
giorno.
Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri,
La storia di un povero squattrinato, Felice Sciosciammocca, che costretto
Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
a vivere di espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una
regia MICHELE SINISI
tta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che rappresentano
la summa dell'arte attoriale italiana e di quanto di meglio la storia del teatro aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli
scene Federico Biancalani
(in particolare quella napoletana) abbia prodotto nel tenere il pubblico
costumi Gianluca delle Fontane
inchiodato alla sedia. Questo testo rappresenta la festa del teatro, quanto di
più "Felice" un pubblico possa incontrare. Dalle platee Miseria & Nobiltà è poi
migrato nel cinema, grazie al lm di Mattoli, e nella tv creando veri e propri
simboli e immagini vivide nelle memoria collettiva. Totò (lo Sciosciammocca produzione ELSINOR Centro Di Produzione Teatrale
più celebre) che mette in tasca gli spaghetti è divenuto una sorta di
tatuaggio, materia di imitazione in gruppi di persone davanti al bar nella vita
di tutti giorni. Miseria & Nobiltà è un Mito, è un collante sociale la cui storia
oggi è evocata da alcuni passaggi che tutti in Italia ricordano e sarebbero
in grado di citare. "Vingenz m'è padre a me", "lettera a lu compare nepote",
il momento degli spaghetti, Totò che fa il principe in casa di Semmolone,
sono le battute di un ritornello che la platea teatrale ripeterebbe all'unisono
con la scena, come succede ad un concerto di musica pop. Miseria & Nobiltà
ritorna a quel testo del 1888 solo riscoprendosi rito nell'oggi con una
straordinaria squadra di attori che s'impossessano della scena. Dice
Sciosciammocca nell'ultimissima battura della storia "Torno nella miseria,
però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento."
Miseria & Nobiltà del mestiere del vivere recitando.
30
OSPITALITÀ
FABBRICONE
27/30 APRILE
PRIMA NAZIONALE
Il lavoro che sto pensando è composto di una serie d'immagini eterogenee, solo
apparentemente unite dal tema che - per differenza - le ispira: la democrazia della razza
umana.
Va subito detto, però, che lo spettacolo non vuole essere una riessione sulla politica
quanto, semmai, una sua conclusione. Fine della politica.
Il titolo fa riferimento al libro del 1835 di Alexis de Tocqueville, là dove, attraverso gli
occhi di un giovanissimo europeo, la democrazia americana è vista con lo stupore di chi
penetra in un vasto giardino esotico dai molti ori affascinanti, altri invece più dimessi
e, diciamo così, ordinari, altri ancora insopportabili a vedersi. La democrazia americana la prima che per vastità e radicalità veniva edicata in epoca moderna - si era potuta
costituire grazie a quel fenomeno che Tocqueville individuava come "Puritan Foundation"
- l'apporto, cioè, delle comunità puritane nel gettare le basi di una fattiva uguaglianza
di stampo evangelico tra gli esseri umani. Il vero argomento di Tocqueville, però, non era
l'America, bensì la democrazia stessa, scandagliata minuziosamente con acribia
anatomica. Era di fondamentale importanza indagare la bra della democrazia
americana perché sarebbe potuta diventare un possibile modello di quella francese.
L'acume critico di Tocqueville lo porterà a cogliere anche gli aspetti inaccettabili della
"tirannia" democratica, là dove questa, a nome della maggioranza, alienava l'individuo
e ne limitava le libertà fondamentali.
Ma ecco il fatto: per la prima volta un europeo distoglie lo sguardo dal modello di Atene.
Dalla moderna democrazia veniva espunta l'esperienza della Tragedia come forma
di coscienza e conoscenza politica dell'essere. Il grande laboratorio articiale della
"negligenza dell'essere" - la Tragedia - era stato archiviato per sempre; archiviato
l'esperimento vitale e antibiotico insito alla democrazia ateniese di provare - nella breve
durata di uno spettacolo sugli spalti del Teatro di Dioniso - di trovarsi fuori dalla
democrazia stessa, per ascoltare, ancora e ancora, la disfunzione esistenziale, il lamento
della vittima espiatoria, che nessuna politica è in grado - ancora - di salvare.
I moventi di questo spettacolo, che si volge direttamente al nostro mondo, sono
incardinati nella nostra condizione occidentale e giudeo-cristiana. Spettacolo e potere.
La democrazia attuale, con polarità invertite rispetto a quella greca. La democrazia
ateniese aveva come ombra la tragedia. La democrazia in America, che ha reciso
in profondità la radice greca, è sotto un sole che non produce ombra.
Questo spettacolo non è politico, è polemico. Questo spettacolo celebra – lo dico - la
"nostalgia" del tempo che precede la Nascita della Tragedia (che per denizione non è
conoscibile). Celebra ciò che non è mai stato celebrato: la ne del sacricio, del culto,
della religione; senza che si sia ancora ricevuta la luce del teatro e della parola del
poeta. Questo spettacolo vuole vedere ciò che viene prima della politica e che consiste
nell'attimo agrante in cui gli dèi non sono più presenti, ma non ancora del tutto morti;
in quell'attimo d'indeterminazione e di stallo in cui i piedi nudi calpestano ancora
le ceneri tiepide della Festa ma non vedono ancora l'inizio della Tragedia. Più nessun
sacricio, ma ancora nessuna politica. Più nessun Dio, ma ancora nessuna città
dell'uomo. Rimane il cerimoniale vuoto che celebra la grandezza di questa perdita.
Abbiamo cacciato il Capro Espiatorio e ci siamo subito pentiti. E adesso non sappiamo
cosa fare, dove andare, chi implorare, dove volgere il nostro sguardo attonito. Non
sappiamo cos'è il teatro perché non lo conosciamo ancora. Il coltello ci cade dalle mani,
il cielo è vuoto, nuovo, azzurro, freddo.
Romeo Castellucci, febbraio 2016
LA
DEMOCRAZIA
IN AMERICA
ispirato all'opera di Alexis de Tocqueville
di ROMEO CASTELLUCCI
produzione esecutiva Societas
coproduzione in via di denizione
deSingel International Artcampus, Holland Festival Amsterdam,
Wiener Festwochen, Festival Printemps,
des Comédiens à Montpellier, MC93 – Maison de la Culture
de Seine-Saint-Denis à Bobigny, Le Manège, Maubeuge,
scène nationale transfrontalière, National Taichung
Theater Taiwan
OSPITALITÀ
31
MAGNOLFI
13/16 OTTOBRE
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno
che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non
soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte no al punto
di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare,
e dargli spazio.
Italo Calvino, Le Città Invisibili
C'è crisi? si sa. L'individuo è in crisi? ovvio. La comunità è in crisi? già detto. Conosciamo
le macerie n nel più piccolo dettaglio, abbiamo intenzione di ssarle come foche attonite
ancora per molto o vogliamo iniziare la rivoluzione...pardon, la ri-evoluzione?
È la pioggia che va è lo spettacolo frutto del progetto di ricerca What Do You Believe In?
che la Compagnia ZiBa porta avanti da ottobre 2015 a ottobre 2016, basato su interviste
sul campo e confronto tra cittadini e artisti sulla domanda più impegnativa e banale
del mondo "in cosa riusciamo/possiamo ancora credere?"
32
Compagnia ZiBa
È LA PIOGGIA
CHE VA
drammaturgia collettiva Laura Belli,
Lorenzo Torracchi, Marco Cupellari
interpreti Laura Belli, Lorenzo Torracchi
regia MARCO CUPELLARI
luci e ambienti Chiara Nardi, Alessandro di Fraia
progetto vincitore del bando
CANTIERE FUTURO 2015
Fondazione Toscana Spettacolo Onlus
e Teatro Metastasio di Prato
PRODUZIONE
MAGNOLFI
20/23 OTTOBRE
Uno spettacolo teatrale ma anche un concerto, dove i ruoli di attore e cantante si fondono
uno nell'altro a servizio di un racconto per immagini e suoni che, come i paesaggi
dal nestrino di un treno, scorrono senza soluzione di continuità davanti allo sguardo.
In scena sei attrici-cantati mosse da un tourbillon di cambi costume che scandiscono
viaggio e frontiere, storia e memoria, personaggi ed eventi.
Un viaggio attraverso il vecchio continente, come si usava con l'ormai mitico biglietto
Interrail, che desidera raccontare con leggerezza il valore della diversità e la ricchezza
delle culture regionali, senza perdere di vista le contraddizioni e le criticità di
un continente in continua trasformazione e ricerca di identità.
Uno spettacolo dove tutto o quasi è a vista, dove lo spazio scenico è riempito soltanto
dalle voci, dai corpi e dai costumi delle attrici in caleidoscopico trasmutarsi.
Più che raccontare si prova ad evocare, più che dire si accenna, più che affermare
si rammenta, usando spesso l'ironia e il paradosso come declinazione linguistica.
Con l'entusiasmo e l'energia con cui si sceglieva di mettersi in viaggio in Interrail,
così prende forma questo spettacolo che si mette in cammino anch'esso, alla scoperta
delle proprie possibilità espressive.
Frequenze Alfa Teatro
INTERRAIL
concerto teatrale attraverso l'Europa
scritto e diretto STEFANO FILIPPI
con Alice Casarosa, Greta Cassanelli,
Carolina Cavallo, Valentina Grigò,
Ilaria Orselli, Irene Rametta
costumi forniti da Fondazione Cerratelli
musiche a cura di Frequenze Alfa
canzoni originali Valentina Grigò
con la collaborazione di Città del Teatro di Cascina
si ringraziano Margherita Citran, Simona Franco,
Stefania Marcelli
progetto vincitore del bando
CANTIERE FUTURO 2015
Fondazione Toscana Spettacolo Onlus
e Teatro Metastasio di Prato
PRODUZIONE
33
MAGNOLFI
27/30 OTTOBRE
"Una Corte Medievale assurda fuori dal tempo o forse nel nostro tempo dove le dame ed
i cavalieri ospiti sono in attesa di sentire la lettura ad alta voce del romanzo cavalleresco
Lancillotto o il Cavaliere della carretta e di altri componimenti legati al tema dell'Amore.
E come in ogni Corte che si rispetti non può mancare la presenza di trovatori, viscontesse,
cappellani, serve, giullari; e come in ogni Corte degna del suo nome è possibile assistere a
danze ed intrattenimento vario. Verranno narrate le gesta di Lancillotto? Verranno esaltate
le sue virtù cavalleresche ed il suo grande amore verso Ginevra? Le dame ed i Cavalieri
in sala del resto sono venuti per ascoltare e seguire una storia! Se ciò non accadesse per
qualche imprevisto ed il pubblico a Corte si ritrovasse spettatore di... ??"
Punto di partenza è il romanzo cavalleresco di Chrétien de Troyes Lancillotto o il cavaliere
della carretta, romanzo che, come tutte le opere ispirate ai temi dell''Amor cortese'
venivano letti ad alta voce nelle corti rafnate del XII e XIII secolo, dove ad ascoltare erano
presenti i cortesi (coloro che si sanno comportare): dame e cavalieri. Andrea Cappellano
coetaneo di Chrétien de Troyes e autore del De amore (un trattato sull'Amore) parla
addirittura di Corti d'Amore, saloni letterari dove ognuno leggeva i propri componimenti
poetici e si discuteva su questioni d'amore.
Ci siamo immaginati così una Corte d'Amore medievale surreale, in un luogo geograco
indenito, che vede il riunirsi di dame e cavalieri (rappresentati dal pubblico stesso che
verrà a vedere lo spettacolo) e personaggi vari presenti per essere intrattenuti tra letture
d'amore, musica e danza. In particolare l'evento della serata dovrebbe essere la prima
lettura ad alta voce da parte del noto scrittore Chrétien de Troyes del suo ultimo romanzo
che esalta l'amor cortese.
In scena saremo in due, un uomo e una donna, e all'occorrenza diventeremo vari uomini
e donne; gli strumenti a nostra disposizione sono teatralità e sicità con i quali cercheremo
di dare corpo e voce a vari personaggi grotteschi che si avvicenderanno come ospiti
di corte. Si intesseranno relazioni e si esprimeranno pareri sull'amore scardinando ogni
convenzione per disorientare e disorientarsi, per mescolare tutto e vedere cosa resta
sinceramente e profondamente del sentimento d'Amore. La serata presso la Corte sarà
anche caratterizzata da puro intrattenimento nei momenti di attesa della lettura ad alta
voce; così tra i personaggi ci saranno anche due performer protagonisti di brevi
rappresentazioni di scene tratte da Lancillotto o il cavaliere della carretta.
Scherzo e autoironia (tipici del contesto cavalleresco) accompagneranno il corso degli
eventi.
Abbiamo immaginato che in questa corte potrebbero apparire anche gure realmente
esistite nel XII secolo, alcune delle quali hanno lasciato degli scritti diventati per noi fonte
di ispirazione anche nella stesura del copione di scena. Un esempio tra tutti è Andrea
Cappellano che scrisse un trattato sull'Amore De amore in cui parla anche di Tribunali
di Donne che avevano il compito di ascoltare un "caso d'amore" e dare consiglio
a riguardo in base alle regole dell'Amore.
34
Fabio Pagano-Cecilia Ventriglia
CORTE
D'AMOR
di e con FABIO PAGANO, CECILIA VENTRIGLIA
in collaborazione con CS376 (Cortona, AR),
Ass. Sosta Palmizi (Cortona, AR), VerdeCoprente (TR),
Corsia Of (Perugia), ALDES (Lucca), RadiceTimbrica
Teatro (Legnano,Mi), Rampaprenestina (RM),
Teatro in Polvere (MI)
progetto vincitore del bando
CANTIERE FUTURO 2015
Fondazione Toscana Spettacolo Onlus
e Teatro Metastasio di Prato
PRODUZIONE
MAGNOLFI
1/4 DICEMBRE
Un direttore di banca, il giorno del suo compleanno invita gli amici a cena. È un anniversario speciale
per lui: giunto all'apice della carriera, vuole condividere questo momento con le persone che più
gli sono vicine, con le quali ha condiviso tanti momenti importanti. Prepara anche un discorso per
ringraziare tutti ma, proprio mentre lo legge, il maggiordomo comunica che alla porta c'è un uomo:
un ispettore di polizia venuto proprio per lui, per il direttore… Scompiglio tra i convitati; qualche
domanda, qualche sguardo, e tutto all'improvviso cambia di prospettiva: le persone radunate attorno
a quella tavola sono ancora gli amici che qualche istante prima brindavano e ridevano? Tutto
il sostegno avuto nel costruire questa luminosa carriera è sempre avvenuto alla luce del sole e
nella piena legalità? Con una capacità straordinaria nel costruire dialoghi che, attraverso la massima
levità, in un momento spalancano davanti agli occhi dello spettatore mondi ben più grevi,
l'incantevole autore de I ragazzi della via Pàl dipinge una società della quale la corruzione sembra
il tratto essenziale: che non lascia scoperta alcuna ruota dell'ingranaggio, perfettamente oliato, entro
cui la Classe Dominante si muove. Un mondo lontano dal nostro quotidiano? A vedere le reazioni dei
singoli personaggi ai vari coups de scène che si susseguono nella serata, non sembrerebbe proprio;
la casta, gli interessi, i tradimenti, i regali, i ricatti, il gioco degli amanti e degli affari non sono
affatto così lontani nel tempo e anzi, ti chiedi: ma davvero l'ha scritto Molnàr nel 1930?!
«Nato nel 1878 a Budapest; 1895: studente di diritto a Ginevra; 1904: giornalista e scrittore noto;
1914: commediografo ancora più noto; 1930: vorrei ancora essere studente a Ginevra..." poco prima
di morire, nel 1952, Ferenc Molnàr sintetizzava così la propria vita: poche righe che danno già prova
della sua abilità di scrittore, del suo houmour venato di scetticismo, ma anche del suo giocoso
attaccamento alla vita. Accenti che connotano appieno la sua ampia ed eclettica opera letteraria, che
comprende romanzi, novelle, commedie teatrali, articoli giornalistici. Ungherese, Molnàr appartiene
giovanissimo all'ambiente bohemiènne del Caffé New York, nel cuore della capitale ed esordisce come
scrittore sostituendo una propria novella alla traduzione di una di Anatole France, che avrebbe dovuto
curare per un giornale. Fu un successo e da lì iniziò la sua parabola di autore. Fra i suoi maggiori
successi non si può non citare il romanzo che gli assicura la notorietà mondiale, I ragazzi della via
Pàl del 1906, in cui racconta lo scontro fra due bande di adolescenti, preceduto da La città affamata
e dal racconto Danubio blu. Ma è probabilmente il teatro a dargli la possibilità di esprimere appieno
il talento e la fantasia.
Crea commedie gustose e intelligenti, a partire dal 1902, con Il signor dottore, che gli vale
un immediato successo di critica, per passare poi attraverso veri capolavori, come Il diavolo (1907) in cui mette a confronto una moglie bigotta con i propri desideri taciuti - o Liliom (1909) che fonde
vicende terrene e ultraterrene, una vera innovazione portata da Molnàr nella struttura della
commedia coeva.
Concretizza dunque nel teatro la propria capacità inventiva, la grande abilità di creare efcaci
architetture drammaturgiche e la sua eccellente capacità di inventare dialoghi rafnati, brillanti,
ironici ma sorati talvolta da una lieve malinconia. Nei suoi lavori rafgura il mondo che lo circonda
con spirito critico e un'acutezza senza tempo, ma s'ispira anche a orizzonti più abeschi e fantasiosi.
Riserva una certa simpatia per i farabutti, pur partecipando sinceramente per chi subisce ingiustizie
sociali. Di origini ebraiche, agli albori della seconda guerra mondiale fugge negli Stati Uniti, dove
continua a scrivere e lavorare. Molte delle sue commedie - come Il cigno, divenuto un delicato lm
con Grace Kelly - sono state adattate da penne celebri, quali Tom Stoppard o Arthur Miller,
per la radio ed il cinema.
SOUPER
di Ferenc Molnàr
traduzione Ada Salvatore
adattamento e regia FAUSTO PARAVIDINO
con Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Ester Galazzi,
Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana,
Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos
e Federica De Benedittis
scene Laura Benzi
costumi Sandra Cardini
suono e video Daniele Natali
luci Alessandro Macorigh
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
OSPITALITÀ
35
MAGNOLFI
14/19 FEBBRAIO-1^ puntata
21/26 FEBBRAIO-2^ puntata
Il progetto curato dal Sotterraneo scompone l'opera in più puntate, valorizzandone il carattere
popolare attraverso le tecniche del racconto seriale. Al Teatro Magnol di Prato per la stagione
del Teatro Metastasio Il giro del mondo in 80 giorni viene presentato in due puntate: dal 14 a 19
febbraio si parte da Londra e si attraversano India, Cina e Giappone per fermarsi a Yokohama;
dal 21 al 26 febbraio lasciamo il Giappone per attraversare gli USA da San Francisco a New York
e poi solcare l'Atlantico per il rientro a Londra. Buon viaggio a tutti.
Nell'incontro con Verne e il suo immaginario, Sotterraneo inizia un ciclo di studi e progetti legati
al racconto di genere e alla narrazione popolare. Punto di partenza è uno dei più famosi romanzi
d'avventura di tutti i tempi, Il Giro del mondo in 80 giorni, storia di un gentleman ottocentesco che
per scommessa compie un viaggio intorno al pianeta, un'avventurosa corsa contro il tempo che è
anche riorganizzazione simbolica del sapere dell'epoca. Verne porta i suoi personaggi da Londra
a Londra passando per Egitto, India, estremo Oriente e Stati Uniti, attraverso incidenti, trovate
e continui colpi di scena dal sapore tanto anticipatore quanto vintage. Con due narratori, un tabellone
in forma di planisfero e un dj che sonorizza l'intero spettacolo, Sotterraneo allestisce uno storygame
teatrale: il romanzo diventa un gioco interattivo col pubblico in cui quiz e test scandiscono
la narrazione, trasformando il testo di Verne in un ipertesto fatto di rimandi, collegamenti e aperture
di senso che ricollocano il giro del mondo ai giorni nostri - un tempo presente che appare sempre più
come il risultato globalizzato e ipertecnologico di quei processi descritti e in qualche modo anticipati
da Verne. L'obiettivo è quello di coniugare il carattere affabulatorio del romanzo con la sua natura
enciclopedica, ponendo lo spettatore nel ruolo di giocatore attivo che ascolta un racconto e partecipa
attivamente al suo sviluppo.
36
IL GIRO
DEL MONDO
IN
GIORNI
storygame fra Jules Verne e Sotterraneo
concept e regia SOTTERRANEO
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri,
Mattia Tuliozi
adattamento Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
sound design Mattia Tuliozi
costumi e props Francesco Silei
coproduzione Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese
con il sostegno di Regione Toscana, Ministero dei beni
artistici e culturali e del turismo, Comune di Firenze,
Funder 35
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory
ed è residente presso l'Associazione Teatrale Pistoiese
OSPITALITÀ
MAGNOLFI
5/21 MAGGIO
Consumo, dunque sono.
Zygmunt Bauman
PLUTOCRAZIA è un progetto teatrale-economico che, partendo da Pluto, allegoria di Povertà (Penia)
e Ricchezza (Pluto) di Aristofane, proietta gli artisti e lo spettatore in questi anni di crisi.
Archivio Zeta con Plutocrazia si soffermerà sulle domande lasciate in sospeso dalla commedia
attraverso un percorso maieutico che possa innescare un dibattito autentico tra comunità occidentale
e orientale, un dialogo tra attori professionisti e cittadini di Prato. Non solo, quindi, uno spettacolo,
piuttosto un lungo laboratorio, da febbraio a maggio 2017, che coinvolgerà uomini e donne di ogni
età e di ogni provenienza, presso il Teatro Magnol, in un percorso di elaborazione drammaturgica
e di discussione, in un lavoro corale e collettivo di messa in scena.
PLUTOCRAZIA
un contrasto economico, un collasso dialettico
drammaturgia e regia GIANLUCA GUIDOTTI
e ENRICA SANGIOVANNI
dal Pluto di Aristofane
traduzione Federico Condello
conagrazioni poetiche Karl Marx, Franco Belli,
Zygmunt Bauman, Noam Chomsky, Goffredo Parise,
Simone Weil, Jacques Derrida, Muhammad Yunus,
Giorgio Agamben, Slavoj Žižek, Serge Latouche,
Günther Anders, Jean Baudrillard
riessione teorica e ricerca empirica Fabio Berti,
Valentina Pedone, Andrea Valzania
con Gianluca Guidotti, Ciro Masella,
Enrica Sangiovanni
luci Antonio Rinaldi
produzione Teatro Metastasio di Prato
PRODUZIONE
37
FABBRICHINO
4/22 LUGLIO
ex Fabrica
LANDSKIN
ideazione DAVIDE VENTURINI, FRANCESCO GANDI
con Valentina Consoli, Valentina Sechi
visual design/Engineering Rossano Monti, Elsa Mersi
musiche Spartaco Cortesi
collaborazioni Luca Farulli, Livia Cortesi, Laura Facchini
produzione Teatro Metastasio di Prato
direzione artistica Compagnia TPO
in collaborazione con Assessorato alla Cultura /PratoEstate 16
Landskin è un'azione teatrale che indaga sulla morfologia delle cortecce di alcuni alberi tipici
dell'emisfero australe. Questa pelle vegetale evoca un territorio ideale, uno spazio-giardino
nel quale il corpo di un danzatore e l'occhio di un artista agiscono in simbiosi, condividendo
una scrittura astratta e immaginaria. Gli aborigeni australiani, ad esempio, si dipingono il corpo
con segni che appartengono al linguaggio della natura o del sogno, considerano questo rapporto
come una forma d'arte. Nella performance le textures delle cortecce, ingrandite e proiettate a
terra prendono una forma abitabile dai corpi dei danzatori, rappresentano una pelle-madre dove
adagiarsi ed esplorare un rapporto sensoriale con la natura. Qui elementi arcaici e contemporanei
si contaminano, la luce elettronica e la vibrazione del suono invadono la scena, transitano sui
corpi e la pelle dei performer. In questo esperimento di body-morng la compagnia TPO sviluppa
una ricerca volta alla creazione di paesaggi visivi interattivi trasformando lo spazio in campiture
di luce e colore.
38
PRODUZIONE
FABBRICHINO
31 GENNAIO/5 FEBBRAIO
TRE ALBERGHI
di Jon Robin Baitz
traduzione Masolino D'Amico
regia SERENA SINIGAGLIA
con Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos
scene Maria Spazzi
costumi Erika Carretta
suono e luci Roberta Faiolo
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Ken e Barbara. Un marito, una moglie. Un tempo, carichi di ideali sognavano di cambiare
il mondo, militavano nei "Peace corps".
Poi si cresce, e Ken sogna di cambiare quel Terzo Mondo che ha conosciuto, lavorando dentro una
multinazionale che sforna prodotti adatti a quei paesi. Ma una multinazionale fa affari, business
e Ken, senza quasi che se ne accorga, cambia pelle: ora è uno di quei tagliatori di teste, che
la Ditta manda in giro per il mondo a licenziare chi non funziona più... o chi si è reso conto che
la "baby formula" di un latte in polvere per le madri africane, forse non fa loro troppo bene!
«L'uomo che ho sposato e l'uomo che vende la baby formula alle madri africane non sono
la stessa persona» confessa Barbara, che lo segue, moglie di quel dirigente ormai lontano da lei.
E poi c'è un glio e un dramma.
E questa donna, moglie, madre, un certo giorno, guardando davanti a sé una platea di altre
mogli di colleghi del marito, sente la necessità di vuotare il sacco e raccontare quella parte della
sua vita, non propriamente luminosa, legata alla Ditta.
E questo non è proprio quello che ci aspetterebbe dalla moglie di uno dei massimi capi di una
multinazionale! Con questa nuova situazione, adesso, Ken deve fare i conti. Dalle stanze di questi
tre alberghi, marito e moglie raccontano tre fasi della loro vita, che investono lo spettatore con
la violenza del lampo di un ash: il successo di Ken, la denuncia di Barbara, la fuga di lui verso,
forse, il ritorno a un'età dell'innocenza. Guarda con schiettezza e oggettività al nostro tempo Jon
Robin Baitz, scrittore, sceneggiatore e produttore statunitense.
Nato a Los Angeles nel 1961, Baitz è cresciuto fra gli Stati Uniti, il Brasile ed il Sud Africa:
un'evoluzione e formazione composita, dunque, basata su una moltiplicazione di stimoli
e riferimenti, che fa di lui un osservatore attento, aperto e acuto. La penna, molto presto, diviene
il suo strumento per eccellenza: attraverso la scrittura infatti, analizza le relazioni interpersonali
ed i problemi del presente. La sua è una drammaturgia "del mondo", che supera conni
e appartenenze sociali o culturali per concentrarsi su argomenti di potente universalità, siano essi
radicati nell'intimo di un rapporto privato o gli vengano ispirati da questioni che riguardano
la collettività intera.
Ciò assieme al suo stile secco ed essenziale, talvolta spietato nella sua sincerità, fa di lui
un autore amato e pluripremiato sia nell'ambito drammaturgico (che predilige) sia in quello
della sceneggiatura, che gli ha donato la fama internazionale (sua, fra l'altro, la celebre serie tv
Brothers & Sisters e la recente The Slap.
OSPITALITÀ
39
FABBRICHINO
17/18/19 FEBBRAIO
TRILOGIA
DEL SUD
di e con OSCAR DE SUMMA
DIARIO DI PROVINCIA
Niente, non succede niente, solo la depressione da calura estiva. La noia è la sovrana di un regno bruciato in cui uomini e donne indugiano senza
concludere nulla, rassegnati. Stare nella piazza deserta a guardare le cosce delle donne, bere e rubare alla luce del sole: questo è il sud raccontato
da Oscar De Summa, questa è la Puglia amata e odiata e Oscar è anche il protagonista di Diario di Provincia, il ragazzo che dice no all'asssia dei giorni
eternamente uguali, e lo fa ribellandosi ingenuamente: cambiando lavoro prima e abbigliamento dopo, inseguendo le mode del nord ma trovandosi
piantato sempre nella stessa palude. Un affresco divertente dietro cui si nasconde una tragedia, un risvolto drammatico che forse rappresenta l'unica
rottura a una routine che annienta ogni speranza, ogni gesto eroico. Il pubblico ride delle superstizioni, dei vecchi e degli uomini e delle donne
frastornate dal caldo, e ridendo non si accorge di essere condotto sul ciglio dell'inevitabile precipizio, al di là del quale non esiste nessuna cura, nessun
sollievo.
STASERA SONO IN VENA
produzione La Corte Ospitale in collaborazione con Armunia - Festival Inequilibrio
testo vincitore del premio Cassino Off
spettacolo nalista ai Premi UBU 2015 come migliore novità italiana o ricerca drammaturgica
Io sono qui! Sono vivo! Dopo aver passato una stagione all'inferno, dopo aver attraversato la bruttura che cambia le linee del volto, le rende dure
e sinonimo di dolore. Il dolore che si nasconde in ogni piega del corpo, il dolore che detta le azioni da compiere proprio per sottrarsi a quel dolore.
Un dolore sico prima di tutto, un dolore che conforta e ci distrae da un dolore ancora più grande, quello della nostra anima, quello del nostro spirito
che non trova collocazione nella società. Quello del nostro sentirsi sempre inadeguati, fuori luogo.
Ed è qui che prima di tutto fa breccia l'idea di una "Panacea per tutti i mali", una medicina che ci tolga dall'imbarazzo di vivere, è qui che fa il suo
ingresso trionfale ed incontrastato "la droga".
Chiaro, ognuno poi ha la sua preferita, la sua prediletta... Ma tutte un unico comun denominatore: toglierci a noi stessi sottolineando la necessità
di appartenerci.
Stasera sono in vena è uno spettacolo ironico e amaro al tempo stesso, in cui racconto parte della mia adolescenza in Puglia, negli anni Ottanta: sono gli
anni in cui si è formata la Sacra Corona Unita, organizzazione che ha allargato i suoi settori di investimento scoprendo che il disagio umano è una delle
cose che in assoluto rendono di più sul mercato. Un racconto semplice sul piano-sequenza di una terra che decide di cambiare direzione, di appropriarsi
del proprio male. Si sorride delle vicende del protagonista dall'inizio alla ne, tranne che in alcune fratture che interrompono la narrazione, ci ricordano
che quello di cui stiamo parlando è vero, è già successo, e buttano una luce sinistra sulla situazione di oggi: il mercato delle droghe performative, come
la cocaina, genera introiti che superano il Pil di alcune nazioni come la Spagna o la stessa Italia.
LA SORELLA DI GESUCRISTO
scene e luci Matteo Gozzi
produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia - Festival Inequilibrio
Un racconto semplice, lineare, che si avvale di tutti gli strumenti classici della narrazione, di tutti gli strumenti indicati da Prop nella Morfologia della
aba, per raccontare una storia di ordinaria violenza che si sviluppa al sud, a ne anni 80, e che riguarda lo scontro, sempre attuale, tra maschile
e femminile.
La storia è semplice: una ragazza impugna una pistola e attraversa tutto il paese, a piedi, per andare a sparare un coetaneo che il giorno prima le ha
fatto violenza. Questa sua camminata silenziosa ma determinata attraverso il paese costringe tutti quanti a dover prendere una chiara posizione rispetto
a questa azione illegale ma necessaria.
Come sempre la società ci mette di fronte ad una scelta che risulta in ogni caso sbagliata. Che io prema quel grilletto oppure vada via, la sensazione
che mi rimane addosso è sempre e comunque la sensazione di aver perso. La nostra società, al momento, non garantisce la sostituzione della antica
antropologica Vendetta con la civile e contemporanea Giustizia.
Si afanca a questo tema una riessione, attraverso questa narrazione, attraverso il gioco del racconto, attraverso le diverse voci dei personaggi,
sull'equilibrio necessario tra maschile e femminile, che al momento risulta totalmente pendente verso la condizione maschile della società, con le dovute
conseguenze che possiamo vedere tutti.
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OSPITALITÀ
FABBRICHINO
24 MARZO/9 APRILE
LA CERIMONIA
di e con OSCAR DE SUMMA
cast in via di denizione
produzione Teatro Metastasio di Prato
Primo spettacolo di una trilogia che indaga le sedimentazioni del mito, nello specico quello
greco, nella nostra società contemporanea.
I miti rompono gli ingranaggi del tempo cronologico, giacché i personaggi non sono reali,
o relativi ad un'epoca o ad una cultura, ma sono funzioni. Queste funzioni sono rintracciabili
in ogni storia, in ogni parte del mondo e del tempo. In questo senso le narrazioni rappresentano
una via per indagare i rapporti interni alla famiglia e, quindi, della cellula della società.
In particolare LA CERIMONIA partirà dal mito di Edipo, della sua storia che rivela e risolve alcuni
tra i tabù più forti della cultura contemporanea, come il ruolo fondamentale che ancora ha il rito
di passaggio dall'infanzia all'età adulta, alla comunità. Oscar De Summa lavorerà sulle relazioni
padre-madre-glio-società, intervistando ragazzi e ragazze, approfondendo e indagando
il disagio adolescenziale che spesso si riversa in atti di violenza, pornograa e atteggiamenti
anaffettivi. Da questa "noia", da questo "niente" hanno origine tutte le tragedie:
La cerimonia racconterà il mito per capire la cronaca.
PRODUZIONE
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TOURNÉE
RICCARDO II
PORCILE
di William Shakespeare
regia PETER STEIN
con Maddalena Crippa
di Pier Paolo Pasolini
regia Valerio Binasco
Pistoia, Milano, Lucca,
Cesena, Venezia, Modena
debutto luglio 2017
UTOYA
JADASMEERISTBLAU
di Brecht-Weill
con Adriana Asti
e Alessandro Nidi
di Edoardo Erba
regia Serena Sinigaglia
Spoleto, Modena, Pistoia, Firenze,
Siena, Udine, Trieste
DANZA
MACABRA
Roma, Milano
di August Strindberg
regia Luca Ronconi
Parigi
UN QUADERNO
PER L'INVERNO
di Armando Pirozzi
uno spettacolo di Massimiliano Civica
Roma
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NON DIRLO
IL VANGELO DI MARCO
di e con Sandro Veronesi
CONFERENZA STAMPA
IL GIARDINO
IL GIARDINO DEL FABBRICHINO
Nel periodo tra maggio 2014 e giugno 2015 la compagnia TPO ispirandosi al paesaggista e giardiniere Gilles Clement ed ai sui testi
sul Terzo Paesaggio, ha adottato un'area abbandonata adiacente al teatro fabbrichino ricavando un giardino urbano di circa 400 m².
Lo spazio comprende un'area verde (tappeto erboso contornato da bamboo e graminacee perenni) ed un'area ricreativa su ghiaia bianca
per laboratori e servizi.
Questo progetto di "giardinaggio planetario" rappresenta il punto di partenza per ripensare al destino di tutta l'area industriale
del Fabbricone come "Fabbrica delle Arti".
La conferenza stampa è documentata da
Ilaria Costanzo è una fotografa di scena, ma si occupa anche di progetti di reportage. Attualmente collabora stabilmente con
il Teatro Metastasio di Prato, con la Camerata Strumentale di Prato e il Teatro Cantiere Florida di Firenze oltre che numerosi festival tra cui:
Festival dei Popoli, Festival d'Europa, Fabbrica Europa, Contemporanea Festival, la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
(nelle ultime due edizioni ha vinto uno dei tre premi del Venice Movie Stars Photography Award, prima come miglior fotograa e seconda
come miglior foto di reportage); in Spagna ha lavorato per le ultime due edizioni del COS Festival (Festival del Teatro Gestuale)
e collabora stabilmente con l'Atelier della Luna che organizza corsi per professionisti sia in Italia che in Spagna.
Le sue fotograe su un progetto di reportage sociale chiamato Facewall Prato: 100 intrecci di mondi possibili sono state esposte presso
il Museo del Tessuto di Prato. www.ilariacostanzo.it
pupillaquadra è frutto dell'unione di esperienze multidisciplinari nell'ambito del design visuale e, attraverso una comunicazione mirata,
si occupa di promuovere eventi, far conoscere il lavoro e la storia di realtà commerciali, istituzionali e dello spettacolo.
Offrendo un'immagine coordinata, articolata su più livelli: dal materiale cartaceo e packaging a documentazioni audiovisive, motion
graphic, a eventi di carattere performativo, come video mapping e live media o sperimentando idee originali e virali tipiche del guerrilla
marketing. Ogni realtà, piccola o grande che sia, ha la sua storia, porta con sé le proprie radici e la propria esperienza; il compito
di pupillaquadra è quello di raccontare queste storie valorizzandone la qualità e l'esclusività dei contenuti. Il team di lavoro si avvale
anche della collaborazione di musicisti, fotogra, videoartisti, graci e performer, con l'obiettivo di una progettazione che nasca
dalla contaminazione tra diverse discipline. www.pupillaquadra.com
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CONFERENZA STAMPA
PARTNER
La conferenza stampa è realizzata con la cura di
Dietro il bancone trovate Martina e Gabrio, una giovane coppia che ha miscelato il proprio amore per la cucina ed il design realizzando
una piccola friggitoria toscana su un'Ape vintage.
Da qui inizia un viaggio alla riscoperta dei sapori della tradizione dove la parola d'ordine è genuinità.
Da Fatti di Fritto si mangiano verdure in pastella, polpettine vegetariane, panini con la cotoletta e molto altro. Ad ogni ricetta classica
hanno aggiunto un piccolo tocco d'inventiva senza però snaturane i sapori.
Nonostante il Cucinotto sia sempre in movimento, trovarli è semplice, collegandosi a www.fattidifritto.it per vedere dove sono in tempo
reale, seguendoli sui principali social networks al nome "Fatti di Fritto" o chiamando al 339/7006897.
I gelati sono gentilmente offerti dal Lingotto, storica gelateria artigianale situata in Piazza Mercatale a Prato, che combina ingredienti
naturali a una tradizione attenta alla cura e la scelta delle materie prime.
Il carrettino vintage, che evoca atmosfere antiche e fanciullesche, vi regalerà coni dai gusti corposi e cremosi. Per avere maggiori
informazioni in tempo reale seguite il Lingotto su www.facebook.com/il.lingotto o chiamando allo 0574 441677.
I portabottiglie in iuta che custodiscono le vostre cartelle stampa sono state cucite a mano dalle sarte di Integra una cooperativa sociale
di Quarrata (PT) che ha come scopo l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Un percorso finalizzato alla creazione di possibilità
lavorative per donne italiane e straniere che vivono gravi situazioni di marginalità sociale ed economica; un progetto che unisce
l'attenzione alle problematiche di inserimento lavorativo all''integrazione tout-court nel contesto comunitario di riferimento attraverso
adeguate azioni di sostegno sociale e relazionale. Grazie alla disponibilità di un fondo, oltre a donazioni materiali di privati cittadini ed
attività produttive, è stato allestito un laboratorio di cucito di circa 140 mq, con impianti adeguati alle norme di legge e completamente
fornito dal punto di vista dei macchinari e delle altre attrezzature necessarie al ciclo produttivo. Il gruppo di lavoro è affiancato da
formatrici volontarie che per anni hanno lavorato al trasferimento di competenze e capacità nelle varie tecniche di taglio e cucito, del
patchwork, del ricamo, e della produzione artigianale di capi di biancheria, suppellettili per la casa e di altri prodotti in stoffa tutti prodotti
con materiali di riciclo e secondo i principi del commercio equo e solidale. Il progetto ha oggi fatto il passo più importante: la creazione
di una impresa di produzione gestita dalle destinatarie: Perché camminare con le proprie gambe è "un'impresa possibile" ed ora possiamo
davvero dire di avere "stoffa da vendere". www.progettointegra.info
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STAGIONE 2016-17
CAMPAGNA ABBONAMENTI
INFORMAZIONI
CAMPAGNA ABBONAMENTI
DAL 7 GIUGNO 2016
Gli abbonati della scorsa stagione potranno confermare on-line i propri abbonamenti, usufruendo del prezzo scontato (5% per tutte
le categorie di prezzo).
Nuovi abbonamenti METASTASIO/10 spettacoli, FABBRICONE/9 spettacoli, A SCELTA 5 e A SCELTA 8 SPETTACOLI on-line (5% per tutte
le categorie di prezzo)
DAL 5 AL 17 SETTEMBRE 2016
Gli abbonati della scorsa stagione che non hanno confermato on-line il proprio abbonamento, potranno confermarlo al botteghino
del Teatro Metastasio
DAL 20 SETTEMBRE 2016
Nuovi abbonamenti METASTASIO/10 spettacoli, FABBRICONE/9 spettacoli, A SCELTA 5 e A SCELTA 8 SPETTACOLI presso il botteghino
del Teatro Metastasio
DAL 4 OTTOBRE 2016
Vendita della METASTASIO CARD e dei biglietti per i singoli spettacoli, sia on-line usufruendo del prezzo scontato, che presso il botteghino
del Teatro Metastasio
I NUOVI ORARI DEGLI SPETTACOLI
FERIALI ore 20.45 / SABATO ore 19.30 / DOMENICA ore 16.30
NAVETTA Porta al Serraglio/Fabbricone
Acquistando on-line il biglietto per uno spettacolo al Fabbricone, sarà possibile comprare congiuntamente anche il ticket navetta
dalla Stazione di Porta al Serraglio al Fabbricone (andata e ritorno) al prezzo forfettario di 2 euro (servizio dedicato agli spettatori
che raggiungeranno Prato in treno)
BIGLIETTERIA ONLINE
http://ticka.metastasio.it/
BIGLIETTERIA TEATRO METASTASIO
Via B. Cairoli, 59 – 59100 Prato tel 0574.608501
mail: [email protected]
ORARI: 9.30/12.30 – 16.00/19.00 (dal lunedì al sabato per tutta la campagna abbonamenti)
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CAMPAGNA ABBONAMENTI
PREZZI
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STAGIONE 2016-17
CAMPAGNA ABBONAMENTI
PREZZI
Ogni Abbonato online (MET/10, FAB/9, A SCELTA) della stagione 2016/17 potrà acquistare 2 biglietti a 3 euro
l’uno per uno spettacolo programmato al Fabbrichino o al Magnol (esclusi gli spettacoli del Met Ragazzi).
Ogni Abbonato MET/10 della stagione 2016/17 potrà acquistare 1 biglietto per ogni spettacolo non compreso
nel proprio abbonamento al prezzo di 7 euro, con assegnazione del posto secondo disponibilità al momento
della richiesta.
Gli Abbonati (MET/10, FAB/9, A SCELTA) della stagione 2016/17 potranno acquistare i biglietti e gli abbonamenti
del festival Contemporanea, in programma dal 19 settembre al 2 ottobre 2017, con uno sconto del 50%.
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FONDAZIONE TEATRO METASTASIO
Provincia
di Prato
CON IL CONTRIBUTO DI
SPONSOR STAGIONE 2016/17
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